Errico Malatesta
Rivoluzione e lotta quotidiana

2. Antiparlamentarismo ed elezionismo

3. SOCIALISMO LEGALITARIO E SOCIALISMO ANARCHICO. L’INTERVISTA DI CIANCABILLA E LA POLEMICA CON L`AVANTI!

c. Gli "sbandamenti" giustificati dell’Avanti!

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c. Gli "sbandamenti" giustificati dell’Avanti!28

 

L’Avanti! del 22 corrente cortesemente risponde all’articolo da me pubblicato nell’Agitazione del 14 sull’evoluzione dell’anarchismo; ma, secondo me, risponde male e fuori della questione.

Esso vuol dimostrare, in contraddittorio con me, che l’anarchismo evolve verso il socialismo democratico; ed invece si mette a sostenere che, in omaggio alla verità ed alla logica, quell’evoluzione dovrebbe avvenire ed avverrà.

Confondendo in tal modo ciò che è con ciò che si crede che dovrebbe essere e che sarà, ognuno, il quale professa onestamente un’idea e la ritiene conforme alla logica ed alla verità ed ha fede (cioè forte speranza) nel suo trionfo, potrebbe sostenere che tutti gli altri evolvono verso di lui; il che poi non cambierebbe le tendenze reali dei vari partiti ed i rapporti in cui si trovano l’uno verso l’altro.

Io potrei limitarmi a constatare, il modo come l’Avanti! ha schivata la questione e non aggiunger altro, poichè non si trattava affatto di discutere i meriti relativi dei programmi socialista democratico e socialista anarchico. Ma sarà bene seguire l’Avanti! sul suo terreno e vedere se davvero la verità sta dalla parte sua e la logica deve menar gli anarchici dove esso dice.

L’Avanti! mi risponde su tre questioni: quella del modo, radicalmente diverso dal nostro, come i socialisti democratici intendono attuare la trasformazione sociale; quella dello Stato nella società futura; e quella delle elezioni.

Sulla prima questione io avevo detto che i socialisti democratici vogliono trasformare la società presente per mezzo di leggi, e l’Avanti! risponde che non è vero che essi vogliono servirsi soltanto di leggi: io veramente il soltanto non ce l’avevo messo; ma ce l’avessi anche messo, non me ne pentirei, poichè è noto che per i socialisti democratici ogni propaganda, ogni agitazione, ogni organizzazione ha per scopo finale la conquista di poteri pubblici, vale a dire il potere di far le leggi. E la Critica sociale, di cui l’Avanti! non contesterà l’autorevolezza, nel suo numero del 16 maggio, lamentando che “la lotta elettorale, che dovrebbe essere l’indice dell’azione e della forza del partito, è diventata quasi essa sola quest’azione e questa ”, giunse a dire: “astrattamente, metafisicamente, si può pensare che basti. Il proletariato poco importa che sappia, che capisca, che voglia, che agisca esso stesso: basta che intuisca e che voti. Così a poco a poco diventerà maggioranza e altri per lui trasformerà lo Stato a suo vantaggio”. E se la Critica trovava che questa verità astratta non è poi vera in concreto, era solo perchè il governo può mozzare nel pugno dei socialisti l’arma del voto ed allora il partito non sarebbe in grado di opporre alcuna resistenza, “neppure lo sciopero delle arti maggiori nei centri maggiori”.

L’Avanti! può dire, se così gli piace, che questo “non è vero” e che io conosco male e giudico peggio il programma dei socialisti democratici; ma sta il fatto che gli anarchici convengono tutti, in questa questione, nella stessa opinione che ho espresso io e credo di essere nel vero – dunque, niente evoluzione nel senso che dice l’Avanti!.

Sulla questione dello Stato, avendo io affermato che lo Stato sarà sempre organo di sfruttamento, l’Avanti! mi accusa di essere caduto in “un equivoco molto grossoperchè... “la letteratura socialista (democratica) scientifica e popolare è tutta informata al concetto che, soppressi gli antagonismi di classe, scompaiono le funzioni oppressive dello Stato”. Questo è infatti una cosa nota, ed io avevo già detto, nello stesso brano riportato dall’Avanti!, che secondo i socialisti democratici lo Stato diverrà, nella società futura organo degli interessi di tutti; ma è altrettanto noto che gli anarchici pensano (ed è per questo che sono anarchici) che lo Stato non solo “è strumento di oppressione in mano della classe dominante” ma costituisce esso stesso, col suo personale, una classe privilegiata con i suoi interessi, le sue passioni, i suoi pregiudizi particolari, e che una società in cui si fosse abolita la proprietà privata e conservato lo Stato sarebbe sempre una società basata sull’antagonismo degl’interessi, e presto vedrebbe risorgere nel suo seno, per opera e con la protezione dello Stato, il privilegio economico con tutte le sue conseguenze.

Non è il caso di discutere a fondo questa questione, che l’Agitazione ha già trattata e su cui dovrà per certo ritornare continuamente, trattandosi della base stessa del programma anarchico. Importa solo notare, per gli scopi della presente polemica, che se mai gli anarchici si convincessero che lo Stato può diventare un’istituzione benefica ed esistere utilmente in una società di liberi ed eguali, allora non bisognerebbe già dire che l’anarchismo ha evoluto verso il socialismo democratico, ma semplicemente che gli anarchici si sono convinti che avevano torto e sono diventati socialisti democratici. E questo non è.

Sulla questione infine dell’astensione elettorale, l’Avanti! ragiona in modo ancora più singolare.

Io avevo detto: “Noi cerchiamo nel movimento operaio la base della nostra forza e la garanzia che la prossima rivoluzione riesca davvero socialista ed anarchica; e ci rallegriamo d’ogni miglioramento che gli operai riescono a conquistare, perchè esso aumenta nella classe lavoratrice la coscienza della sua forza, eccita nuovi bisogni e nuove pretese, ed avvicina il punto limite, dove i borghesi non possono più cedere se non rinunziando ai loro privilegi, e quindi il conflitto violento diventa fatale”.

L’Avanti! cita questo brano, ma sopprimendo le parole ch’io ho messo in corsivo, e ne cava delle conclusioni che, se io mi fossi fermato dove l’Avanti! arresta la citazione, sarebbero perfettamente giuste.

Voi propugnate, dice l’Avanti!, la resistenza operaia nel campo economico per migliorare le condizioni degli operai; ma siccome vi sono miglioramenti impossibili ad ottenersi mediante la semplice resistenza ed ancor meno si può con la resistenza abolire il capitalismo, la logica vi porterà necessariamente alla resistenza politica… che per l’Avanti! è sinonimo di lotta elettorale.

L’Avanti! non ha pensato (quantunque il passaggio da esso soppresso nella citazione delle mie parole lo faceva chiaramente intendere) che la logica potrebbe portarci, e ci porta infatti, alla rivoluzione.

Noi crediamo, per lo meno quanto l’Avanti!, che l’organizzazione corporativa, la resistenza economica e tutto quanto si può fare nel regime attuale, non può risolvere la questione sociale e che, a parte gli effetti morali, appena serve ad assicurare ad una frazione del proletariato dei miglioramenti che bisogna poi difendere con una lotta continua contro le insidie sempre rinascenti dei padroni e siamo convinti che la libertà ed il benessere assicurati a tutti non si avranno se non quando i lavoratori si saranno impossessati dei mezzi di produzione ed avranno avocato a loro l’organizzazione della vita sociale, e che per far questo bisogna sbarazzarsi del potere che sta a guardia del capitalismo e si arroga il diritto di sovranità su tutto e su tutti. Ma crediamo che la lotta elettorale non vale a debellare il potere, e che se anche lo potesse, non farebbe che passarlo in mano di altri senza nessun vantaggio sostanziale per il popolo; e perciò ci sforziamo di allontanare i lavoratori da un mezzo illusorio e dannoso, ed affrettiamo coi voti e coll’opera il giorno in cui, cresciuta a sufficienza la coscienza e la forza dei lavoratori, questi affermeranno coi fatti la ferma decisione di non volere più essere sfruttati comandati, e prenderan possesso, direttamente e non per delegati, della ricchezza e del potere sociale. Chè se poi questa determinazione dei lavoratori comincerà a manifestarsi mediante il rifiuto del lavoro o il rifiuto del servizio militare o il rifiuto di pagare i fitti ed i dazi, o la confisca popolare dei generi di consumo, o le barricate e le bande armate, è questione che risolveranno le circostanze e che, comunque risoluta, menerà sempre agli stessi risultati: il conflitto violento tra il vecchio mondo che si ostina a vivere ed il nuovo mondo che vuol trionfare sulle rovine di quello.

L’Avanti! a quel che pare ci ha completamente fraintesi: esso ha creduto che noi abbiam cessato di essere rivoluzionari.

Ed invece noi crediamo più che mai nella necessità della rivoluzione; e non già nel sensoscientifico” della parola, nel qual senso spesso si chiamano rivoluzionari anche i legalitari, ma nel sensovolgare” di conflitto violento, in cui il popolo si sbarazza colla forza della forza che l’opprime, ed attua i suoi desideri fuori e contro tutta la legalità.

La nostra evoluzione si riduce a questo: che avendo visto che coi vecchi metodi la rivoluzione non si faceva si avvicinava, abbiamo abbracciato metodi che ci sembrano più atti a prepararla ed a farla.

I socialisti democratici credono che siamo in errore e quindi fanno bene a cercare di convertirci, come noi cerchiamo di convertir loro; ma non diano per fatto quello che è un semplice desiderio, non vendano la pelle dell’orso prima che l’orso sia in loro potere.

La Giustizia di Reggio Emilia in uno dei suoi ultimi numeri, riproducendo un passaggio dell’Agitazione, nel quale s’insiste sulla necessità di preparare e rendere possibile la rivoluzione mediante l’organizzazione operaia e la piccola lotta quotidiana, si compiace che noi abbiamo finalmente riconosciuto quello che i socialisti democratici hanno sempre predicato e praticato, e per cui noi li abbiamo aspramente attaccati e vituperati.

Ciò non è esatto.

Le ragioni del nostro dissenso dai socialisti democratici sono state sempre quelle stesse di oggi. Se li abbiamo combattuti con acrimonia non è stato già perchè essi si occupavano del movimento operaio più di quello che facessimo noi, ma perchè essi cercavano e cercano di volgere quel movimento a scopi che noi crediamo dannosi ai veri interessi del socialismo. Che anzi fra le cause per cui gli anarchici hanno per lungo tempo guardato con sospetto le organizzazioni operaie non decisamente rivoluzionarie, ed oggi ancora alcuni dei nostri non mettono nel propugnarle tutto il necessario fervore, vi è, non ultima, quella che i propagandisti del socialismo democratico hanno fatto e fanno tutto il possibile per discreditarle nell’animo nostro servendosene per farsi nominare deputati.

Ed io mi sovvengo di essere stato, nel 1890 o 1891, trattato male dalla Giustizia (non dico ch’io l’abbia trattata meglio) perchè Prampolini voleva che la manifestazione del Primo Maggio si facesse invece la prima Domenica del mese, e gli amici di Reggio pubblicarono uno scritto mio per protestare contro una proposta che levava alla manifestazione il suo significato e la sua importanza. Ciò che prova che io ero in disaccordo colla Giustizia non già perchè quel giornale patrocinava la resistenza operaia più che non facessero i miei amici, ma perchè esso tendeva, almeno a giudizio mio, ad evirare il movimento operaio e l’ostacolava precisamente quando stava per prendere una via, poco atta a favorire candidature al parlamento, ma ottima per abituare i lavoratori ad agire di concerto e dar loro coscienza della propria forza.

Del resto, se gli anarchici hanno a volte ecceduto negli attacchi contro i socialisti democratici, questi ve li hanno gravemente provocati, poichè invece di combatterci per quel che siamo, hanno cercato sempre di presentarci sotto una falsa luce. E proprio La Giustizia si ostinò una volta nel sostenere che gli anarchici non sono socialisti: cosa che procurò molto piacere a Napoleone Colajanni, ma non fece certamente onore allo spirito di verità, che pur d’ordinario distingue, mi compiaccio nel riconoscerlo, l’organo socialista di Reggio Emilia.

 





28 Titolo originaleChiarimento” in L’Agitazione del 28 ottobre 1897.



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