Antonio Ghislanzoni
Francesca da Rimini
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ATTO SECONDO

Scena sesta. Alberigo e Anastagi

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Scena sesta. Alberigo e Anastagi

 

ALBERIGO
(seguendo la comitiva)
Sorella! - Or vanne... affidati
O povera fanciulla!...
Ah! Ah!

ANASTAGI
(che avrà notato il ghigno sarcastico di Alberigo)
Che trovi a ridere
In questo affare?...

ALBERIGO
Io ...! Nulla...
(ridendo sguaiatamente)
Ah! Ah!...

ANASTAGI
Dalla tua celia
Rivelasi un mister...

ALBERIGO
E se ciò fosse?...

ANASTAGI
(con vivacità)
Aprirmelo
Dovresti...

ALBERIGO
(ironico)
Assai pretendi...

ANASTAGI
Tu parlerai... mi intendi?...
(con ira)

ALBERIGO
Calmatevi, messer!...
Non serve andare in collera...
Un gentil uom voi siete...

Tutto da me saprete...
Vi voglio compiacer...
C'era una volta, in tempo assai lontano,

Una donna leggiadra e capricciosa,
Che per voler d'un padre disumano
A un gran signore s'era fatta sposa...
S'era fatta sposa a un gran signore
Tutto donando a lui, tranne l'amore.
L'amore - poveretta! - era già dato
A un altro, né ritorlo essa potea...
Tanto più che il mortale avventurato
Molto caro e prezioso lo tenea...
E malgrado l'acerba lontananza
Quell'amor si nutriva di speranza.
Allor la donna immaginò un progetto,
A trarre ognun di guai molto spedito;
Quel di condurre nel medesimo tetto
A conviver l'amante col marito...
(guardando verso i viali del giardino)
Ed ora voi... se un po' di senno avete...
il resto della storia apprenderete...
(addita all'Anastagi Paolo e Francesca che si avanzano
conversando a bassa voce).


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