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Don Giulio in abito di gala, entra, e posa
il suo cappello
sul tavolino, indi dalla porta di mezzo il signor Gregorio
in abito decente per uscir di casa.
GIULIO
È d'un padre pur grave la sorte
per l'incerto avvenire de' figli;
al riflesso d'un dubbio sì forte
l'alma in seno tranquilla non ho.
Ma de' mali nel mondo maggiore
sta di donna nei vezzi, lo so;
della quale s'annida nel core
ogni frode che il vizio operò.
Figli amati da tanto malore
preservarvi avveduto saprò.
Questi miei figli un peso, un peso enorme
saran sempre per me. Con questo austero
freddo contegno mio,
ch'ereditai dagli avi, ah, quanti rischi
io lor faccio evitar! La vita è un mare,
penso ai naufragi miei:
veder perirvi i figli io non vorrei.
GREGORIO
Eccellenza, comandi.
GIULIO
Son dieci anni,
che voi siete con me. Non voglio titoli;
franchezza ed amistà; di voi mi fido.
Siete il migliore amico,
che conobbi finora.
GREGORIO
Mi confonde,
troppa bontà.
GIULIO
Sentite;
esco per una visita,
in casa del ministro,
che di molta premura
or m'ha fatto chiamar. Starò gran tempo;
forse vi resto a pranzo; se non torno
verso le tre, ordinate:
sedete capo-tavola e pranzate.
GREGORIO
Obbedirò.
GIULIO
Mio caro amico, io voglio
una grazia da voi.
GREGORIO
Grazia? Signore!
GIULIO
Ascoltate, Gregorio, io vi apro il cuore.
amo, adoro i miei figli.
GREGORIO
Che siate benedetto.
GIULIO
Ma il mio caro Enrichetto!… ah, quel ragazzo!
GREGORIO
(Povero ragazzino che ha già
venticinque anni!)
GIULIO
Io non comprendo
da quale oppresso sia
fatal melanconia! Mangia sì poco,
non ride mai, sospira, e qualche volta
gli ho sorpresa sul ciglio
una stilla di pianto... Oh, Dio! ... M'è figlio;
vorrei... che voi... mio caro...
GREGORIO
Dica, dica.
GIULIO
Io gli dò soggezione,
non so usar certe frasi,
non parlo per metafora;
vorrei, che voi cercaste
di strappargli dal seno
questo segreto.
GREGORIO
Io quasi il so.
GIULIO
Che?… Come?…
Qualche cosa sapete?
Non mi fate penar.
GREGORIO
Dirò?…
GIULIO
Sedete.
(tira innanzi due sedie e siedono)
GREGORIO
Ma il ministro?
GIULIO
Che importa? I cari figli,
i cari figli miei, quelle due caste
tortorelle innocenti
sono il primo pensier d'un padre amante.
GREGORIO
Or dunque...
GIULIO
Sull'istante
tutto, tutto d'Enrico io saper voglio.
GREGORIO
Le dirò! ...
GIULIO
Dite tutto.
GREGORIO
(Ohimè! che imbroglio!)
le dirò!... così... a quattr'occhi
quel che vado macchinando.
GIULIO
Dite pur ... Non siam due
sciocchi: dite pur ... Ve lo comando.
GREGORIO
(imbarazzato)
Non vorrei... però...
mi spiego... ch'ella in collera montasse!
GIULIO
No, mio caro... Ma vi prego
discorriamo a voci basse.
Ciascuno da sé.
GREGORIO
(Io per me non so far scene,
d'adulare io non so l'uso
Gliela spifero sul muso,
gliela sparo come va.)
GIULIO
(Ah! mi tremano le vene!
Ch'abbia visto un qualche abuso?
Me meschin! Fa un certo muso,
che gelare il cor mi fa.)
GREGORIO
Eccellenza; il buon Enrico
è ipocondrico, alterato ...
come penso glie la dico ...
per trovarsi sequestrato
sempre in casa, rinserrato
vive sempre in soggezione
mai tantino d'allegria,
mai fochetti, mai pallone,
mai teatri, mai festini,
mai nemmeno ai burattini...
Non è stucco: egli sospira
un tantin di libertà.
Ah! marchese, tira, tira,
alla fin sì spezzerà,
GIULIO
Resto assai scandalezzato,
no, Gregorio, io non vel taccio,
dell'avervi ritrovato
così reo filosofaccio.
Voi vorreste i figli miei
co' i costumi tanto infetti,
dei galanti cicisbei,
dei moderni zerbinetti,
che hanno sempre nel discorso
i romanzi, o il gioco, o il corso.
La sbagliate: si diventa
così pien d'iniquità.
Ah, maestro! allenta, allenta;
alla fin si cascherà.
GREGORIO
Non parlar con donne mai...
GIULIO
Donne! donne! è meglio un fulmine.
Ah, maestro! Che ascoltai?
Voi, per certo, oggi tenete
qualche cosa per la testa,
perché detto non m'avete
mai sciocchezza come questa.
Donne! Oh ciel! mi prende un brivido,
e mi sembra di sognar.
Maestro pensate a quel che vi dico;
scoprire tentate l'affanno d'Enrico,
ma sì perigliose idee scandalose
con quelle colombe non state a svelare.
GREGORIO
Mi scusi marchese... dicevo... m'intende? ...
Non so se m'intese?... volevo... comprende?
D'Enrico il pensiero scoprir non dispero.
(confuso)
Del resto non pensi, mi so regolar,
GIULIO
(Per Bacco il maestro ha perso il cervello,
oppure egli è un lupo col manto d'agnello.
All'erta, don Giulio, bisogna scoprire,
sentire, capire, il velo squarciar.)
GREGORIO
(L'amico mi crede svanito il cervello,
o un lupo mi stima col manto d'agnello,
All'erta, Gregorio, bisogna smentire
patire, inghiottire, non far sospettar.)
Escono dalla porta di mezzo.