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GILDA
Sì, Enrico mio...
GREGORIO
Oh, son qua... corpo di Bacco
una donna?
GILDA
Cos'è? Vide il demonio?
GREGORIO
Non siete voi la figlia
del colonnello Tallemanni?
ENRICO
Morto
nell'ultima battaglia.
GREGORIO
E che abitate?...
GILDA
Qui rimpetto nel vicolo.
GREGORIO
E voi siete
la cagion del suo duol?
GILDA
Tant'è.
GREGORIO
Ma brava!
E come?
GILDA
Dal balcone
guardò me, guardai lui, rise, sorrisi;
guarda, ridi, sospira...
GREGORIO
Finalmente?
GILDA
Scappa una notte, e vien da me. Tre ferri
di calzetta attortigliai,
sforzai la molla, e l'uscio spalancai.
GREGORIO
E allora?
ENRICO
Allor mentr'io
il casto affetto mio
lacrimando spiegava...
GREGORIO
Ebbene?
GILDA
Arriva mia madre.
GREGORIO
A tempo.
GILDA
E casca semiviva.
GREGORIO
Si fece male?
GILDA
No; la vecchia serva
corse alle grida, e si riebbe.
GREGORIO
E allora
cosa diavolo disse?
GILDA
Figuratevi.
ENRICO
Ve lo lascio pensar.
GILDA
Enrico mio
propose un matrimonio.
GREGORIO
E vostra madre?
ENRICO
L'approva e benedice.
GREGORIO
E voi?
GILDA
Ci demmo
la man di sposi,
e nel seguente giorno
segretissimamente
sacro l'atto, e legal fu reso.
GREGORIO
Dunque?
GILDA
Noi siamo sposi.
GREGORIO
Sposi? Voi burlate?
E il paterno consenso? Andate, andate.
Son tradito! bricconi! indegni! cani!
Di me, di voi, di tutti,
che mai sarà? Don Giulio
vi fulmina, vi stritola.
ENRICO
Gregorio!
GILDA
È fatta.
ENRICO
È un anno.
GREGORIO
Un anno? Io sudo freddo.
E la madre?
GILDA
È partita per Milano
a raccoglier gli effetti di mio padre.
GREGORIO
(ad Enrico)
Tu l'hai da mantener?
GILDA
Mi pare giusto.
GREGORIO
Il padre tuo non ti dà mai denaro.
ENRICO
Tre scudi all'anno il dì sei di gennaro.
GILDA
Per befana.
GREGORIO
Befana! (Ah, padre bestia!)
GILDA
Per me non è molestia;
campo di poco assai, ma già il destino
ci ha dato...
ENRICO
E quanto è caro!
GILDA
Un Bernardino.
GREGORIO
Come? come?
(rimanendo immobile per la meraviglia)
ENRICO e GILDA
Un Bernardino.
GILDA
Un solo.
ENRICO
È senza fiato.
(osservando Gregorio stupido)
GILDA
Restò là petrificato.
ENRICO e GILDA
Ah! Gregorio!
(pregando)
GREGORIO
Un Ber-nar-din!
Coppia rea! S'appressa il fulmine;
ti abbandono al tuo destin.
Quando sa che tu sei sposo,
quando sa che questa è madre,
quella bestia di tuo padre,
penserà, dirà, farà...
qualche gran bestialità.
(gettandosi a sedere disperato col capo
appoggiato al tavolino)
ENRICO e GILDA
Ah! da tutti abbandonati,
sventurati, che faremo?
Resta sol nel fato estremo
l'andar morte ad incontrar.
ENRICO
Se diceste una parola;
(tirandolo dolcemente per l'abito)
se diceste...
GREGORIO
Scassa, scassa.
Questa orribile matassa
penserete a svilupar.
GILDA
Lascialo quel tiranno.
(strappa Enrico da Gregorio,
e facendolo correre all'altro lato)
GREGORIO
Tiranno? a chi? a Gregorio?
GILDA
È tal chi al nostro affanno
serba di sasso il cor.
Di tanti falli, il sai,
sola cagion son io.
Deh! tu lo sposo mio
salva dal genitor.
(con espressione)
Di me... di me... che importa?
Si compia il mio destino.
(sceneggiando e guardando sempre
Gregorio che si commove)
Andrò di porta in porta
col figlio mio bambino
mesta, raminga, debole
nel fiore dell'età
ad implorar pietà.
GREGORIO
(Ahimè! mi vien da piangere,
e pianger non vorrei;
chi diavolo è costei?
Il cor mi fa spezzar.)
GILDA
(Casca; comincia a piangere;
vincer, trionfar dovrei.)
Chi a tanti affanni miei
(tornando a sceneggiare)
conforto può negar?
ENRICO
Me pur, me pur fai piangere!
(di furto a Gilda, indi fra sé)
Come eloquente sei!
Ah! voi dovete, oh Dei!.
quest'alma consolar.
GILDA
Enrico... Addio... Perdono.
(in atto di partire)
GREGORIO
Fermatevi... aspettate.
(singhiozzando da sé)
(Moglie e marito sono!)
GILDA
Addio.
GREGORIO
Ma fe... fermate.
(singhiozzando)
Ah! per sbrogliare gl'imbrogli
mi trovo affé imbrogliato.
Sto in mar fra cento scogli...