Giacomo Ferretti
L’ajo nell’imbarazzo
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ATTO PRIMO

Scena ottava. Marchese Giulio dal fondo e detti

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Scena ottava. Marchese Giulio dal fondo e detti

 

GREGORIO
Zitto.

ENRICO
Vado?

GREGORIO
Restate.

GIULIO
Siete in casa?

ENRICO
Ben tornato.
(bacia la mano al padre)

GIULIO
Cos'è? Perché? Scusate,
perché con tanta fretta
quella chiave levate?

GREGORIO
(Sto fresco') Nulla.

ENRICO
(Oh, ciel!)

GIULIO
Credevo a pranzo
rimaner fuor di casa, ma il ministro
pranza dal maresciallo.
Perdonate Gregorio...
sembrate imbarazzato.
Ma che diavolo avete serrato?

GREGORIO
Ah! vi dico... un'inezia.
(Adesso svengo.)

GIULIO
Ma pur?...

ENRICO
(Non mi tradite.)
(piano a Gregorio)

GREGORIO
(A noi; coraggio
Qui bisogna inventare, e l'inventare
è caso, e non virtù.)

GIULIO
Dunque?

GREGORIO
Signore
m'è stata regalata
una cagnuola, ed io
perché non imbrattasse queste stanze
l'ho chiusa ; più tardi
la porto su da me.

GIULIO
Ma voi parlate
in un modo curioso... perdonate.
Date la chiave a me.

GREGORIO
Come?

ENRICO
(Son morto!)

GIULIO
Che? Non sono il padrone?

GREGORIO
Anzi.

GIULIO
E per questo
voglio veder dentro.

GREGORIO
Glie l'ho detto;
vi sta una barboncina.

GIULIO
Barboncina?
Sarà; ma non lo credo. Perdonatemi;
questa è mia casa. Qua la chiave.

ENRICO
(Oh, Dio!)

GREGORIO
Non lo credete? (All'arte ingegno mio,)
così si parla a me? Prenda la chiave,
apra, veda, realizzi, si certifichi;
ma poi... ma poi pentito
del torto che mi fa, chini le ciglia,
non abbia mai coraggio
di rimirarmi più. Simile affronto
d'un suo figlio in presenza?
Ah! verrebbe ad un marmo l'impazienza?
A me! ... di me! ... con me! ... questa è la fede
che da lei meritai? Bella mercede
ai sudor di diec'anni! Apra, ed osservi
la sua vil diffidenza.
L'illibato onor mio,
che per non più tornar, le dico addio.

GIULIO
Signor Gregorio, ascolti.

GREGORIO
Non ascolto
scusa, né ragion. Prenda la chiave.
Apra, signor marchese.

GIULIO
Ma perdon vi dimando.

GREGORIO
Apra; m'intese?

GIULIO
Ho torto; lo confesso.

GREGORIO
Prenda la chiave.
Venga,veda.

GIULIO
Fermatevi.

GREGORIO
Ma venga.
Mi lasci, si chiarifichi.

GIULIO
Ho mancato.

GREGORIO
No, no assolutamente.

GIULIO
In somma, alfine
cosa ho da far di più? Vi chiedo scusa,
vi domando perdono,
che se pazzo già fui, pazzo non sono.
Nulla voglio veder; son persuaso.
Non ne parliamo più. Mio caro amico
il negarmi perdono, un segno espresso
saria di troppo orgoglio.

GREGORIO
Ma venite a veder...

GIULIO
Veder non voglio.
(parte)

GREGORIO
(Stacci, vecchio briccone!)

ENRICO
Ah! che paura!

GREGORIO
Eh! sì, ch'io vado a nozze.

ENRICO
Che faremo?

GREGORIO
E chi lo sa? Vedremo.
Persuadetela voi.

ENRICO
Di che?

GREGORIO
Siccome…
perché ... potrebbe... vale a dir... per altro...
capite, già! lo tolga il ciel ... guardate...
che nessuno... intendete? ... insomma entrate.
(fa entrare Enrico in camera e chiude, indi parte dal fondo)


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