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GREGORIO
È il partito miglior… Enrico… Enrico.
ENRICO
Può andar via?
GREGORIO
Che andar via? Nemmen per sogno.
Tirato ho la portiera della sala pienissima di gente.
Andate là; se non tossite, intendo
che non v'è alcun, passo con Gilda, e in fretta
su per la mia scaletta
dentro il mio appartamento
la nascondo, ed appena
l'aria sarà un po' scura...
ENRICO
Ma voleva
andare a casa.
GREGORIO
E anch'io volevo. Oh, bella!
Ma quando non si può? Via presto, andate.
Gilda, Gilda, son io.
GILDA
Me n'anderò ora subito a casa?
GREGORIO
Or non si può.
Cara mia, ci vuol pazienza,
per adesso non si può.
Un tantin di sofferenza,
che più tardi proverò.
GILDA
Ah! Lo star così aspettando
è un inferno, ed io lo so.
D'affrettar vi raccomando;
star così di più non vuò.
GREGORIO
Se a mio modo voi farete,
tutto poi si aggiusterà.
GILDA
Farò quello che voi volete
per goder felicità.
Finché il cuore avrò nel seno
io vi voglio sempre amar.
GREGORIO
(Se trent'anni avessi meno
mi faria quasi impazzar.)
V'è rumor... là... dentro... zitta.
GILDA
Sudo fredda.
GREGORIO
Nulla... via,
la mia stanza asil vi fia;
là il marchese non verrà.
Pian piano a notte bruna
a fuggir si penserà.
GILDA
Sorridi fortuna. M'accorda un istante;
son madre, ed amante, non fò che tremar.
Ma il caro maestro se viene al mio lato,
io l'ire del fato vo' franca a sfidar.
GREGORIO
(Io palpito e gelo dal capo alle piante.
Un vecchio pedante che cosa ha da far?)
Il caro maestro v'è tanto obbligato;
(con caricatura)
(Ma il barbaro fato mi fa sdrucciolar.)
Escono guardinghi sotto al braccio dalla porta di mezzo.