Giacomo Ferretti
L’ajo nell’imbarazzo
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ATTO PRIMO

Scena tredicesima. Gregorio e detto

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Scena tredicesima. Gregorio e detto

 

GREGORIO
Son qui, signor, parlate.

GIULIO
Per cinque giorni o sei,
presso di me vorrei
veniste ad abitar.
Un mio nipote aspetto,
e, senza complimento,
nel vostro appartamento
io lo vorrei alloggiar.

GREGORIO
Padrone.

GIULIO
Or veder voglio,
se tutto sta in buon stato.

GREGORIO
Ottimo. (Veh, che imbroglio.)

GIULIO
(Birbante!) Ma il parato?

GREGORIO
Tal quale, ancor lo stesso;
pare staccato adesso.

GIULIO
Forse il camino un poco...

GREGORIO
Io non vi accendo fuoco.

GIULIO
Forse i matton...

GREGORIO
Sanissimi.

GIULIO
I vetri?...

GREGORIO
Pulitissimi.

GIULIO
L'oriolo...

GREGORIO
E unico al mondo;
non sbaglia d'un secondo.

GIULIO
Le tende al letto intorno.

GREGORIO
Fur poste l'altro giorno.

GIULIO
quadri?

GREGORIO
Spolverati.

GIULIO
I tavolin?

GREGORIO
Lustrati.

GIULIO
Dunque non manca?...

GREGORIO
Niente;
ma niente, niente, niente.

GIULIO
Va bene.

GREGORIO
(Anzi benone.)

GIULIO
(Ma va pur , briccone!
L'affar si scoprirà.
Mi sento in convulsione,
se più m'arresto qua.)

GREGORIO
(La testa qual pallone
mi salta qua e .)

Giulio parte.


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