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Leonarda e Pippetto,- indi Enrico dal fondo
e camerieri, e servi con cartelle di stampe,
- vari volumi ben legati, e due telescopi.
Simone, poi il marchese dalla sua camera,-
tutti circondano Gregorio.
LEONARDA
Signor Gregorio con me discorrere
Perché son vecchia ella non può;
ma con le giovani le cose cangiano;
perché... intendiamoci... eh! già lo so.
PIPPETTO
Salutem plurimis. Tibi gratutulor,
(recitando e spropositando le lezioni con i libri
sotto al braccio)
"perché l'avverbio Tibi gaudemini
vocalem breviant i verbi neutri
quamobrem utinam dice il grammatico. "
ENRICO
(Da quelle camere, deh, liberatela
penso a suoi palpiti, viver non so).
Signor Gregorio, deh, ricordatevi,
che quella misera in voi sperò.
CORO
I telescopi, le carte atlantiche,
i libri classici: tutto arrivò.
La chiave diami della sua camera;
che quest'imbroglio là deporrò.
SIMONE
Signori, in tavola. Signori, in tavola.
Signori in tavola. Vengon sì o no?
GREGORIO
Ora lasciatemi. Ah, che spropositi!
Enrico, vattene, crepar dovrò.
Andiamo a tavola, fate silenzio.
Da me medesimo li porterò.
GIULIO
Signor Gregorio dia buon esempio,
e meco in tavola venga a mangiar.
(Anima perfida, oggi ogn'intingolo
per te in arsenico vorrei cangiar.)
CORO e SIMONE
Come una statua restò
Gregorio.
PIPPETTO e LEONARDA
Pian piano
brontola senza parlar.
ENRICO
(Fra cento spasimi che mai risolvere?
Ah! che quest'anima nacque a penar.)
GREGORIO
(Altro che tavola, altro che intingoli?
Penso alla camera: come ho da far?)
LEONARDA
Venga a pranzo con la vecchia.
ENRICO
Venga presto; passan l'ore.
PIPPETTO
Venga; sento un buon odore.
GIULIO
Vieni amico, non tardar.
GREGORIO
Vengo, vengo, vengo a tavola.
(Ah! mi sento divorar!
Qua mi secca una marmotta;
là la vecchia mi flagella;
chi sorride, e più m'abbotta,
chi sospira, e mi martella,
ed intanto la mia testa
sconcertata, sfracassata,
come nave in gran tempesta,
gira, gira in mezzo ai vortici
già vicina a naufragar.)
GLI ALTRI con il CORO
Pare appunto una marmotta;
fa dei gesti, e non favella,
soffia, sbuffa, freme, abbotta;
ruminando si scervella;
ed intanto la sua testa
sconcertata, sfracassata,
come nave in gran tempesta,
gira, gira in mezzo ai vortici
già vicina a naufragar.