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Gilda uscendo rapidamente e togliendo
il bambino a Gregorio.
GILDA
Che fate? Marchese, il vostro sangue non
versate.
Prende il bambino e lo porta
nella camera ov'è Enrico.
GIULIO
Sangue mio!
GREGORIO
Ma tant'è.
GIULIO
Perfido!
GREGORIO
In somma
quella giovine è moglie,
e quel fanciullo è figlio.
GIULIO
Di chi?
GREGORIO
D'Enrico figlio vostro.
GIULIO
Tremino tutti, e il primo, il primo,
su cui tutta scagliar vo' l'ira mia,
come autor de' miei guai,
complice, torcimano, tu sarai,
GREGORIO
Alto là. Questo a me? Questo a Gregorio?
A un uom di sessant'anni! Questa mane,
e non prima, ho saputo
la dolorosa istoria. In mezzo al pianto
Enrico la narrò. Quella ragazza
venne a piangere anch'essa.
Pianse lui, pianse lei; pianto in duetto;
anch'io poi piansi, e si compì il terzetto.
Voi giungeste, e il quartetto
mi metteva sospetto.
Gilda ed Enrico si affacciano sulla porta.
Nella stanza la chiudo. La nascondo
qui nel mio appartamento,
per poi farla fuggir. Ma come? Come?
Ditelo voi per me. Non basta. Il figlio
dal mezzo dì, non avea più poppato...
Io non son poi di sasso, e sono andato.
Ecco il perché... Capisce?
GIULIO
E nulla, nulla
voi sapevate?
GREGORIO
Nulla, nulla affatto.
GIULIO
Perfido! traditor!
GREGORIO
Marchese mio...
(Venite avanti.) Il fatto è fatto. Udite
(facendo cenno comicamente ad Enrico e Gilda,
e parlando loro sottovoce)
la ragion, la pietà. (Più qua.) Pensate,
che la giovine è figlia
del colonnello Tallemanni, antico
nobile militar... Più non vi dico.
Per il grado siam lì. Non ha richezze.
(Voi di qua, voi di là.) Ma è molto ricca
se avrà molta virtù; se del marito
meriterà l'amor... (V'inginocchiate.)
E se voi... ma di cor, le perdonate.
GIULIO
Chi di perdon mi parla? Io voglio entrambi
raminghi, desolati,
vittime della fame. E sopra loro
la mia paterna mano scaglierà...
GREGORIO
No, no, no.
GILDA
Grazia!
ENRICO
Perdono!
GILDA e ENRICO
Ah, padre per pietà!
GIULIO
Stelle! Ove sono!
Alma rea!
GREGORIO
(Comincia male.)
GIULIO
La tua vista
orror mi fa.
GREGORIO
(Ecco scoppia il temporale.)
GILDA
Compassion.
ENRICO
Perdon.
ENRICO, GILDA e GREGORIO
Pietà.
GIULIO
Combattuto il mio cervello,
che risolvere non sa.
Guardo questa, guardo quello
ed incerto il cor mi sta.
GILDA
Sono come quell'augello,
che riposo mai non ha.
Sempre un palpito novello
l'alma in sen tremar mi fa.
ENRICO
La mia testa qual vascello
va per l'onde qua e là.
E un continuo molinello
aggirando il cor mi va.
GREGORIO
Fra l'incudine, e il martello
che rimbalzi il cor mi dà!
Salta e bolle il mio cervello,
e ho timor che in fumo andrà.