Giacomo Ferretti
L’ajo nell’imbarazzo
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ATTO SECONDO

Scena ottava. Gregorio e don Giulio di dentro, indi in scena dalla porta di mezzo, poi Gilda, ed Enrico dalla camera interna

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Scena ottava. Gregorio e don Giulio di dentro, indi in scena dalla porta di mezzo, poi Gilda, ed Enrico dalla camera interna

 

GIULIO
Ma di no, vi dico:
son padre, e come padre... cosa fate?
(vedendo Pippetto e Leonarda)

PIPPETTO
Vado via.

SIMONE
Partiremo.

GIULIO
No, restate,
esci coppia malvagia.

PIPPETTO
(Ah! cosa vedo!)

GREGORIO
Ma, marchese...

GIULIO
Tacete;
troppo debole il Cor nel petto avete.

ENRICO
(Ah! di noi che sarà?)

GILDA
(Niente paura.
C'è Gilda tua per te.)

GIULIO
Figlio sleale!
Ingratissimo figlio! Esci, va, fuggi,
t'invola ai sguardi miei,
più tuo padre non son, figlio non sei.
Unico erede mio sia l'innocente
mio secondo ragazzo; e quell'affanno,
che m'hai versato in petto
per un breve capriccio, co' i rimorsi
nella tua verde etade...
di', e mette sul tuo cor...

GILDA
Ah! no, fermate:
cagion di tanti sdegni
son io, con l'infelice
frutto dell'amor mio. Ebben, raminga
sola, e lungi n'andrò, ma l'ira vostra
ha bisogno di sangue. Anima cruda!
Vuoi sangue? E sangue avrai.
(afferra per mano don Giulio)
Vieni, vieni, e vedrai.
Vedrai sotto il tuo ciglio
disperata svenar la madre e il figlio.

GIULIO
Svenar potresti un figlio! E tu sei madre?

GILDA
Malediresti un figlio! E tu sei padre?

GREGORIO
Brava!

GIULIO
Che?

GREGORIO
Niente.

GIULIO
Oh Dio!
Non resiste il cuor mio.
La natura parlò.

ENRICO
Padre!

GILDA
Signore! ...

GIULIO
Amatevi; son uomo; ho in petto un cuore.

LEONARDA
(Coraggio.)

PIPPETTO
(Tremo.) Papà mio... potrebbe far felice
me pur.

GIULIO
Che vuoi?

PIPPETTO
Vorrei,
giacché siam d'imenei,
sposarmi anch'io

GIULIO
Con chi?

PIPPETTO
Con la mia fida
vezzosa Leonardella.

GREGORIO
Misericordia!

GIULIO
E che? Gregorio?

GREGORIO
Amico!
Che cosa v'ho da dir? La donna anziana
è peggio peggio assai d'una terzana.

GIULIO
Perfida!

LEONARDA
Ma le pare?
Promisi a quel ragazzo
del mio cor le primizie
sol per tenerlo in briglia; che del resto...

PIPPETTO
Stelle, che colpo è questo!
Dove trovar più fede
se mentì quella bocca corallina!
Vado a pianger tre mesi giù in cantina.
(parte)

GREGORIO
Vedete se ho ragion?...

GIULIO
Pur troppo! Io sono
ripieno di rossor.

GILDA
No, caro padre,
che tal ti chiamerò, sgombra il rossore;
in tempo siamo di emendar l'errore.
Un viaggio pel mondo,
guarirà il marchesino; al suo ritorno,
se ancor pazzo restasse il meschinello,
dategli moglie, e metterà cervello.
Questa pericolosa
già matura beltà vada lontana.
E al regno del rigore,
ne succeda il miglior... regno d'amore.
Quel tuo sorriso, o padre
tenero al cor mi scende;
penso alle mie vicende,
e parmi di sognar.
Non più fra tante smanie
palpiterai mio core;
ha vinto, ha vinto amore,
ritorno a respirar.

GIULIO
(Costei m'ha già incantato.
Pazzo finor son stato.
Che donna! ma che donna!
L'egual, no non si .)

GREGORIO
(L'amico c'è cascato;
rimane inzuccherato!
Ci ho gusto, sì, ci ho gusto!
Gridar più non potrà.)

ENRICO
Tutto è per noi cangiato;
l'affanno è terminato:
che giubilo! che gioia!
il cor respirerà.

GILDA
Maestro! ... sposo! ... padre!
O che felicità!
Donne care! qui fra noi
non neghiamo il nostro impero;
ai sapienti, ed agli eroi
noi cangiamo il bianco in nero.
Siamo serve, ma regnamo,
siamo nate a comandar.

SIMONE e CORO
Manco male c'è una donna!
Del padron più non temiamo;
c'è una donna; non tremiamo;
s'è finito di penar.

 


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