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Federigo Tozzi
Ricordi di un impiegato

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2 marzo, mattina

Alla stazione c’era tutta la mia famiglia. Mio padre era nervoso e ha tenuto sempre le mani in tasca; ma la soddisfazione che io abbia trovato un impiego lo faceva essere perfino sgarbato con le persone che urtava. Mia madre aveva un’accigliatura feroce; e io ho avuto sempre paura che indovinasse dove si era nascosta, per salutarmi, la mia fidanzata. I fratelli sbadigliavano e parlavano della scuola; le sorelle s’erano vestite a festa; e le due più grandi cercavano di farsi notare.

Quando il treno s’è mosso, io mi son sentito sollevare l’animo, ma non sono riuscito a rivedere la mia fidanzata.

Scrivo in treno, su un libretto appoggiato al ginocchio; e ho voglia di togliere dalla tasca della giubba la bella rosa, chiusa e dura, che mi aveva dato Attilia; e, a toccarla, credo che mi porti fortuna.




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