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Paolo Risso Un apostolo del nostro secolo IntraText CT - Lettura del testo |
Proprio per il suo sconfinato amore alle anime, dalla parrocchia che presiedeva, padre Giocondo rivolse la sua
attenzione alle missioni cattoliche. Fin dal suo arrivo a SS. Giovanni e Paolo, Caterina (Rina) Zecchini, nata a Venezia nel 1877, che lavorava con i familiari nell'amministrazione della loro azienda di vini, aveva incontrato il Padre, era diventata sua penitente e poi terziaria domenicana.19
Questa giovane donna era animata da grande interesse e zelo per le missioni, in un momento in cui a Venezia il movimento missionario era pressoché nullo. Sotto la guida del padre Giocondo, la sua anima si apriva ancora di più alle necessità apostoliche della Chiesa nel mondo intero. All'inizio, tutta la sua vita fu occupata dalla preghiera e dall'offerta per le missioni. Poi, dal 1915, Rina, sempre incoraggiata dal suo padre spirituale, lanciò il progetto della «giornata apostolica» per le missioni: offrire a Gesù Eucaristico un giorno alla settimana o al mese, con la Messa e la Comunione, le azioni, i patimenti, le preghiere, per ottenere da Dio vocazioni di missionari e la conversione degli infedeli.
Tra il 1917 e il 1918 aveva già divulgato «l'ora di adorazione » a Gesù con l'intento di aiutare le missioni cattoliche. Scrisse anche una pagellina con una preghiera a Gesù per le missioni e la diffuse in diverse parrocchie di Venezia e in varie diocesi. Nel 1921, la «giornata apostolica» aveva già undicimila iscritti. Da parte sua, padre Giocondo, già conosciuto per la sua passione missionaria e chiamato dalla Curia a far parte del Consiglio di Presidenza dell'Unione Missionaria del Clero, appena istituita, sostenne l'iniziativa di Rina Zecchini, alimentandola con la sua spiritualità eucaristica.
Intanto la Zecchini aveva pensato a istituire «un laboratorio missionario» da affiancare alla preghiera per confezionare
arredi sacri e vestiario per i missionari e per la gente delle loro terre. All'inizio le collaboratrici, attratte da Rina, lavoravano nelle loro case, poi cominciarono a unirsi in casa dell'una o dell'altra con il desiderio di trovare un locale per ritrovarsi a operare, a pregare e condividere ideali insieme.
Esse contribuirono a diffondere nella parrocchia e in tutta Venezia l'attenzione alle missioni cattoliche tanto che cominciarono a essere chiamate le «Apostole Missionarie ».
Aumentate di numero, decisero di dedicare la terza domenica del mese alle missioni, radunandosi, quali terziarie domenicane, ai SS. Giovanni e Paolo, per pregare alcune ore e impegnarsi altre ore nel lavoro.
Padre Giocondo le accolse e benedisse il loro promettente apostolato missionario. Così, in Rina Zecchini nacque l'idea di dar vita a una vera comunità di preghiera e di lavoro per le missioni. Alcune signorine generose condivisero il progetto e padre Giocondo le animò a continuare.
Il 30 aprile 1918, festa di S. Caterina da Siena, Rina e alcune compagne iniziarono «privatamente» la loro «Unione Apostolica»: padre Lorgna presiedette alla celebrazione religiosa e spiegò loro, da vero maestro, quale doveva essere il loro stile di vita. Intensificò la formazione di Rina preparandola a diventarne la fondatrice. Ma presto nacquero difficoltà. 20
Verso la fine di agosto, Rina, con la sua famiglia, mentre si temeva a Venezia un'invasione austriaca, si rifugiò a Novara. Qui incontrò il Padre Luigi Fizzotti, passionista e gli aprì il suo animo, scegliendolo come guida spirituale nel tempo dell'«esilio» e anche dopo. 21 Al termine della
guerra, rientrata a Venezia, riprese, aiutata da padre Giocondo, il suo apostolato missionario, puntando alla fondazione di un Istituto.
Il giorno dell'Epifania del 1919 si inaugurò la «Unione Apostolica delle Missionarie di S. Caterina da Siena» con dodici signorine guidate dalla Zecchini: padre Giocondo accolse la loro prima «promessa».22 Seguì l'approvazione da parte del Patriarca e il Padre, che tanto si prodigava per loro, venne nominato loro assistente ecclesiastico. Ma in quel momento il gruppo non aveva ancora una sede propria: continuavano a vivere, ciascuna nella propria famiglia, ritrovandosi periodicamente solo nel «laboratorio», situato in due camere della casa di Mons. Vason in Venezia. E alla terza domenica del mese si riunivano ai SS. Giovanni e Paolo per pregare e ascoltare l'istruzione del loro assistente Pare Lorgna.
Tuttavia, nonostante il suo eroico spirito di sacrificio e di dedizione verso l'opera missionaria, padre Giocondo non riusciva ad accordarsi con gli intenti della Zecchini e così i contrasti di impostazione, invece di risolversi, si acuivano sempre più.
Rina, che era sempre in contatto con padre Fizzotti, si rivolse a lui ed egli, in vista di una fondazione di una vera congregazione religiosa, ne abbozzò uno statuto e cambiò il loro nome di «Apostole Missionarie» in «Ancelle Missionarie ».23
In quello stesso periodo, dall'azione di padre Giocondo, innestandosi sull'opera che egli andava promuovendo Novara. Al termine del conflitto fu nominato segretario generale della Congregazione Passionista e dal 1925 al 1928 delle Missioni Estere. Dal 1926 alla morte fu consultore della Congregazione per le Cause dei Santi.
Morì a Roma il 25 luglio 1950.
per i bambini dell'asilo, stava nascendo quella che sarebbe stata la Famiglia delle Suore Domenicane della Beata Imelda. Padre Lorgna si comportava equamente con le due istituzioni, amate, servite, sostenute da lui alla pari, senza preferenza. Anzi, si era talmente immedesimato nelle due opere da considerarle «sue». Esse, le Imeldine e le Ancelle Missionarie, erano diventate le «due opere» per antonomasia, e ne parlava e ne scriveva mettendole insieme. Il 18 maggio 1922, P. Lorgna scriveva a Rina Zecchini: «Oh, se in quel nuovo ramoscello (arancio di S. Domenico a S. Sabina) fosse rappresentata l'opera unica e degli asili e missionaria!». 24
Ma le difficoltà per le «Ancelle Missionarie» erano molte, tra cui anche la mancanza di una casa per condurre vita comune. Nel dicembre 1922, mentre ormai la Congregazione delle Imeldine era fondata, Rina Zecchini fece un lungo viaggio per raccogliere fondi, toccando Milano, Bergano, Bassano e Verona dove si incontrò pure con D. Calabria. 25
Da un mese, nel novembre 1922, il Patriarca La Fontaine aveva approvato ed eretto la «Pia Unione delle Ancelle Missionarie del SS. Sacramento» e aveva nominato padre Giocondo loro direttore. 26
Padre Lorgna desiderava che le «Ancelle» rimanessero unite all'Ordine Domenicano e le alimentava con lo stile di offerta e di dono che scaturiva dal Tabernacolo. Ma qui cominciò a rivelarsi un altro forte ostacolo tra il Padre e Rina la quale, su suggerimento anche di p. Fizzotti, pensava che l'opera missionaria, diretta alla Chiesa universale, non dovesse essere legata all'Ordine domenicano.
Intanto, all'inizio del 1923, si trovò la casa: la contessa Morosini offriva alle Ancelle l'ultimo piano del suo palazzo sito in calle Pestrin, nella parrocchia di S. Maria Formosa. E proprio lì il giorno di Pentecoste, Rina Zecchini, Maria Papinutti e Pierina Marchetto, le prime tre «Ancelle Missionarie», diedero inizio alla vita comune. Pur avendo già offerto a Dio, nelle mani di padre Giocondo, il loro primo atto di consacrazione il giorno del Corpus Domini 1923, erano ancora agli inizi, animate da grano speranze e sostenute continuamente, a voce e per iscritto, dal loro direttore. 27
Era piuttosto preoccupante il problema economico, per il presente e ancor più per il futuro: si poteva appena vivere e non aiutare le missioni. Padre Giocondo pensò di agganciare le Ancelle all'Ufficio Missionario Diocesano o, più in alto, a «Propaganda Fide». Andato a Roma, dal 26
giugno al 16 luglio 1923, tra gli altri suoi molteplici impegni non si dimenticò di loro. Più volte s'incontrò con il passionista padre Fizzotti, che aveva seguito e aiutato la nascita delle Ancelle, si informò presso la Congregazione dei Religiosi, si consigliò presso la Curia generalizia dell'Ordine sul carattere domenicano da dare alla nuova «Famiglia » nascente. Infine si recò a «Propaganda Fide» dove trattò con il segretario generale Mons. Marchetti e con il delegato italiano Mons. Angelo Giuseppe Roncalli (il futuro Papa Giovanni XXIII) per assicurare alle Ancelle una base economica.28
Davvero era sempre il Padre buono e sollecito che, mosso dal desiderio di dilatare il bene, di provvedere alla salvezza delle anime, nella sua parrocchia e nel mondo intero, continuava a donare e a donarsi totalmente.
Così, delle «sue figlie», Ancelle Missionarie, continuò a occuparsi con grande amore, fino alla morte, consigliandole, dirigendole, sostenendole e guidandole alla vita religiosa autentica, con il cuore aperto alla Chiesa universale e al mondo, radicandole nella fede e nell'amore a Gesù eucaristico, animandole all'offerta di se stesse a Lui... Ma con sua grande sofferenza, non riuscì a risolvere tutti i problemi che si presentarono in quegli anni.
Dopo la morte del padre Giocondo, l'Istituto delle Ancelle Missionarie del SS. Sacramento intraprese la sua strada: tutta propria.
Epifania 1919. Il discorso del padre Lorgna è in AL V 716 (3).