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Paolo Risso Un apostolo del nostro secolo IntraText CT - Lettura del testo |
Uomo di Chiesa, davvero cattolico e apostolico, questo padre Giocondo Lorgna.
Nella sua giovinezza, ardente d'amore a Cristo, aveva lasciato il mondo per consacrarsi a Lui solo. Nell'Ordine e nella Chiesa aveva trovato, come avviene al credente autentico, al religioso esemplare, una meravigliosa compagnia. Non solo i Superiori che guidano e i fratelli che sorreggono nel cammino, ma una miriade di santi.
Padre Giocondo sentiva la necessità di andare a incontrarli, di confrontarsi con loro.
Stimava «dotto e santo» il Maestro Generale P. Cormier e sentiva il bisogno di parlargli, di ascoltarlo, di trarre
da lui incoraggiamento. Ed eccolo vicino a lui nel 1908, nel 1910, a Roma, a Venezia: due santi che si incontravano. 35
Pellegrino a Pompei, nel 1910, aveva voluto incontrare l'avvocato Bartolo Longo, fondatore del Santuario mariano, delle Suore domenicane e dell'istituto delle orfane e dei figli dei carcerati: un altro santo sul suo cammino. 36
Due volte era stato in udienza dal santo Pontefice Pio X: nel 1908 aveva partecipato in S. Pietro alla Messa da lui celebrata seguita da un breve incontro. Nel settembre 1910, di nuovo da Pio X, si era sentito chiedere da lui notizie sulla «sua» Venezia e aveva avuto incoraggiamento per la sua opera di buon pastore. 37
Alla fine del novembre 1918, rinnovati i voti, nel 25° di professione, a S. Sabina, con il Maestro Generale T. Theissling38 e i provinciali italiani convenuti a Roma per promuovere il rinnovamento dell'Ordine dopo la guerra, era andato in udienza da Benedetto XV. Il Papa gli domandò del Patriarca di Venezia, La Fontaine, e benedisse i parrocchiani dei SS. Giovanni e Paolo. 39
A Venezia p. Giocondo portava avanti varie opere: opera missionaria, il restauro della Cappella del Rosario, di S. Orsola e quello della sua chiesa, la fondazione della Congregazione religiosa «imeldina», un'attività pastorale intensa... E allora, come abbiamo accennato, si rivolse ad altri santi viventi in quell'ora, sacerdoti e fondatori di congregazioni religiose, animatori di grandi opere: in particolare don Luigi Orione e don Giovanni Calabria. Ebbe un lungo colloquio a Venezia anche con Suor Maria Margherita
Caiani, fondatrice delle Suore Francescane Minime del Sacro Cuore. 40 Con costoro - che oggi la Chiesa ha proclamato «beati» - padre Giocondo ebbe alcuni incontri, accogliendo da loro luce e incoraggiamento per le sue fondazioni. Interpellò pure il padre Pio da Pietrelcina, il cappuccino stigmatizzato di S. Giovanni Rotondo (Foggia), e ricevette da lui parole autorevoli per procedere nel suo cammino. 41
Questi erano alcuni santi della terra. Ma egli cercava la compagnia dei santi del cielo, coloro che, vedendo Dio, non hanno abbandonato i loro fratelli ancora pellegrini sulla terra e che intercedono per noi.
I santi domenicani erano i suoi modelli.
La chiesa di Santa Sabina a Roma, dove S. Domenico era passato, il convento di Bologna dove egli aveva concluso la sua giornata terrena e che conservava le sue reliquie, erano i luoghi prediletti della sue preghiera, l'oasi per la sua anima.
Ma si recava volentieri anche a S. Maria sopra Minerva dove S. Caterina da Siena era andata incontro al suo Sposo e dove ora riposa la sua spoglia mortale. Nel 1910 si era recato pellegrino all'abbazia di S. Benedetto a Montecassino, aveva visitato i luoghi di S. Tommaso d'Aquino, aveva celebrato a Napoli la Messa all'altare del Beato Raimondo da Capua. Non era evasione, perché proprio i santi lo spingevano a risolvere con la carità i problemi della terra. In quei giorni a Napoli, vedendo gli scugnizzi, poveri ragazzi abbandonati a se stessi, aveva commentato: «Non si capisce come nessuno pensi a loro».42
Dai santi, quelli dell'Ordine in primo luogo, imparava il suo stile di religioso esemplare, in cammino verso la santità.
Un giorno, in una sosta nel convento di S. Domenico a Ferrara, di cui era priore padre Pietro Lorgna, questi gli chiese di dettargli «alcuni consigli» utili a un superiore d comunità. Padre Giocondo gli dettò pagine ricche di sapiente pedagogia:
«La vita religiosa è il giogo di Gesù, giogo soave e leggero. Il superiore non lo renda, con le sue imperfezioni, pesante e opprimente: non sarebbe più il giogo di Gesù. Questo spirito non si crea con la durezza e il rigore, ma con la carità che fa amare e imitare Gesù sulla croce e nell'Eucaristia. Essenza della vita cristiana è la carità, essenza della vita religiosa è la perfezione della carità».
E aggiungeva:
«Al superiore giovano gli esempi dei grandi maestri quali sono tutti i nostri Santi e Beati, particolarmente
S. Domenico, S. Alberto Magno, S. Tommaso d'Aquino, S. Vincenzo Ferreri, S. Ludovico Bertrando, S. Caterina da Siena, la Beata Imelda, Savonarola, il Beato Angelico, Las Casas, Lacordaire. Essi, oltre che lo spirito interiore, insegnano anche come e in quali campi i domenicani devono di preferenza lavorare, seminare, raccogliere, per essere, come li chiamò Onorio III: «campioni della fede, luce vera del mondo». 43
Senza accorgersene, padre Giocondo aveva fatto il ritratto di se stesso. Egli camminava davvero verso la perfezione della carità e lavorava con tutto se stesso per essere santo, uno di quelli che «tra gli agni della santa greggia / che Domenico mena per cammino» (Par., X, 94-95), avrebbe domani arricchito la schiera dei santi domenicani.
dove trascorse pressoché tutta la sua vita, fece costruire la «Casa Sollievo della Sofferenza» e la nuova chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie. Si spense il 23 settembre 1968. Padre Pio è stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 16 giugno 2002.
Si veda: A. DA RIPABOTTONI, P. Pio da Pietrelcina, il cireneo di tutti, Edizioni «P. Pio», Convento S. Maria delle grazie, 71013 S. Giovanni Rodondo (FG) 1978. Per i rapporti di Padre Lorgna con Padre Pio, si vedano:
Diario AL III 19: 14 gennaio 1920; Diario AL III 13: 12 gennaio 1923. Inoltre AL VI 106 (2) e AL VII 30.