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Paolo Risso Un apostolo del nostro secolo IntraText CT - Lettura del testo |
«La sua vita interiore sia tutta informata a Gesù sacramentato, studiato e imitato, e la sua vita esteriore diffusa nelle opere di apostolato e specialmente di quelle che riguardano i fanciulli... ».8 Così scriveva padre Giocondo, il 2 agosto 1913, a Maria Bassi, in quel momento lontana, nella campagna di Treviso, per rimettersi in salute. La chiamava all'impresa progettata insieme.
Maria rispondeva, pronta ad accogliere l'invito. Il Padre vedeva in lei le doti di una fondatrice. Per questo, sapendola impaurita per il grande compito, la confortava. Ma ella, nell'estate 1914, non resse: la sua salute crollò. Il 16 luglio Padre Giocondo espose il suo progetto di fondazione al Padre Zucchi, in visita canonica ai SS. Giovanni e Paolo: il visitatore incoraggiò l'iniziativa.
La guerra provocò un forte aumento dei bambini affidati agli asili, perché, essendo i padri al fronte, le madri lavoravano per guadagnarsi il pane. Erano dunque necessarie delle giovani, dall'anima piena di Cristo, che si prendessero cura dei piccoli.
Il Padre da tempo preparava altre «anime eucaristiche» orientate a entrare nella sua «Opera». Il 4 luglio 1915 Maria Bassi, ristabilita in salute, accettava di essere la prima a iniziare la nuova famiglia religiosa, purché avesse una compagna con cui condividere il cammino. Fece il nome
di Gilda. Tracciò un orario per la giornata, in cui la preghiera si alternasse al lavoro. Collaborò con il Padre a cercare e a formare le prime «sorelle».
Finalmente, il 14 novembre, durante la Messa celebrata dal Padre nella sua chiesa, cinque «figliole», compresa Maria Bassi (e una sesta assente per forza maggiore), si consacrarono privatamente a Dio per l'Opera. Padre Giocondo tenne uno stupendo discorso sul fine dell'istituzione che nasceva: una vita tutta eucaristica. 9
Nel 1916, VII centenario della fondazione dell'Ordine dei Predicatori, sembrava essere giunto il momento opportuno per iniziare. Il Provinciale Padre Righi tacitamente approvava. Le giovani, per il momento, erano null'altro che terziarie domenicane: vivevano, come prima, in famiglia, nel loro posto di lavoro, impegnate nell'apostolato negli asili e nella parrocchia, in attesa di maggior luce da Dio.
Maria traduceva dal francese un libretto sulla vita della beata Imelda. L'aggettivo «imeldina» cominciava a essere impiegato per qualificare le giovani dell'apostolato eucaristico di Padre Giocondo e ancora più la sua Opera degli asili. Egli, guida esperta di quelle «anime elette», il 25
marzo, invitava Maria a una speciale nuova consacrazione, convinto che da lei sarebbe iniziata la nuova Congregazione. 10
Un gruppo di ragazze era in attesa di entrare. Si cominciò a ricercare un'abitazione per la «famiglia» nascente, ma mancava il denaro per provvedere. Intraprendente come sempre, il Padre indirizzò a venti famiglie benestanti di Venezia una lettera, chiedendo il loro aiuto.
Uno dei destinatari portò la circolare al Patriarca La Fontaine, il quale, ancora ignaro del progetto, pubblicò, sul giornale cattolico «La Difesa», una secca diffida. Padre Giocondo corse da lui a spiegarsi. Il Cardinale rimase così affascinato dall'idea che approvò e benedisse tutto all'istante. 11
L'abitazione fu trovata in Calle Muazzo, nell'appartamento situato sopra quello della famiglia Bassi: era sufficientemente ampio, ma era occupato. La guerra infuriava e occorrevano dei miracoli per andare avanti.
Intanto Maria Bassi redigeva, guidata dal Padre, un regolamento di vita eucaristica. P. Giocondo presentava il suo progetto al Padre Righi, provinciale, al Patriarca, il quale, senza indugio, si rivolgeva al Card. Falconio, Prefetto della Congregazione dei Religiosi, chiedendo le indicazioni necessarie per giungere all'approvazione dell'Istituto. L'appartamento in Calle Muazzo si liberava e si raccoglieva il denaro sufficiente per arredarlo del minimo necessario.
Il 22 dicembre 1916, lo stesso giorno in cui ricorreva il VII centenario della fondazione dell'Ordine Domenicano, Padre Giocondo benediceva la casa di Calle Muazzo, presenti Maria Bassi, Gilda Boscolo e alcune delle giovani terziarie. Poi tutte tornarono alle loro abitazioni, in attesa di potersi raccogliere insieme per sempre.
All'inizio del gennaio 1917, da Roma, il Card. Falconio spiegava al Patriarca che, trattandosi di «Unione di terziarie secolari», toccava a lui permettere le loro attività e poi di informare la Congregazione vaticana competente, quando fosse davvero costituito l'Istituto.
Il 14 gennaio Maria, Gilda e altre tre, 12 parteciparono alla Messa celebrata dal Padre nella chiesa parrocchiale,
poi entrarono nella casa comune di Calle Muazzo. Il Provinciale, con una sua lettera, indicava il loro stile di vita: non erano suore, ma semplici terziarie domenicane, il loro oratorio era la chiesa della parrocchia, il loro apostolato era l'educazione dei bambini alla luce dell'Eucaristia. 13
La vita comune cominciò, densa di preghiera, di carità e di lavoro in mezzo ai piccoli. Maria, nominata «superiora » della comunità, a motivo della sua fragilissima salute stava sempre a letto. Davvero era poca cosa, solo il granellino di senape di cui parla il Vangelo ( Mt 13, 31-32).
Ma attendeva di fiorire e di diventare un grande albero.
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maggio e 2 giugno 1916, in AL VI 216 (6) (7) (8) (9).