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Paolo Risso Un apostolo del nostro secolo IntraText CT - Lettura del testo |
Si pensava intanto di riportarlo a Venezia, ma non essendovi pronta la camera all'ospedale fino al 16 giugno, si decise di ricoverarlo alla casa del clero a Bergamo.
Il 9 giugno, accompagnato dal fratello p. Pietro, intraprese il viaggio, in treno fino a Milano, poi in autolettiga, dolorante, al limite della sopportazione. Ma la casa del clero di Bergamo non era adatta ad accogliere un malato nelle sue condizioni. Il Padre accettò, sempre obbediente, le sofferenze accresciute, le cure dolorose, sempre mite e orante: un sì continuo al Signore sempre più vicino. In mezzo a preti malati, volle visitare e consolare uno più grave di lui.
Tutti ammiravano la sua serenità. Vennero due suore imeldine ad assisterlo. Le accolse riconoscente, commosso: prima suor Antonina, poi la stessa Madre Boscolo, la quale, su decisione del p. Priore, organizzò il trasporto del Padre all'Ospedale Civile di Venezia.
Con uno sforzo estremo, il 21 giugno Padre Giocondo volle recarsi a Milano a pregare in duomo sulla tomba del
Card. Ferrari, il suo indimenticato maestro. Viaggiò ancora una volta in treno, fino a Venezia, dove lo accolse, per l'ultima volta la «Casa dei Miracoli», in attesa di trovare una stanza libera in ospedale.
Trascorse alcuni giorni nella stanza a piano terra che dà sul cortile interno, dove lo visitarono i confratelli e persone di diverso ceto.
Il 25 giugno chiamò attorno a sé le «sue» suore Imeldine presenti nella Casa Madre. Era l'ora del congedo da questa terra: volle parlare, ma non gli riuscì. Sorrise mestamente e le benedisse con l'aspersorio. 7
Entrato all'ospedale civile, si preparò a morire in serenità e letizia come i santi. Dalla paracentesi praticatagli il 1° luglio, ebbe qualche sollievo, ma il «male» aveva ormai invaso il suo organismo. Il crocifisso e il rosario tra le mani, pregava in continuazione. Anche assopito sembrava pregare. Dava l'impressione di essere assorto in una visione soprannaturale. Aveva vicino la statua dell'Immacolata di Lourdes: la guardava a lungo e il suo volto si illuminava.
Si sentiva ancora pastore, fondatore, guida delle anime. Al suo priore, padre Del Pozzo, che veniva ogni giorno a fargli compagnia, ad ascoltare la sua confessione quotidiana, prima della comunione eucaristica, raccomandò la sua parrocchia. A Madre Boscolo, a suor Roberti, maestra delle novizie, alle Imeldine, a Caterina Zecchini e, tramite lei, alle Ancelle Missionarie, dava gli ultimi suggerimenti. Tutti pregavano per lui, chiedendo a Dio un miracolo. Gli erano vicini con l'affetto e la preghiera il Maestro Generale e il Provinciale; con la loro presenza, il Cardinale Patriarca, i confratelli e i preti di Venezia. 8
Il mattino dell'8 luglio, padre Giocondo ricevette Gesù eucaristico. Sembrava sollevato. Ma al pomeriggio si fece
più chiuso e pensoso. Alle 18 un forte dolore gli fece sentire che era vicina la fine. Dal cappellano volle subito l'assoluzione e l'Unzione degli infermi.
Con Madre Caterina Boscolo, innalzò a Maria la sua ultima invocazione: «Salve Regina, mater misericordiae, vita, dulcedo, spes nostra, salve... Et Jesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exilium ostende...». e poi a S. Domenico: «O spem miram quam dedisti mortis hora te flentibus... Imple Pater, quod dixisti, nos tuis juvans precibus».
Entrò il padre Priore e lo invitò ancora alla preghiera. Erano le 18,40 di domenica 8 luglio 1928.
Padre Giocondo si volse all'immagine della Madonna e mormorò: «Mamma, Mamma mia, assistetemi».