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Paolo Risso
Un apostolo del nostro secolo

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«È morto un santo»

La sua salma, la mattina del 9 luglio, venne composta nella cappella del Rosario ai SS. Giovanni e Paolo. Per due giorni il suo popolo, confratelli dell'Ordine e del clero veneziano, vennero presso di lui in un pellegrinaggio incessante. Giunse il fratello padre Pietro che, il 10 luglio, celebrò la Messa davanti alla bara.

            Tra la folla presente si udiva ripetere: «Padre benedetto, prega per me, ti raccomando i miei bambini». I bambini, e non solo i bambini, gli mandavano baci. Molti lo toccavano o appoggiavano su di lui medaglie e rosari. Alcuni sacerdoti commentarono con il p. Pietro: «Era un angelo... un santo. Non badava a sacrifici... Amava tanto i poveri.. Viveva di fede nella Provvidenza... Vedeva solo Dio e le anime». Qualche popolano diceva: «Non mi meraviglierei di vederlo far miracoli».10

 


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L'Avvenire d'Italia del 10 luglio scrisse: «È morto un santo». Il Gazzettino e l'Osservatore romano del 13 luglio ne illustrarono la luminosa figura. E così molti altri giornali e riviste. 11

La mattina dell'11 luglio, il provinciale padre Brianza celebrò la Messa funebre nella Basilica gremita di popolo e di autorità, di parroci, associazioni cattoliche, Ordini religiosi e illustri personalità. Vicine alla bara le Imeldine e le Ancelle Missionarie. Intervenne il Patriarca Card. La Fontaine, il quale, prima di impartire l'assoluzione, tracciò un profilo autorevole di padre Giocondo:

«... Trema il nostro cuore alla ascesa dello spirito di questo caro Sacerdote; ma quanti lo conoscemmo, possiamo cantare «Gloria a Dio nell'alto dei cieli», perché vediamo levarsi a Dio l'uomo perfetto, il Sacerdote caro al Cuore di Cristo (...). Domenicano perfetto, innamorato della filosofia e della teologia di S. Tommaso d'Aquino, sdegnoso delle nebbie d'oltralpi, attinse largamente alla luce purissima dell'italiano dottore (...).

            Voi, buoni Padri Domenicani, avete perduto un fratello, un consigliere, un esemplare; la nostra Chiesa veneziana ha perduto un Parroco fattivo sul cui giudizio facevamo grande assegnamento; voi Parrocchiani un padre, un Pastore buono; il Paradiso ha acquistato un santo».12

Il senatore conte Marcello affermò: «Aveva l'anima ardente dei confessori e dei martiri». Commentava la sua gente: «E morto il nostro Padre, era un santo!». «Per la morte del nostro Pievano, bisognerebbe suonare le campane come per un bambino!». «Era tanto buono: perché ora lo portate via? Noi lo vogliamo nella nostra Chiesa».13

 


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Era circa mezzogiorno quando la bara di p. Giocondo fu calata nella tomba scavata nella terra del cimitero di S. Michele. Il p. Marco Righi, già Provinciale, uscendo con il volto rigato di lacrime dal camposanto disse: «Nel cuore di p. Giocondo deve trovarsi un segno dei martirii sofferti e della violenza fatta a se stesso ed eroicamente sostenuta in tante contrarietà, come fu trovato nel cuore di qualche santo. La sua salma dovrebbe essere collocata, assecondando il voto di Venezia, nella cappella del Rosario o dinanzi a Gesù Sacramentato nella Chiesa dei Miracoli».14

 




10 Ibid., p. 309.



11 In AL VIII 113 si conservano 28 articoli di giornali e riviste, 116

lettere e telegrammi di condoglianze.



12 Dal discorso pronunciato dal Card. Pietro La Fontaine, Patriarca di Venezia, durante i funerali di padre Giocondo Lorgna, l'11 luglio 1928, in AL VIII 113.



13 P. LORGNA, Un'anima domenicana, cit., pp. 312-313.



14 Ibid., p. 315.






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