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Paolo Risso
Un apostolo del nostro secolo

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Scelto fra molti

A Torrile, Giocondo conobbe i ragazzi delle elementari che venivano a scuola in una casa di fianco alla canonica.

Frequentò il secondo anno di scuola nel nuovo edificio scolastico di Rivarolo, distante qualche chilometro dalla canonica. Giocondo poté incontrare i suoi compagni a scuola, in chiesa, sul sagrato e nei cortili che attorniavano chiesa e canonica.

Molti di questi ragazzi venivano a servire Messa: ai più piccoli egli insegnava le «risposte» in latino, ai più grandi era di esempio. Era con tutti gentile ed educato; non fu mai prepotente né fece valere il suo essere nipote del Parroco. In canonica poi ebbe modo di conoscere tutta la gente che per tanti motivi veniva dal Pastore. Così, quasi senza volerlo, era diventato un piccolo modello per molti.

Nessuno dei compagni si offendeva se i genitori o il Parroco dicevano: «Guarda come si comporta Giocondo!». Del resto il ragazzo si faceva voler bene anche perché amava giocare e godersi gli spettacoli della natura.

Anima pura, nel creato contemplava il Creatore e sentiva la sua presenza. 5

 


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Da Gesù nel Tabernacolo, imparava un po' alla volta a correggere i suoi difetti: la permalosità, l'irascibilità, la caparbietà... Riusciva, sia pur con sforzo, a dominarsi per amore del suo grande Amico. Così era cercato e amato dai coetanei e dai più piccoli. Anche gli adulti apprezzavano la sua bontà.

Passavano molti poveri nella canonica di Torrile. Giocondo in loro vedeva Gesù e per loro rinunciava al suo denaro, alle sue piccole soddisfazioni. Si affermava in lui lo stile di Dio.

Il 26 maggio 1882 venne in visita pastorale a Torrile, mons. Villa, il santo Vescovo di Parma. Don Luigi gli presentò Giocondo e Monsignore lo accarezzò e gli parlò dolcemente. Il ragazzo ne conserverà un ricordo vivissimo.

Frequentò con profitto anche l'anno scolastico 1882/83. Guidato dallo zio e dal direttore spirituale don Gandolfi, il suo spirito si irrobustiva, affascinato sempre di più dal Tabernacolo.

Passava spesso nella casa parrocchiale Mons. Mercati, un amico di don Luigi. «Vedi che bellezza questi alberi in fiore?» - disse una volta il sacerdote al ragazzo, il quale gli rispose: «Le anime dei buoni sono ancora più belle». Capitò che dovette accompagnare Mons. Mercati a Colorno, un paese vicino. Giocondo conversava con il prete sulla cura che ogni cristiano deve avere della sua anima. «Molti non ci pensano» - rifletté Monsignore. Giocondo si fece mesto e concluse: «Potessi io salvare tutte le anime6

Si sentiva che quel ragazzo non sarebbe vissuto che per il Divino Maestro e per la Chiesa. A Popetto aveva intuito che Dio lo chiamava a essere prete. A Torrile ne aveva ormai la certezza. E occorreva prepararsi.

 

 




5 Ibid., pp. 29-32.



6 Ibid . , pp. 41-44.






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