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Paolo Risso
Un apostolo del nostro secolo

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Il «sì» dei genitori

«Al dotto e dolce prelato, P. Bonora - scriverà Giocondo - chiedevo la misericordia di Dio e dell'Ordine Domenicano». Il seminarista si era recato ai piedi della «sua» Madonna del Rosario e , nel vicino convento, aveva

 


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incontrato il Provinciale dei Predicatori. Pregava. Trepidava come un giovane innamorato, che attende la risposta al suo amore.

Davvero quel giovane desiderava farsi domenicano, ma P. Bonora non poteva corrispondere subito alla sua attesa. La «provincia», ricostituita dopo lo sconquasso delle leggi persecutorie del governo laicista degli anni da poco passati, non aveva ancora un convento per il noviziato. Dunque il Provinciale avanzò alcune difficoltà per prender tempo e non deludere del tutto il ragazzo.

«Le difficoltà che ostacolavano il mio desiderio - scriverà Giocondo - erano grandi e ripartii da Fontanellato con l'animo ondeggiante tra il timore e la speranza, ma non senza aver prima pianto e molto pregato ai piedi della Vergine. A Lei mi affidai nell'ora, potrei dire, disperata».5

Era certo che la Madonna avrebbe provveduto a tutto.

Perché diventare domenicano era la chiamata di Dio per lui. E quando Dio chiama, aiuta anche a rispondergli fino all'ultimo.

Tutto partiva da Fontanellato: si era sentito chiamato all'Ordine di Predicatori. aveva incontrato il rappresentante di S. Domenico per la prima volta. avrebbe diffuso la luce di Cristo, una volta raggiunta la meta. Di sarebbe partito per una missione più grande nella Chiesa.

Da Fontanellato, Giocondo si recò a Popetto per stare con i suoi genitori e con i fratelli più piccoli, Luigi di 13

anni e Davide di 9, prima di «spiccare il volo». Toccava a lui prepararli a quel distacco. Il fratello maggiore Bentivoglio era ormai vicino all'ordinazione sacerdotale.

Durante quei giorni di vacanza, Giocondo con i suoi fratelli e gli amici del borgo, indugiava a passeggiare sui monti dei dintorni con lo sguardo assorto nella contemplazione delle bellezze della natura nella vallata del Magra, discendente a destra verso il mare e chiusa a sinistra

 


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dalle Alpi Apuane, biancheggianti di marmo. Tutto era, per lui, segno della missione cui si sentiva chiamato.

La mamma e il papà, con il cuore in gola, gli fecero sentire tutte le difficoltà: Non poteva darsi a Dio come sacerdote diocesano? Non avrebbe potuto svolgere ugualmente un grande apostolato e farsi santo? Come sarebbe stato bello per loro, ormai diventati anziani, vivere in una linda casa parrocchiale gli ultimi anni della loro esistenza con il figlio! Su Bentivoglio non avevano molte speranze per la sua malferma salute. Non erano già stati troppo separati?

Con dolcezza senza limiti, Giocondo rispose:

«Staremo bene insieme in Paradiso. Intanto ce lo meriteremo ogni giorno con i nostri sacrifici e con le opere buone. Ho scelto l'Ordine Domenicano, perché famiglia di santi e di dotti... Sarà una grazia speciale ricevere il bianco abito presso la tomba di S. Domenico a Bologna». 6

Le parole gli uscivano, quasi ispirate da Dio, ma il cuore piangeva in petto a Giocondo in quei giorni.

I genitori compresero. Accettarono definitivamente. Giocondo era chiamato a cose grandi. Gesù avrebbe occupato il suo posto nella casa sempre più vuota, dove il Divino Maestro chiamava i figli, uno per uno...

Gli dissero «sì». Dissero «sì» a Cristo.

Chi può rifiutarsi a Lui, quando chiama?

 




5 G. LEPORATI, op. cit., p. 191.



6 Ibid. , p. 212.

 






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