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Paolo Risso Un apostolo del nostro secolo IntraText CT - Lettura del testo |
Davanti al Tabernacolo
Nel convento di Ortonovo vennero pure per lui le difficoltà. Ne fece cenno, anche se velato, egli stesso, in alcuni frammenti di lettera: «Tra queste mura di S. Domenico - scriveva al Rettore don Ferrari - godo veramente una pace indicibile, però questo non toglie che il demonio, più che in altri tempi, mi tenti in tutti i modi più lusinghieri per farmi abbandonare questi santi luoghi».12
Non sappiamo con precisione di che cosa si trattasse. Forse qualche difficoltà interiore, più probabilmente qualche pressione esterna. La mamma e il papà, durante il noviziato, da Popetto si recarono a fargli visita. Il papà voleva dirgli che era libero di ritornare in famiglia o in Seminario, ma poi non ebbe il coraggio di manifestargli questo suo pensiero. Alla sua domanda come si trovasse a Ortonovo, Giocondo rispose subito: «Sono in un Paradiso». Solo si permise di dirgli che, se si faceva prete diocesano, sarebbe stato più libero e meglio in famiglia. Ma il figlio gli rispose: «Pensiamo ad arricchirci di opere sante per stare sempre bene in Cielo». La mamma, che andò due-tre volte, si sentì invitare da lui a offrire i suoi orecchini d'oro alla Madonna. Ella se li tolse subito e li offrì alla Madonna del Mirteto, venerata a Ortonovo, ricevendo in cambio da Giocondo un ramoscello di mirto benedetto. 13
Nella solitudine «sul monte» del suo noviziato, fra Giocondo non dimenticò nessuno. Ogni giorno pregava per i suoi genitori e per i suoi fratelli, per lo zio don Luigi, che lo avevano «offerto» a Dio, per l'indimenticabile Rettore don Ferrari e il Vice-rettore don Conforti.
A don Ferrari aveva scritto prima della vestizione religiosa, poi per il suo onomastico il 30 novembre 1889, e
quando, pochi mesi dopo, diventò Vescovo di Guastalla, il 29 giugno 1890. Mons. Ferrari gli rispondeva a stretto giro di posta chiedendogli molte preghiere. Allo zio manifestava le difficoltà che aveva dovuto superare per restare fedele alla chiamata di Dio. Don Luigi gli rispondeva:
«Coraggio, coraggio!» e un'altra volta: «Pretendo che tu ti faccia santo e mi aiuti a salvare la mia anima».
Davvero non si era separato da nessuno, pur essendo tutto raccolto in Dio, anzi tutti ritrovava nel Cuore di Cristo, fatto ancora più ricco di amore.