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Paolo Risso Un apostolo del nostro secolo IntraText CT - Lettura del testo |
Il 3 dicembre 1890 fra Giocondo era assegnato al convento di S. Domenico a Bologna e iniziava gli studi filosofici-teologici in preparazione al sacerdozio e al ministero nell'Ordine dei Predicatori.
Il convento di Bologna ha un fascino speciale: si sente la presenza di S. Domenico, che qui passò, soggiornò e fondò uno dei suoi centri più illustri di irradiazione evangelica. Qui il 6 agosto 1221, in mezzo ai suoi primi frati, tornò a Dio e qui c'è la sua tomba, luogo di preghiera dove «il dolce Spagnolo nostro» parla ancora.
Quando vi giunse il neo-professo fra Giocondo la situazione dei locali conventuali era di grande disagio, in conseguenza delle soppressioni operate dal governo liberale. I tre antichi chiostri erano occupati dai militari e da due scuole pubbliche.
Ai pochi frati, tollerati come custodi della basilica, venne assegnata, quasi per dileggio, la casa dell'Inquisizione. Era un piccolo fabbricato a due ali, situato di fianco alla sagrestia. Era raggiungibile solo attraverso la chiesa e la sagrestia, perché le naturali vie d'accesso erano a uso esclusivo della caserma e delle scuole.
Le stanze abitabili nella casa dell'Inquisizione erano così poche da bastare solo ai padri e ai fratelli conversi, e alle sale comuni.
Gli studenti professi e i neo-sacerdoti erano sistemati negli appartamenti di una casa appositamente acquistata in piazza Galileo (già S. Domenico) dietro la Cappella del Rosario. Nel cortile interno si affacciavano le finestre di famiglie secolari, con gli inconvenienti immaginabili. Perciò gli studenti, tutte le volte che dovevano recarsi in chiesa, in coro, a scuola o in refettorio, dovevano attraversare la pubblica piazza; così al ritorno. 1
Altrettante volte dovevano attraversare la basilica di S. Domenico, passando davanti alla Cappella del Santo, illuminata dal candore dell'Arca benedetta.
La Tomba di S. Domenico, incontrata da fra Giocondo più volte al giorno, divenne un punto di riferimento sempre più preciso per la sua ascensione spirituale, il luogo privilegiato per imparare dal dolce Patriarca a vivere da autentico suo figlio.
Novizio professo, fra Giocondo trovò nel convento di Bologna la comunità che doveva guidarlo alla pienezza della vita religiosa: il Maestro degli studenti padre Leca, il Priore padre Boggiani più quattro Padri e tre Cooperatori, altri undici studenti.
La vita cominciò più regolare che mai, intessuta di silenzio, preghiera intensa, studio in un clima austero, fervoroso e di gioia profonda anche in mezzo alle difficoltà da superare, nel cammino di configurazione sempre più piena a Gesù, con lo stile di Domenico.
Fra Giocondo aveva già frequentato un anno di filosofia nel Seminario di Parma e per questo fu ammesso subito al secondo anno. Il grande maestro da seguire, vero genio del cristianesimo, era Tommaso d'Aquino con la sua «Summa Theologiae». Tommaso offre una sintesi filosofica
completa, capace di rispondere a tutti i problemi dell'uomo e della società, degli uomini di tutti i tempi.
Il giovane studente che fin dagli anni del Seminario diocesano era stato appassionato di Tommaso d'Aquino, lo fu ancora di più nel convento di Bologna, ora che era diventato suo confratello nello stesso Ordine della Verità.
Non solo studiava Tommaso, ma lo imitava nella sua donazione senza limiti a Cristo, nell'intimità con Lui davanti al Tabernacolo che diventava, sempre di più, il luogo prediletto della sua esistenza, dove trovava luce e amore.
Testimonia di lui un confratello più giovane, il P. Ludovico Cibotti:
«Fra Giocondo si distingueva per una preparazione spiccata negli studi filosofici e teologici, per la franchezza e profondità nel rispondere alle obiezioni e per la chiarezza nell'esposizione della dottrina. In tutte le questioni disputate, l'umiltà, la carità, la prudenza si manifestavano in pieno. Non alzava mai la voce, non si accendeva nel sostenere la propria opinione. Aveva il gusto del soprannaturale che affiorava sempre nei suoi discorsi in ogni momento della giornata». 2
Era lo stile di Domenico e di Tommaso che traspariva nella sua vita.