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Paolo Risso Un apostolo del nostro secolo IntraText CT - Lettura del testo |
Attento agli altri
Gli anni vissuti a Bologna nello studio sono avvolti di silenzio ed è difficile alzare il velo di questo silenzio e scoprire episodi e sentimenti del giovane religioso in ascesa. Tuttavia è possibile vedere in lui lo studente partecipe della vita del suo Ordine e attento alla vita degli altri - i suoi cari di Popetto e di Torrile, gli amici e i superiori del Seminario
di Parma - e alla vita della Chiesa e della società del suo tempo.
Dalle istruzioni del padre Maestro e dall'esempio dei frati della sua comunità, veniva assimilando sempre di più lo spirito dell'Ordine dei Predicatori, fino a fare di lui il domenicano autentico, il consacrato a Dio sempre alla ricerca della perfezione evangelica.
Alcuni avvenimenti, tra il 1890 e il 1891, lo impegnarono fortemente nella preghiera per le necessità del suo Ordine. Il 18 dicembre 1890 moriva il Provinciale Padre Bonora che l'aveva accolto nella Famiglia dei Predicatori.
L'8 gennaio 1891 si spegneva a Roma il Maestro Generale Padre Larroca. Il nuovo Provinciale, Padre Saccardi, moriva improvvisamente il 18 giugno 1891. La Provincia di «Lombardia», dopo questi lutti, trovava finalmente il suo superiore nel padre Alberto Laguzzi. 3
L'Ordine aveva il suo nuovo Generale nel Padre Andrea Frühwirth. 4
Fra Giocondo guardava all'avvicendarsi dei superiori dell'Ordine come a segni della volontà di Dio che si manifestava e lo chiamava all'adesione del cuore sempre più totale, all'obbedienza più generosa a loro nei quali vedeva il Signore Gesù e ne ascoltava la voce.
Il fratello Bentivoglio era diventato sacerdote in quell'anno 1891. Le lettere ai familiari sono piuttosto frequenti
ti e fra Giocondo vi narra gli avvenimenti più belli della sua vita di studente: la visita del Padre Didon; 5 il passaggio e la predicazione dei Vescovi domenicani, mons. Lorenzo Pampirio, di Vercelli, e mons. Egidio Mauri, di Ferrara. Da Popetto i suoi cari lo tenevano informato della vita della famiglia e del borgo. Esultavano i genitori a leggere, nelle lettere, la gioia del loro figlio e ance lui godeva nel sentirsi partecipe, almeno nel cuore, alla vita del suo borgo natio. Agli amici e ai superiori del Seminario di Parma, fra Giocondo chiedeva e prometteva preghiere: sono scritti animati da un entusiasmo sempre più vivo per la strada intrapresa, dalla speranza di poter giungere presto alla meta.
Dal 14 al 16 dicembre 1891, giunsero a Bologna in visita canonica il Maestro Generale P. Frúhwirth con il Padre Cormier, rimanendo contenti dello stile di vita degli studenti, e lasciarono al convento l'invito forte e solenne alla fedeltà più autentica alle Costituzioni dell'Ordine. L'incontro con il Maestro Generale significava per fra Giocondo sentirsi ancora più unito all'Ordine e alla Chiesa, in cui egli sentiva di essere come nella sua casa, nel suo nido.
Quell'anno, il 1891, era stato segnato dalla grande enciclica Rerum novarum in cui Leone XIII impegnava la Chiesa a rispondere con la luce e la forza del Vangelo di Cristo alla questione sociale. Si vide che il pensiero di Tommaso, elaborato nel Duecento, si era dimostrato di luminosa attualità per presentare la dottrina sociale della Chiesa.
Fra Giocondo sapeva e respirava grandezza e gioia. Dunque, pensava, era possibile andare incontro all'umanità
del suo tempo e risolvere i suoi problemi, la sua angoscia, la sua disperazione.
Doveva prepararsi, studiare, farsi santo.