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Paolo Risso
Un apostolo del nostro secolo

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CAPITOLO SESTO

Presso la Vergine di Fontanellato

 

Tra i frati del suo Santuario

Dal 1512 i Padri Domenicani erano a Fontanellato.

Erano stati chiamati dalla contessa Veronica Correggi, vedova Sanvitale, signora del borgo, perché si prendessero cura spirituale dei sudditi sparsi per le campagne circostanti.

I frati erano stati sistemati presso l'antico oratorio di S. Giuseppe, a poca distanza dal borgo. Noncuranti dei frequenti passaggi di truppe armate, svolsero il loro ministero pastorale, diffondendo con particolare zelo la devozione alla Madonna del Rosario, madre di misericordia.

Nel 1615 fecero scolpire in legno un'immagine della Vergine con il Bambino Gesù benedicente e la esposero nel loro modesto oratorio alla venerazione dei fedeli. Il concorso dei devoti aumentò talmente da indurre i frati a costruire una vera chiesa. Nel 1641 gettarono le fondamenta del nuovo tempio: sarà il Santuario della Madonna del Rosario di Fontanellato, quello che vediamo ancora oggi.

Dopo l'incoronazione della statua della Madonna, il 18 agosto 1660, cominciarono i pellegrinaggi, provenienti in gran parte dalle campagne. Numerosi soprattutto tra il 15

agosto, festa del Santuario, e la prima domenica di ottobre, sacra alla Vergine del Rosario.


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I Padri Domenicani, terminata la chiesa, costruirono un nuovo convento per rendere più regolare la loro vita e per offrire meglio il loro ministero ai pellegrini.

La vita, intessuta di preghiera e di predicazione ai fratelli, andò avanti serena e o erosa fino al 1805, quando Napoleone soppresse gli Orni religiosi e costrinse così i frati ad abbandonare la loro casa e il Santuario.

E Dio però che scrive la storia e non gli uomini, e la conduce sempre a buon fine.

Sette anni prima dell'intervento dispotico di Napoleone, quindi nel 1798, suor Giacinta Borbone, figlia appena ventenne del Duca di Parma Ferdinando I, aveva fondato il monastero domenicano dei SS. Giacinto e Liborio nella cittadina di Colorno, splendida residenza ducale.

Anche quel monastero fu travolto dalla furia napoleonica, ma le claustrali rimasero fedeli ai loro voti vivendo insieme in ambienti di fortuna. Caduto Napoleone, le claustrali domenicane ripresero a vivere in piena libertà la loro vita di consacrate.

Impossibilitate però a rientrare nel loro monastero di Colorno, alla fine del 1816 ottennero di sistemarsi nel convento, presso il Santuario di Fontanellato, lasciato vuoto dai frati domenicani per la soppressione della comunità. Questo avvenne grazie ai decisivi interventi del loro confessore che era un padre domenicano della medesima Provincia.

Le monache, riconoscenti, richiamarono i loro confratelli a Fontanellato perché le assistessero spiritualmente e perché riaprissero le porte del Santuario. Non potendo però accoglierli nell'antico convento diventato monastero di clausura papale, fecero costruire dirimpetto alla facciata del Santuario un «ospizio» per i padri addetti al monastero e al Santuario. Ciò avvenne nel 1822. L'edificio era in grado di accogliere stabilmente il padre Vicario, il padre confessore, un fratello converso e, nel tempo forte dei pellegrinaggi, almeno una decina di confessori.

Appena giunti nella casa di Fontanellato, i Padri ripresero il loro apostolato mariano, con l'entusiasmo di sempre,


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tra la gioia della popolazione che convergeva presso la «loro» Madonna. Così Fontanellato tornò a essere il centro del culto a Maria e al suo Rosario, non soltanto per la diocesi di Parma, ma anche per gran parte dell'Emilia. 1 Verso la metà del marzo 1902, la comunità domenicana di Fontanellato era composta da Padre Giacinto Ronza, Vicario e Rettore del Santuario, Padre Giocondo Pio Lorgna, confessore delle monache, fra Antonino Belloni, converso.

Nei primi mesi di permanenza, P. Giocondo non si era assentato dal convento, fedele alla vita regolare di studio e di preghiera e al suo ufficio di confessore delle monache e dei fedeli che frequentavano il santuario, ma presto si sentì chiamato ad allargare il suo apostolato, con il servizio della predicazione, più lontano.

Intanto tra 1'11 aprile e il 3 maggio 1902, partecipò a un pellegrinaggio a Roma, Loreto, Assisi, organizzato dalla diocesi di Parma. Passò a Fiesole a salutare il fratello Davide, fra Pietro, ormai vicino all'ordinazione sacerdotale.

A Roma lo impressionò assai l'udienza concessa ai pellegrini dal venerando Pontefice Leone XIII nella Basilica di S. Pietro. 2 A Loreto, sulla via del ritorno, sostò a lungo in preghiera nella «Santa Casa», colpito dalla povertà dell'abitazione della Famiglia di Nazaret. 3

Tornò a Fontanellato sereno, più disponibile al servizio che l'obbedienza gli richiedeva.

Si prese cura dei registri dell'amministrazione economica dei religiosi, preoccupandosi, tra l'altro, di arricchire la biblioteca con acquisto di nuovi libri. 4

 


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Voleva aggiornarsi e desiderava anche che i confratelli fossero aggiornati sulla teologia e sulla vita della Chiesa e della società. Poi, una volta avviato il lavoro nell'ufficio cui era stato destinato, cominciò a uscire dal convento per recarsi a predicare, nonostante la gola spesso lo facesse soffrire, rivelandosi un religioso attento alla vita che lo circondava, aperto al prossimo, desideroso di moltiplicare talenti e iniziative per dare Gesù alle anime.

 




1 Cfr. GHIDIGLIA QUINTAVALLE, Fontanellato, Ed. del Comune, 1972; P. TOMMASO ALFIERI, La Madonna di Fontanellato. Notizie Storiche, Ferrara 1911.



2 Cfr. Introduzione alla Orazione funebre di Leone XIII (AL V 136).



3 Cfr. AL V 278.



4 Padre Lorgna fece entrare in convento la Dottrina Cristiana del Card. Alfonso Capecelatro, le Opere del Vescovo domenicano, illustre teologo e pastore, Mons. Del Corona, le Opere del Monsabré. Allo stesso modo provvide ad abbonare la casa a periodici, soprattutto locali, come l' Unità Cattolica, giornale religioso-politico-popolare di Parma, la Giovane Montagna, organo delle vallate parmensi e del pontremolese, il Predicatore cattolico, Fede e civiltà, Il Risveglio (periodico settimanale di Borgo S. Donnino).






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