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Paolo Risso Un apostolo del nostro secolo IntraText CT - Lettura del testo |
Il predicatore umile e ardente
E così, durante la Quaresima del 1903, predicò nella chiesa parrocchiale di S. Croce a Fontanellato sui «novissimi » e sulla Passione del Signore: ascoltatissimo. Nella Pentecoste dello stesso anno predicò per alcuni giorni a Noceto (Parma), facendo brillare la luce del cattolicesimo davanti ai protestanti che facevano un gran male alla popolazione.
La riuscita della sua predicazione fu ottima e i protestanti batterono in ritirata. Numerosi di loro si convertirono.
Il 30 luglio 1903 tenne l'orazione funebre per la morte del Papa Leone XIII, nella chiesa parrocchiale di Fonta nellato: impressionò tutti la conoscenza che il giovane Padre aveva del magistero monumentale del grande Pontefice, con le sue numerosissime encicliche, la diversità dei temi trattati, gli interventi innumerevoli in ogni campo. 5
L'anno dopo andò a predicare in diverse località.6 In un paese (Dosimo), un contadino che lo aveva accompagnato nei suoi spostamenti sul calesse, disse:
«Non ho mai visto un prete come questo».
Molti uomini, lontani dalla Chiesa da anni, tornarono alla fede per la sua predicazione.
Com'era Padre Giocondo, quando predicava?
Personalmente era il domenicano dotto e ricco della dottrina di Maestro Tommaso, ma era animato dalla carità, dallo zelo di essere utile alla salvezza dei fratelli, come S. Domenico, come i santi domenicani che Lacordaire giudicava «anime appassionate».7
Per questo il suo linguaggio era semplice, breve, popolare. Si rivolgeva all'intelligenza per illuminare vite che giacevano nell'errore o nell'ignoranza della Verità, ma ancora di più parlava al cuore degli ascoltatori per condurli alla vita cristiana autentica, armandoli contro i pericoli correnti, richiamandoli al senso di Dio, all'amore per Lui come fondamento di ogni fedeltà ai comandamenti e ai sacrifici richiesti dalla sequela di Cristo.
Era, Padre Giocondo, il buon pastore che conosceva «le pecorelle» in ascolto: la gente della pianura emiliana o lombarda, uomini e donne legati alla terra, che hanno un solo giorno di festa e lo devono santificare, insidiati dagli
avversari della Chiesa, protestanti che fanno propaganda o socialisti che, con il pretesto di una sedicente giustizia sociale, seminano ateismo e immoralità. 8
La vita ritirata, piena di studio e di preghiera, occupata dal contatto con le anime privilegiate delle monache, non gli aveva impedito di conoscere a fondo la «questione operaia », nelle ingiustizie subite dai lavoratori, nelle loro ansie di liberazione e di giustizia, nel rischio di essere strumentalizzata dai nemici di Dio per una oppressione peggiore della prima. Con il suo cuore di sacerdote, posseduto dall'amore, sapeva di poter dare un contributo stupendo, unico, con la luce del Cristo che fa nuove tutte le cose, alla soluzione dei problemi che agitavano la «sua» gente. Anch'egli era figlio di quel popolo umile e spesso oppresso e sapeva che cosa significasse soffrire.
Ma era soprattutto sacerdote. Durante le sue predicazioni, si interessò alle vocazioni di speciale consacrazione. Bastava avvicinarlo per sentire il «contagio» della sua vita religiosa e provare il desiderio di seguirlo sulla stessa via. Capitò così che il parroco di Obolo, don Segalini, si presentò a Fontanellato, chiedendo di entrare nell'Ordine domenicano. Lo stesso fece il chierico Vincenzo Bianchi del Seminario di Parma: Padre Giocondo lo presentò al Padre Provinciale. 9
Poco più che trentenne, al suo passaggio, si ripeteva attorno a lui la stessa avventura di S. Domenico: molti lo seguivano sulla via dell'offerta totale della vita a Dio.
Tenne il discorso celebrativo per l'inaugurazione della nuova facciata della parrocchia di Torrile, luogo della sua giovinezza. Parlò a Sissa (Parma) per la festa patronale del Santuario della Madonna della Spina.
Nell'avvicinarsi della festa dei Santi, predicò alle terziarie domenicane di Fontanellato. In ottobre aveva predicato «il mese del Rosario» a Fontanellato.
Poi si recò a Dosimo presso Cremona a predicare le missioni popolari.
La stessa cosa fece a Bianconese, nella zona di Parma.