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Quinto Settimio Florente Tertulliano
De poenitentia

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  • CAPUT VI.  Chi sono quelli tenuti a far Penitenza: anche i catecumeni devono seguire questo principio.
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CAPUT VI. 

Chi sono quelli tenuti a far Penitenza: anche i catecumeni devono seguire questo principio.

Tutto quello che la nostra povera parola s'è sforzata di suggerire e di fermare sulla necessità di fare penitenza una volta, e di mantenere poi questo elemento di fede, in un modo sicuro ed inviolabile per sempre, si rivolge a quanti si sono dedicati e seguono le orme del Signore; in quanto tutti guardano alla propria salvezza nel rendersi meritevoli di Lui; ma sopratutto riguarda i catecumeni, i quali specialmente cominciano ora a fecondare i loro orecchi colla parola di Dio e che si potrebbero rassomigliare a tanti cucciolini: sono ancora ai primi giorni di vita e i loro occhi ancora non riescono a percepire la vera luce, fanno passi dubbiosi ed incerti, essi dicono bensì di rinunziare al passato e che s'iniziano per la strada della penitenza; ma trascurano di riportare la cosa ad una decisione: il fatto stesso che essi intendono di por fine al desiderio, richiama essi a desiderare qualcosa delle cose di un tempo: la stessa cosa avviene nei frutti che, quando anche cominciano ad inacidirsi, in parte a marcire per essere arrivati a soverchia maturazione, tuttavia in qualche piccola parte [183] mantengono qualcosa della loro bellezza e della loro bontà. È la soverchia fiducia nella potenza del battesimo che spiega questo difetto di lentezza, di tergiversazione nei riguardi della penitenza, dal momento che essi si reputano sicuri della remissione delle loro colpe; costoro vengono in certo modo a sottrarre al perdono di Dio quel periodo di tempo che essi frappongono, prima di scendere a penitenza, e si procurano in tal modo quasi una presunta libertà di peccare, piuttosto che stabilire a sé un principio di tenersi sempre lontani dalla colpa. Ed è davvero cosa sciocca non seguire la dottrina della penitenza e tenere così in sospeso il vero perdono delle nostre colpe. Agire così è lo stesso che non intendere di pagare il prezzo di una data mercé e allungare nello stesso tempo la mano per prenderla, perché è proprio a prezzo della penitenza che il Signore ha posto il principio del perdono e l'impunità appunto si può raggiungere, ma solo a patto che noi ci pentiamo. Quelli che vendono, osservano prima il denaro per il quale hanno contrattato e stabilito, ché, in qualche modo, non sia alterato, né guasto, né falso; ebbene, nello stesso modo reputiamo che Iddio guardi, anzi tutto, alla sincerità della penitenza nostra e che in seguito a tale esame egli ci vorrà concedere l'immenso premio che consiste appunto nella vita eterna. Ma indugiamo, si supponga, a seguire il principio della penitenza sincera e vera: sarà forse chiaro ed evidente io mi chiedo, che quando [184] riceviamo l'assoluzione delle nostre colpe, noi ci siamo davvero pentiti ed emendati di quelle? (1). No affatto; ma invece, dimostreremo il nostro intimo pentimento, quando la pena sta presente al nostro sguardo e il perdono è ancora sospeso; quando ancora non ci troviamo nel caso d'esser degni della liberazione dalla colpa, così che possiamo meritare poi il perdono; quando insomma Iddio può far sentire ancora il peso della sua minaccia, non solamente abbagliarci colla luce del perdono. Quale servo mai, una volta che sia giunto alla condizione d'uomo libero, si rimprovera i suoi furti e le sue fughe? qual'è il soldato che, ottenuto il congedo, penserà più alle ferite ricevute e vorrà preoccuparsi di esse? Chi pecca deve piangere sé stesso, prima che giunga il momento del perdono, ed infatti abbiamo che il periodo della penitenza ammette che vi possa essere ancora eventualità di pericolo e di timore. Ma io, del resto, non nego che il divino beneficio del perdono, della remissione quindi di ogni colpa, sussista integralmente anche per quelli che riescono a giungere solo sul punto di ricevere il sacramento del [185] battesimo (2), ma perché si possa arrivare fino a questo punto, bisogna non risparmiare fatiche e sofferenze. Chi sarà colui che vorrà aspergere di uno spruzzo d'acqua, anche se non consacrata, te, uomo che non dai garanzia alcuna sulla sincerità della Penitenza tua? Carpirlo il battesimo, furtivamente ed ingannevolmente, ed indurre in errore chi a tal sacramento è preposto, con tue affermazioni false, può essere anche facile; ma Dio tiene bene gli occhi aperti su quello che è il suo tesoro, né lascia che ci possano insidiosamente giungere gli indegni. Che dice infine il Signore? (3) niente vi è di occulto che non risplenderà in piena luce; per quante tenebre tu possa addensare sulle tue azioni, Iddio è luce. Alcuni poi sono di questo pensiero che Iddio sia costretto da necessità a dare anche agli indegni quel che ha promesso e trasformano quella che è sua liberalità e generosità, in costrizione: se dunque egli, spinto da necessità concedesse a noi il simbolo della morte (4), ciò verrebbe a significare che Iddio opera contro la sua volontà: ma [186] chi è che permetterebbe che permanesse in sé stesso quello che uno è costretto a dare suo malgrado? e infatti non si vede forse, si potrebbe dire, che questo dono divino, per molti si viene a perdere? non sono molti che decadono da questo stato di purificazione? ma ciò riguarda coloro che vi si sono avvicinati di soppiatto, insidiosamente e che essendosi fatto scudo prima del principio della Penitenza, hanno preteso di costruire sulla rena una casa, che non poteva non essere destinata alla rovina. Che nessuno dunque abbia una certa presunzione o stia nell'errore perché ancora è annoverato nello stuolo dei novizi, come se, per questo, fosse loro lecito il vivere in colpa: abbi del Signore, appena l'avrai conosciuto, timore e venerazione; quando Egli ti si sarà mostrato nel suo fulgore, prestagli la tua adorazione, il tuo rispetto profondo. Ed invero che t'importerebbe allora di conoscere Iddio, se tu dovessi insistere negli stessi errori e nelle stesse colpe delle quali eri macchiato allorché ancora non avevi la nozione di Dio? o che forse c'è un Cristo per chi ha avuto già battesimo, e un altro per i Catecumeni? è diversa la speranza loro, forse? differente la ricompensa che attendono, o il timore del giudizio? non è uguale l'obbligo che incombe loro di far penitenza? Il lavacro battesimale è il sigillo della fede, ma questa fede prende il suo punto di partenza e si basa e si raccomanda alla sincerità della penitenza: non è questa la ragione per la quale noi facciamo la santa [187] abluzione battesimale, l'uscire cioè da una condizione e da uno stato di colpa; noi abbiamo già posto fine a un tale stato, da quando ci siamo sentiti moralmente purificati: il battesimo primo del catecumeno è un senso di religioso ossequio e di timorosa venerazione: da quel momento finché avrai m te stesso sentito il Signore, la tua fede sarà salda e pura, e il tuo proprio spirito nella sua integrità e rettitudine, avrà una volta per tutte abbracciata la penitenza. Del resto, qualora noi ci allontanassimo dal peccato, solo dopo avere avuto il sacramento battesimale, noi ci rivestiremmo di un abito di incolpabilità sotto la forza della necessità, non per nostro libero volere; chi però, si può dire che possegga l'attributo della bontà in maggior grado? colui al quale non è permesso esser cattivo o chi invece sente il dispiacere d'esser tale? chi sta lontano dal peccato, perché così gli è ingiunto o chi prova gioia e soddisfazione di star lungi da quanto può rappresentar colpa? È lo stesso che non tener lontane le mani dal commetter furto, almeno che la solidità delle sbarre non ce l'impedisca; è lo stesso che non tener lontani gli occhi dalle concupiscenze più volgari del piacere, almeno che non ne siamo impediti da chi difende e protegge i corpi desiderati; qualora si riconosca che ognuno possa continuare a commettere atti colpevoli, per quanto si sia dedicato a Dio, se proprio non è legato e costretto ad astenersene per la forza del sacramento battesimale. [188] Se poi ci fosse qualcuno che potesse pensarla così, non so se una volta che abbia ricevuto il battesimo, sia maggiore il suo rammarico per essere stato allontanato dal peccato o la gioia perché ne sia stato liberato. I catecumeni possono desiderare il battesimo, non bisogna però che lo pretendano: chi lo desidera, lo tiene nel debito onore; chi lo pretende, cade in colpa di superbia; nell'uno appare un senso di rispetto e di verecondia; nell'altro si rende manifesta una certa pretensione superba; l'uno dimostra attività e buon volere; l'altro, negligenza ed abbandono; il primo desidera di rendersene meritevole; l'altro l'attende e se lo ripromette, come qualcosa che gli sia dovuta; l'uno lo accoglie, l'altro, se. ne impadronisce quasi colla violenza. Chi è che tu stimi più meritevole del battesimo, se non chi presenta una linea di maggior correttezza e purezza? e chi riveste tale abito, se non il più timorato e che ha seguito un principio di penitenza vera e profonda? Questi ebbe infatti timore d'incappare nella colpa, e perdere così il merito di ricevere il battesimo; ma colui invece il quale lo presume come un diritto e se ne vive sicuro e in stolta superbia, non può provare questo senso di religioso timor di Dio e quindi non adempie al santo obbligo della penitenza, perché non ha il senso di quel timore che è appunto lo strumento della penitenza stessa. La presunzione è in certo modo figlia della sfrontatezza: essa solleva vanamente ed inorgoglisce chi ha la [189] sfacciataggine di chiedere e non fa alcun conto di chi ; ma talvolta può darsi che cada in inganni e in delusioni: essa fa sì che uno pretenda alcunché, prima che ciò sia a lui veramente dovuto; e da questo fatto colui che deve accordare qualcosa, è naturale che concepisca una specie di giusto risentimento.




1.  (1) Intendi: si deve non attendere il battesimo quasi lavacro di ogni nostra colpa, ma seguir prima penitenza di quanto possiamo aver prima commesso, perché il fatto di ricevere la santa abluzione battesimale, non indica che noi ci siamo emendati, ma che speriamo da quella la remissione di ogni nostro peccato, nella infinita misericordia di Dio.



2.  (1) Intendi: può esservi chi venga a mancare prima di ricevere il battesimo: ebbene costui avrà ugualmente possibilità di remissione e di perdono da parte di Dio, ma è pur necessario che chi si venga a trovare in tale condizione, si sia reso anteriormente degno di questo immenso dono, di tanta misericordia divina.



3.  (2) S. Luca, VIII, 17: Conciossiacché nulla sia nascosto che non abbia a farsi manifesto, né segreto che non abbia a sapersi e a venire in palese.



4.  (3) Chiamò simbolo della morte il battesimo, perché S. Paolo dice, che nel battezzarsi si muore e siamo sepolti con Cristo e con lui risuscitiamo a nuova vita.






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