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Quinto Settimio Florente Tertulliano
Apologetico

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  • CAPO 49 -- Deridete pure le nostre credenze: non potete però negare ch'esse sono utili. In ogni caso non giustificano la vostra persecuzione.
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CAPO 49 -- Deridete pure le nostre credenze: non potete però negare ch'esse sono utili. In ogni caso non giustificano la vostra persecuzione.

[1] Questi sono quelli che in noi soli pregiudizi si chiamano, nei filosofi e nei poeti, invece, somme verità scientifiche e frutti d'ingegni insigni. Quelli sapienti, noi stolti; quelli degni di essere onorati, noi di essere irrisi, anzi, più ancora, di essere puniti

[2] Ora sia pur falso quello che noi difendiamo, e giustamente un pregiudizio: però necessario; sciocchezza: però utile, se è vero che a diventare migliori sono costretti coloro che vi credono, per il timore dell'eterno castigo e la speranza dell'eterna felicità. Perciò non giova dichiarare falsità e ritenere sciocchezza quello che è utile presumere come vero. A nessun titolo è lecito condannare in modo assoluto quello che giova

[3] Perciò siete voi che avete un pregiudizio: proprio questo, che cose condanna, le quali sono utili. Almeno, se pur false e sciocche, a nessuno, tuttavia, sono di danno. E invero sono esse simili a molte altre cose vane e favolose, a cui nessun castigo irrogate, senza accusa e punizione lasciandole, come inoffensive

[4] Ma pure in codesto campo, se mai, si deve giudicare la cosa meritevole di derisione, non di spada e di fuoco e di croci e di belve. Per questa crudeltà iniqua non solo codesto volgo cieco esulta e insulta, ma anche alcuni di voi, che con l'ingiustizia di acquistare cercano il favore del volgo, si gloriano, quasi che quello che potete su di noi, non dipenda tutto dalla volontà nostra. 

[5] Certo, qualora io lo voglia, sono Cristiano. Allora dunque tu mi condannerai, qualora io lo voglia. Ora quando quello che su di me puoi, qualora, io nol voglia nol puoi, si appartiene senz'altro alla mia volontà quello che tu puoi, non alla tua potestà

[6] Allo stesso modo anche il volgo vanamente della nostra persecuzione gode. Allo stesso modo, infatti, nostro è il godimento che egli a rivendica, di noi, che essere condannati preferiamo, piuttosto che incorrere nella privazione di Dio. Al contrario coloro che ci odiano, non rallegrarsi dovrebbero, ma dolersi, avendo noi conseguito quello che abbiamo scelto.




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