Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Antonio Balsemin Vèneto mio IntraText CT - Lettura del testo |
Confidenze, impegni e programmi dell’autore
Correva l’autunno del 1997 e, in un sogno vissuto attorno alle ore 3,00 della notte del 17. 7. 97, m’apparve mia madre che, con amorevole dolcezza, disse: “Scrivi come ca te go insegnà mi!” (scrivi come io ti ho insegnato!). Quella breve frase ha sconvolto la mia vita! Mi chiedevo: “Come posso scrivere in dialetto se non lo parlo più, da oltre quarant’anni? Dove posso apprendere le nozioni basilari per un corretto comporre dialettale? Quante e quali parole dialettali ho ancora in mente?” Con questi dilemmi mi recai a Vicenza per visitare le varie librerie ed acquistare tutto quanto mi veniva proposto, inerente al ‘veneto vicentino’. Mi accompagnava un amico d’infanzia, che, alla fine delle ricerche, mi fece dono del VOCABOLARIO DEL DIALETTO VICENTINO, G. RUMOR EDITRICE, 1985. Iniziai a sfogliarlo e, alla pagina 9, lessi: Il dialetto vicentino è lingua parlata, con modestissima tradizione letteraria. Mancano quindi precise regole di ortografia. Questa, d’altronde, dovrebbe riprodurre il più possibile la pronuncia. Ricordo che sbottai: “Ah, zela cussì! Desso ghe penso mi!” (Ah, è così! Adesso ci penso io!). Lasciandomi guidare dalle rimembranze dell’infanzia, mi sono impegnato, via via e sempre più, nello sviluppare e perfezionare le idee, chiedendo, studiando, confrontando, annotando, razionalizzando, componendo e, di tanto in tanto, concretizzando, a mie spese, dei tentativi di stampa. Nel 1998 uscì il 1° volume “Ve conto...” (13 racconti); nel 1999 il 2° “Ve vojo contar...” (20 racconti); nel 2000 il 3° “Sta sera ve conto...” (25 racconti) e, nell’anno 2003, il 4° volume “Desso ve conto...” (30 racconti). Questi quattro libri, riveduti ed ampliati per un’eventuale ristampa, sono presenti anche su: www.intratext.com/Catalogo/Autori/AUT897.HTM
Nel mio breve ma intenso itinerario di scrittore dialettale, ho potuto constatare il genuino attaccamento dei veneti alla propria terra ed ho visto come sono molti quelli che, oltre al parlare in dialetto, si applicano a salvarlo, per iscritto. Purtroppo, però, a causa delle scarse conoscenze grammaticali, per lo scrittore che tenta di trasferire la parlata nella scrittura, possono insorgere varie incertezze. Per superare queste difficoltà, sono convinto che, con urgenza, sarebbe ottimo progetto promuovere indispensabili
studi approfonditi. Se nel passato, per vari motivi storici, è stato scartato lo studio della grammatica veneta, oggi, al contrario, (grazie alla sensibilità dei tempi in atto), ritengo che rivalutare tale tematica sia un’ottima iniziativa. Sono più che convinto che solamente la grammatica è l’unica guida per una corretta scrittura e che ogni ‘lingua’ identifica un popolo, la sua anima, la sua bandiera. In quest’ottica di sano amore alle origini (e, questo, è valido ed è caro a tutta la gente del mondo), mi sono riproposto di comporre una grammatica veneta-vicentina ed eccomi a presentare il Vèneto mio.
Nell’avvicinarmi al termine, mi sovviene il riepilogo di uno dei miei primissimi scritti del 1997 e, poiché ancor oggi lo sento palpitante, lo ripropongo: ‘Eco, me piasarìa far da fanalin de coa! Ris-cio!’ (Ecco, mi piacerebbe fungere da fanalino di coda! Rischio!’).
Uno sincero grassie per avermi letto e, a tutti, tante robe bele e bone!