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Antonio Balsemin Vèneto mio IntraText CT - Lettura del testo |
Gli AGGETTIVI NUMERALI CARDINALI e ORDINALI e dei QUIPROQUÒ (scheda n° 15)
DEFINIZIONE DELL’AGGETTIVO CARDINALE & ORDINALE
a) - Gli aggettivi cardinali indicano quantità numeriche ben determinate; essi costituiscono la base (cardine) per formare tutti gli altri numerali. Ad eccezione di on, un ( 1 ), che fa al femminile na = it. una, gli aggettivi cardinali sono invariabili con valore al plurale. Es.: Un / on omo. – Na dòna. // Do porte. – Do, du portuni. // Tre naranse. – Tre, tri piri. ecc. I cardinali si scrivono in cifre arabe (cosidette perché furono gli arabi, nel Medievo, a diffonderle in Europa). Essi possono essere riportati in cifre arabe: 1, 2, 3, 4 ecc., oppure in lettere: uno, due, tre, quattro ecc.
b) - Gli aggettivi ordinali indicano l’ordine nel quale è disposta una persona, un animale, una cosa. Essi sono variabili in genere e numero e possono essere riportati in cifre romane (come usavano gli antichi romani): I, II, III, IV ecc., oppure in lettere: primo, secondo, terzo, quarto ecc, oppure in cifre arabe con, (nella parte alta di destra del numero), un cerchietto ‘ ° ’(per i maschili) oppure una ‘ a ’ (per i femminili): 1°, 2°, 3°, 4°, oppure, 1a. 2 a, 3 a, 4 a ecc. Essi sono variabili in genere e numero. Es.: primo, prima, primi, prime. ecc.
È sconsigliato riportare I°, II°, III°, IV° (con il cerchietto o, oppure, con la piccola a).
NUMERI CARDINALI NUMERI ORDINALI
0 zero ------------------
1 on, un I primo/a/i/e
2 do, du II secondo...
3 tri, tre III terso...
4 quatro IV quarto...
5 sinque V quinto...
6 sie, siè, sié VI sesto...
7 sete VII sètimo
8 oto VIII otavo...
9 nove IX nóno...
10 diese X dècimo...
11 óndese, ùndese XI on/undicèsimo... (on = un)
12 dódese XII dodicèsimo...
13 trèdese XIII tredicèsimo...
14 quatòrdese XIV quatordicèsimo...
15 quìndese XV quindicèsimo...
16 sèdese XVI sedicèsimo...
17 diciassete, dissete XVII diciassetèsimo...
18 disdòto XVIII disdotèsimo...
19 disnove XIX disnovèsimo...
20 vi/venti XX vi/ventèsimo... (vi... = ve...)
21 vintion, vintiun XXI vintio/ventiunèsimo...
22 vi/ventidó, vi/ventidù XXII vi/ventido/uèsimo... (do = du)
23 vi/ventitrè XXIII vi/ventitri/eèsimo... (tri = tre)
24 vi/ventiquatro XXIV vi/ventiquatrèsimo...
25 vi/ventisinque XXV vi/ventisinqueèsimo...
26 vi/ventisìe, vi/ventisiè, vi/ventisié XXVI vi/ventisieèsimo ...
27 vi/ventisete XXVII vi/ventisetèsimo...
28 vi/ventioto XXVIII vi/ventiotèsimo...
29 vi/ventinove XXIX vi/ventinovèsimo...
30 trenta XXX trentèsimo..
31 trentaon, trentaun XXXI trentao/unèsimo...
32 trantadó, trentadù XXXII trentado/duèsimo...
33 trentatrì, trentatrè XXIII trentatri/eèsimo...
a seguire a seguire
40 quaranta XL quarantèsimo...
50 sinquanta L sinquantèsimo...
60 sessanta LX sessantèsimo...
70 setanta LXX setantèsimo...
80 otanta LXXX otantèsimo...
90 novanta XC novantèsimo...
100 sento C sentèsimo...
101 sentoon, sentoun CI sentoonèsimo, sentounèsimo...
102 sentodó, sentodù CII sentodoèsimo, sentoduèsimo...
103 sentotrì, sentotrè CIII sentotrièsimo, sentotreèsimo...
a seguire a seguire
200 dosento CC dosentèsimo...
300 tresento CCC tresentèsimo...
400 quatrosento CCCC / CD quatrosentèsimo...
500 sinquesento D sinquesentèsimo...
600 siesento DC siesentèsimo...
700 setesento DCC setesentèsimo...
800 otosento DCCC otosentèsimo...
900 novesento DCCCC / CM novesentèsimo...
1.000 mile M / C- milèsimo...
2.000 do/dumila MM do/dumilèsimo...
3.000 tri/tremila MMM tri/tremilèsimo...
10.000 diesemila diesemilèsimo...
20.000 vi/ventimila vi/ventimilèsimo...
30.000 trentamila trentamilèsimo...
1.000.000 on, un milion / on, un milionèsimo...
2.000.000 do, du miliuni do/dumilionèsimo...
3.000.000 tri, tre miliuni tri/tremilionèsimo...
CALCOLI QUASI CABALITICI
I romani non conoscevano i numeri arabi e comunicavano le cifre numeriche modificando le lettere dell’alfabeto. Le lettere in questione sono: la V = 5 / la X = 10 / la L = 50 / la C = 100 / la D = 500 / la M = 1.000.
Particolarità:
a) - La ‘lettera’ dell’alfabeto latino, da ‘lettera’ diventa ‘numero ordinale’ romano. Es.: X = 10 // = 10.000. Scrivi 10, leggi dieci, (numero ‘cardinale arabo’) // Scrivi , leggi diecilillesumo (numero ‘ordinale romano’).
b) - Una lineetta, posta sopra la ‘lettera’ dell’alfabeto latino, la moltiplica, automaticamente, x 1.000. Se scrivi essendo numero ‘numero ordinale’ romano, leggi diecimillesimo; se scrivi 10.000, essendo numero ‘cardinale arabo’, leggi diecimila.
c) – Tre lineette, poste a sinistra, sopra, destra della lettera dell’alfabeto latino, la moltiplicano, automaticamente, x 100.000. Se scrivi , essendo numero ‘ordinale romano’, leggi diecimillesimo; se scrivi 10.000, essendo numero ‘cardinale arabo’, leggi diecimila.
CONCLUSIONE DOTTA ED INCRUENTA
La lineetta (sopra la ‘lettera’), trasforma, automaticamente, la ‘lettera’ in ‘numero’ e lo moltiplica, automaticamente, x 1.000.
Le tre lineette (sinistra, sopra, destra), trasformano, automaticamente, la ‘lettera’ in ‘numero’ e lo moltiplicano, automaticamente, x 100.000.
Pacifica e pratica conclusione: e fu così che vissero tutti felici e contenti!..
I numeri cardinali, dall’uno ( 1 ) al milione ( 1.000.000 ), meno l’uno ( 1 ), sono aggettivi. Invece, sono sostantivi on mijaro/mejaro = it. migliaio; on, un milion = it. milione; on, un miliardo = it. miliardo. Questi numeri reggono un complemento di specificazione, per il qual motivo sono seguiti dalla prep. sem. (dial.) de = (it.) di. Es.: On, un mijaro/mejaro de mussolini. = Un migliaio di moscerini. // On, un milion de basi. = Un milione di baci. // On, un miliardo de giosse. = Un miliardo di gocce. ecc.
BENE A SAPERSI
Tutti i numeri composti, cardinali e ordinali, vanno scritti in un’unica parola: (cardinali) disnove piégore, vi/ventioto piégore, trentasete piégore, quarantasié/è piégore, sinquantasinque piégore, mìlesiesèntosessàntaquàtro piégore (1.664a ) ecc...; (ordinali) XIX disnovèsima piégora, XXVIII vi/ventiotèsima piégora, XXXVII trentasetèsima piégora, XLVI quarantasieèsima piégora, LV sinquantasinqueèsima piégora, MDCLXIV mìlesieséntosessàntaquatrèsima piégora ecc.
POSSIBILI ABBAGLI
1) - Attenzione a non confondere chel con che el o che ’l. Es.: Anca mi a go visto chel (agg. dim.) film. = Anch’io ho visto quel film. // Mi a go visto che el (che ’l) (che, cong. + el, art. det.) toso pianzéa. = Ho visto che il ragazzo piangeva. È errato scrivere che’l. (vedi paradigma)
2) – Attenzione a distinguere un/on (art. ind. m.) da un/on (agg.
ind.). Es.: A go cronpà on/un mandarin. = Ho comperato un mandarino. / Es.: On/un zorno a l’altro vegno casa tua. = Un giorno o l’altro vengo a casa tua.
3) – Attenzione a non confondere na (art. ind. f.) con na (agg. indefinito). Es.: A go cronpà na casa. = Ho comperato una casa. / Es.: Na volta gerimo amici! = Un tempo (una volta) eravamo amici!
DISTINZIONI UNITARIE - (Maritan definì le differenze: ‘distinzioni unitarie!’- vedi scheda n° 2).
Alcune forme di scrittura veneta, appaiono contradditorie e, quindi, sbagliate. In realtà, esse, dal punto di vista grammaticale ed ortografico, sono esatte, ciascuna per conto proprio. Riporto le più eclatanti:
1) Es.: (it.) Io sono (v. del verbo èssere). - (it.) Io sono vicentino. = (dial. vic.) Mi a só visentin. / Mi só visentin. / Mi son visentin. / Mi so’ visentin. È errato scrivere: Mi sò (perché sò – acc. grave. - è voce del verbo savere) visentin. / È errato scrivere: Mi so (perché il so, non accentato, è o agg. poss. o pron.) visentin. È ridicolo scrivere: Mi sono vicentino.
2) Es.: (it.) Con [prep. (dal lat. cum)]. (congiunzione o cong. di compagnia) L’ànema co el (col) corpo. = L’anima con il corpo. / Il cacciatore con il cane. = El cassador co el (col, co ’l) can. \-/ (di tempo) Levarsi con l’alba. = Levarse co (co’) l’alba. \-/ (di causa) Si uniscono con la calce. = I se taca co la calse (da evitare cola). \-/ (di strumento o di mezzo) Legge con gli occhiali. = El lese co i (coi) ociai, (uciai). \-/ (di maniera) Mi rispose con rabbia. = El me ga risposto co (co’) rabia. \-/ (di comparazione) Non si può paragonare la mia vita con la tua. = No se pol paragonar la me vita co la tua. In tutti i precedenti esempi, può essere ammesso scrivere con (per assuefazione all’italiano). In tutti i precedenti esempi, è errato scrivere có (accentato), perché, il có (accentato) diventa avverbio di tempo: Quando arrivi, telefonami. = Có te rivi, telèfoname.
INVITO ALL’IMPEGNO PERSONALE PER CHI SCRIVE IN DIALETTO
Io, come veneto-vicentino della Valle del Chiampo, ho il dovere e
il pieno diritto di difendere e salvare le particolarità del ‘mio dialetto locale’, demandando l’identico compito agli altri scrittori dei territori limitrofi. Quindi, per me, è impegno lodevole scrivere on pomo, on pugno, on oselo. Nello stesso territorio vicentino e fuori d’esso, si scriverà un pomo, un pugno, un oselo ecc. Tutto in regola! Io scriverò, sempre, amico, morecia, majo ecc. In altre località si scriverà amigo, moregia, magio ecc. Tutto perfetto! Io scriverò, sempre, ciàcole, góndola, polenta ecc. In altre zone si scriverà ciàcoe, gòndoa, poenta. (senza la consonante l ). Sono convitno, inoltre, che lo scrittore veneto dev’essere alla pari dello scrittore italiano e deve godere o subire i medesimi oneri ed onori.
Nel ritenere che sia superfluo riportare altre particolarità, tengo a sottolineare che le suddette ‘paesane varianti’, devono essere viste e vissute come il ‘bel folclore’ del ‘multiforme dialetto veneto e veneto-vicentino’ e non come la ‘inabilità’ dei medesimi.
ULTIMO CHIROGRAFO
Se vogliamo salvaguardare il nostro ‘dialetto veneto’, dobbiamo iniziare conoscendolo, studiandolo, apprezzandolo, riportandolo sulla carta con dignità di ‘lingua veneta’. La padronanza della grammatica e dell’ortografia, promuove un ‘dialetto’ a ‘lingua’!
Un detto latino: Principia omnium rerum exigua. (Cfr. Seneca, De benef., 3, 29, 4). I prinsipi de tute le robe i xe picinini. = I principi di tutte le cose sono piccoli.
Un secondo: Omnium rerum principia parva sunt. (Cicerone, De fin., 5, 58). = De tute le robe i prinsipi i xe picinini. Di tutte le cose i principi sono piccoli.
Dante conferma: ‘Poca favilla gran fiamma seconda’. (Par., 1, 34).
Zonta = aggiunta. Metendo on quarelo sóra on altro, pian pianelo se tira sù na casa. Roba conpagna xe par le nossion gramaticali, pian pianelo le s’inpara. = Mettendo un mattone sull’altro, pian piano si costruisce una casa. Stesso fatto è per le nozioni grammaticali, piano piano s’apprendono.
IPOTETICA (VIRTUALE) CONCLUSIONE
A sto punto e se al dì de oncó Seneca el podesse dir la sua, el disarìa = A questo punto e se oggigioro Seneca potesse dire la sua, direbbe: Otium sine litteris mors est, et hominis vivi sepultura. (Seneca, Epist., 82, 3). = El spassàrsela sensa studi, la xe morte pa’ i òmeni e tonba pa’ i vivi. = Spassarsela senza studi è morte per gli uomini e tomba per i vivi.
Se Ciceron el scanpasse ancor, el disarìa. = Se Cicerone vivesse ancora, direbbe: Historia est testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis. (Cfr. Cicerone, De orat., 2, 36). = La storia la xe testimone de i tenpi, luse de verità, vita del mensonare, maestra de vita, messagera de le robe vece. = La storia è testimone dei tempi, luce del vero, vitalità della rimembranza, maestra di vita, messaggera del passato.
Orassio, penso, el disarìa = Orazio, penso, direbbe: Nunc est bibendum. (Orazio, Carm., 1, 18, 1-5). = Desso xe ora de bévarghe sóra. = Adesso è l’ora di brindare.