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UN CURIOSO
STRATAGEMMA
Le
stelle scomparivano alla luce del sole che stava per sorgere. Il vento aveva
disperso i vapori che si erano addensati prima del tramonto, sicché il giorno
si presentava splendido, quantunque la larga ondata dell'Atlantico turbasse non
poco la superficie del mare.
La corvetta
procedeva tranquillamente con tutte le vele sciolte. Era sola, poiché la giunca
che la seguiva durante la notte era scomparsa nei profondi abissi dell'Oceano
insieme al suo carico di polveri.
Sulla tolda, trenta
marinai stavano appoggiati alle murate, fingendo di osservare gli uccelli che
salutavano l'imminente comparsa dell'astro diurno.
Sul ponte di
comando il baronetto passeggiava nervosamente, insieme col suo luogotenente, il
signor Howard.
Al largo, sopravento,
due navi l'alto bordo, due treponti con numerosi sabordi guerniti di grosse
artiglierie, cercavano, con frequenti bordate, di raggiungere la corvetta.
Sulle loro maestre fiammeggiava la bandiera rossa, segnale di imminente
combattimento; sull'artimone, la bandiera inglese col suo quarto screziato.
Il vento di
levante le spingeva rapidamente, facendo buona presa sulle loro moli colossali
e sul numero immenso di vele, alle quali erano stati perfino aggiunti gli
scopamari ed i coltellacci, per ottenere maggior velocità.
- Piccolo
Flocco non si era ingannato, - disse sir William, fermandosi bruscamente. - Che
vista d'aquila ha quel giovane! Diventerà un buon marinaio. Che ne dite,
Howard?
- Che siamo
presi in una trappola.. - rispose il luogotenente.
-
Invece sono convinto di fare un magnifico scherzo a quei due elefanti marini.
Sono tutte tagliate le barbe?
- Anche i
baffi, sir William.
- Sono tutti
vestiti?
- La stiva è
piena di miss e di ladies. Non saranno troppo graziose, tuttavia,
vedute a distanza, faranno una rispettabile figura.
- Specialmente
coi parasoli, - disse il Corsaro. Se le cose andranno male, gl'inglesi vedranno
uno spettacolo curioso: due navi d'alto bordo assalite da signore dai muscoli
di ferro, che maneggeranno le pesanti sciabole d'abbordaggio meglio dei vecchi
filibustieri del golfo del Messico e della Tortue. Ah! Un colpo in bianco!
Una delle due
navi, quella che si trovava più vicina, aveva tirato un colpo di cannone a
polvere: era l'ordine di mettersi in panna e di mostrare la bandiera.
- Su in alto i
colori d'Inghilterra! - comandò il Corsaro. - Che le graziose ragazze salgano
tutte sul ponte ed aprano i parasoli!!
La bandiera
inglese, salì, ondeggiando, fino al picco della mezzana, e mostrò al sole, la
sua stoffa rossa col quadro in alto. Quasi nel medesimo tempo la coperta, il
castello di prora, ed il cassero venivano invasi da un centinaio di miss,
vestite elegantemente, con ampi cappelli piumati e le mani inguantate. Cento
parasoli di tutte le tinte si aprirono d'un colpo solo e si agitarono
festosamente
Non sarebbe
necessario dire che sotto quei cappelli si scorgevano certi visi da far paura.
Fortunatamente gl'inglesi erano troppo lontani per potersi accertare se tutte
quelle giovani erano belle o brutte.
Il Corsaro aveva
puntato il cannocchiale sulla prima nave, la quale veleggiava lentamente a
circa cento gomene, tentando di portarsi sottovento della corvetta per poterla
prendere fra due fuochi, mantenendosi la sua compagna sul sopravento. Essendo
la distanza relativamente breve ed il cannocchiale potentissimo, sir William
poté subito rendersi conto dello stupore che si era manifestato sul ponte della
nave a quell'inaspettato spiegamento di forze femminili e di ombrelli
multicolori. Gli uomini che la governavano si erano precipitati tutti verso la
murata di sinistra, agitando i berretti ed i fazzoletti per rendere il gentile
saluto.
- Buon segno! -
mormorò sir William.
Alcune bandiere
però salirono sull'alberetto della maestra della grossa nave, segnalando:
- Il vostro
nome!
Il luogotenente
del Corsaro fu pronto a far rispondere con altre bandiere:
- Il Tuonante.
- Da dove
venite?
- Dalle
Bermude?
- Chi sono
quelle miss?
- Naufraghe che
ho raccolto quarantotto ore or sono sullo scafo d'una nave francese disalberta.
- A quale
squadra appartenete?
- A quella
dell'ammiraglio Rodney, - rispose la corvetta.
- È già giunta
alle Antille?
- Non ancora.
- Continuate
pure la vostra rotta e guardatevi dai corsari americani che corrono il mare in
buon numero.
Le bandiere
inglesi scesero e salirono tre volte, poi la corvetta, che si era messa
attraverso il vento, orientò rapidamente le sue vele e si rimise in marcia
colla prora verso sud-est. Non era veramente la sua rotta, ma fu necessaria la
manovra per meglio ingannare i due formidabili avversari.
Le due navi
d'alto bordo la seguirono per qualche miglio, poi si volsero decisamente verso
l'est, dirette probabilmente a Boston che le truppe americane assediavano da
presso.
- Che cosa ne
dite, signor Howard? - chiese sir William, il quale seguiva col cannocchiale le
due navi per spiarne le mosse.
- Che nessuno,
all'infuori di voi, avrebbe avuto più splendida idea, sir, - rispose il
luogotenente. - I nostri uomini rideranno un bel pezzo di questa mascherata che
li ha salvati da morte certa. Tuttavia non fidiamoci: i due comandanti inglesi
potrebbe sorgere qualche sospetto.
- Apriremo bene
gli occhi, mio caro signor Howard, e non riprenderemo la nostra giusta rotta
che questa sera, a notte inoltrata.
In quel momento
Testa di Pietra comparve sul ponte di comando tenendo fra le callose mani,
dentro un astuccio di legno tutto tarlato, una pipa nera come un pezzo di
carbone e che puzzava orribilmente di tabacco.
- Capitano,
disse, facendo un goffo inchino - avete vinto la scommessa e vi consegno la
pipa dei miei avi.
Il baronetto
proruppe in una gran risata.
- È vero; ho
vinto - disse poi. - Avrei il diritto di prenderti la famosa pipa di schiuma
dell'Asia Minore, ma non fumerò mai in quell'anticaglia inzuppata di nicotina.
Tienila pure e prendi invece questa ghinea con la quale potrai bere alla mia
salute sotto le mura di Boston.
- Per il borgo
di Batz! - esclamò il vecchio lupo di mare, mettendosi precipitosamente in una
delle sue profondissime tasche il ricordo di famiglia ed il pezzo d'oro insieme.
- Quando vi sarà necessaria una pelle da marinaro per l'altro mondo, pensate
alla mia, capitano.
- Per una pipa!
- Ricordi di
famiglia, sir William, - disse il luogotenente. - È il blasone della sua
stirpe.
- Sì, della
tribù dei pipardi, - rispose gravemente il mastro.
- Vattene a
bere un bicchiere: te lo permetto, - disse il baronetto.
Testa di
Pietra, malgrado i suoi cinquant'anni, fece una piroetta coll'agilità d'un
gabbiere e, dopo aver salutato, scese a precipizio la scala, gridando:
- Piccolo Flocco,
a me!
Un giovanotto
di circa venti anni, bruno come un algerino cogli occhi e i capelli nerissimi,
si lasciò scivolare con un'agilità da acrobata, lungo uno dei paterazzi
dell'albero maestro, e con un gran volteggio cadde quasi addosso al mastro dicendo:
- Eccomi!
- Ho una ghinea
in tasca, figliolo mio.
- Tò! Sono
diventato vostro figlio in questo momento? Se è per levarvi la ghinea, ci sto.
- Eterno
monello! Ti ho quasi adottato.
- Speriamo
allora in una grossa eredità.
- Che andrai a
raccogliere a Batz, se la troverai. Il baronetto mi ha dato il permesso di bere
un bicchiere, ma sai che i bicchieri della marina sono più grossi delle
bottiglie. Vieni ad aiutarmi, piccolo furfante!
Mentre i due
amici andavano in cerca del dispensiere di bordo, i marinai non più vestiti da
miss, affluivano sulla tolda, ridendo a crepapelle del magnifico tiro giuocato
agli equipaggi delle due navi d'alto bordo.
Il Corsaro era
rimasto sul ponte di comando ed esplorava, con una certa ansietà, l'azzurra
superficie del mare, che la grande corrente dei Golfo increspava. I due velieri
erano ormai scomparsi, tuttavia il baronetto appariva inquieto.
- Ci spiano di
lontano? - si chiedeva. - Ho veduto un punto nero che potrebbe essere una
scialuppa lasciata appositamente indietro per sorvegliarci. Il giuoco potrebbe,
da un momento all'altro, farsi molto serio.
Il signor
Howard, che lo osservava attentamente e che aveva indovinato le inquietudini
del baronetto, disse:
- Abbiamo il
vento abbastanza favorevole per deviare verso le coste della Florida. Qualche
giorno perduto non sarà la rovina degli americanoidi.
Si era fermato.
Improvvisamente la fronte spaziosa del Corsaro si corrugò.
- Signor
Howard, - disse questi con voce alterata - volete chiamarmi il comandante della
giunca che ho fatto affondare? Desidererei rivederlo.
- Siete molto
strano, sir William - disse il luogotenente.
- Eh! voi non
sapete quali tempeste devastino il mio cuore... Lo aspetto nel quadro.
Scese dal
ponte, lanciò un ultimo sguardo nell'Oceano scintillante di azzurro e di luce,
poi a lenti passi entrò nel quadro e sedette dinanzi al tavolino su cui stava
sempre una bottiglia.
Il suo pugno da
marinaio piombò, come un colpo di tuono sul tavolino, mentre dalle sua labbra
usciva una rabbiosa imprecazione:
- Maledetti i
battiti del mio cuore!... Follie, dicono! Ah, no! Alla mia età non sono né
follie né fantasie... Dove finirebbe la gioventù? Eppur Testa di Pietra è mille
volte più felice di me! Ma non tutti possono nascere topi della cala.
Sospirò a
lungo, si alzò con un moto brusco, fece un gesto come se avesse voluto
stritolare qualche cosa, poi si mise a passeggiare per la saletta nervosamente.
Ad un tratto sì
fermò.
Un uomo era
entrato seguito dal luogotenente Howard. Era d'aspetto imponente, già un po'
avanzato negli anni, con una lunga barba grigia che gli scendeva fino a mezzo
il petto e gli occhi d'un azzurro profondo e d'una strana limpidezza nel
medesimo tempo.
- Mi
desiderate, sir William? - chiese.
- Si,
colonnello Moultrie, - rispose il baronetto. - Desidero che mi ripetiate ciò
che vi ha detto Mary di Wentwort.
- Mi pare di
avervelo detto, sir Mac Lellan
- Che cosa
volete? Ho sempre timore d'aver udito male.
- Che Mary di
Wentwort, se non andrete a liberarla, malgrado l'assedio e la pioggia di palle infuocate
e di bombe che gli americani scagliano contro le mura di Boston, diverrà la
moglie del marchese d'Halifax.
- Mai! Mai! -
urlò il baronetto. - Ella ha giurato fede eterna a Mac Lellan.
- Lo so -
rispose il colonnello americano. - Me lo ha confessato. Disgraziatamente per
voi, il marchese d'Halifax la tiene in sua mano e potrebbe approfittare
dell'assedio per costringerla a diventare sua moglie.
- Credete
impossibile, a uomini risoluti a tutto, di entrare in Boston? - chiese il
baronetto, tergendosi la fronte che si era coperta di sudore.
- Forse,
passando per la galleria sotterranea che conduce ai ridotti del Corno.
- Sarà ben
guardato quel passaggio?
- Certo, sir
William, - rispose il colonnello.
- Non importa;
sapremo forzarlo ed entreremo nella piazza a dispetto di tutti.
Si era alzato
in preda ad una viva agitazione, passandosi e ripassandosi una mano sulla
fronte tempestosa.
- Chi avrebbe
mai detto - disse poi, con voce irata - che il mio fratellastro potesse
giungere al punto di rapirmi la fidanzata? Eppure colonnello, è proprio così,
- Voi non siete
figlio del marchese d'Halifax? - chiese l'americano.
- Sì, mio
padre, rimasto vedovo e passato in Francia, s'innamorò di una giovane e
bellissima castellana, la quale gradì subito i suoi omaggi. Nacqui nel momento
in cui ferveva la guerra nelle Fiandre. Mio padre cadde sul campo di battaglia.
Mia madre poco dopo moriva, lasciandomi solo al mondo, ma possessore d'un
castello nella Turenna e di vaste tenute. Un vecchio scudiero, che era stato in
gioventù famoso spadaccino, si occupò della mia educazione. Col tempo però quel
paese mi divenne odioso, ed avendo ereditato anche un piccolo castelluccio in
Bretagna, andai a stabilirmi sulle rive del mare. A quindici anni ero un
valente marinaio, oltre ad essere un abile uomo d'armi.
«Quante volte
ho guidato le barche dei contrabbandieri! E quante volte, durante la guerra, ho
dato la caccia alle orde spagnuole fino in mezzo al mare di Biscaglia!».
«Avevo
venticinque anni e spadroneggiavo la Manica col mio Tuonante, che avevo
armato a mie spese e che batteva colori di Francia. Un giorno, mentre riposavo
nel mio castelluccio, di ritorno da una lunga crociera, venne a trovarmi un
gentiluomo inglese incaricato di rimettermi documenti da parte del marchese
d'Halifax».
«Fino allora
ben poco avevo saputo intorno a mio padre ed ignoravo che avesse avuto un
figlio dalla sua prima moglie, la duchessa d'Argyle. Il marchese mi rimetteva
la mia nomina di baronetto inglese, sotto il nome di William. Mac Lellan,
firmata dal Re d'Inghilterra, come mio padre ne aveva espresso il desiderio nel
suo testamento, e nel medesimo tempo m'invitava a lasciare la marina francese e
raggiungerlo nel suo castello d'Alstal, situato in un'isola delle Ebridi. Fino
allora avevo creduto di avere nelle mie vene sangue puramente francese».
«Mio fratello,
arrivato che fui nel vecchio castello dei duchi d'Argyle, mi fece comprendere
che, non dovevo portare le armi contro il paese di mio padre».
«La mia fama di
fortunato corsaro era già notissima in Inghilterra e la mia corvetta era ben
conosciuta su quelle coste. Acconsentii a non ritornare mai più in Francia per
riprendere le armi contro la mia nuova patria, e mi rimisi in mare sotto la
bandiera inglese.
«Passarono
alcuni anni, e durante le tempeste invernali, che battevano i fianchi delle
Ebridi con una furia formidabile, ritornavo al mio nido, al castello d'Argyle,
la cui baia era profonda e sicura. Appunto durante uno di quei ritorni conobbi
Mary di Wentwort, una gentildonna scozzese imparentata ai duchi di Fife e di
Lorme, le due più alte nobiltà dell'Inghilterra settentrionale. Vederla ed
amarla fu per me una sola cosa. Mi sapeva corsaro intrepido e mi amò».
«Il marchese
d'Halifax, come seppi poi, aveva già messo gli occhi su quella pallida perla
del nord. Egli credeva che il bastardo non potesse competere con lui. Invece il
corsaro vinse e fu deciso il nostro matrimonio. Ignoravo allora che mio
fratello, fratello per modo di dire, amasse alla follia la fanciulla.
«Tutto era
pronto per il matrimonio, poiché Mary Wentwort mi aveva giurato, di fronte al
mare, durante le notti di luna, il suo amore».
«Ah! quella
notte!... Abbracciati sotto il raggio della luna che sorgeva sull'orizzonte,
ascoltavamo il ritmo sonoro delle onde. Voi, colonnello, non siete mai stato
marinaio e non potete comprendere la grande poesia del mare. È una musica
divina».
Sir William, il
quale pareva in preda ad una grande eccitazione, si era bruscamente fermato,
poi fece, un gesto largo, piantò la sinistra sulla sua sciabola d'abbordaggio,
e riprese, con voce rotta di quando in quando da un singhiozzo:
- Ero partito
per Edimburgo, dove volevo acquistare gioielli per colei che doveva diventare
la mia sposa. Non l'avessi mai fatto! Quel viaggio, durato appena una
settimana, spezzò la mia vita.
- Perché? -
domandò il colonnello Moultrie.
- Perché quei
sette giorni bastarono al marchese d'Halifax per compiere il più infame
tradimento.
Si era
nuovamente interrotto.
- Signor
Howard, - disse con voce rauca - datemi da bere. Ardo.
Il luogotenente
prese da una mensola tre bicchieri ed una bottiglia piena d'un liquido color
dell'ambra e dopo averla sturata, versò.
Il Corsaro
afferrò uno dei tre bicchieri, lo vuotò d'un colpo, stette alcuni istanti
ancora muto, cogli occhi fissi sulla spumeggiante scia che si lasciava indietro
la corvetta, poi si volse bruscamente verso il colonnello ed il luogotenente.
- Me l'aveva
rapita - gridò - cinque giorni prima del mio ritorno ed era partito per
l'America insieme col generale Howe, che conduceva laggiù fanti tedeschi,
assoldati nell'Assia e nel Brunswick.
- Brigante! -
esclamò il colonnello.
È inutile che
vi dica quale schianto provò il mio cuore. Chiamai a raccolta i miei uomini e
veleggiai alla volta di Boston, poiché avevo saputo che le forze che conduceva
Howe erano destinate a rinforzare quel presidio. Fu una corsa folle attraverso
l'Atlantico, ma quando giunsi alle Bermude le forze inglesi erano già sbarcate
e gli americani avevano assediata la piazza. Rinnegai la mia nuova patria e
ritornai corsaro, sfogando il mio dolore in continui combattimenti contro le
navi che inalberavano un vessillo ormai da me odiato. Siete venuto a dirmi,
colonnello, che Mary di Wentwort a giorni sarà costretta a sposare il marchese
d'Halifax e che spera da me un aiuto. Accada quello che accada, entrerò a
Boston.
Aveva appena
finito di parlare, quando il colonnello ed il luogotenente lo videro chinarsi
improvvisamente, tenendo la testa verso il sabordo spalancato, attraverso il
quale entrava a fiotti un superbo raggio di sole.
- Un colpo di
cannone sparato da lontano - disse, - Sul ponte! sul ponte!
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