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UN'IMPRESA
TERRIBILE
Sir William,
appena terminata la battaglia si era ritirato nella sua cabina, mettendosi a
tavola insieme col colonnello Moultrie e Howard.
- Alla guerra
ci si va con due sacchi, - disse ai suoi due compagni, i quali parevano un poco
afflitti per il disastro subito dalle truppe federali. - Uno serve per le busse
che si danno, l'altro per quelle che si pigliano. Sono cose che succedono.
E si mise a
cenare con l'appetito d'un vero lupo di mare, niente affatto disturbato dagli
spari dei quattro pezzi da caccia, che facevano tremare non solo la coperta, ma
anche tutto il vasellame dell'elegante salotto.
Mangiò alla
lesta, poi si alzò e depose la sua sciabola d'abbordaggio, staccando dalla
parete una superba lama, una vero Toledo, e la osservò attentamente.
- Che cosa
fate, sir William? - chiese il colonnello.
- Avete dunque dimenticato
che io devo entrare in Boston? - rispose il Corsaro.
- Questa notte!
- Se non
approfitto di questo momento in cui gl'inglesi, dopo tanto battagliare saranno
forti di fatica ed occupati a curare i loro feriti ed a seppellire i loro
morti, non so quale altra migliore occasione potrei attendere.
- Ma volete
proprio gettarvi in bocca al lupo!
Il Corsaro alzò
le spalle, poi disse:
- Lupo sono
anch'io e di mare per di più, ed avrò abbastanza denti per difendermi. Mi avete
promesso di guidarmi fino alla galleria che mette sotto le casematte.
- È vero, sir
William, e sono uomo da non mancare alle promesse dovesse anche costarmi la
vita. Vorrei bensì attendere una occasione migliore.
- Per lasciare
intanto il tempo al marchese d'Halifax di costringere colle minacce o colla
forza Mary di Wentwort a sposarlo? Ah, no!
Il suo viso era
diventato improvvisamente cupo.
- Questa spada
- disse - deve bagnarsi del sangue degli Halifax.
- Vorreste
uccidere il marchese che, alla stretta dei conti, è vostro fratello?
- Se entro in
Boston, quell'uomo pagherà l'infame tradimento e mio padre mi perdonerà.
- E poi?
- Non ho alcun
dubbio sul trionfo finale della vostra santa causa.
Apri una cassa
e ne estrasse un vestito completo da ufficiale della marina inglese.
- Lo sapevo -
disse - che un giorno mi sarebbe stato prezioso.
Stava per
spogliarsi, quando un baccano infernale si udì al di fuori.
Quelli della
piazzaforte, avevano ripreso il bombardamento delle posizioni americane con una
rabbia crescente.
Sparavano i
forti, sparavano i ridotti, e navi e le batterie galleggianti, facendo cadere
verso la Mistica e sull'altura di Bunker's Hill una vera pioggia di proiettili.
Il Corsaro
mandò un urlo di rabbia.
- Proprio
questa notte! - esclamò. - Ah. maledetti!
Aveva gettato
al suolo la giacca e si era fermato dinanzi ad una miniatura che rappresentava
una fanciulla bionda cogli occhi azzurri.
- Mary, -
disse, mentre i suoi occhi sfavillavano - mi sfiori pure la morte, questa
notte, Lellan sarà da te. Colonnello, - disse poi con una certa esaltazione -
avete paura delle palle infuocate o delle bombe inglesi?
- Mai, sir
William.
- Siete sempre
deciso a mantenere la vostra promessa?
- Sempre.
- Signor
Howard, chiamatemi Testa di Pietra e Piccolo Flocco. L'uno, senza l'altro, non
potrebbe fare mai nulla.
Il secondo di
bordo vuotò il bicchiere, e mentre i quattro pezzi da caccia ed i quattro
mortai tuonavano terribilmente, salì sulla tolda. Anche i pezzi di dritta,
avevano cominciato a sparare a colpì di bordata, facendo sussultare la corvetta.
Non era
trascorso mezzo minuto, che il bretone scendeva nel quadro. Aveva in bocca la
sua famosa pipa.
- Sei pronto a
venire con Piccolo Flocco - gli chiese sir William.
- Dove,
comandante?
- A Boston.
- La serata veramente
non mi pare propizia, non per la mia pelle, perché è ormai troppo vecchia e non
servirebbe nemmeno ad adescare i pescicani, bensì per la vostra.
- Per la
mia?... Me ne rido. - rispose il Corsaro. - E poi credo che la palla, piccola o
grossa, che dovrà uccidermi, non sia stata ancora fusa.
- Allora
andiamo, - rispose il vecchio lupo di mare, lanciando in aria una nuvolata di
fumo densissimo. - Vi sarà da menare le mani, comandante?
- Forse anche
troppo.
- Non chiedo di
meglio, e poi sapete che Piccolo Flocco, sebbene giovane, ha muscoli di
acciaio. Per il borgo di Batz! È stato lui, nell'ultimo abbordaggio, che per
primo è saltato sul ponte dell'inglese; e che sciabolate menava! Pareva un
mulino a vento... Dobbiamo cambiarci? I baffi e le barbe sono già caduti.
- Non è
necessario.
- E le armi?
- Bastano un
paio di pistole a doppia canna per ciascuno e la piccola sciabola
d'abbordaggio.
- Ai vostri
ordini, comandante.
- Sia pronta
una scialuppa fra cinque minuti. Sul ponte e nella batteria si mantenga il
fuoco.
- Sì
comandante.
- Bevi.
Il bretone
prese la grossa tazza che il Corsaro gli porgeva e d'un fiato la vuotò,
borbottando poi:
- Vivaddio! si
beve meglio nel quadro che a prora.
Si rimise in
bocca la storica pipa e se ne andò.
Il Corsaro
gettò via le vesti, e indossò rapidamente una divisa da ufficiale inglese,
accomodandosi sul capo una candidissima parrucca, come si usava in quel tempo.
- Che cosa vi
pare? - chiese a Howard e al colonnello americano.
- Uhm! - disse
quest'ultimo. - Non so in quale stato sarà ridotta la vostra eleganza quando
avrete attraversata tutta la lunghissima galleria.
Un lampo
terribile balenò negli occhi del Corsaro.
- Vi sono tanti
ufficiali di marina in Boston, - disse con voce tagliente - Qualora ne avessi
bisogno, ne ucciderei qualcuno per prendergli la divisa.
- Questi
corsari hanno veramente fegato! - mormorò il colonnello americano con un
sospiro. - Se ne avessimo duemila a nostra disposizione, a quest'ora non ci
sarebbe più un inglese sul suolo americano.
- Colonnello,
siete pronto?
- Ai vostri
ordini, sir Mac Lellan.
- Signor
Howard, affido a voi la mia corvetta. Vi lascio un equipaggio invecchiato fra
il fumo delle batterie e sempre pronto a montare all'abbordaggio. Cercate di
conservarmi la nave e di aiutare più che potete i nostri nuovi amici.
- Ne rispondo
pienamente, - rispose il luogotenente. - Piuttosto di lasciarla cadere nelle
mani di Howe, la farò saltare insieme a me e ai miei uomini.
- Ci conto, -
rispose il Corsaro.
Gli diede un'affettuosa
stretta di mano, poi salì in coperta seguito dal colonnello.
Come la sera
precedente il tempo si era messo al brutto. In lontananza l'Atlantico
rumoreggiava sinistramente, ed il vento sibilava mentre grosse nuvole si
addensavano in cielo.
- Ecco una
bella notte! - disse il Corsaro, mentre i mortai ed i pezzi da caccia sparavano
simultaneamente, facendo sussultare la corvetta. - Amo le notti di tempesta e
le notti di fuoco.
Testa di Pietra
e Piccolo Flocco si erano fatti innanzi.
- La scialuppa
è pronta, comandante, - disse il primo.
- Vi avverto
che l'impresa sarà dura e che vi sono molte probabilità di lasciarvi la pelle.
Il bretone alzò
le spalle e guardò, sorridendo, Piccolo Flocco.
- Che cosa ne
dici, piccolo squalo?
Il giovane
gabbiere rispose con una risata argentina.
- Che cosa si
va a fare dunque alla guerra? - chiese poi. - Per darle o per prenderle; sono
sempre stato pronto a darne più che ho potuto ed a riceverne il meno possibile.
- Sei troppo
chiacchierone, figliuol mio, - disse il bretone. - Un altro capitano, invece di
starsene qui ad ascoltare le tue bravate, ti avrebbe regalata una magnifica
pedata. Abusi troppo della bontà del baronetto.
- Lascialo
dire, Testa di Pietra, - disse il Corsaro. - Alla sua età piace chiacchierare.
- Preferisco
invece fumare e bere, capitano.
- Andiamo.
Scesero la
scala di tribordo, accompagnati fino alla piccola piattaforma da Howard e
balzarono in una scialuppa montata da sei marinai e da un timoniere. Il
colonnello americano vi era già.
- Vi raccomando
la mia corvetta - gridò un'ultima volta il Corsaro.
- State
tranquillo, sir - rispose Howard. - La rivedrete correre attraverso
l'Atlantico.
Le palle
fioccavano, ché gl'inglesi tentavano di ridurre al silenzio la corvetta, i cui
mortai non cessavano di lanciare dentro la città le loro grossissime granate.
Ma tirando essi a palle infuocate, era facile scorgerle in aria ed evitarle
prima che cadessero, perché si lasciavano dietro una striscia fiammeggiante
come i bolidi.
Il timoniere,
sempre all'erta, ora faceva filare la rapida baleniera, ora la tratteneva,
aspettando che i proiettili si sprofondassero nel fiume.
La traversata
non durò che cinque minuti, ed i tre corsari e il colonnello americano presero
terra senza aver provato gli effetti di quelle palle micidiali.
- Quando udrete
due colpi di pistola, verrete a riprendere me, Testa di Pietra e Piccolo
Flocco, - disse sir William. - Non so però quale sarà la notte in cui torneremo
a bordo. Aspettate qui il colonnello che deve fra poco ritornare sulla corvetta.
Addio, ragazzi.
- Buona
fortuna, capitano! - risposero ad una voce i sette uomini della baleniera.
Una salita
assai erta, ingombra di folti cespugli, si trovava dinanzi ai tre corsari.
- Dove si trova
la galleria? - chiese sir William al colonnello.
- Non la
chiamate galleria, - rispose l'americano. - È un passaggio strettissimo che non
vi permetterà di avanzare che uno dietro l'altro.
- Non importa.
Dov'è?
-
Centocinquanta passi lontana da noi.
- E la mina
dove si trova?
- Sotto le casematte;
vi consiglio di non farla esplodere.
- Non
commetterò una simile sciocchezza. Resteremmo tutti schiacciati, e per ora non
ho alcun desiderio di morire... Volete guidarci colonnello?
- Sempre ai vostri ordini, sir William.
L'americano si
orientò rapidamente, poi cominciò ad arrampicarsi. Le artiglierie tuonavano
sempre.
- Bella notte,
vero, Testa di Pietra? - disse il Corsaro il quale seguiva da presso il
colonnello.
- Per il borgo
di Batz! - rispose il bretone. - Mi pare di essere alle feste carnevalesche di
Brest. Ma là piovevano allora fiori e confetti ed io, giovane mozzo, li
prendevo sul viso senza protestare e i confetti li mangiavo ve l'assicuro. Non
so quante purghe mi abbia fatto ingoiare la mia povera mamma, prima
d'imbarcarmi pei banchi di Terranova... Bum! Un passo più innanzi e la mia
vecchia pipa scoppiava come una mina.
- È stata
caricata con polvere?
- No, signor
comandante: di ottimo tabacco del Maryland.
- Vattene sul
campanile di Batz.
- A suonare le
campane! È troppo lontano, mio capitano... Bum! Un'altra!
- Taci, eterno
chiacchierone - disse il Corsaro. - Rimproveri Piccolo Flocco e sei peggio di
un pappagallo.
- Per il borgo
di Batz! Avete ragione, mio comandante. Non me n'ero accorto.
In quel momento
una palla piombò a pochi passi da loro, una palla destinata certamente alla
corvetta e che, per poca forza del calibro del pezzo, si era arrestata a tre
quarti di via.
- Granata a
palla infuocata! - disse il bretone. - Piccolo Flocco, ragazzo mio, va un po' a
vedere. Salterai tu solo, se si tratterà di una bomba.
- Fermi tutti!
- comandò il Corsaro con voce imperiosa. - Guai a chi si muove! Tutti a terra!
Successe uno
scoppio, seguito da un sibilare di proiettili e di frammenti di ferro e di
ghisa solcanti l'aria. I quattro uomini, rimasero incolumi.
- Grazie alla
tua premura, Testa di Pietra - disse il giovane gabbiere. - Se fossi andato a
raccogliere quel dolce inglese, a quest'ora non avrei forse più né le breccia
né le gambe. Non ti obbedirò più.
- Silenzio! -
comandò il colonnello. - Siamo presso la galleria.
- Ci sarà
qualche sentinella da bucare? - chiese il bretone, il quale non voleva
rassegnarsi a chiudere il becco.
- Ma che!
Avrete da percorrere, in salita, più di trecento metri, prima di trovarvi
faccia a faccia cogl'inglesi.
Un'altra palla
passò fischiando sulle loro teste, perdendosi in direzione della corvetta.
- Non finisce
più questa pioggia? - borbottò Piccolo Flocco. Comincia a diventare un po'
seccante. Avessi almeno il cappotto d'incerato che la mia buona vecchia mi ha
regalato!
- Sì. Ti
difenderebbe quello! - disse Testa di Pietra che lo aveva udito.
Il colonnello
in quel momento si fermò dinanzi ad un altissimo gruppo di passiflore e, vi si
cacciò risolutamente in mezzo, senza badare alle spine che gli laceravano l'abito.
S'avanzò attraverso la macchia per circa dieci metri, poi chiese:
- Chi ha
l'occhio di bue?
- Io - rispose
Piccolo Flocco.
- Accendetelo.
Ormai non ci possono più vedere.
Testa di Pietra
batté l'acciarino ed accese l'esca e quindi la piccola lanterna.
- Si trovarono
dinanzi ad una roccia altissima, alla cui base si apriva un buco.
- Ecco il
passaggio, - disse il colonnello. - Non potrete avanzare che strisciando come i
crotali e non troverete che un po' di spazio nella camera di mina. Una delle
pietre che servono di pavimento alla casamatta del bastione, che volevano far
saltare, è stata già smossa e con un piccolo sforzo la solleverete facilmente.
Agite con estrema prudenza e badate di non fare scoppiare le polveri.
- Testa di
Pietra, hai una cordicella incatramata in tasca?
- Un buon
marinaio ne ha sempre, capitano, - rispose il bretone.
- Che cosa
volete farne? - chiese il colonnello, un po' sorpreso.
- Voglio
risparmiarvi la fatica e il pericolo di far saltare il bastione e la casamatta
- rispose tranquillamente il Corsaro.
- Vi esporrete
ad un rischio gravissimo.
- Ci siamo
abituati noi; e poi siamo venuti qui per agire e non per ascoltare il rombo
delle cannonate.
- Fate come
volete. I miei compatrioti vi saranno riconoscenti.
- Addio,
colonnello. Spero di rivedervi presto.
- Siate
prudente - rispose l'americano con voce assai commossa. - Se vi prendono non vi
risparmieranno.
Si strinsero
un'ultima volta la mano e si separarono.
Il colonnello
si cacciò fra le passiflore per raggiungere la scialuppa che l'attendeva sulla
riva della Mistica, ed il Corsaro, presa la piccola lanterna, si cacciò nella
galleria, seguito subito da Testa di Pietra e da Piccolo Flocco.
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