13
COLPI
DI SPADA
Il marchese,
mandò un urlò di rabbia e retrocesse rapidamente. Sir William aveva intanto
impugnato la spada.
- Mi avete teso
un agguato? - chiese il marchese, mentre Piccolo Flocco, ad un cenno del
bretone, con mossa fulminea allontanava la tavola per lasciare maggiore
spazio ai combattenti.
- Non vi ho
teso nessun agguato, perché non era qui che volevo incontrarvi - rispose il
baronetto. - Se foste venuto domani mattina, non mi avreste trovato più, come
non avreste trovato Mary di Wentwort.
- Mary! - ruggì
il colonnello. - Dov'è?
- È là - disse
il baronetto indicando la tenda.
- Largo o vi
uccido!
- Chi uccidete?
- Voi, signor
Mac Lellan. - disse il marchese con disprezzo.
- Se non sono
un d'Halifax puro - rispose il Corsaro - son capace di difendere la mia pelle.
- Siete
diventato maestro d'armi? Non l'avevo mai saputo prima di questa sera.
- V'insegnerò
come insegnano i maestri d'armi di Francia.
- Basta,
finitela! Largo, per la morte di tutti gli dèi della terra! Qui, Mary.
Due grida
soffocate s'erano udite dietro la tenda che nascondeva le due donne.
- Venite! -
urlò il marchese.
- Non obbedite!
- disse sir William.
- Ah, vuoi
impedirlo, bastardo!
Si slanciò
innanzi colla spada tesa, sperando di spaventare il Corsaro con un affondo
improvviso. La sua spada diede un suono il metallico, sprigionando qualche
scintilla, e deviò subito sotto un poderoso sforzo dell'avversario. Fu un vero
miracolo se la spada non gli fu gettata via al primo attacco.
- Ah, siete
forte - disse il marchese. - La vedremo, signor Mac Lellan. A Londra e a Edimburgo
ho gettato a terra parecchi gentiluomini!
- Provatevi a
passare per raggiungere Mary.
- Largo!
- Mai! Qui si
muore sul posto!
Il marchese gli
vibrò una botta diritta, che il Corsaro fu pronto a parare con una semplice
mossa di seconda. Non era che un'avvisaglia. Il marchese aveva attaccato
furiosamente, sperando di respingere il bastardo e di raggiungere la tenda,
dietro la quale, mute di spavento, tremanti, si tenevano strette la padrona e
la cameriera. Aveva da fare per altro con uno spadaccino che era abile nel
maneggiare tanto la pesante sciabola d'abbordaggio che la spada.
Fermo come una
torre, su una guardia elegantissima, che sarebbe stata ammirata anche alla
corte di Versailles, controbatteva fiera mente il ferro del marchese,
esclamando di quando in quando:
-
Sotto, signor d'Halifax! Un Mac Lellan vi chiude il passo, un bastardo!
Gettatelo a terra, dunque, con una stoccata diritta al cuore.
Il colonnello,
pure valente spadaccino, infuriava tirando colpi e lanciando bestemmie ma tutti
i suoi sforzi riuscivano vani. La spada del Corsaro, che fischiava come un
giunco, era sempre pronta a respingere il colpo mortale.
- Perbacco! -
urlò ad un certo punto il marchese, passando la spada dalla mano destra alla
sinistra e tergendosi il sudore, forse più freddo che caldo, che gli bagnava la
fronte. - Ora vedremo questo giuoco!
- Da mancina? -
disse il Corsaro con un sorriso satanico. - Vecchia scuola, che i maestri
d'armi della Francia mi hanno insegnato.
E alla sua
volta aveva impugnato la spada colla mano sinistra, facendo un passo indietro
per non farsi infilzare a tradimento.
Il marchese era
diventato più livido che mai.
- Ah, tu pure,
bastardo, conosci questa scuola?.
- Ed altre
ancora, marchese, - rispose il Corsaro. - Vi farò provare fra poco la supremazia
delle scuole francesi ed italiane su quelle inglesi. Fino ad ora mi sono
difeso: il momento di montare all'abbordaggio è giunto, e per tutte le furie
dell'inferno vi assalirò, coll'impeto che ho sempre messo quando svuotavo le
navi dei vostri compatrioti.
- Tu, che hai
sangue inglese nelle vene!
- Non sono un
bastardo, allora! - disse il baronetto.
Il marchese si
morse le labbra a sangue, poi disse:
- È vero: siete
francese per metà.
- Sono io, ora,
marchese che vi dico di finirla e di dare o ricevere una buona stoccata.
- Allora
prendi, bastardo!
- Ah, no!
Troppo corta.
- Prendi
quest'altra!
- Nemmeno
questa. Si ferma con una semplice parata di seconda
- E la terza?
- Passata pure,
fratello! - rispose il baronetto, il quale aveva parato prontamente la
stoccata, diretta sempre verso il suo cuore.
Il marchese
aveva fatto due passi indietro ed aveva ripreso la spada colla destra.
- Non mi volete
lasciar raggiungere Mary? - ruggì.
- Vi ho detto
di no.
Il marchese, in
preda a terribile furore, si gettò per la terza volta contro il baronetto
tirando stoccate più disperate di prima, ma cozzò sempre contro una parete
d'acciaio.
- A me, ora! -
disse il Corsaro.
A sua volta
aveva assalito con furia vertiginosa. Balzava come una tigre, mandava grida
inarticolate per sbigottire l'avversario, e lo tempestava di botte
sapientemente date.
Il marchese,
sorpreso da simile attacco, aveva fino da principio rotto la guardia facendo un
primo passo indietro. Pochi secondi dopo, impotente a tener testa a tanta
furia, fece una seconda ritirata.
- È perduto! -
brontolò Testa di Pietra, che teneva sempre in pugno la sciabola d'abbordaggio
e la pistola per impedire al marchese di slanciarsi nell'altra stanza e
chiamare in suo aiuto la guarnigione del castello. - Il mio comandante è
assolutamente invincibile.
- Diamine! Dopo
tanti abbordaggi!… - esclamò Piccolo Flocco.
In quel momento
il marchese fece un altro passo indietro. Non riusciva più a tener testa aIla
furia incalzante del baronetto. Ancora tre passi e si sarebbe trovato contro la
parete.
Il Corsaro,
deciso a finirla gli stava sempre addosso, menando colpi terribili, che l'altro
a malapena riusciva a parare. Già due volte la sua ricca casacca ad alamari
d'oro era stata lacerata in vicinanza del cuore. Ad un tratto sir William a sua
volta ruppe, facendo un gran salto indietro. Il marchese gli si era precipitato
addosso gridando:
- Sei mio!
sei...
Non poté
finire. Si era portato una mano al petto ed aveva lasciato cadere la spada. La
lama del Corsaro l'aveva colpito, e ben profondamente, quantunque non proprio
in direzione del cuore.
- Toccato! -
esclamò Testa di Pietra. lanciandosi dietro al ferito ed allargando le braccia.
Era giunto in
buon punto, perché il marchese stava per cadere svenuto. Il bretone lo prese,
lo trasportò su un divano non senza un certo raccapriccio, sebbene abituato
alle carneficine orrende degli abbordaggi, e, vedendogli la casacca rossa
macchiarsi d'una tinta più cupa.
- È sangue,
questo - disse.
Sir William era
rimasto immobile, appoggiato sulla sua formidabile spada, passandosi e
ripassandosi un mano sulla fronte. Poi alzò la tenda e trasse a se Mary
- È fìnita! -
le disse. - Dio così ha voluto.
La bionda miss aveva
mandato un grido per lo spavento ed i suoi occhi si erano fissati sulla macchia
rossa che andava sempre più allargandosi sulla casacca.
- Morto? -
domandò.
- Forse no -
rispose il Corsaro, che faceva sforzi per nascondere la propria commozione. -
Ho sbagliato probabilmente il colpo.
Poi
serrandosela strettamente al petto, le disse:
- Scegli fra me
e lui.
- Tu, tu, mio
William.
- Allora
fuggiamo.
- E il
marchese? Lo lascerai morire così?
- Quando avremo
lasciato la torre, Diana andrà a chiamare qualcuno. I Medici non mancano dove
vi sono tanti soldati!... Testa di Pietra, un pezzo di corda ben solida.
- L'ho
sottomano - rispose il bretone, strappando da una tenda un grosso cordone di
seta.
- Solido?
- Quanto una
gomena d'àncora di speranza.
- Non temere,
Mary. Stringi bene le mani intorno al mio collo. Il cordone di seta ti reggerà,
se mai ti dovesse cogliere la vertigine. Lesto, Testa di Pietra. Due buoni nodi
piatti intorno ai polsi della miss.
Mentre essi
pensavano alla fuga, la cameriera si era occupata del marchese, aprendogli la
casacca, il panciotto e la camicia di finissima batista ormai tutta inzuppata
di sangue.
Piccolo Flocco
l'aiutava.
In un baleno il
bretone tagliò il cordone alla lunghezza necessaria col suo coltello di
manovra, annodò saldamente i polsi della giovane, poi salì sul davanzale della
finestra e per la seconda volta scosse la sbarra di ferro.
- Può reggere
anche quattro uomini - disse. - Pronti, comandante.
- E la fune?
- Oh, non
temete! Può portare benissimo un doppio peso.
- Mettimi Mary
sulle spalle, ed aiutami ad attraversare il davanzale.
- Ecco fatto,
comandante.
Il
Corsaro e Mary si trovarono sospesi nel vuoto.
-
Stringi forte - disse il primo - e chiudi gli occhi.
-
Si, William, - rispose la giovane.
-
Non temere: ho muscoli saldi.
Passò sul primo
nodo, poi sul secondo, serrando nervosamente la fune colle mani e colle
ginocchia. Il bretone, affacciato alla finestra, li seguiva cogli sguardi
A poco a poco
li vide sparire tutti e due e dileguarsi nell'oscurità
- Hanno toccato
terra - disse con un vero sospiro di sollievo. Piccolo Flocco, a te. Come va il
marchese?
- Perde sempre
sangue e non ha ancora aperto gli occhi.
- Brutto segno!
- brontolò il bretone.
Poi, alzando la
voce, soggiunse:
- Orsù, passa e
raggiungi il capitano.
Il giovane
gabbiere, lesto come uno scoiattolo, scomparve attraverso la finestra.
- Miss, - disse
allora il bretone, rivolgendosi alla cameriera, la, quale si studiava ad
arrestare il sangue che usciva in gran copia dal petto del marchese. - Fra due
minuti andate pure a chiamare un medico.
- E che cosa
gli dirò? - chiese Diana; che era forse più pallida del ferito.
- Direte che
sono entrati i ladri. Guardatevi dal nominare il baronetto poiché potreste
pentirvene.
- Oh, mai! Sono
devota alla mia signora.
- Va bene, ci
rivedremo presto.
Scavalcò a sua volta il davanzale, strinse la fune
e discese rapidamente, borbottando, come sempre. Appena a terra vide a dieci
passi di distanza il Corsaro, Mary e Piccolo Flocco, che teneva snudata la
sciabola d'arrembaggio.
- Il Marchese?
- chiese ansiosamente la giovane, muovendogli incontro.
- Il sangue non
si è ancora fermato, miss, - rispose il bretone tuttavia non credo si tratti di
cosa molto grave. Per la prima volta il, capitano ha sbagliato.
-
Mio Dio, che cosa hai fatto William; - esclamò la giovane, rivolgendosi al
Corsaro che l'aveva raggiunta.
- Ciò che era
scritto sul libro del destino, - rispose asciuttamente il baronetto. - Vieni,
prima che ci prendano.
Le piazze e le
vie erano deserte e immerse in una profonda oscurità, poiché l'olio di cotone e
le candele difettavano in Boston. Di quando in quando granate attraversavano le
tenebre, andando a cadere sulle case.
Nessuno
parlava: tutti parevano assai preoccupati: perfino Testa di Pietra. Pensavano
probabilmente a quanto avveniva in quel momento nella torre fra i medici ed il
marchese e alle indiscrezioni della cameriera. Pattuglie dovevano essere state
lanciate in varie direzioni per raggiungere i supposti ladri.
- Ehi, Piccolo
Flocco, - disse ad un certo momento il bretone che non ne poteva più di quel
silenzio - non ti sembra di vedere quattro morti che passeggiano?
- Infatti la
nostra allegria è scomparsa.
- Si dovrebbe
essere lieti del buon successo e cantare a squarciagola la canzone dei
pescatori di sardine della nostra cara Bretagna
- Non
importunare il baronetto - rispose il giovane gabbiere.
- Così peraltro
non la può durare. Meno male che mastro Taverna ci aspetta, e saprà infonderci
un po' d'allegria colle sue bottiglie più o meno scorpionate. Questa notte
sognerò Diana.
- Sei
innamorato di quella mummia egiziana?
- Mummia, la
chiami? Merluzzo secco, mio caro, e di quello dei banchi di Terranova.
- Bell'acquisto
faresti, alla tua età specialmente!
- Per il borgo
di Batz! Credi che sia giovane lei?
- Le mummie non
hanno mai avuto età; almeno cosi mi ha detto mio zio, che è stato molto tempo
in Egitto a frugare nelle piramidi.
- Per cercare
che cosa?
- Tesori
antichissimi.
- E non ti ha
fatto ricco?
- È tornato a
casa senza un soldo e con tre mummie che facevano paura a vederle.
- Tuo zio era
un imbecille - sentenziò gravemente il mastro. Già, era del Pulignen e non di
Batz. Bei furbi ci sono nel tuo villaggio!
In quel momento
udirono il Corsaro che gridava:
- Largo, o vi
uccido!
Testa di Pietra
si slanciò colla sciabola d'arrembaggio alzata. Due soldati avevano cercato di
sbarrarle il passo, allungando le mani verso la miss.
Prima che sir William li toccasse colla spada, il
bretone si era scagliato contro di loro. Con due pedate formidabili li rovesciò
in mezzo alla via, lasciandoli tramortiti.
- E che! -
esclamò il bravo marinaio. - Non è dunque permesso in Boston, perché assediata,
di godersi un po' di fresco? Ecco come uso trattare i disturbatori della quiete
pubblica.
E camminò
dietro al Corsaro ed alla miss, come se nulla fosse accaduto.
Cinque minuti
dopo si trovavano dinanzi all'Albergo delle trenta corna di bisonte e bussavano
fragorosamente per svegliare i due occhi di bue, come il bretone
chiamava, nei suoi momenti di buon umore, mastro Taverna.
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