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LE
AUDACI IMPRESE DEL BRETONE
Il bretone, il
quale non pareva si preoccupasse troppo del povero tedesco, gettò in aria la
sua divisa di marinaio e indossò lestamente quella del 5° Reggimento di Galles,
con stivali alti, calzoni verdi, casacca rossa con lunghi alamari d'argento sul
petto, e berrettino pure rosso.
La divisa fu
indossata in dodici tempi, e, non faceva una grinza.
- To'! -
esclamò il bretone, stringendosi la cintura che sorreggeva la spada e la
baionetta. - Si direbbe che un sarto stregone me l'ha fatta in dieci minuti.
Che ti pare, Piccolo Flocco?
- Sei
magnifico.
- Mi presento
bene?
- Si direbbe
che sei sempre stato fantaccino.
- E tu che ne
dici, mastro Taverna?
- Non vi riconosco
più, mio signore, - rispose l'albergatore.
- Ed ora? -
chiese Piccolo Flocco.
- Vado a
mangiare il rancio al castello d'Oxfard, senza candele fuse e senza pane di
segatura. Ho ancora un bel gruzzolo di dollari - so che nelle caserme vi sono
cantinieri, e mangerò da loro. Mio padre, buon anima, non ha mai mangiato
candele nemmeno quando fece naufragio in pieno Atlantico, e suo figlio non
assaggerà quella porcheria. Per far lume passi, ma...
- E che cosa
vai a fare al castello?
- E la mia
Nelly? Te la sei dimenticata? - chiese mastro Testa di Pietra. - Diamine! La
fidanzata del capitano ha bisogno di una donna.
- Vuoi farti
fucilare?
- Io? Credo che
gl'inglesi non abbiano ancora ricevuto dall'Inghilterra carabine capaci di
spaccare queste vecchie ossa di pescecane. Lascia fare a me, e tu occupati di
questo povero diavolo, che mi pare sia più di là che di qua. Addio.
Passando
dinanzi al tavolino si credette in dovere di bere un ultimo bicchiere di Medoc
per prendere animo, poi uscì caricando l'ormai celebre pipa.
Le vie erano
sempre deserte, e le palle vi cadevano terrorizzando la popolazione.
Testa di Pietra giunse finalmente dinanzi al castello
proprio nel momento in cui entravano parecchi tedeschi. Si cacciò in mezzo a
loro, ed entrò nel vasto cortile, dove stavano riparando le ruote di parecchi
cannoni. Un assiano, colle mani dietro il dorso e un mozzicone di sigaro spento
in bocca, osservava i falegnami.
- Ehi,
camerata, - gli disse Testa di Pietra abbordandolo risolutamente. - Sapresti
dirmi o, meglio, sapresti scovarmi un certo Wolf, fratello d'un certo Hulrik?
- Wolf
Paterman? - chiese il tedesco. - Mio compatriota, camerata.
- Va' a
cercarlo, ed intanto intasca questo - disse il bretone facendogli scivolare in
mano uno scellino.
Il tedesco parti più veloce d'una lepre, mentre il
mastro, sedutosi su un vecchio affusto d'artiglieria, ricaricava la pipa;.
Non erano
trascorsi cinque minuti, che Wolf gli si presentava dinanzi
- Hai mangiato?
- gli chiese subito Testa di Pietra.
- Non afere
ancora dispensato rantio - rispose il giovanotto che parlava col
medesimo accento di Hulrik.
- Allora prendi
questo dollaro, e va' a spenderlo dal cantiniere del reggimento.
- Foi recalare
a me?
- Sì, io recalare
- rispose il bretone. - Ma prima devo scambiare due parole con te Hulrik, che
ha fatto colazione con me mezz'ora fa e che sta terminando la sua bottiglia di
birra, mi ha raccontato quanto accadde ieri sera nella torre; quindi è inutile
che mi rintroni la testa. Dimmi invece se il marchese d'Halifax è morto.
- Molto malato,
ma non morto.
- Meglio così.
E la cameriera della miss c'è ancora?
- Camerera
sempre in camera.
- Ti ha detto
tuo fratello che quella donna è mia moglie?
- Oh! - fece il
tedesco, sgranando gli occhi. - Fostra mogliera?
- Già,
camerata.
- E poi?
- E poi vorrei
che le dicessi che il marinaio che le fece visita vorrebbe parlarle.
- Io andare
supito.
- Le sarà
permesso d'uscire?
- Uscire sempre
per spesa a patrona.
- Allora tutto
va bene. Va', camerata, e dille che mi aspetti sotto la torre.
Il bravo
ragazzo si allontanò frettolosamente, facendo saltare e risaltare nel cavo di
una mano il dollaro. Non doveva aver mai trovato tanta generosità.
In quel momento
le trombe annunciarono la distribuzione del rancio. Enormi caldaie fumanti,
piene di chi sa quale orribile miscuglio, erano nel cortile e i soldati,
affamati, accorrevano da tutte le parti colle gamelle.
I tedeschi. più
pronti degl'inglesi, stavano attorno ai loro pentoloni, e struggevano in quella
brodaccia scura candele di sego per rendere la minestra, se non più saporita,
almeno più sostanziosa.
- Puah! - fece
Testa di Pietra, il quale non aveva lasciato il cortile. - Quanta fame! Si sta
meglio sulle nostri navi.
Girò intorno
uno sguardo e vide Wolf, ma senza gamella.
- Dunque? -
chiese accostandosi.
- Camerera
aspettarvi.
- Dove?
- Sotto torre.
- Grazie,
camerata. Domani verrò a prenderti e farai colazione con me.
Attraversò tre
o quattro androni ingombri di fucili, di baionette e di zaini, infilò il ponte
levatoio senza che la sentinella gli chiedesse nulla, e girò intorno al
castello. Seduta su una panca di pietra scorse subito la sua Nelly.
- Finalmente! -
esclamò. - Pare che tutto vada a meraviglia. - Oh, mia Nelly!
- Sempre Nelly!
- rispose la cameriera mostrando, nel sorridere, i suoi lunghi denti. - Perché
mi chiamate cosi?
- Perché mi
ricorda il nome d'una gallese che mi ha fatto lungamente piangere - rispose il
bretone, fingendosi estremamente commosso.
- Chiamatemi
pure Nelly, se ciò vi fa piacere - rispose la cameriera. - E la mia padrona?
- Al sicuro.
Stavano per
allontanarsi, quando una specie di policeman, che era forse in agguato
in mezzo alle piante d'un piccolo giardino, si fece innanzi dicendo:
- Ehi, soldato,
dove si va?
Il bretone si
volse inviperito.
- Corpo d'una
bomba! - esclamò, - Chi siete che vi permettete di chiedere ad un soldato dove
conduce sua moglie?
- Un agente.
- Di che?
- Vi è ancora
una polizia in Boston - rispose il policeman.
- Allora andate
a combattere contro gli americani, invece di occuparvi degli affari degli
altri.
- È il nostro
dovere. Il vostro nome?
- Hans Kip.
- Appartenete?
- Siete cieco?
corpo d'un fulmine! - urlò il bretone, il quale cominciava ad inarcare, le
braccia. - Vi è un cinque sul mio berretto che si vede a cento passi di
distanza. Fatevi curare gli occhi e sarà meglio.
- Il vostro
colonnello?
- Il marchese
d'Halifax.
- La vostra
donna?
- Come la mia
donna? Mia moglie, signor poliziotto.
- Non vi
riscaldate e rispondete: come si chiama?
- Nelly.
- E abitate?
- Dove voglio.
- Se non
rispondete, vi porto al corpo di guardia.
Il bretone, che
si era cacciato appositamente in mezzo al giardino, pur sempre rispondendo,
aveva già notato come il luogo fosse deserto.
- Ehi, signore, - disse - mi sembra che la vostra
curiosità vada troppo lontano. Volete sapere anche cosa mangeremo questa sera?
- Può darsi -
rispose l'agente.
- Perché?
- Per
sequestrarvi viveri, se ne avete nascosti, e portarli al governatore.
- Per lasciarci
morire di fame?
- Solo i
difensori della piazza, che combattono e soffrono da tre mesi, hanno diritto di
mangiare.
- Ed io, che
cosa sono? Un americano forse?
- Ma!,... Non
so!
- Dubitereste
di me?
- Un tedesco
che si è portata qui la moglie!... Persona sospetta, noterebbe il mio capo.
- E anch'io
noto il capo! - rispose prontamente il bretone che non ne poteva più e
minacciava di scoppiare. I suoi pugni piombarono sulla testa
dell'agente, il quale, sorpreso da quell'assalto inaspettato, cadde a terra
tramortito.
- Per il borgo
di Batz! - esclamò Testa di Pietra. - Era ora, che la finisse!
- Siete forte -
rispose la cameriera con ammirazione.
- Tanto forte
da prendervi fra le braccia e portarvi fino a Pechino... Sapete dove si trova
quella città?
- Non l'ho mai
sentita nominare.
- Allora datemi
il braccio, e andiamo a trovare la vostra padrona. Quel signore non si
rimetterà in gambe prima di qualche ora. Come sono noiosi questi policemen! Una
volta i nostri marinai li conciarono per benino a Newcastle.
- Davvero? - chiese
la miss, che si lasciava quasi portare dal robusto marinaio, il quale la teneva
bene stretta sotto il braccio.
- E quanto
risi! - rispose Testa di Pietra, sghignazzando. - Diversi marinai erano scesi a
terra, e, tornarono a bordo un po’ alticci e molto allegri. Cantavano come i
canarini, ma pare che quel canto non fosse troppo gradito ai policemen inglesi.
Una sera sei di questi piombano addosso ai marinai e cercano di arrestarli come
disturbatori della quiete pubblica. Che cosa successe precisamente non ve lo
saprei dire. Il fatto sta che la mattina dopo, odo sul ponte scoppi di risa.
Salgo per mettere un po' d'ordine, e sapete che cosa vidi?
- No.
- Sei marinai,
vestiti da policemen. che spiegavano le vele di gabbia e di pappafico.
- Come mai?
- Non avete
indovinato? Avevano battuto gli agenti, li avevano spogliati e si erano
portate le loro vesti a bordo - rispose il bretone. - Fortunatamente il
vento era buono, la marea alta, ad in quattro bordate la nostra corvetta si
trovò fuori dalle acque inglesi. Sarebbe stato davvero un affar serio se ci
avessero dato la caccia e ci avessero raggiunto.
- Siete uomini terribili! - disse la cameriera,
guardandolo con profonda ammirazione.
- No, miss,
siamo ordinariamente assai teneri; ma quando ci pestano i piedi, diventiamo
bestie feroci
- L'ho veduto
poco fa.
- Bell'affare!
Due pugni!... Chiunque avrebbe potuto menarli, mia dolce Nelly... State pure
tranquilla, che con me non avete nulla da temere.
- Credo senza che me lo diciate, signor... Come vi
chiamate?
- In marina mi
chiamano Testa di Pietra - rispose il bretone.
- Perché vi
hanno chiamato cosi?
- Perché noi
bretoni abbiamo le zucche dure come le nostre montagne. Quando montiamo
all'abbordaggio, lavorano più le nostre teste che le nostre sciabole.
Dopo aver
percorso diverse vie, il bretone e la cameriera giunsero finalmente all'Albergo
delle trenta corna di bisonte proprio nel momento in cui il Corsaro e
Piccolo Flocco stavano facendo colazione.
- Ecco fatto,
mio comandante, - disse il bretone, lasciando il braccio della cameriera. -
Come vedete, quando i corsari vogliono, riescono sempre.
Il baronetto
rispose prima di tutto, da buon gentiluomo, al grazioso inchino della
cameriera, poi chiese con una certa ansietà:
- Morto?
- No,
comandante: non è stata una grave ferita, - rispose Testa di Pietra.
- Raggiungete
la vostra padrona - disse il Corsaro, rivolgendosi a Nelly.
Nelly, si fece
condurre da mastro Taverna nella stanza di Mary.
- Ti sei
compromesso? - chiese poi il Corsaro a Testa di Pietra, che aveva cominciato a
mangiare.
- Oh,
comandante! - esclamò. - Mi prendete per un ragazzo? Ho solamente accoppato con
due tremendi pugni una specie di policeman, che ha avuto l'audacia di
chiedermi dove me ne andavo con quel merluzzo secco sotto il braccio.
- E l'hai
accoppato davvero? - chiese subito Piccolo Flocco.
Se vuoi
accertartene, vai a fare una passeggiata nel giardino che fronteggia la torre
del castello. Invece ti consiglierei di non interrompere la colazione, figliuol
mio... Per il borgo di Batz! E il soldato? È già stato seppellito in cantina?
- Russa
placidamente - rispose il giovane gabbiere.
- Dio mio, che
stomachi di ferro posseggono questi tedeschi! Digeriscono perfino il veleno
degli scorpioni.
- Nessun altro
ti ha seguito? - chiese il baronetto.
- Non credo,
comandante, perché ho preso altre vie per giungere fin qui.
- Eppure non mi
credo al sicuro.
- Chi immagina
che siamo qui?
- Certe volte
basta una minima traccia.
- Noi la
toglieremo con le nostre sciabole d'abbordaggio; è vero, Piccolo Flocco?
- Certo -
rispose il giovane gabbiere.
- E poi non
resteremo a lungo in questo luogo - riprese Testa di Pietra, che aveva finito
il suo ultimo pezzo di cacio, prontamente annaffiato da due bicchieri di Medoc.
- Giacché il soldato dorme, mi tengo ancora il suo vestito e vado con Piccolo
Flocco a passeggiare lungo i bastioni per scegliere il luogo migliore per
andarcene. Ce lo permettete?
- Ho più fretta
io di te di raggiungere la mia corvetta. Solamente quando Mary sarà a bordo, la
crederò veramente salva.
- Piccolo
Flocco, accendi anche tu la pipa. e andiamo a veder piovere le bombe.
- Purché non ce
ne cada qualcuna addosso! - rispose il giovane gabbiere.
- Non siamo
forse bretoni, figli della terra delle pietre? - esclamò il mastro.
Si era alzato
con lo pipa in bocca, e la mano sinistra posata fieramente sulla
spada-baionetta, prendendo un'aria provocante.
- Per il borgo
di Batz! - esclamò, guardandosi in un vecchio specchio affumicato,
appeso ad una parete. - Non faccio per dire, ma sono un bel soldato!
- Ecco perché
Nelly si è innamorata subito di te - disse il gabbiere.
Testa di Pietra
lo guardò di traverso.
- Lei; ma io?
Un tal merluzzo con denti di pescecane? Dove andrebbe a finire la mia paga?
- Taci, sei
cotto.
- Insolente!
Andiamo. Un vecchio squalo non può pensare a conquistare il mare delle
merluzze: preferisco mangiarle a mezze dozzine alla volta.
Vuotò un ultimo
bicchiere. e se n'andò colla pipa bene stretta fra i denti e le mani affondate
nelle ampie tasche del tedesco, disgraziatamente vuote.
Il giovane
gabbiere lo seguiva, dopo aver acceso la sua modesta pipa.
Percorsero
parecchie vie piuttosto anguste e rovinate pel continuo passaggio delle
artiglierie, e raggiunsero, senza guai, la linea dei bastioni.
Infuriavano
gl'inglesi sui ridotti e sulle lunette, adoperando specialmente i loro pezzi
più grossi, ma quasi senza frutto.
Il generale
Howe, sebbene fosse a corto di palle e di polvere, non ristava dal tentare un
supremo sforzo per rompere le linee d'assedio.
- Fiato sprecato!
- disse Testa di Pietra, il quale seguiva collo sguardo il passaggio delle
bombe. - Questo Howe è un vero merlo bianco. che finirà un giorno o l'altro col
cadere dentro una gabbia americana.
- Credi? -
chiese Piccolo Flocco.
- Fra un mese
tutta questa gente, checché tenti, cadrà nelle mani dei suoi avversari, e
potremo riprendere tranquillamente il mare.
- Per fare che
cosa?
- Questo lo sa
il comandante, e non sarò io certo a domandarglielo - rispose il mastro.
Fulmini! Tre passi più innanzi, e andavamo a riposare nel cimitero di Boston.
Una bomba,
sparata probabilmente dalla corvetta, era passata qualche metro distante, per
scoppiare sul tetto d'una casetta.
- Bestia che
sono! - esclamò Testa di Pietra.
- Che cos'hai?
- chiese Piccolo Flocco.
- Non vedi che
la mia pipa si è spenta? Potevo accenderla al passaggio di quella bomba.
- E farti
fracassare la testa.
- La testa d'un
bretone? Ah! tu dimentichi che noi...
Si era
bruscamente interrotto.
- La corvetta!
disse dopo qualche istante di silenzio. - Come tuona la Tuonante!
Erano saliti su
un terrazzino dominante tutta la riviera della Mistica.
In mezzo al
corso d'acqua la corvetta, saldamente ancorata, continuava a sparare. Di quando
in quando si copriva di fumo dal ponte fino alla sommità degli alberi. Era una
buona bordata dei suoi dodici pezzi di sinistra, lanciando mitraglia in
abbondanza contro le scialuppe delle navi inglesi, che tentavano di forzare il
corso d'acqua per attaccare i due piccoli ridotti americani innalzati
sulle rive della cala.
- La vedi? -
chiese Testa di Pietra, con viva emozione, rivolgendosi a Piccolo Flocco.
- Diamine! Non
ho lasciato i miei occhi in Bretagna - rispose il gabbiere.
- Come tuona!
-
Meravigliosamente, Testa di Pietra.
- Bravi
ragazzi! e fossi a bordo, quanti pezzi di cannoni inglesi farei saltare. Vuoi
che, continuiamo la nostra passeggiata?
- Aspetta che
ricarichi la pipa.
- Fa' pure;
intanto io osservo se il tiro dei pezzi da caccia è proprio esatto... no, no,
maggior elevazione ci vuole, miei cari. Quando sarò a bordo lo vedrete quanti
buchi faremo nei ridotti di questi miscredenti. Andiamocene.
- Riprese
sottobraccio Piccolo Flocco, e seguirono la linea interna dei bastioni per
raggiungere le casematte. Soldati e carri andavano e venivano senza posa, ma i
primi non si occupavano affatto dei due marinai, anche perché Testa di Pietra
indossava sempre la sua bella divisa.
Stavano già per
giungere presso le casematte, quando un uomo piombò su di loro, puntando
l'archibugio armato di baionetta e gridando:
- Dove andate
voi? Di qui non si passa! Ordine del governatore.
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