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LA
CATTURA DEL BARONETTO
In quel momento
i due marinai della Tuonante si erano fermati ad osservare una vecchia
casamatta abbandonata.
All'intimazione,
Testa di Pietra e Piccolo Flocco si erano scambiati un rapido sguardo, poi il
primo, piantate le callose manacce sui fianchi, chiese:
- E perché non
si può passare?
- Tale è
l'ordine del governatore - rispose l'inglese, un giovane biondo e roseo, cogli
occhi azzurri e magro quasi quanto la cameriera di miss Wentwort.
- Dovevo andare a trovare mio fratello per
portargli un paio di pagnotte - disse il bretone. - Me le sono levate dalla
bocca per serbargliele.
- Non si passa!
- replicò il testardo, tenendo sempre puntata la baionetta.
- Ti regalo un
dollaro.
- Nemmeno
dieci: non voglio correre il pericolo di farmi fucilare.
Testa di
Pietra, con una mossa fulminea afferrò a due mani la baionetta, alzando subito
il fucile per non ricevere una scarica, mentre Piccolo Flocco girava dietro al
soldato, lo afferrava per le gambe e lo sollevava.
Il disgraziato,
lasciò andare l'arma, e cadde al suolo.
- Presto, nella
casamatta! - disse Testa di Pietra.
Lo afferrarono,
e lo portarono di corsa dentro la piccola costruzione, imbavagliandolo con uno
dei larghi fazzoletti che usano i marinai.
- Hai una
sagola? - chiese il bretone.
- Che
domanda!... Sai bene che i gabbieri ne hanno sempre nelle loro tasche.
- Lega questo
papagallo, mentre lo tengo fermo.
- E che cosa ne
faremo di questo pappagallo?
- Lo lasciamo
qui.
- La casamatta
non è frequentata, ed egli correrà forse il rischio di morire di fame - disse
il giovane gabbiere.
- Questo è
affare suo: la guerra. te l'ho già detto, ha le sue crudeli esigenze.
- Lo sfido a slegarsi.
- Allora
possiamo riprendere la nostra ispezione. Voglio raggiungere il corridoio che
mette
nella camera da
mina, per vedere se l'hanno ricoperta ed in quale stato si trova.
Trascinarono
l'inglese, legato come un salame, nell'angolo più oscuro della casamatta, poi
tornarono all'aperto.
Primo pensiero
di Testa di Pietra fu quello d'impadronirsi del fucile per farsi credere una
sentinella. Quella precauzione era stata buona, poiché centocinquanta metri più
innanzi i due marinai s'imbatterono in un altro soldato inglese.
- Alt! Non si
passa! - gridò. - Ordine del governatore.
- Non vedi che
sono anch'io di guardia? - rispose prontamente il bretone.
- E quel
giovane che ti accompagna?
- È un marinaio
che devo condurre da un ufficiale, avendo una lettera urgente da consegnargli.
- Quando mi
dici che si tratta di una lettera urgente, prosegui pure, camerata.
- Grazie:
quando ritorno ti pago da bere. So che i viveri scarseggiano in Boston, ma vi
si trovano ancora bottiglie di gin e di brandy.
Ripresero la via,
salutati da una specie di grugnito da parte della sentinella. Erano giunti ai
ridotti.
Era là che
avevano fatto scoppiare la mina.
Testa di Pietra
s'avvide subito che gl'inglesi, durante quelle quarantotto ore, avevano
sgombrato le macerie e rimontato le casematte.
- Perbacco! -
esclamò. - Come hanno lavorato questi bravi soldati, sebbene affamati! Mi pare
che, per il momento, non vi sia nessuno. Si può andare a vedere.
- Che il
passaggio sia stato riaperto? - chiese Piccolo Flocco.
- Ho questa
speranza.
Esaminò
attentamente le due casematte, ed entrò in quella segnata con un 24 dipinto in
rosso.
- Lì finiva il
corridoio - disse.
Entrò
risolutamente, poi usci subito, e disse a Piccolo Flocco:
- Va' a vedere
tu. Io rimango di guardia e non lascio passar nessuno.
- Sta bene -
rispose Piccolo Flocco e scomparve.
Il bretone
passeggiava da una diecina di minuti, quando un soldato tedesco si cacciò
dietro la trincea che copriva le casematte.
- Alt! - gridò
con voce tuonante il mastro. - Non si passa: ordine del governatore.
- Terteuffe!
Io afere sparato tutt'oggi e crepare di fame.
- Va' a crepare
in un altro luogo, ma non qui - rispose il mastro.
- Mia gamella
trovasi nella casamatta.
- Andrò a
cercarla io: non fare un passo innanzi, o sparo.
Il tedesco, rispettoso
della consegna, si sedette su un cumulo di terra, mentre il bretone entrava
nella casamatta per cercare la gamella.
Ci volle un bel
po' a trovarla, essendovi poca luce; ma finalmente uscì, gridando:
- Prendila, e
vattene al diavolo!
Nessuno rispose
alla chiamata.
- Che sia
scappato? - si chiese il bretone.
Fece il giro
del mucchio di terra, e lo trovò disteso in una pozza di sangue e senza vita.
Una palla l'aveva nettamente decapitato.
Tornò
precipitosamente verso la porta della casamatta per paura di subire la medesima
sorte, ed attese impaziente il ritorno di Piccolo Flocco.
Trascorsero
altri quindici minuti poi il giovane marinaio ricomparve.
- Dunque? - gli
chiese subito il bretone.
- Hanno
sgombrato il passaggio dai rottami e vi hanno collocato una nuova mina -
rispose Piccolo Flocco.
- Hai
attraversato la camera?
- Certo.
- Anche il
secondo passaggio è aperto?
- Lo scoppio
non lo ha affatto danneggiato.
- Ne sei
sicuro?
- Sicurissimo.
- Allora siamo
a posto - rispose il bretone. - Prima di mezzanotte saremo a bordo della
corvetta insieme con la bellissima miss e col mio merluzzo secco.
- Passerà la
signora?
- Se passo io,
che sono grosso, passerà anche lei. Giungerà alla estremità della galleria
colle vesti strappate, ma si rifarà a bordo. Sai bene che abbiamo più di venti
casse di vestiti, di cappelli e di biancheria.
Volsero le
spalle alle casematte e ripresero la via del ritorno, mentre il bombardamento
aumentava d'intensità.
Testa di Pietra
ed il giovane gabbiere, rientrarono in città. Annottava, e solo le bombe
rompevano le tenebre. Le ultime candele di sego di Boston erano più utili a
rinforzare il brodo degli assiani, che a dare la luce.
Dopo aver
girato per parecchie vie, giunsero finalmente in prossimità dell'Albergo
delle trenta corna di bisonte. Con loro grande sorpresa, videro parecchie
persone ferme dinanzi alla porta, che parlavano animatamente.
Il bretone
provò subito un gran colpo al cuore.
- Dio! -
mormorò. - Che cosa è successo? Piccolo Flocco, non ho il coraggio di
avvicinarmi.
- Che sia
avvenuta qualche rissa fra ubriachi? - rispose il gabbiere.
- Io penso al
comandante.
- Che un colpo
di sole mi ammazzi! Non mi ricordavo in questo momento che il capitano fosse lì
dentro.
- Che fare? -
chiese Testa di Pietra, il quale si trovava più imbarazzato che mai. - Non ho
mai avuto paura; eppure, in questo momento tremo.
Guardò meglio.
I borghesi mescolati ad alcuni soldati tedeschi cominciavano ad allontanarsi: i
primi per andare a cena, ed i secondi per obbedire alla ritirata.
- Possiamo
avvicinarci anche noi - disse. Voglio sapere che cosa è successo.
Alzò il cane
della sua pistola, respinse tre o quattro borghesi che si ostinavano a rimanere
dinanzi all'Albergo delle trenta corna di bisonte, intimando loro con
voce minacciosa di tornare subito alle loro case, ed entrò seguito da Piccolo
Flocco.
La sala era in
pieno disordine. Tavolini e sedie erano rovesciati, molte bottiglie e piatti in
frantumi. Il taverniere stava appoggiato al banco, guardando tristemente quella
rovina. Non si era ancora deciso a mettere un po' d'ordine in quella
stanzaccia. Vedendo entrare il bretone, aprì le braccia, facendo un gesto di
disperazione.
- L'hanno
preso! - gemette mastro Taverna. - Quel bravo gentiluomo!
Testa di Pietra
si diede due poderosi pugni sul capo e diventò livido.
- Preso il mio
capitano! esclamò.
- Sì, mio
signore.
- Quando?
- Un'ora fa.
- E chi è
venuto ad arrestarlo?
- Dieci soldati
inglesi comandati da un capo della polizia.
- Si è difeso?
- Sembrava un
giaguaro. Ne ha infilzati due, ed ha bruciato le cervella ad un terzo; poi ha
dovuto arrendersi oppresso dal numero, quantunque si fosse servito dei miei
piatti e delle mie bottiglie come mitraglia.
- Preso! Il
capitano preso! - esclamò Piccolo Flocco, il quale non era meno livido ed
atterrito del bretone.
Testa di Pietra
si era lasciato cadere su una sedia, come se fosse stato preso da malore, ma
subito si rialzò chiedendo:
- E la miss?
- Arrestata
anche lei! - rispose mastro Taverna.
- È terribile!
- aggiunse Piccolo Flocco.
- Non hanno
lasciato qui che quel tedesco, che continua a dormire, e quella signora magra
ed attempata.
- La cameriera?
- gridò il bretone.
Si scagliò su
per la scala ed entrò come una bomba nella camera che il Corsaro aveva
destinato alle due donne.
- Miss Nelly, -
disse il bretone - è proprio vero che hanno portato via la vostra padrona?
- Sì, marinaio,
- rispose la donna, tergendosi le lagrime. - Sono stati i soldati del marchese
che l'han rapita. Ah, povera padrona!
Il bretone si
era messo a passeggiare per la stanza dandosi continuamente pugni sul capo e
domandandosi con voce rabbiosa
- Che fare? Che
fare? Me lo fucileranno di certo quel bravo comandante che amo come un figlio.
Bisogna salvarlo; ma come?
Ad un tratto
interruppe la sua passeggiata di orso in gabbia e si fermò dinanzi alla
cameriera.
- Le sentinelle
del castello vi conoscono? - le domandò.
- Oh! quasi
tutti i soldati.
- Dunque non
avreste nessuna difficoltà ad entrare nella torre.
- No.
- Uditemi bene,
mia dolce Nelly. Ormai la ritirata è suonata, quindi è troppo tardi, ed anche
troppo pericoloso avventurarsi per le vie di Boston. Domani mattina vi
recherete al castello e cercherete di vedere la vostra padrona, che non sarà
certamente stata cacciata in prigione come una donna qualsiasi...
- Oh no! Il
marchese non lo permetterebbe.
- Benissimo! -
rispose Testa di Pietra. - Cercherete di sapere dove hanno rinchiuso il
baronetto e quali istruzioni hanno gl'inglesi: verso mezzogiorno tornerete qui.
Quel valoroso non deve morire, né fucilato, né impiccato.
- Oh no! la mia
padrona ne morrebbe di dolore. Ama tanto sir William!
- Noi rimarremo
in Boston fino a domani sera, perché sarà necessaria la notte per raggiungere
la nostra nave. Riposate tranquilla, mia Nelly, e pensate a me.
Il mastro fece
un goffo inchino e discese nella taverna, dove trovò Piccolo Flocco e mastro
Taverna impegnati in una animatissima conversazione.
- Giungi in
tempo - disse il giovane gabbiere. - L'albergatore mi faceva or ora osservare che
i soldati o i policemen potrebbero improvvisamente ritornare.
- Lo so, per il
Borgo di Batz! - esclamò Testa di Pietra. - Mi aspetto di vederli giungere da
un momento all'altro.
- Perciò mastro
Taverna ci propone di nasconderci in un luogo che nessun poliziotto del mondo,
per quanto abile, saprebbe scoprire.
- È vero -
confermò l'albergatore.
- Dove si
trova? - chiese il bretone.
- Nel mio
giardino.
- Vi è un
sotterraneo forse?
- No, un pozzo,
il quale sopra il livello dell'acqua ha una specie di stanza.
- Vi è molta
acqua nel pozzo?
- Forse un
metro e non più. È un mese che non cade una goccia d'acqua.
- Hai una fune
solida?
- Si mio
signore.
- Mandaci giù
bottiglie, candele, tabacco, coperte, e non dimenticarti i salciciotti e il
prosciutto.
- E di quel
tedesco che dorme ancora che cosa devo farne?
- Gli rendo il
suo vestito e riprendo il mio. Quando si deciderà a svegliarsi, lo manderai con
Dio, dopo d'avergli offerto qualche bicchiere di gin.
Il bretone entrò nella stanza-magazzino, si spogliò
rapidamente e si rimise il suo costume da marinaio.
- Si può andare
- disse rientrando nella sala. - Giacché i policemen non giungono,
approfittiamone per sottrarci alle loro ricerche.
Mastro Taverna
chiuse la porta e la sprangò, essendo già ora inoltrata; scese nella cantina a
prendere una solida fune lunga una ventina di metri, poi disse:
- Andiamo, miei
gentlemen.
Fece loro
attraversare uno stretto corridoio e li condusse in un orticello che si trovava
dietro l'albergo. Nel mezzo vi era un pozzo.
Una solida spranga
di ferro ne traversava la bocca piuttosto larga.
Testa di Pietra, aiutato da Piccolo Flocco, fece alla
fune diversi nodi, assicurò solidamente un capo alla spranga e gettò l'altro
nel pozzo.
- Scendete
dieci metri circa - gli disse mastro Taverna, porgendogli un pezzo di candela.
- Poi ci penserò io.
Il bretone,
s'aggrappò alla fune, e dopo mezzo minuto entrava in una specie di camera
umidissima costruita in un fianco del pozzo.
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