21
L'ASSALTO
AL FORTE
Nessuno turbò
il loro sonno, ma appena balzati dalle brande, al mattino, furono sorpresi
nell'udire parecchi colpi di cannone.
Testa di Pietra
aveva mandato un grido:
- I pezzi della
corvetta! Oh, li conosco! Fuori! Fuori!
- Che gli
americani si preparino ad assalire il forte? - chiese il boia.
- Nessun
dubbio: devono aver approfittato dell'oscurità della notte per invadere
l'isola, scortati dalla Tuonante.
- Riusciranno a
prenderlo d'assalto? - chiese Piccolo Flocco.
- Vi è la
corvetta che batte, mio caro, ed i suoi mortai ed i suoi pezzi da caccia senza
contare tutti quelli delle batterie, faranno miracoli.
Spalancarono
l'uscio e, passati attraverso alcuni corridoi, raggiunsero il cortile.
Regnava una
confusione enorme. Pareva che gl'inglesi avessero perduto la loro flemma
abituale, poiché correvano qua e là come pazzi, gridando. Gli ufficiali, i soli
che avessero conservato il loro sangue freddo, davano ordini che si perdevano
tra il fracasso delle cannonate.
- Questi
soldati non resisteranno a lungo - disse il bretone. - La sorpresa li ha
sbigottiti. Andiamo un po' a vedere che cosa succede. Guardatevi dalle palle,
amici.
Alcune scalette
conducevano sui bastioni.
Testa di Pietra
ne scelse una a caso, che in quel momento non era frequentata dai soldati, e si
spinse su una lunetta, dove una ventina di artiglieri stavano collocando due
bocche da fuoco.
- Corpo di
Batz! - esclamò con viva allegrezza. - Ci siamo davvero!
La corvetta aveva
gettato le àncore a quattrocento metri dal forte dentro il canale, e cominciava
a sparare furiosamente. Dall'altra parte dell'isola numerose scialuppe stavano
sbarcando truppe e artiglierie. Si trattava di tremila uomini scelti, e
comandati da. due colonnelli Moultrie ed Ashe. Già grossi reparti erano
sbarcati disponendo subito le artiglierie, mentre due centinaia di. scorridori,
avevano cominciato un nutrito fuoco di fucileria.
- Che cosa ne
dite? - chiese il carnefice a Testa di Pietra.
- Che questa sera
il baronetto dormirà a bordo della nave - rispose il bretone.
- Eppure il
forte è bene armato e la sua guarnigione abbastanza numerosa!
-
Vi dico che non resisterà! L'attacco comincia, e sarà meglio rifugiarsi dentro
qualche casamatta.
- E sarà
meglio, anche perché il comandante del forte, non trovandoci, rimanderà
l'esecuzione a battaglia finita.
A pochi passi
vi era una casamatta vuota e i tre bretoni furono lesti ad occuparla,
osservando ansiosamente attraverso le feritoie. Gli artiglieri della vicina
batteria, troppo occupati, non avevano fatto loro attenzione.
L'attacco si
svolgeva in quel momento con grandiosità terrificante. Cinquanta pezzi si
scambiavano palle e granate con un fracasso infernale.
I proiettili
cadevano copiosi sul forte, mettendo di quando in quando qualche pezzo fuori
servizio.
Gli americani,
avevano cominciato a spiegarsi formando tre colonne d'assalto. Gli scorridori,
li precedevano, sostando di quando in quando per aprire un nutrito fuoco contro
gli artiglieri del forte che sparavano allo scoperto, sulla cima dei bastioni.
Erano tutti buoni tiratori perciò poche volte fallivano i colpi, spargendo
terrore fra i difensori del forte.
Le cose erano giunte a questo punto, quando un
sottufficiale inglese si precipitò dentro la casamatta dove erano rifugiati i
bretoni.
- Finalmente vi
ho trovati! Da mezz'ora vi cerco, col pericolo di farmi spezzare in due da una
cannonata.
- Ci cercate?
Per far che cosa? - chiese tranquillamente Testa di Pietra.
- Il comandante
del forte vi vuol vedere.
- Poteva
lasciarci qui a godere questo interessante spettacolo rispose Testa di Pietra.
- L'esecuzione è stata fissata per le sei di sera.
- Che cosa
voglia da voi non lo so - disse il sottufficiale. - Mi ha incaricato di
cercarvi. Seguitemi!
- Con questo
grandinare di palle? Sarebbe una pazzia, signore! Impicchiamo gli altri, ma non
desideriamo affatto di andarcene sotto terra presto. Non siamo soldati!
Il
sottufficiale fece un gesto d'impazienza, poi riprese con voce imperiosa, che
non ammetteva replica:
- Bombe o non
bombe, dovete seguirmi: questo è l'ordine del comandante.
- Ci muoveremo,
se garantirete la nostra pelle! - si provò a ribattere Testa di Pietra.
- Ora chiamo un
picchetto armato, e la finisco.
- Uh! non
scaldatevi tanto, signor mio. Abbiamo le gambe ancora buone per seguirvi, senza
bisogno di baionette alle nostre spalle.
Vedendo vana
ogni resistenza, i tre bretoni, dopo essersi scambiato uno sguardo
d'intelligenza, decisero di seguire il sottufficiale, che borbottava:
- Sono comodi,
questi carnefici!
Appena fuori
della casamatta una palla di buon calibro passò rombando sulle loro teste e
andò a fracassare l'avantreno d'un pezzo, che era già stato posto fuori
combattimento.
- Signor mio, -
disse Testa di Pietra, fingendosi spaventato, volete farci ammazzare!
- E che! -
rispose il sottufficiale. - Non siete buoni altro che ad impiccare la gente?
- Ve l'ho già
detto che non siamo uomini di guerra e che perciò non possiamo avere confidenza
colle palle.
- Basterà che
rimanga vivo uno solo di voi.
- Grazie! -
rispose il bretone ironicamente. - Siete gentile come un orso.
Un'altra palla,
partita probabilmente dalla corvetta, ululò in alto e prese d'infilata tre
artiglierie, che stavano ricaricando un pezzo a breve distanza, fulminandoli.
- Se fosse
toccata a noi, signor sottufficiale, non sarebbe rimasto nemmeno un carnefice.
L'inglese, scese a precipizio la scaletta e condusse i
tre bretoni nel cortile d'onore della fortezza, di fronte al quale s'alzava la
piccola cappella.
Un vecchio
colonnello, il comandante della guarnigione, si staccò da un gruppo
d'ufficiali, coi quali aveva fino allora discusso animatamente, e s'avvicinò ai
bretoni.
- Chi è di voi
il primo carnefice? - chiese.
- Io - rispose
l'ex galeotto.
- Siamo
costretti, come vedete, ad anticipare l'esecuzione, poiché il forte corre
gravissimo pericolo. Quest'oggi gli americani si battono come vecchi soldati, e
non so se riusciremo a respingere l'assalto.
- E vorreste,
colonnello? - chiese il boia.
- Impiccare il
prigioniero prima che gli americani giungano fino a noi.
- E dove? La
forca non è stata ancora alzata.
- In mezz'ora
potreste rizzarla - disse il colonnello. - Abbiamo legname, chiodi e martelli
finché vorrete.
- E alzarla
dove?
- Qui: in mezzo
a questo piazzale.
- Colle palle
che grandinano? Io ho lasciato Boston, colonnello, col fermo proposito di
tornarmene a casa tutto intero e non mutilato.
Il comandante
corrugò la fronte.
- Avreste
paura?
- Faccio il
carnefice, e non voglio né devo immischiarmi colle cannonate.
- Allora
piantate un grosso chiodo in quel muro e impiccatelo là.
- Colonnello,
faccio il mio infame mestiere di esecutore di giustizia secondo certe norme
stabilite. Non mi presterò mai a una simile esecuzione.
In quel momento
una bomba lanciata da uno dei quattro mortai della Tuonante cadde con
gran fracasso nell'ampio cortile, scoppiando a breve distanza dal gruppo di
ufficiali. Su sette, cinque di quei disgraziati caddero fulminati.
- Colonnello, -
disse il carnefice - come vedete, è impossibile alzare la forca. Se volete
impiccare quell'uomo, fate lavorare i vostri soldati. Per mio conto me ne vado
prima che un'altra bomba porti via la mia testa ed anche quella dei miei
aiutanti. Sono l'unico boia che lavora per le colonie americane, ed ho il
diritto di conservare la mia pelle.
- La farò
alzare dai miei soldati, giacché avete paura - rispose il colonnello.
- Fate pure,
signore.
Altre due
palle, lanciate questa volta dai cannoni da caccia della Tuonante, attraversarono
il cortile sfondando parte della caserma.
- Tempesta! -
gridò Testa di Pietra. - Sono pillole troppo grosse per le nostre teste.
Corriamo!
Prese
la rincorsa e si slanciò verso il magazzino, seguito da Piccolo Flocco e dal
boia, i quali non avevano nessun desiderio di far la conoscenza nemmeno colle
palle amiche.
Appena entrati
nel magazzino, trovarono il cantiniere che si strappava disperatamente i pochi
capelli grigi che ancora ornavano la sua testa.
- Ohè, signor Però
Paga, che cosa è successo? - gli chiese premurosamente il bretone. - Vi è
morta la moglie?
- Che moglie i
Che moglie! Non l'ho mai avuta.
- E avete fatto
benissimo. Anch'io sono sempre stato senza. Le donne, presto o tardi, fanno
perdere la bussola anche ai più arditi e intelligenti marinai. Vi ammiro,
cantiniere.
Ma il
cantiniere continuava a strillare e a strapparsi i capelli.
- Adagio,
signor Però Paga. Se continuerete così, poi attaccherete i vostri baffi,
che sono veramente magnifici, degni d'un vecchio soldato, e resterete pelato
come un prete anglicano.
- Non sapete? -
urlò il disgraziato, che pareva avesse smarrito il senno.
- Finora non
sappiamo proprio nulla. Spiegatevi.
- La mia
cantina...
- Avanti.
- Distrutta da
una bomba.
- Che è andata
a cacciarsi proprio in mezzo ai prosciutti, ai salsicciotti, ai formaggi
d'Olanda ed alle bottiglie di birra doppia. Quella era una bomba non solo affamata
ma anche assetata. M'immagino bensì per tutto, proprio tutto, non sarà stato
distrutto da quella bomba maledetta. Non avrebbe per caso risparmiato qualche
bottiglia?
- Una spero di
trovarla fra il disastro generale, ma...
- Ma, signor Però
Paga?
- Non ve la
cederei per meno di dieci dollari, essendo l'ultima.
- Signor
cantiniere - urlò il bretone, tendendo i pugni - andate a venderla agli
americani!... Ma già essi se la berranno fra poco senza pagarvi un penny.
Il cantiniere,
spaventato, alzò i talloni e fuggì come fosse spinto dalla punta d'una
baionetta.
- Andiamo a
trovare sir William - disse Testa di Pietra. - Ormai possiamo forzare tutte le
porte.
Senza
incomodarsi a togliere la serratura, diede alla vecchia porta tarlata un
poderoso colpo di spalla, strappandola dai cardini.
Il baronetto
era balzato in piedi, mentre il cappellano del reggimento, credendo che qualche
bomba fosse caduta, si rannicchiava prudentemente sotto il tavolino.
- I carnefici -
esclamò sorridendo. - Venite per impiccarmi? Sono pronto.
Testa di Pietra
lo trasse rapidamente da una parte, e mentre gli raccoglieva sulla nuca i suoi
lunghi capelli biondi trattenendoli con una specie di cappuccio, che poi il
boia avrebbe dovuto abbassare fino al mento, gli disse rapidamente:
- Ricordatevi
di quanto vi ho detto. Appena la corda si spezza fingete di cadere.
- Io! Un
corsaro! Un uomo di mare!
- Si tratta della
pelle, comandante. E poi gli americani fra un'ora saranno sotto il forte e
monteranno all'assalto. Vi assicuro che si battono splendidamente.
- Allora
andiamo a farci impiccare - rispose il Corsaro.
Il boia nel
frattempo aveva levato da un pacco il famoso laccio e l'aveva esaminato
rapidamente. Piccolo Flocco s'intratteneva col cappellano della guarnigione.
- Occorre che
gli leghi le braccia dietro il dorso? - chiese Testa di Pietra.
- È necessario
- rispose il boia, porgendogli una cordicella. Poi curvandosi rapidamente su di
lui aggiunse: - Fate uno di quei nodi che al più piccolo sforzo cedono.
- Me ne intendo
di nodi, e potete essere sicuro che appena il capitano cadrà, le sue braccia
saranno libere.
- Va bene.
In quel momento
entrò il sottufficiale, che disse in tono burbero:
- La forca è
stata rizzata, ma è costata la vita a quattro bravi soldati!
- Lo avevo
detto al colonnello che era pericoloso quel cortile! rispose Testa di Pietra. -
Doveva aspettare che gli americani se ne fossero andati.
- Andati? Ci
stringono sempre più da tutte le parti, e fra poco monteranno all'assalto. Non
li ho mai visti battersi con tanta rabbia come oggi.
- Avranno
freddo, e vorranno riscaldarsi al fuoco delle artiglierie.
- Siete sempre
così allegri?
- Sì; e
soprattutto quando si tratta di mandare all'altro mondo qualche personaggio
importante - rispose il bretone.
Il cappellano
della guarnigione si era avvicinato intanto al baronetto, e tenendo in mano il
crocefisso gli diceva:
- Coraggio,
figliuolo. Presto o tardi la morte arriva per tutti.
- Un uomo di
mare ha sempre coraggio - rispose il baronetto. il quale conservava un sangue
freddo meraviglioso. - La morte non ha mai fatto paura a chi è abituato a
sfidare i furori degli oceani. Signor carnefice, è pronto il laccio?
- Sì, signore.
- Allora
andiamo. Fra qualche minuto tutto sarà finito.
Il
sottufficiale si mise dinanzi, tenendo in una mano una pistola carica;
seguivano il Corsaro col cappellano, poi i tre carnefici.
Al di fuori la
battaglia infuriava terribilmente; tre grosse batterie americane ed i pezzi
della corvetta diroccavano rapidamente gli spalti, sventravano i bastioni e
sfondavano i tetti delle caserme. Anche la fucileria si faceva udire e molto
vicina.
Molte palle
cadevano anche nel cortile, dove il comandante del forte aveva appena potuto
radunare sette od otto soldati. Il Corsaro guardò tranquillamente il lugubre
attrezzo innalzato alla meglio e sotto il quale avevano collocato una sedia,
per toglierla poi di sotto i piedi al momento opportuno.
Il comandante
del forte gli era andato incontro dicendogli con voce aspra:
- Signore, sono
stati uccisi per colpa vostra quattro soldati.
- Mi terranno
buona compagnia spero, nel gran viaggio per l'altro mondo - rispose il
baronetto.
- Basta con le
chiacchiere: boia, impiccatelo!
L'ex-galeotto
si arrampicò sulla forca e legò il laccio, sotto l'infuriare della mitraglia.
- Sbrigatevi! -
gridò il colonnello.
- Adagio,
signore - rispose Testa di Pietra, che faceva sforzi supremi per reprimersi. - Per
un gentiluomo ci vogliono certi riguardi.
- Come sapete
che questo condannato è un gentiluomo? - chiese il comandante.
- Vivaddio! È
il fratello del marchese d'Halifax!
- Avete detto?
- Il fratello
del marchese d'Halifax - rispose il bretone.
Il colonnello
non rispose.
Il boia di
Boston aveva intanto assicurato il laccio alla traversa della forca ed era
frettolosamente disceso, dicendo:
- Sono pronto.
- Impiccatelo
subito - disse il comandante.
- Purché una
bomba non cada e non ci porti via tutti - rispose il boia
- Fate presto.
- Salite sulla
sedia ordinò il boia al Corsaro.
Il baronetto
obbedì docilmente, dopo d'aver baciato il crocefisso che il cappellano della
guarnigione gli porgeva; si lasciò mettere al collo il laccio e calare il
cappuccio nero fino al mento. Il boia di Boston si assicurò che tutto fosse
pronto, poi levò di sotto i piedi del Corsaro la sedia. Proprio in quel momento
i cannoni da caccia della corvetta lanciavano attraverso il cortile una
bordata.
Il Corsaro,
abbandonato a se stesso, penzolò un momento all'estremità del laccio, poi cadde
di colpo, stendendosi sul terreno. Il boia gli si era subito precipitato sopra,
allargandogli innanzi tutto il laccio.
- Che cosa
fate? - gridò il comandante del forte, impugnando una pistola.
- Il mio
dovere, signore, - rispose freddamente il boia.
- Quale?
- Quest'uomo,
secondo le leggi inglesi, per quarantotto ore non verrà più appeso.
- A chi lo
dite?
- A voi. Non
siete mai stato il rappresentante della giustizia: quindi di queste cose non
potete intendervi.
- Come mai la
corda si è spezzata?
- Chi lo sa?
Forse una palla l'ha tagliata.
- Ne siete ben
sicuro?
- Lo suppongo,
perché la mia corda aveva impiccati tredici uomini.
- Il numero di
Giuda! - brontolò Testa di Pietra.
- E non
potreste riannodarla ed impiccarlo nuovamente?
- Le leggi
inglesi vi si oppongono, signore.
- Allora lo
farò fucilare.
- No,
colonnello. Quest'uomo è stato affidato a me, e non morrà che per mia mano. Sono
il boia di tutte le colonie americane e, non obbedisco che al governo.
Il colonnello
lanciò tre o quattro bestemmie; congedò i soldati e anche il sottufficiale, e
disse ai tre carnefici:
- Riportatelo
nella cappella.
Testa di Pietra
prese fra le sue robustissime braccia il baronetto e scappò via, seguito dal
boia, da Piccolo Flocco e dal colonnello.
Il cappellano,
spaventato forse dalle bombe che continuavano a cadere, era sparito, per
rifugiarsi probabilmente in qualche casamatta.
In un lampo il
bretone entrò prima nel magazzino, poi nella cappella, sulle cui tavole
ardevano ancora due candele, e le depose su di una branda. Il comandante del
forte si volse verso il boia e gli disse:
- Dunque vi
rifiutate di riappiccarlo.
- La legge non
lo permette prima di quarantotto ore.
- Allora lo
ucciderò lo.
Aveva levata
dalla cintura una magnifica pistola inglese a due colpi colle canne arabescate,
e l'aveva puntata sul Corsaro, il quale conservava sempre un'immobilità
assoluta.
Testa di
Pietra, fortunatamente, vigilava. Il suo pugno di ferro piombò su quello del
colonnello, ritorse la pistola contro quel giustiziere di nuovo genere e fece
scattare i due grilletti. Due detonazioni rimbombarono perdendosi tra il
fragore delle cannonate. Il colonnello, colpito in pieno petto, era caduto
senza mandare un grido.
- Che cosa hai
fatto, Testa di Pietra? - chiese Piccolo Flocco spaventato.
- Come vedi,
l'ho ammazzato! - rispose il bretone.
Il Corsaro era
balzato in piedi udendo così vicini quei due spari.
- Morto? -
chiese.
- Lo avrebbero
ucciso gli americani - rispose Testa di Pietra. - Sono già sotto le trincee e
montano all'assalto.
-
Udite?
Hurrà
formidabili echeggiavano al di fuori. Gli scorridori avevano piantato le scale,
approfittando del tiro delle loro artiglierie e montavano furiosamente
all'assalto.
Testa di Pietra
afferrò il colonnello e lo gettò sotto una branda, gridando:
- Fuori! Fuori!
Facciamo qualche cosa anche noi.
Aveva levato al
colonnello la sciabola ed un'altra pistola a due colpi.
Il Corsaro
aveva afferrato una sbarra di ferro, che aveva servito poco prima a schiodare
la porta. I quattro uomini si precipitarono nel cortile che in quel momento era
deserto. I pezzi inglesi, ridotti ormai al silenzio, non rispondevano più né ai
tiri della corvetta, né a quelli della grossa batteria americana. La
guarnigione ormai era sgominata, ed invano cercava il comandante, che solamente
Testa di Pietra sapeva dove si trovasse..
Gli americani,
protetti dalla loro formidabile batteria, correvano all'assalto come una torma
di lupi, sostenendosi di quando in quando con nutrite scariche di moschetteria,
le quali spazzavano gli ultimi artiglieri che cercavano di resistere.
Testa di
Pietra, udendo le palle grandinare fittissime, spinse il baronetto ed i suoi
compagni dentro una casamatta, dicendo:
- Aspettiamo
che il combattimento sia finito. Noi soli ben poco potremo fare; è vero,
comandante?
- Ti approvo
sempre - rispose sir William col suo solito pallido sorriso.
- Quando gli americani
saranno qui, ci faremo riconoscere e spero che non ci pianteranno nel petto le
loro baionette. Ma voi, comandante, siete armato d'una magnifica sbarra di
ferro che deve pesare non meno di quaranta chilogrammi. Se i primi arrivati non
vorranno intendere ragione, li metterò a posto con quel bastoncino.
Intanto
l'assalto si approssimava. Spezzati i bastioni, i ridotti e le lunette da
furiose scariche di mitraglia, gli artiglieri, i quali avevano ormai la maggior
parte dei loro pezzi fuori servizio, cedevano rapidamente.
Gli scorridori,
o stracorridori, come li chiamavano allora, erano già scesi nei fossati e
avevano piantato le scale, incoraggiandosi con hurrà strepitosi.
La fanteria
leggera stava dietro di loro, pronta a montare all'assalto, mentre quella
pesante continuava a scaricare i suoi moschetti e le sue carabine.
- Eccoli! -
gridò ad un tratto Testa di Pietra, il quale osservava da una feritoia
Gli scorridori montavano infatti intrepidamente
all'assalto, bruciando sulle scale le loro ultime cariche. In un momento
superarono i bastioni, lavorando ferocemente colle baionette ed inchiodando non
pochi artiglieri inglesi sui loro pezzi. La guarnigione del forte fuggiva in
tutte le direzioni, cercando di barricarsi in caserma, ma gli scorridori, in un
attimo occuparono il cortile, nel cui centro sorgeva la forca, e intimarono la
resa, minacciando uno sterminio generale.
Nello stesso
momento quattro soldati, guidati da un ufficiale, si precipitarono a baionetta
spianata dentro la caserma occupata dal comandante della corvetta, dai due
marinai della Tuonante e dal carnefice, urlando ferocemente:
- Arrendetevi,
o vi accoppiamo tutti!
Testa di
Pietra, che per precauzione aveva impugnata la sbarra di ferro, alla quale
faceva descrivere un terribile mulinello, scoppiò in una risata.
- E che? -
gridò - Vorreste ammazzare il comandante e i marinai della Tuonante? Giù
le armi, corpo di un pescecane!
L'ufficiale
guarda con stupore i quattro uomini, abbassando la spada, ed esclama:
- Il comandante
della Tuonante, avete detto?
- Ecco qui,
signor mio, il baronetto sir William Mac Lellan, - rispose il mastro
indicandogli il comandante. - È per questo valoroso che vi siete battuti: me
l'aveva promesso il colonnello Moultrie.
- Voi, signore!
- gridò l'ufficiale, muovendo rapidamente incontro al baronetto.
- Sì, son io -
rispose il comandante della Tuonante.
- Possibile?
Non vi hanno dunque impiccato?
- No: mercè
l'astuzia e la generosità di questo brav'uomo che chiamano il boia di Boston.
Se sono ancora vivo, lo devo a lui.
Si era
avvicinato all'ex-galeotto, il quale era diventato d'un pallore tale, da far
temere che da un momento all'altro cadesse svenuto.
- Qua la vostra
mano, carnefice! - gli disse. - Vi devo la vita.
Il boia
retrocesse smarrito, lasciando penzolare le braccia.
- Qua la mano,
vi ho detto! - ripeté il Corsaro. - Senza di voi a quest'ora sarei morto.
Due grosse
lacrime spuntarono negli occhi del boia, poi la sua mano si tese per stringere
energicamente quella che il gentiluomo gli porgeva.
- To'!... Un carnefice
che piange! - borbottò Testa di Pietra. - Si è mai veduta una cosa simile?
- Sir, - disse
l'ufficiale. - sgombriamo subito. Fra poco il forte Johnson sarà completamente
distrutto. L'avevamo giurato, e manterremo la nostra promessa.
Era veramente la
fine di quella imponente fortezza. La guarnigione, decimata dalle artiglierie
della corvetta e dalla cannonate americane, dopo un tentativo di resistenza
dentro le caserme, si era finalmente arresa ai due colonnelli americani. Il
fuoco era stato sospeso; ma un altro fuoco ben più terribile aveva preso il
posto delle artiglierie. Magazzini, caserme, casematte, ridotti ardevano
spaventosamente.
- Orsù! - disse
Testa di Pietra. - È il nostro momento di andarcene, prima di essere arsi vivi.
Nell'acqua ci sto: nel fuoco niente affatto. Questo è solamente buono ad
accendere la pipa: ma la vecchia reliquia, non so per quale guasto, non tira
più.
A notte fatta,
del forte non rimanevano che poche rovine, ed il Corsaro insieme col colonnello
Moultrie, coi suoi due marinai e col boia di Boston, il quale ormai aveva
rinunciato al suo infame mestiere per tornar marinaio, si trovavano radunati
sulla Tuonante.
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