18 - La «Tuonante»
Già
sappiamo che quell'indiavolato Bretone era nato sotto una buona stella e che la
morte non lo voleva ancora. Sfuggito ai due colpi di pistola sparati a casaccio,
piombò in mare con un gran salto e scomparve sott'acqua, mentre sul ponte della
fregata rintronavano alcune archibugiate. Rimase più di un minuto immerso, poi
filò fra due acque, badando di non lasciarsi indietro nessuna scia, poiché gli
archibusieri non cessavano di far fuoco. Intanto una scialuppa, montata da una
mezza dozzina di marinai, era stata calata in mare per dare la caccia al
fuggiasco ed accopparlo con due o tre colpi di remo.
Testa di Pietra, il quale
di quando in quando rimontava a galla per respirare una boccata d'aria,
accortosi di quel nuovo pericolo, filò più rapido verso la riva sulla quale
aveva lasciati i compagni. Già non ne distava più d'una ventina di metri e si
credeva ormai in salvo, essendovi in quel luogo dei foltissimi gruppi di
paletuvieri, pericolosi per le febbri ma ottimi rifugi, quando nel momento in
cui ritornava a galla per la decima o dodicesima volta, si sentì urtare
bruscamente e poi rovesciare sul fondo. «Qualche squalo!» pensò.
Aprì il coltello e con un
vigoroso colpo di tallone rimontò alla superficie ed urtò, con suo grande
stupore, contro una massa enorme distesa sul mare e che aveva le dimensioni di
una vela di parrocchetto. Si tuffò di nuovo, e rimontato dall'altra parte, si
trovò dinanzi al gigantesco pesce che così in mal punto gli tagliava la strada,
come se fosse alleato degl'Inglesi, o piuttosto del Marchese.
«Corpo d'un campanile!»
mormorò. «Un diavolo di mare! Non ci mancava che questo per farmi passare un
altro pessimo quarto d'ora.»
Guardò verso la fregata.
Gli spari erano cessati, e la scialuppa, che aveva smesso di dargli la caccia,
era tornata indietro per imbarcare le genti che si trovavano a terra. Già altre
baleniere solcavano frettolosamente le acque, cariche di soldati e di marinai
provenienti dall'accampamento.
Se siamo noi due soli,
signor diavolo di mare, possiamo impegnare una partita,» disse il Bretone.
«Volete lasciarmi libero il passo, sì o no?»
Il bestione, una specie
di razza, pesante un migliaio di chilogrammi, col corpo tutto irto di spine
ricurve, grosse quanto gli uncini dei battelli, colla testa fornita di due
corna somiglianti a quelle di un toro, invece di ritirarsi, spalancò l'enorme
bocca, ampia quanto quella d'un forno, ed agitò rabbiosamente la coda lunga e
tagliente come la lama d'una lancia.
Testa di Pietra, lo
sappiamo, era pieno di coraggio, tuttavia in quel momento si senti battere
forte il cuore. Risoluto, come sempre, a riportare a bordo della Tuonante la
propria pelle, impegnò animosamente la lotta coll'orrendo abitatore delle
sabbie. Ma invece di assalire, si lasciò andare a picco, poi rimontò
bruscamente e piantò il coltellaccio nel ventre del mostro. Fatto il colpo, con
una nuotata sott'acqua prese il largo, dirigendosi verso la riva.
Il diavolo di mare,
squarciato per una lunghezza d'un buon metro, non aveva più osato d'inseguirlo.
«Che il diavolo ti
porti!» esclamò il Bretone, vedendolo contorcersi tutto e udendolo sbuffare e
muggire come un toro. «Non avevo bisogno di te; specie in questo momento.»
Attraversò i paletuvieri,
balzando di ramo in ramo, raggiunse la costa e si mise a salirla di corsa,
sempre impugnando il terribile coltellaccio. In meno di due minuti giunse là
dove si trovava il prigioniero, attentamente sorvegliato dal Tedesco e dal
giovane gabbiere.
«Avete udito?» domandò.
«Sì, una cannonata.»
«E sparata da chi?»
«Dal tuo grosso pezzo da
caccia,» disse Piccolo Flocco. «Conosco troppo bene la sua voce e non
m'inganno.»
«Allora cerchiamo di
raggiungere il capitano prima che si allontani. Può passare molto al largo e la
fregata sfuggirgli un'altra volta.»
«L'hai incendiata quella
nave maledetta?»
Mi hanno sorpreso quando
avevo già scoperto uno dei depositi di legname.»
«Abbiamo tremato per te.»
«E non avete torto,
perché ho dovuto, per salvarmi, scucire il ventre a due marinai che mi avevano
già afferrato e stavano per farmi la festa. Andiamo ad imbarcarci anche noi e
vedremo che cosa succederà.»
«E quest'uomo?» chiese
Piccolo Flocco.
«Lascialo lì,» rispose il
Bretone. «Non ci conviene ora metterlo in libertà. Su, via!»
Avevano già raccolte le
due carabine, e ormai nulla avevano da temere da parte della fregata, la quale
si preparava a partire per non farsi sorprendere da quella nave misteriosa che
poteva essere americana anziché inglese. Inoltre, la foresta poteva nascondere
delle brutte sorprese.
In lontananza
echeggiavano le grida del prigioniero inglese alle quali facevano eco gli urli
poco promettenti dei lupi rossi; ma i tre naufraghi, certi che sarebbe riusciti
con un pò di pazienza a liberarsi, non vi prestavano affatto attenzione.
Galoppavano come mustani di prateria, filando sotto gli alti pini in mezzo a
una fitta oscurità che impediva l'orientazione. Avevano fretta di ritrovare la
loro scialuppa per dare la caccia alla Tuonante, ora che la sapevano
così vicina.
Non dovevano essere molto
lontani dalla minuscola rada, quando Testa di Pietra si lasciò cadere
bruscamente a terra, additando un punto e dicendo:
«Là, in mezzo a quel
cespuglio! Presto.»
Una magnifica passiflora
si stendeva a pochi passi di distanza da loro. Trascinandosi sul ventre,
aiutandosi colle ginocchia e coi gomiti, la raggiunsero e vi si cacciarono
dentro lestamente.
«Perché ti sei fermato?»
chiese il giovane gabbiere.
«Ascolta bene: non si
direbbe che molti uomini marciano attraverso la foresta?»
Piccolo Flocco e il
Tedesco tesero gli orecchi e udirono infatti dei rumori che parevano prodotti
da un reggimento di soldati in marcia.
«Gli uomini della
fregata?» chiese il giovane gabbiere preparandosi a fuggire.
«A quest'ora sono tutti
imbarcati,» rispose il mastro. «Li ho veduti cò miei occhi sgombrare il campo e
prendere posto sulle baleniere e sulle scialuppe.»
«Allora qualche colonna
d'Indiani?»
«È questo che temo,
Piccolo Flocco. Vorrei solamente sapere dove si dirigono per non cadere in
mezzo a loro. I Pellirosse della Florida sono anche più feroci di quelli che
popolano le rive dei grandi laghi canadesi.»
«Lascia fare a me!» disse
il giovane gabbiere. «Io sono lesto come uno scoiattolo.»
«Odi?»
«Sì, Testa di Pietra. Devono
essere in parecchi e devono passare non molto lontano da noi. »
«Abbiamo tutte le
maledizioni, mentre la Tuonante incrocia forse a vista d'occhio!»
«Non sempre si può aver
fortuna. Del resto la nostra stella ci ha protetti abbastanza, mi pare. Dammi
il tuo coltello, che serve meglio della carabina fra i cespugli, e lasciami
andare. Ti prometto di tornar presto.»
«Bada, Piccolo Flocco;
perché se ti prendono ti fanno subire spaventevoli martiri.»
«Non mi hanno ancora
preso.»
Il coraggioso giovane
impugnò il coltellaccio, attraversò, strisciando come un serpente, la
passiflora e scomparve nell'oscurità.
Testa di Pietra e il
Tedesco armarono le carabine, pronti ad accorrere in aiuto del camerata, non
ignorando che i selvaggi hanno sempre avuto più paura d'una semplice pistola
che di cinquanta lance. E intanto i fragori, sotto la sconfinata foresta,
continuavano a ripercuotersi distintamente, annunciando il passaggio di altri
guerrieri.
«Patre,» disse l'Assiano,
«dove andare questi indios?»
«Un grave motivo deve
averli spinti a lasciare le loro capanne e muovere in piena notte alla guerra.
Son certo che a quest'ora son passati non meno di mille guerrieri.»
«Che vadano ad assalire
qualche tribù nemica?»
Io credo invece che
cerchino di assalire il campo inglese. Disgraziatamente, o, meglio,
fortunatamente, essi giungeranno troppo tardi.»
«E noi, patre?»
«Aspettiamo Piccolo
Flocco.»
«E Tuonante non
più tonato?»
«Sir William si
sarà forse accorto della presenza della fregata; e non avanzerà che con estrema
prudenza, anche in causa dei bassifondi... Corpo d'un campanile! Ascolta,
Hulbrik! Altri guerrieri che passano!... Se ci trovavano sul loro cammino
eravamo fritti!»
Sotto il bosco si udiva
la marcia pesante di un altro grosso gruppo d'uomini. Pareva che tutti
gl'Indiani della grande penisola floridana avessero lasciate le immense foreste
di pini dell'interno e le lagune per correre verso il mare.
Si trattava di una
emigrazione? Poteva darsi, essendo quegl'indomiti guerrieri sempre in cerca di
nuove terre da sfruttare e di nuovi nemici da trucidare.
Testa di Pietra
cominciava ad inquietarsi, poiché qualche drappello di indios poteva
cambiar direzione e gettarsi verso la piccola cala che celava la scialuppa.
«Che cosa fa Piccolo
Flocco?» si chiedeva con ansia crescente. «Che lo abbiano scotennato? Non mi
consolerei mai più.»
«Patre,» disse il Tedesco
ad un certo punto, «lascia che vada a vedere anch'io. Non posso rimanere
fermo.»
Il Bretone stava per
rispondere, quando a poca distanza vide i rami delle passiflore muoversi, e poi
balzare fuori, sempre agile come uno scoiattolo, il giovane gabbiere.
«Tu vuoi farmi morire
d'angoscia!» gli disse il mastro, lanciandosi incontro a lui. «Che cosa succede
dunque?»
«Molti Indiani passano,
formidabilmente armati,» rispose il giovane gabbiere. «Saranno un migliaio.»
«E dove vanno?»
«Verso l'accampamento che
occupavano prima gl'Inglesi.»
«Furfanti! Volevano
assalirli di sorpresa e sterminarli. Quanto al lord poco m'importava che lo
avessero ammazzato; anzi la noia sarebbe finita; ma non la fidanzata di sir
William... Ma giacché giungono troppo tardi, e poiché la fregata a quest'ora
deve essersi messa alla vela, andiamo ad armare la nostra baleniera. Son certo
di trovare la Tuonante non molto lontana da questi canali. E poiché la
via è libera, spieghiamo anche noi le vele o, meglio, le nostre gambe.»
Ascoltarono un momento,
poi, non udendo più passare altri drappelli, attraversarono la passiflora e si
gettarono in mezzo alla pineta, facendo appello ai loro muscoli ed ai loro
polmoni.
Si erano orizzontati,
perché potevano scorgere la stella del nord attraverso gli altissimi pini che
crescevano distanti parecchi metri l'uno dall'altro, e facevano sforzi
sovrumani per guadagnar terreno temendo sempre un improvviso ritorno
degl'Indiani. Così, balzando e rimbalzando su quel terreno molto elastico,
giunsero finalmente sulle rive della cala.
«Adagio!» disse Testa di
Pietra. «Vediamo prima se non vi è nessuno. Le brutte sorprese sono facili in
questi brutti paesi... Corpo d'un campanile!... Chi ha preso possesso della
nostra baleniera? Non vedete che è stata occupata da due individui che si
divertono a farla oscillare?»
«Patre, orsi,» disse il
Tedesco, armando la carabina.
«Sogni tu, Hulbrik?»
«No, patre, quelli sono
orsi neri e crossi molto.»
Testa di Pietra si dette
due pugni sul cranio.
«Siamo maledetti!»
esclamò. «Anche gli orsi, ora! E la baleniera ci è necessaria per raggiungere
la Tuonante.»
«Se non si sarà ormai
troppo allontanata,» disse Piccolo Flocco.
«Non spaventarmi, ché lo
sono già abbastanza.»
«Io non avere paura
orsi,» disse il Tedesco. «Nel mio paese cacciati molti.»
«Allora andiamo a
snidarli,» disse Testa di Pietra.
L'Assiano non si era
ingannato. Due grossi orsi neri, animali che abbondano nelle foreste e nelle
paludi della Florida, si erano impossessati della baleniera e si divertivano a
dondolarsi, a rischio di farla rovesciare. Non vi era da stupirsi, poiché gli
orsi sono buoni burloni quando nessuno li irrita, e se non hanno sempre delle canoe
si dedicano ad una ginnastica indiavolata sui rami degli alberi,
manifestando un vero piacere in quell'esercizio. Sarebbe stato meglio bensì che
avessero lasciata in pace la scialuppa e si fossero recati in un altro luogo a
divertirsi.
«Come li attaccherai,
Hulbrik?» chiese Testa di Pietra preparandosi a scendere verso la riva.
«A colpi di carabina,
patre,» rispose l'Assiano.
«Ma gl'Indiani udranno le
nostre scariche!»
«Io non potere con tuo
coltello. Orsi fortissimi, e se prendono, spezzano le costole.»
«E poi,» disse Piccolo
Flocco, «appena li avremo uccisi, daremo dentro ai remi e ci allontaneremo
subito. Noi qui non abbiamo veduto canoe indiane.
«È vero,» rispose il
mastro. «Allora facciamo due colpi da veri tiratori. Voi mirate alla testa: io
starò pronto col coltello per finirli.»
Ma gli orsi si erano
subito accorti della presenza dei tre uomini e si erano affrettati a balzare a
terra, rizzandosi sulle zampe posteriori.
«Giù, finché si
presentano in pieno!» gridò il mastro.
Hulbrik e Piccolo Flocco
s'inginocchiarono per prendere meglio la mira.
«A me quello di destra!»
gridò il giovane gabbiere.
«Mio il sinistro,
camarada,» rispose l'Assiano.
Gli orsi si avanzavano
minacciosi, agitando le zampe anteriori e mostrando gli unghioni. Ormai non si
trovavano che a quindici passi e si preparavano a prendere l'ultimo slancio.
«Fuoco!» comandò il
mastro.
Due colpi di carabina
rimbombarono e i due bestioni stramazzarono rotolando giù per la riva. Uno,
peraltro, giunto presso la sponda, si rimise in piedi e tentò la riscossa con le
ultime forze che gli rimanevano, ma trovò pronto sul suo passaggio il mastro
armato del suo terribile coltellaccio. Anche Piccolo Flocco e l'Assiano erano
accorsi colle carabine alzate per servirsene come di mazze.
L'orso, quantunque
perdesse molto sangue da una ferita sotto la gola, si era scagliato
impetuosamente sul mastro, cercando di afferrarlo per poi spezzargli le
costole. Ma aveva trovato un avversario ben saldo e senza paura.
Per due volte Testa di
Pietra si sottrasse all'attacco, scartando ora a destra, ora a sinistra, quindi
partì a fondo, e la lama del coltello scomparve intera nel petto del
plantigrado.
«Và nel paradiso degli
orsi, se ve n'è uno!» gridò il mastro.
Il povero bestione rimase
ritto un momento, urlando spaventosamente, allargò le zampe anteriori, spalancò
la bocca mostrando formidabili denti, poi le forze ad un tratto lo
abbandonarono e cadde all'indietro rotolando fin presso la scialuppa.
«La nostra stella di
Bretagna non ha cessato di proteggerci!» disse Testa di Pietra. «Purché
gl'Indiani...»
«Ci sono addosso!» gridò
in quel momento il giovane gabbiere. «Fuggiamo! Fuggiamo!»
Sette o otto Indiani,
interamente nudi, ma adorni sulla testa di molte penne colorate ed armati di
archi lunghissimi e di pesanti clave, attirati certamente da quei colpi di
fuoco, scendevano la costa di gran corsa, mandando grida di guerra. I tre
naufraghi, che avevano un vantaggio d'una cinquantina di metri, si gettarono
dentro la baleniera, presero i remi e si spinsero rapidamente al largo,
salutati da una volata di dardi, ma scagliati troppo da lontano.
A duecento metri dalla
riva i naufraghi alzarono la vela, essendo il vento favorevole, e si
rifugiarono in mezzo ai canali, cercando la Tuonante che supponevano
navigasse ancora in quei paraggi.
Il mastro si era seduto
al timone, mentre il Tedesco si affrettava a ricaricare le carabine, potendo
darsi che da un momento all'altro avessero bisogno delle armi da fuoco.
I canali si succedevano
ai canali, sempre fiancheggiati da scogliere coperte da grandi stormi di
uccelli marini, i quali stavano preparando il loro abbigliamento mattutino,
lisciandosi col becco le penne e strappandosene anche qualcuna.
La scialuppa aveva
percorso un paio di miglia, rasentando sempre delle secche pericolose che il
Bretone, fermo alla barra, sapeva evitare a tempo, quando un altro colpo di
cannone rimbombò lontano sul mare, facendo fuggire gli uccelli marini.
«Il mio pezzo di poppa!»
gridò Testa di Pietra.
«E la fregata?» domandò
Piccolo Flocco.
«Non la vedo più. Suppongo
abbia già preso il largo per sfuggire alla corvetta.»
«Se andasse a urtare
contro il Baronetto!...»
«È quello che spero
anch'io,» rispose il mastro. «Aprite, aprite gli occhi!»
«Non siamo mica gatti
bretoni, corpo d'una fregata!»
A un tratto il mastro
diede al timone un colpo di barra, e mandò un grido altissimo.
Di là da una fila di
scoglietti una massa nera si delineava assai distintamente, quantunque falba
non fosse ancora sorta.
«È la Tuonante! È
la Tuonante! corpo di trecentomila campanili! Giunge in buon punto.»
«Che sia invece la
fregata?» chiese il giovane gabbiere.
«Oh, vuoi che non conosca
più la mia nave?»
«Fa tanto oscuro, e
potresti prendere l'una per l'altra.»
«Un vecchio marinaio come
me? Caricate subito le carabine e sparate qualche colpo per segnalare al
Corsaro la nostra presenza.»
L'Assiano, che non aveva
nulla da fare, intendendosi poco di scotte e di timone, si affrettò a obbedire,
e sparò un colpo.
Un quarto di minuto dopo,
un gran lampo illuminava la prora della Tuonante, seguito da una
formidabile detonazione, ma da nessun fischio, perché i corsari, non sapendo
con chi l'avevano da fare, spararono a polvere, intimando la fermata.
«Oh, non abbiamo nessuna
intenzione di fuggire, mio capitano!» disse il mastro. «Giù la vela, ed aspettiamo.»
La Tuonante, che
non era lontana più di cinquecento passi, si mise in panna, poi calò due
scialuppe montate da parecchi marinai armati.
«Sì, si, venite pure ad
arrestarci!» disse Testa di Pietra. «Mai prigionieri saranno stati più
contenti!»
Le due scialuppe della Tuonante,
scoperto un passaggio fra la scogliera, lo attraversarono a gran colpi di
remi e presero in mezzo la baleniera, mentre gli uomini, alzatisi di colpo,
puntavano le carabine, pronti a far fuoco.
Testa di Pietra proruppe
in una gran risata.
«Non si conoscono dunque
più gli amici?» gridò poi.
«Il nostro cannoniere!»
urlarono tutti, lasciando cadere le armi.
«Con Piccolo Flocco ed il
fedele Tedesco.»
«Da dove venite?» chiese
un timoniere.
«Questo non è il momento
di raccontare delle storie, mentre la fregata del Marchese sta per darci la
caccia.»
«Ancora?»
«È testardo l'amico. »
«Tu però questa volta gli
renderai le due palle che ci hanno disalberata la corvetta e per ben due
volte.»
«Non sospiro che il momento
di trovarmi dietro al mio pezzo da caccia. Qualche cosa della fregata deve
andar giù questa volta!»
«A bordo!» comandò il
timoniere.
E le tre scialuppe
ripartirono l'una dietro l'altra, infilando il pericoloso passaggio, mentre il
mare si tingeva dei primi riflessi rosei dell'aurora.
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