Alle otto del mattino, la scialuppa superava di volata lo
stretto formato dalla punta orientale dell'isola di Zapara e la costa di
Capatarida, entrando nel golfo di Maracaybo.
Quantunque i due filibustieri avessero incontrate due grosse
caravelle da guerra ed anche un galeone, nessuno li aveva disturbati, né
avevano chiesto loro chi erano e dove si recavano.
Le reti che tenevano lungo i bordi, dovevano aver fatto
supporre agli spagnoli che fossero dei tranquilli pescatori e perciò nessuno si
era preso la briga di fermarli.
Appena giunti fuori dallo stretto, Carmaux e Wan Stiller
misero la prora verso l'est, tenendosi un po' lontani dalla costa, essendo
quella cosparsa di bassifondi, dai quali sorgevano ancora in buon numero dei
villaggi di caraibi.
Anche in quel luogo si vedevano galleggiare moltissime grosse
zucche, fra le quali nuotavano e giuocherellavano un bel numero di anitre e di
gallinelle acquatiche, senza manifestare alcuna paura per quei galleggianti.
«Dimmi un po', Carmaux» disse Wan Stiller. «Servono a nutrire
i pesci tutte quelle zucche? Ne sai qualche cosa tu?»
«No, servono a prendere gli uccelli acquatici, mio caro
amburghese.»
«Scherzi?»
«Parlo da senno. Come tu sai tutti gli uccelli marini sono
assai diffidenti e non si lasciano quasi mai accostare dalle scialuppe. I
caraibi gettano dunque un gran numero di zucche che sono legate le une alle
altre, con liane lunghissime, per abituare i volatili alla loro presenza.
Quando credono giunto il buon momento, degli abili nuotatori si gettano in
acqua, colla testa cacciata entro una zucca nella quale prima praticano alcune
aperture per poter vedere liberamente.»
«Comprendo» disse Wan Stiller, ridendo. «Protetti dalla zucca
s'avvicinano ai volatili e li tirano sott'acqua.»
«Precisamente» rispose Carmaux, «e ti posso dire anche che
fanno delle caccie abbondanti e che non tornano mai ai loro villaggi senza
portare, appesi alla cintura, otto o dieci volatili. Quando poi...»
Uno sternuto sonoro gl'interruppe la frase. Don Raffaele aveva
aperti gli occhi, e faceva sforzi disperati per alzarsi e per rompere i legami
che gli imprigionavano le mani ed i piedi.
«Buon giorno, señor» disse Carmaux. «Pare che fosse veramente
di prima qualità, quell'Alicante.»
Il disgraziato piantatore lo guardò con due occhi
strambuzzati, poi digrignando i denti, disse con voce rauca:
«Siete due malandrini.»
«Malandrini! Oibò! V'ingannate, señor» rispose Carmaux. «Siamo
più galantuomini di quello che credete e potrete persuadervene frugando le
vostre tasche, appena vi avremo sciolte le mani.
«Che cosa volete dunque da me? Perché m'avete rapito? Suppongo
che non mi ripeterete la storiella del signor presidente dell'Udienza reale di
Panama.»
«Veramente quel signore non c'entra più» disse Carmaux. «Vi
condurremo però dinanzi ad una persona che è non meno potente e che del pari
non scherza.»
«Chi è costui?»
«Un altissimo personaggio, che pare s'interessi assai della
sorte della figlia del Corsaro Nero e che farà di tutto per salvarla.»
«Toglierla al governatore!... Eh, via, quell'uomo non se la
lascerà sfuggire.»
«La vedremo, quando i cannoni smantelleranno le fortezze di
Maracaybo» rispose Carmaux. «Venti anni or sono quegli stessi pezzi hanno
spazzato via la guarnigione.»
Don Raffaele era diventato spaventosamente pallido.
«Sareste dei filibustieri, voi?» chiese con voce strozzata.
«Per servirvi, señor.»
«Misericordia!... Sono un uomo morto!...»
«Non mi sembra, almeno per ora» disse Carmaux, ironicamente.
«Chi è il vostro capo?»
«Morgan.»
«L'antico luogotenente del Corsaro Nero!... Il vincitore di
Portobello?»
«Lo stesso.»
«Povero me!... Povero me!...» sospirò il disgraziato.
«Oh! Non spaventatevi tanto, señor» disse Carmaux. «Il
capitano Morgan non ha mai mangiato alcuno e passa per un buon gentiluomo.»
«Sì, un gentiluomo che ha fatto massacrare tutti i frati e
tutte le monache di Portobello.»
«Già, è l'inferno che ci ha vomitati» disse l'amburghese
ridendo. «Così almeno dicono i vostri frati.
«Señor, lasciate andare le vostre collere, e accettate un
crostino. Abbiamo qui un po' di biscotto, una bella anitra arrostita ieri
mattina e anche un paio di bottiglie di vino spagnolo, che non varranno meno di
quelle del taverniere.
«È poca cosa per un signore pari vostro, ma per il momento non
abbiamo di meglio da offrirvi.»
Carmaux trasse dalla cassa le provviste, ne fece tre parti
uguali e slegò le braccia al prigioniero, dicendo:
Don Raffaele, a cui la brezza marina aveva messo indosso un
certo appetito, pur brontolando e roteando gli occhi, si mise a mangiare e non
rifiutò un paio di bicchieri di Porto offertigli con gentilezza un po' ironica
da Carmaux, né un eccellente sigaro di tabacco di S. Cristoforo regalatogli
dall'amburghese.
A mezzodì la baleniera si trovava già nelle acque del golfo
Caro, formato da una parte dalla costa venezuelana e dall'altra dalla penisola
di Paraguana.
L'amburghese, che teneva sempre il timone e che si regolava su
di una bussola tascabile, mise la prora verso il capo Cardon, che già si
delineava vagamente sull'orizzonte.
Il golfo era deserto, poiché di rado le navi spagnole ardivano
spingersi lontane dai porti ben difesi, se non erano in buon numero e per lo
meno scortate da qualche nave d'alto bordo, per paura di venire catturate dai
terribili corsari della Tortue.
La baleniera continuò tutto il giorno ad inoltrarsi verso
settentrione, favorita da una brezza sempre fresca e dalle acque che erano
appena mosse. Nel momento in cui il sole tramontava, giungeva dinanzi alla baia
d'Amnay, rifugio in quell'epoca affatto disabitato e molto di rado frequentato
dalle navi, che non vi cercavano un approdo se non in causa di qualche
violentissima tempesta.
«Ci siamo» disse Carmaux, volgendosi verso don Raffaele.
Il disgraziato piantatore, che dopo la colazione si era chiuso
in un ostinato silenzio, sospirò a lungo, senza rispondere.
La scialuppa manovrò per alcuni minuti in mezzo ad alcune catene
di scoglietti a fior d'acqua, poi si cacciò arditamente nella baia, alla cui
estremità si vedevano delle masse oscure sormontate da alte alberature ed
antenne.
«Che cosa sono? Delle navi?» chiese don Raffaele che erasi
fatto smorto.
«È la flotta del capitano Morgan» rispose Carmaux.
«Una flotta?»
«Che farà buona prova contro i forti di Maracaybo.»
Dietro una punta rocciosa era comparsa improvvisamente una
grossa fregata, che si trovava ancorata dinanzi alle altre navi, in modo da
sbarrare l'entrata della baia,.
«Ohè!» gridò Carmaux, facendo portavoce colle mani.
«Chi vive?» gridò una voce alzatasi sul ponte della nave.
«Fratelli della Costa: Carmaux e Wan Stiller. Calate la
scala!»
La baleniera accostò la nave sotto il tribordo e si ormeggiò
all'estremità della scala di corda, che era stata subito gettata dagli uomini
di guardia.
«Señor, coraggio» disse Carmaux, sciogliendo le corde che
stringevano le gambe del piantatore.
«Sì, ne avrò per morire» disse don Raffaele con voce cupa.
Quantunque si sentisse tremare le gambe, si aggrappò alla
scala e dopo una mezza dozzina di sospiri, gli uni più profondi degli altri, si
trovò sulla nave ammiraglia della flotta corsara.
Alcuni uomini, armati fino ai denti e muniti di lanterne,
accorsero subito circondandolo e guardando con viva curiosità.
«Il capitano?» chiese Carmaux.
«È nella sua cabina.»
«Fate chiaro. Venite, señor e non tremate tanto.»
Prese il piantatore per un braccio e, parte spingendolo e
parte tirandolo, lo condusse nel quadro, introducendolo in un salotto che era
illuminato da una lampada d'argento e che aveva le pareti coperte d'armi da
fuoco e da taglio.
Un uomo di mezza età, di statura piuttosto bassa, ma
robustissimo, dall'aspetto fiero, cogli occhi nerissimi e vivaci, stava seduto
dinanzi ad un tavolo tenendo dinanzi a sé delle carte marine, che stava
esaminando con profonda attenzione.
Vedendo entrare i due uomini s'alzò quasi di scatto,
chiedendo:
«Che cosa mi porti, mio bravo Carmaux?»
«Un uomo, signore, che potrà dirvi quanto desiderate sapere
sulla figlia del cavaliere di Ventimiglia.»
Una rapida emozione alterò per un istante i fieri lineamenti
del terribile corsaro.
«È là, è vero?» chiese a Carmaux.
«Sì, capitano.»
«Nelle mani degli spagnoli?»
«Prigioniera del governatore.»
«Grazie, Carmaux: esci e lasciami solo con quest'uomo.»
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