Tremal-Naik a quel grido s'era alzato
sulle ginocchia, in preda ad una viva inquietudine. Al colpo di fucile aveva
fatto seguito un'altra detonazione, poi una terza ed infine una quarta. Nel
bengalow s'alzò un gran gridìo che fece fremere il cacciatore di serpenti. -
Guarda verso la jungla! gridava una voce.
- All'armi! - gridava un'altra.
- All'elefante! all'elefante!
- Fuori tutti!
S'udirono nitriti di cavalli, uno scalpitare precipitato, un
calpestìo e un barrito formidabile che coperse tutti quei diversi rumori.
Tremal-Naik colla fronte irrigata da
grosse goccie di sudore, ascoltava rattenendo il respiro.
- Corri, Negapatnan! corri! - mormorò come se il fuggiasco
fosse lì vicino ad udirlo. - Se ti riprendono, siamo tutti due perduti.
Con uno sforzo disperato s'alzò in piedi e si mise a
saltellare, per quanto gli permettevano le corde, verso la feritoia. Un
calpestìo affrettato che veniva dalla scala lo arrestò.
- Scendono, - mormorò, gettandosi prontamente per terra. - Qui
occorre sangue freddo e audacia. Chi sa, forse Negapatnan riuscirà a
raggiungere Kougli.
Si mise a dibattersi, fingendo di liberarsi dai legami e
cacciando grida strozzate. Era tempo.
Bhârata scendeva i gradini a quattro a quattro. Egli si
precipitò nella cantina gettando un urlo terribile.
- Fuggito?... fuggito?... - gridò egli, lacerandosi il petto
colle unghie. Balzò come una tigre verso la feritoia. Un secondo urlo gli
irruppe dalle frementi labbra.
- Ah! Miserabile!
Gettò all'interno uno sguardo smarrito. Vide
Tremal-Naik che si contorceva per terra emettendo sorde
imprecazioni. In un baleno gli fu vicino.
- Vivo!... - esclamò, strappandogli il bavaglio.
- Maledetti thugs! - urlò Tremal-Naik con
voce strangolata. - Dov'è?... Dov'è quel cane? che gli strappi il cuore!
- Cos'è accaduto?... Come fuggì?... Come sei legato? Parla
Saranguy, parla, - disse Bhârata fuori di sé.
- Siamo stati giuocati. Potente Brahma! sono caduto
nell'agguato come uno stupido!
- Ma spiegati, di' su, che non ho più sangue nelle vene. Come
riuscì a evadere? Chi tagliò le sbarre della feritoia?
- Loro.
- Chi loro?
- I thugs.
- I thugs?
- Sì, tutto era preparato per farlo fuggire.
- Non capisco più. È impossibile che i thugs sieno venuti qui.
- Eppure ci sono venuti. Gli ho veduti io, coi miei propri
occhi e per poco non mi strozzarono come quel povero sipai.
- Ci hanno strozzato un sipai?
- Sì quello che doveva surrogarmi nella guardia.
- Narra, spicciati, Saranguy, come accadde tutto ciò
- Il sole era tramontato, - disse
Tremal-Naik, - io ero seduto dinanzi al prigioniero, il
quale non istaccava i suoi occhi dai miei.
Passarono tre ore, senza che noi facessimo un movimento.
D'improvviso sentii le mie palpebre diventare pesanti e un torpore, una
sonnolenza irresistibile, impadronirsi di me.
Negapatnan subiva la medesima sonnolenza e sbadigliava in modo
tale da far paura. Lottai a lungo, poi, senza sapere il come, caddi
all'indietro e m'addormentai.
Quando riaprii gli occhi ero stato legato ed imbavagliato e le
sbarre della feritoia giacevano per terra. Due thugs stavano strangolando il
povero sipai.
Cercai di dibattermi, di urlare, ma mi fu impossibile. I
thugs, compiuto l'assassinio, si arrampicarono fino alla feritoia e
scomparvero.
- E Negapatnan?
- Era fuggito prima di tutti.
- E non sai la cagione di quella irresistibile sonnolenza?
- Non so nulla.
- Non fu introdotto qualche cosa nella cantina?
- Non vidi nulla.
- Essi ti hanno addormentato con dei fiori che sprigionano un
potente narcotico.
- Così deve essere.
- Ma lo riprenderemo quel Negapatnan. Ho messo sulle sue
traccie dei bravi uomini.
- Anch'io sono un valente cercatore di orme.
- Lo so, e farai bene a metterti subito in campagna. Bisogna
riprenderlo a qualsiasi costo o almeno riportare qualche altro thug.
- M'incarico io.
Bhârata l'aveva sciolto dai legami. Salirono la gradinata e
uscirono dal bengalow.
- Quale via ha preso? chiese Tremal-Naik,
che si era munito di un fucile a due colpi.
- Si è internato nella jungla. Cammina diritto su quel
sentieruzzo e troverai le sue traccie. Va' e corri, poiché il birbone deve
essere molto lontano.
Tremal-Naik si gettò il fucile ad
armacollo e partì di corsa dirigendosi verso la jungla. Bhârata lo seguiva
collo sguardo, colla fronte aggrottata, come in preda ad un profondo pensiero.
- E se fosse vero? - si chiese egli d'un tratto. Una rapida
contrazione sconvolse la sua faccia che aveva assunto un'aria tetra.
- Nysa! Nysa! - gridò.
Un indiano che stava presso alla feritoia, esaminando
attentamente le traccie, accorse.
- Eccomi, sergente, gli disse.
- Hai esaminato bene le traccie? - gli domandò Bhârata.
- Sì, e molto attentamente.
- Ebbene, quanti uomini sono usciti dalla cantina?
- Uno solo.
Bhârata fece un gesto di sorpresa.
- Sei certo di non esserti ingannato?
- Certissimo, sergente. Negapatnan solo è uscito.
- Sta bene. Vedi tu quell'uomo che corre verso la jungla?
- Sì, è Saranguy.
- Seguilo: bisogna ch'io sappia dove si reca.
- Fidatevi di me, - rispose l'indiano.
Aspettò che Tremal-Naik fosse scomparso
dietro gli alberi, indi partì rapido come un cervo, cercando di mantenersi nascosto
dietro le macchie di bambù. Bhârata, soddisfatto, rientrò nel bengalow e
raggiunse il capitano che camminava sulla terrazza con passo agitato, sfogando
la sua collera con sorde imprecazioni.
- Dunque? - chiese, appena scorse il sergente.
- Siamo stati traditi, capitano.
- Traditi!... da chi?...
- Da Saranguy.
- Da Saranguy!... Da un uomo che mi salvò la vita!... È
impossibile!...
- Ho le prove.
- Parla!
Bhârata in poche parole lo informò di ciò che era accaduto e
di ci che aveva visto.
Il capitano Macpherson era al colmo della sorpresa.
- Saranguy traditore! - esclamò. - Ma perché non fuggì con
Negapatnan?
- Non lo so, capitano, ma lo sapremo fra breve. Nysa
ricondurrà il brigante.
- Se è vero ciò, lo faccio fucilare.
- Voi non farete nulla, capitano.
- Perché?
- Perché bisognerà farlo parlare. Quell'uomo ne saprà quanto
Negapatnan.
- Hai ragione.
Il capitano si rimise a guardare verso la jungla. Bhârata
volse i suoi sguardi verso il fiume, tendendo gli orecchi ai rumori del largo.
Passarono tre lunghe ore. Nessuno era ritornato, né erasi
udito alcun grido, né alcuna detonazione.
Il capitano Macpherson, impazientito, stava per lasciare la
terrazza per recarsi nella jungla, quando Bhârata gettò un grido di trionfo.
- Cosa c'è?
- Guardate laggiù, capitano,- disse il sergente.- Uno dei
nostri che ritorna di corsa.
- È Nysa.
- Ma è solo. Che sia fuggito Saranguy?
- Non lo credo. Nysa non tornerebbe.
L'indiano veniva innanzi colla velocità di una freccia,
volgendosi di frequente indietro, come temesse di essere seguito.
- Sali, Nysa! - gridò Bhârata.
- Affrettati, affrettati, - disse il capitano, che non istava
più fermo. L'indiano infilò, senza arrestarsi, la scala ed arrivò ansante,
trafelato, sulla terrazza. I suoi occhi brillavano di gioia.
- Ebbene? - chiesero ad un tempo il capitano e il sergente,
correndogli incontro..
- Tutto è scoperto. Saranguy è un thug!
- Ah'... Non t'inganni? - chiese il capitano con voce
sibilante.
- No, non m'inganno: ho le prove.
- Narra, Nysa, voglio saper tutto. Quel miserabile la pagherà
anche per Negapatnan.
- Ho seguito le sue traccie fino alla jungla, - disse Nysa. -
Colà le smarrii, ma non tardai a trovarle cento metri più innanzi.
Affrettai il passo ed in breve tempo lo scorsi. Camminava
rapidamente ma con precauzione, volgendosi frequentemente indietro e
appoggiando talvolta l'orecchio a terra.
Venti minuti dopo lo udii mandare un grido e vidi uscire da un
cespuglio un indiano. Era un thug, un vero strangolatore col petto tatuato e i
fianchi stretti da un laccio.
Non potei udire il dialogo che tennero, ma Saranguy, prima di
separarsi disse forte al compagno: «Avvertirai Kougli che io torno al bengalow
e che fra pochi giorni avrà la testa».
Si separarono prendendo due diverse vie. Io ne sapevo
abbastanza e qui venni. Saranguy non deve essere molto lontano.
- Cosa vi diceva io, capitano? - chiese Bhârata.
Macpherson non rispose. Colle braccia convulsivamente
incrociate sul petto, la faccia cupa, lo sguardo fiammeggiante, pensava.
- Chi è questo Kougli? - chiese egli ad un tratto.
- L'ignoro, - rispose Nysa.
- Senza dubbio un capo dei thugs, - disse Bhârata.
- Di quale testa parlava il miserabile?
- Non lo saprei, capitano. Egli non si spiegò di più.
- Che alludesse a una delle nostre?
- È probabile, - disse il sergente.
Il capitano divenne più cupo.
- Ho uno strano presentimento, Bhârata, - mormorò egli. -
Parlava della mia testa.
- Ma noi invece manderemo la sua al signor Kougli.
- Lo spero. Cosa faremo di Saranguy?
- Bisognerà farlo parlare.
- E parlerà?
- Col fuoco si riesce a tutto.
- Tu sai che sono più cocciuti dei muli.
- Si tratta di farlo parlare, capitano? - chiese Nysa. -
M'incarico io.
- Tu?...
- Basterà dargli da bere una limonata.
- Una limonata!... Tu sei pazzo, Nysa.
- No, capitano! - esclamò Bhârata. - Nysa non è pazzo. Ho
udito anch'io parlare di una limonata che fa sciogliere la lingua.
- È vero, - disse Nysa. - Con poche goccie di limone mescolate
col succo della youma ed una pallottolina d'oppio, si fa parlare qualsiasi
persona.
- Va' a preparare questa limonata, - disse il capitano. - Se
riesci ti regalo venti rupie.
L'indiano non se lo fece dire due volte. Pochi istanti dopo
ritornava con tre grandi tazze di limonata poste sopra un bellissimo tondo di
porcellana chinese. In una aveva di già fatto sciogliere la pallottolina
d'oppio e il succo della youma.
Era tempo. Tremal-Naik era apparso
sull'orlo della jungla, seguito da tre o quattro cercatori di piste.
Dal loro aspetto, il capitano comprese che Negapatnan non era
stato né preso, né scoperto.
- Non monta, - mormorò egli, - Saranguy parlerà. Stiamo in
guardia, Bhârata, onde il mariuolo non sospetti nulla, e tu, Nysa, fa' mettere
immediatamente delle spranghe alla feritoia della cantina. Ne avremo bisogno
fra poco.
Tremal-Naik giungeva allora dinanzi al
bengalow.
- Ehi! Saranguy! - gridò Bhârata, chinandosi sul parapetto. -
Come va? Abbiamo scoperto il birbone?
Tremal-Naik lasciò cadere lungo il corpo
le braccia, con un gesto di scoraggiamento.
- Nulla, sergente, diss'egli. - Abbiamo perduto le traccie.
- Sali da noi; bisogna saper tutto.
Tremal-Naik, che nulla sospettava, non si
fece ripetere l'invito e si presentò al capitano Macpherson, che si era seduto
presso ad un tavolino colle limonate dinanzi. - Ebbene, mio bravo cacciatore, -
chiese questi con un sorriso bonario; - il mariuolo non fu dunque trovato?
- No, capitano. Eppure l'abbiamo cercato dappertutto.
- Non avete nemmeno scoperto le sue traccie?
- Sì, le abbiamo scoperte e seguite per un bel tratto; poi non
fu possibile ritrovarle. Pare che quel dannato Negapatnan abbia attraversato la
foresta, passando di albero in albero.
- E non rimase alcuno nel bosco?
- Sì, quattro sipai.
- Fin dove sei andato tu?
- Fino all'estremità opposta della foresta.
- Devi essere stanco. Bevi questa limonata, che ti farà bene.
Così dicendo gli porse la tazza.
Tremal-Naik la vuotò tutta d'un fiato.
- Dimmi un po', Saranguy, - ripigliò il capitano, - credi tu
che ci sieno dei thugs nella foresta?
- Non lo credo, - rispose Tremal-Naik.
- Non conosci tu nessuno di quegli uomini?
- Io conoscere... di quegli uomini! - esclamò
Tremal-Naik.
- E perché no? Tu hai vissuto molto tempo fra i boschi.
- Non è vero.
- Eppure mi dissero che ti hanno veduto parlare con un indiano
sospetto.
Tremal-Naik lo guardò senza rispondere. I
suoi occhi a poco a poco si erano accesi e risplendevano come due carboni
infiammati; la sua faccia era divenuta d'una tinta più cupa e i lineamenti gli
si erano alterati.
- Che hai da dire? - dimandò il capitano Macpherson, con
accento lievemente beffardo.
- Thugs! - balbettò il cacciatore di serpenti, agitando pazzamente
le braccia e rompendo in uno scroscio di risa. - Io parlare con un thug?
- Attento, - mormorò Bhârata, all'orecchio del capitano. - La
limonata fa il suo effetto.
- Orsù, parla, - incalzò Macpherson.
- Sì, mi ricordo, ho parlato con un thug sull'orlo della
foresta. Ah!... ah!... E credevano che io cercassi Negapatnan. Che stupidi...
ah!... ah!... Io inseguire Negapatnan? Io che tanto ho lavorato per farlo
scappare... ah!... ah!...
E Tremal-Naik, in preda ad una specie di
allegria febbrile, irresistibile, rideva come un ebete, senza più sapere cosa
dicesse.
- Avanti, capitano! - esclamò Bhârata. - Sapremo tutto.
- Il miserabile è perduto, - disse il capitano.
- Calma, capitano, e giacché è in vena di parlare,
stuzzichiamolo.
- Hai ragione. Olà, Saranguy...
- Saranguy! - interruppe bruscamente il povero ebbro, sempre
ridendo.
- Non sono Saranguy io... Che stupido che sei, amico mio, a
credere che io porti il nome di Saranguy. Io sono
Tremal-Naik... Tremal-Naik della jungla
nera, il cacciatore di serpenti. Non sei stato mai tu nella jungla nera? Tanto
peggio per te; non hai visto nulla di bello. Oh che stupido che sei, che
stupido!
- Sono proprio uno stupido, - disse il capitano, frenandosi a
gran pena. - Ah! tu sei Tremal-Naik? E perché hai cangiato
nome?
- Per allontanare ogni sospetto. Non sai che io volevo entrare
al tuo servizio?
- E perché?
- I thugs così volevano. M'hanno donato la vita e mi daranno anche
la vergine della pagoda... La conosci tu la vergine della pagoda? No, tanto
peggio per te. È bella sai, molto bella. Farebbe impazzire Brahma, Siva e anche
Visnù.
- E dov'è questa vergine della pagoda?
- Lontana di qui, molto lontana.
- Ma dove?
- Non te lo dico. Tu potresti rubarmela.
- E chi la tiene?
- I thugs, ma me la daranno in isposa. Io sono forte,
coraggioso. Farò tutto ciò che essi vorranno per averla. Negapatnan intanto è
liberato.
- Devi forse compiere qualche...
- Compiere?... Ah!... ah!... Devo... capisci, portare una
testa... ah!... ah!... Mi fai ridere come un pazzo.
- Perché? - chiese Macpherson, che cadeva di sorpresa in
sorpresa, nell'udire quelle rivelazioni.
- Perché la testa che devo troncare... ah!... ah!... È la
tua!...
- La mia! - esclamò il capitano, balzando in piedi. - La mia
testa?
- Ma... sì... sì... A Suyodhana!
- Chi è questo Suyodhana?
- Come? non lo conosci tu? È il capo dei thugs.
- E sai dove ha il suo covo?
- Sì, che lo so.
- Dove?
- A... a...
- Parla, dimmelo, - urlò il capitano balzandogli addosso e
stringendogli furiosamente i polsi.
- Tanto curioso sei tu?
- Sì, sono curioso di saperlo.
- E se non volessi dirlo? -
Il capitano, in preda ad una tremenda eccitazione, lo afferrò
a mezzo corpo e lo alzò.
- Sotto c'è il fiume, - gli disse. - Se non me lo dici ti
getto giù.
- Tu vuoi burlarti di me. Ah!... ah!...
- Sì, è vero, voglio burlarmi di te. Dimmi dov'è Suyodhana.
- Che stupido che sei. Dove vuoi sia, se non è a Raimangal?
- Ah!... Ripetilo!... ripetilo!...
- A Raimangal t'ho detto.
Il capitano Macpherson gettò un grido, poi ricadde sulla sedia
mormorando:
- Ada!... Oh! mia Ada! Sei salva finalmente!...
|