5 - La fuga di
Moselpati
Mentre il
povero mandah veniva catturato dal cingalese e dal sorvegliante, l'uomo
che aveva accettato l'offerta di condurre il quartiermastro della Britannia
a Colombo, dopo aver riscosso le rupie appartenenti a Palicur si era diretto
sollecitamente verso la spiaggia per mettersi alla vela.
Al pari di
Moselpati era un indiano, molto più giovane, con spalle quadre e braccia
poderose, e apparteneva all'associazione dei pescatori di perle, quantunque non
prendesse più parte alla pesca.
Possessore
d'una bella pinassa, equipaggiata da sei valenti marinai, si era dedicato al
traffico costiero, spingendosi talvolta fino ai porti dell'estremità
meridionale della penisola Indostana. Fare quindi una gita fino a Colombo,
seguendo sempre la costa, era per lui un semplice gioco con quel piccolo, ma
solido veliero, che filava come una rondine marina anche a vento largo.
Salito a bordo
della pinassa, che era ancorata dietro la gettata del piccolo bacino interno,
l'indiano fece subito levare le ancore e sciogliere l'immensa vela latina, per
poter giungere prima dei tramonto nelle acque dello scoglio, ed approfittare
della bassa marea per introdursi nel passaggio segreto rivelatogli da
Moselpati.
Spinto dal
vento di sud-est, il piccolo veliero a mezzodì raggiungeva l'estremità
orientale del banco, incrociando le innumerevoli barche che tornavano dalla
pesca, avendo allora tuonato il cannone che ne annunciava la chiusura.
Per non destare
sospetti nei rimorchiatori inglesi che rimanevano di guardia presso i margini
dell'immenso banco, si spinse verso il settentrione, come se avesse avuto
intenzione di andare a caricare all'isoletta di Rosmeswaran od a Pamben.
Quando le
tenebre cominciarono a scendere, trovandosi già all'altezza dell'isolotto,
scese verso il sud, lanciando due razzi, come Moselpati gli aveva ordinato, per
avvertire i tre forzati del suo arrivo.
Colle
indicazioni avute non gli riuscì difficile trovare l'apertura, essendo in quel
momento la marea bassissima, e dopo aver raccomandato ai suoi uomini di tenersi
a poca distanza, vi si introdusse portando con sé una lanterna. Sopra la prima
piattaforma s'incontrò con Palicur e con Will, armati di carabine.
«Chi sei?»
chiese il malabaro.
«L'inviato di
Moselpati, il mandah, - rispose il marinaio. - Porto le rupie che ho
ritirato all'associazione dei pescatori di perle ed ho l'ordine di condurre uno
di voi a Colombo.»
«Dov'è il mandah?»
«Lo ignoro. Da
stamattina io non l'ho più veduto, essendomi messo una mezz'ora dopo alla vela.
Sbrigatevi: la marea monterà fra poco e allora non potremo più uscire.»
Palicur si
fece consegnare la somma e la divise con Will, dicendo:
«È meglio che
abbiate una buona scorta di denaro, signore. Non si sa mai quello che può
succedere. Quando tornerete?»
«È rapida la
tua barca?» chiese il quartiermastro al marinaio.
«Non ve n'è
un'altra che possa gareggiare colla mia da Manaar a Matotta.»
«Sicché in sei
giorni potremo essere nuovamente qui?»
«Spero prima, signore.»
«Partite senza
indugio, signor Will. I minuti sono preziosi, e poi vorrei prendere terra al
più presto. Non mi sento troppo sicuro qui, vicino alla Città delle perle.»
«Non lasciare
questo rifugio, Palicur, - disse il quartiermastro. - Chi non conosce il
segreto dell'entrata non sale quassù.»
«Non lo
lascerò, signor Will, ve lo prometto.»
Il marinaio ed
il quartiermastro lasciarono la piccola piattaforma e raggiunsero la base dello
scoglio. La marea cominciava appena allora a montare, sicché poterono passare,
quasi senza bagnarsi, sulla pinassa che aveva accostato la poppa all'apertura,
non essendovi in quel momento il minimo movimento di risacca.
Palicur, che
aveva raggiunto Jody rimasto sulla piattaforma superiore, poté vedere la
pinassa spiegare la sua immensa vela e prendere rapidamente il largo colla
prora verso il sud-est.
«Lo
scopriranno a Colombo?» chiese il mulatto al malabaro, il quale seguiva cogli
sguardi il veloce veliero che scompariva fra le tenebre.
«Non credo; il
signor Will è prudente, e poi un uomo bianco, e per di più inglese, non viene
facilmente arrestato.»
«E Moselpati
che non giunge ancora? Ci aveva pur promesso di venire anche lui questa sera.»
«Il suo ritardo
m'inquieta, - rispose il malabaro. - Dovrebbe già trovarsi in queste acque.
Egli sa che quando la marea comincia a montare non si può più entrare nella
galleria.»
«Sai a che
cosa penso in questo momento, mio caro Palicur?»
«Non lo
saprei.»
«A quella
misteriosa scialuppa a vapore che seguiva ostinatamente la sua barca.»
«Toh! Come i
nostri pensieri s'incontrano! Anch'io pensavo a quella!»
Successe fra
loro due un breve silenzio, poi Jody riprese:
«Che sia
toccata qualche disgrazia al mandah?»
«E quale? Egli
è un onesto pescatore di perle, da tutti rispettato, essendo uno dei capi più
influenti dell'associazione.»
«Eppure non
sono tranquillo, Palicur. La marea già monta e la sua barca non si scorge
ancora.»
«Credo che
t'inganni, - rispose il malabaro, spingendosi rapidamente verso il muricciolo
che si ergeva verso l'estremità orientale della piattaforma. - È ben un veliero
quello che naviga laggiù senza fanali.»
«Dove?»
«Segui cogli
sguardi la direzione del mio braccio. Non scorgi laggiù un'ombra?»
«Sì, mi pare
di vedere una massa oscura solcare il mare.»
«È la barca di
Moselpati, ne sono sicuro, - disse il malabaro. - Naviga verso questo
isolotto.»
«Giunge troppo
tardi. Odo il rombo della marea che monta intorno all'isolotto.»
«Purtroppo, -
rispose Palicur. - Bah! Parleremo dall'alto al basso.»
La barca
scoperta dallo sguardo acuto del malabaro si appressava abbastanza rapidamente,
quantunque il vento fosse cambiato e soffiasse per di più irregolarmente. Era
uno di quei larghi e pesanti velieri usati dai pescatori di perle, quindi vi
era da sperare che fosse quello di Moselpati, anche per la rotta che teneva.
Virò quattro
bordate finché giunse presso lo scoglio, e si mise in panna di fronte
all'apertura che la marea aveva ormai quasi interamente chiuso, rendendo
l'entrata inaccessibile. Una voce s'alzò da poppa.
«Ehi!
Palicur!»
Era quella del
pilota di Moselpati, un vecchio pescatore di perle che in altri tempi aveva
lavorato sul gran banco col malabaro.
«Sei tu,
Madikar?» chiese l'ex-forzato, curvandosi sul parapetto.
«È con voi il mandah?»
«Moselpati? Ma
no, non l'abbiamo veduto.»
«Non è giunto
colla pinassa che ha noleggiato stamane?»
«Non era a
bordo.»
Il pilota
lanciò una bestemmia, poi dopo un breve silenzio riprese, alzando la voce per
dominare il rombo della marea:
«Sai che è
scomparso? Non ha fatto più ritorno sulla nostra barca.»
«Da quando?»
«Da stamane.»
«Era solo
quando ha lasciato la barca?» chiese Jody.
«Solo,
signore,» rispose il pilota.
«Non hai fatto
delle ricerche?» domandò Palicur.
«Abbiamo
interrogato quasi tutti i mandah della Città delle perle e non abbiamo
potuto sapere altro se non che era stato veduto con un uomo bianco, un inglese;
poi più nulla.»
«Che cosa
conti di fare?»
«Andare alla
pesca per ora, e al mio ritorno riprendere le ricerche e mettere in moto anche
la polizia. Avete bisogno di nulla?»
«Abbiamo
viveri sufficienti.»
«E l'inglese?»
«È già
partito.»
«Buona notte:
domani sera ci rivedremo prima che la marea copra l'entrata.»
La barca, che
si manteneva a stento in panna, riprese le bordate, tornando verso il banco
onde trovarsi all'alba sul luogo della pesca.
«Che cosa ne
pensi, Jody, della scomparsa misteriosa di Moselpati?» chiese Palicur, quando
la barca si confuse tra le tenebre.
«Vi è qui
sotto un mistero che sarei ben lieto di svelare,» rispose il mulatto, che era
diventato pensieroso.
«Temi anche
pel signor Will?»
«Per lui no,
per noi invece.»
«Come possono
aver saputo che noi siamo qui?»
«Che il
capitano martabanese ci abbia traditi?» chiese ad un tratto Jody.
«No, è
impossibile. L'ho veduto io prendere subito il largo verso il sud; e poi mi
parve troppo onest'uomo per denunciarci.
«Aspettiamo
domani sera, Palicur, - concluse Jody. - Il passaggio ormai è chiuso e nessuno
verrà a sorprenderci.»
Rassicurati
dalla marea, che rumoreggiava sempre intorno all'enorme scoglio, i due
ex-forzati si coricarono sotto un pezzo di porticato e non tardarono ad
addormentarsi, nonostante le loro inquietudini.
L'indomani,
quando si svegliarono, il banco era coperto di barche, essendo la pesca già
cominciata. Nessuno però di quei legni si spinse verso l'isolotto, sicché
poterono fare colazione con perfetta tranquillità. Nemmeno quella scialuppa a
vapore che aveva seguito con tanta ostinazione la barca di Moselpati si fece
vedere.
La giornata
trascorse non meno tranquilla. Solamente delle bande di uccelli marini, per lo
più composte da quei grossi volatili chiamati rompitori d'ossa, fecero delle
visite ai due ex-forzati, posandosi sulle rovine dell'antico fortino, senza
dimostrare alcun timore per la presenza di quei due esseri umani.
Verso la
mezzanotte, nel momento in cui la marea toccava la massima bassezza, la barca
di Moselpati ricomparve. Il pilota aveva mantenuto la promessa.
Appena giunta
dinanzi al passaggio, una scialuppa si staccò e abbordò lo scoglio.
«Andiamo ad
incontrarli, - disse Palicur. - Forse è Moselpati quello che si è cacciato
nella galleria.»
Presero una
lanterna e si calarono nella piattaforma inferiore, giungendovi nello stesso
momento in cui sbucava l'uomo che si era cacciato nelle viscere dell'isolotto.
Era Madikar,
il pilota.
«Non l'avete
ancora trovato?» chiesero ad una voce Palicur e il mulatto.
«No, - rispose
il pescatore con voce alterata. - Non so più dove rivolgere le mie ricerche, né
che cosa pensare della scomparsa del padrone. Temo che qualcuno l'abbia
assassinato, sperando di trovargli indosso delle perle.»
«Hai avvertito
la polizia?» chiese Palicur.
«Non ho osato,
temendo per voi.»
«Hai fatto
bene, tuttavia noi dobbiamo rintracciarlo. Un uomo non può sparire.»
«Ho messo in
moto tutti i mandah e anche l'associazione fa delle ricerche, ma finora
nessuno ha saputo nulla.»
«Non hanno
rintracciato quell'inglese?»
«L'hanno
cercato dovunque e pare che sia scomparso anch'egli. Che cosa devo fare?»
«Sospendere la
pesca e dedicarti interamente alla ricerca di Moselpati, - rispose il malabaro.
- Quell'uomo mi è necessario. Quando poi verrà il signor Will, decideremo sul
da farsi, se per allora non avrai avuto più alcuna nuova del tuo disgraziato
padrone.»
«Quando dovrà
ritornare?»
«Il signor
Will non sarà qui prima di quattro giorni. Se non hai notizie da comunicarmi, è
inutile che tu venga. Le tue gite potrebbero destare qualche sospetto.»
«È vero,
Palicur. Quest'oggi sono stato seguito da quella scialuppa a vapore.»
«O da
un'altra?»
«No, l'ho
riconosciuta subito.»
«Hai potuto
vedere chi la montava?»
«Vi erano
dentro quattro cingalesi.»
«Li hai
ravvisati bene?»
«Mi è stato
impossibile, essendo la scialuppa coperta dal tendalino.»
«Non erano
marinai anglo-indiani?» chiese Jody.
«No,
cingalesi, di ciò sono certissimo, - rispose il pilota. - Parto e se avrò
notizie del padrone verrò.»
Scese la
gradinata, scomparendo nel corridoio, mentre Palicur ed il mulatto si
guardavano l'un l'altro con profonda ansietà.
«Quella
scialuppa deve essere montata dal Guercio,» disse Palicur quando furono soli.
«Che quel
briccone abbia giocato qualche brutto tiro a Moselpati?»
«Può darsi,
Jody; quell'uomo è capace di tutto.»
Cercarono di
addormentarsi, e solamente verso l'alba riuscirono a chiudere gli occhi,
prolungando il sonno fino quasi al mezzodì.
Anche quella
giornata trascorse in continue ansie, senza che nulla di notevole avvenisse;
alla sera la barca di Moselpati non si fece vedere.
«Brutto segno,
- mormorò il malabaro, scuotendo tristemente la testa. - Il mandah deve
essere morto.»
Per non
allarmare il mulatto, tenne per sé le sue apprensioni e finse di dormire
tranquillamente.
Altri tre
giorni passarono così fra ansie continue e senza che la barca facesse più ritorno.
Era la quinta sera che il quartiermastro era partito, quindi vi era la speranza
di vederlo tornare da un momento all'altro, se qualche disgrazia non gli era
toccata. Il mulatto e il malabaro si erano accordati di non dormire quella
notte.
Le tenebre
erano calate più nere del solito, essendosi il cielo coperto di un fitto strato
di vapori, i quali intercettavano completamente la luce degli astri, e si era
alzato un vento impetuoso dal sud-est. L'Oceano Indiano rumoreggiava
sinistramente, accanendosi contro lo scoglio. Delle larghe ondate montavano dal
mezzodì e si frangevano cupamente contro le rupi tagliate a picco, balzando e
rimbalzando.
I due
ex-forzati, seduti sul muricciolo, scrutavano attentamente l'orizzonte
tenebroso, che nessun lampo fino allora illuminava. Né l'uno né l'altro
parlava, essendo entrambi assai preoccupati.
Doveva essere
trascorsa di qualche po' la mezzanotte, quando Palicur segnalò due punti
luminosi verso oriente.
«È una barca
che s'avvicina, - disse a Jody. - Ha la prora verso di noi.»
«Quella del
signor Will o del mandah?»
«Staremo a
vedere. Il vento la spinge rapidamente e fra venti minuti sarà qui. Cala la
marea?»
«Sì, Palicur,
e fra poco sarà possibile l'accesso.»
I due punti
luminosi, che poco prima erano quasi invisibili, ingrandivano a vista d'occhio.
Quella barca doveva essere una buona veliera per guadagnare via così
rapidamente.
Palicur la
seguiva attentamente cogli sguardi, cercando di discernere se si trattava della
barca dei pescatori di perle o della pinassa.
A un tratto un
grido gli sfuggì, mentre afferrava strettamente un braccio di Jody.
«Il signor
Will!»
«Lui?»
«Sì, è la
pinassa... una vela sola... la vedo. Ah! bravo marinaio!»
Il piccolo
veliero, poiché era proprio quello noleggiato da Moselpati, virò di bordo a
trenta passi dall'entrata della galleria, imbrogliando rapidamente buona parte
della vela, poi una piccola scialuppa fu calata in mare e nonostante la
violenta risacca si cacciò sotto la rupe. Palicur ed il mulatto, munitisi di
lanterne, si precipitarono verso la piattaforma inferiore, gridando:
«Signor Will!
Signor Will!»
Due uomini
sbucarono dalla galleria interna, muovendo loro incontro rapidamente.
«Sì, siamo
noi, - disse il quartiermastro della Britannia. - Io e Moselpati!»
«Anche tu, mandah!
- gridò Palicur. - Sogno o son desto?»
«Mi credevi
morto, è vero? - disse il pescatore di perle, cercando di sorridere. - Eh! Poco
ci è mancato che quel maledetto Guercio mi mandasse nel paradiso di Visnù.»
«Il Guercio!»
esclamarono ad una voce il malabaro e Jody.
«Zitti, -
disse il quartiermastro. - Fra poco vi spiegheremo tutto.»
Fece colle
mani portavoce e, chinandosi sul mare, gridò:
«Riprendete il
largo! Tornate a prenderci fra un'ora.»
L'equipaggio
della pinassa sciolse l'immensa vela ed il legnetto, che si manteneva con gran
fatica presso l'isolotto e correva il pericolo di venirvi trascinato contro, si
mise a bordeggiare.
«Saliamo;
potete reggervi, Moselpati?»
«I ragni e gli
scorpioni fanno più male che danno, - rispose il mandah. - I morsi si
cicatrizzano presto.»
«Che dici,
Moselpati?» chiese Palicur.
«Lassù prima,
- disse Will. - Ci sono delle notizie molto spiacevoli e corriamo dei gravi
pericoli. C'è la minaccia di tornare al bagno. Seguitemi.»
I tre
ex-forzati ed il mandah salirono la scala e si sedettero in mezzo alle
rovine del vecchio fortino.
«Amici, -
disse il quartiermastro, quand'ebbe ripreso il fiato. - Se non ci sbrighiamo a
trovare la perla noi finiremo per tornare a Port-Cornwallis, perché il Guercio
sa dove ci nascondiamo.»
Un grido di
stupore e anche di rabbia sfuggì dalle labbra del malabaro.
«Lui!...»
«L'ho veduto
coi miei occhi e per poco non mi ha fatto morire sotto i morsi degli scorpioni
e delle scolopendre, - disse Moselpati. - Sono stato fino a ieri suo prigioniero
e gli sono sfuggito per un vero miracolo.»
«Non sei stato
a Colombo col signor Will?»
«Ma no, -
disse il quartiermastro, - non è venuto con me. Ho incontrato la sua barca due
ore or sono, presso il margine occidentale del banco, e l'ho preso a bordo.»
«Spiegatevi
meglio,» disse Palicur, che pareva fuori di sé.
Il mandah
in poche parole raccontò in qual modo era caduto nelle mani del Guercio, storia
che già i lettori conoscono.
«E come sei
fuggito?» chiese Palicur.
«Rodendo le
mie corde e aprendo un foro attraverso il tetto, - rispose il mandah. -
Il Guercio si assentava di frequente per recarsi chissà dove, forse a trovare
quel briccone di corrispondente, ed io ho approfittato ieri per andarmene, dopo
aver rovesciato i vasi contenenti la sua pericolosa collezione di ragni, di
scorpioni, di bis-cobra e di scolopendre. Se è tornato di notte nella
sua capanna, spero che avrà provato le branche velenose di quelle bestioline.»
«E quel cane
sa che noi siamo qui?»
«Lo sapeva
prima ancora che mi tormentasse. Scommetterei mille rupie contro una che egli
si trovava in quella scialuppa a vapore che seguì la mia barca.»
«Dunque quel
furfante si è fermato nella Città delle perle col sorvegliante, - disse Jody. -
Credevo che se ne fosse andato altrove. Ah! Se il martabanese ci avesse
avvertiti prima! Per Sivah! Lo avrei strangolato prima che sbarcasse. Signor
Will, avete trovato gli scafandri?»
«Ne ho
acquistati due, colla relativa pompa per l'introduzione dell'aria.»
«Allora non
perdiamo tempo. Da un momento all'altro possiamo venire ripresi. Può servire la
pinassa?»
«La preferisco
anzi alla barca del mandah, essendo essa più maneggevole.»
«Potremo
all'alba trovarci presso i tre scoglietti?» chiese il malabaro volgendosi verso
Moselpati.
«Anche prima,»
rispose il mandah.
«Quel luogo si
trova nel campo della pesca?»
«Sì, e potremo
fare le nostre ricerche senza destare sospetti.»
«Imbarchiamoci
senza ritardo, - concluse Palicur. - O i pescicani mi divoreranno o io troverò
la perla.»
In quel
momento la pinassa ritornava verso lo scoglio.
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