24 - LA
CACCIA ALL'ALAMBRA
In quell'ampio stanzone doveva
essere avvenuta una lotta tremenda, disperata. Il pavimento e perfino le pareti
erano chiazzate di sangue e qua e là si vedevano spade e alabarde spezzate,
elmetti fracassati, scuri scheggiate, sbarre di ferro contorte e brandelli di
stoffa e piume sbrindellate. In un angolo giacevano due cadaveri, col cranio
sfondato, in un altro v'era un sergente spagnuolo col petto squarciato o da un
formidabile colpo di sciabola o da un colpo di scure e presso la feritoia che
guardava verso il mare ve n'erano altri due.
L'amburghese ed i suoi compagni,
con un solo sguardo si erano accertati che fra quei cadaveri non vi era alcuno
degli uomini che cercavano.
«Che siano stati presi vivi?» si
chiese Wan Stiller. «Cosa ne dite, signor Morgan?»
«Io dico che, se sono stati fatti
prigionieri, li ritroveremo in qualche torre del castello.»
In quel momento udirono una voce
fioca a mormorare:
«Da bere!...»
Quella voce era partita
dall'angolo più oscuro della stanza. Morgan con due salti si era slanciato
verso quel luogo.
Un altro soldato giaceva dietro
ad alcuni barili e ad un vecchio affusto di colubrina. Era un giovane ancora
imberbe, dai lineamenti delicati, quasi un ragazzo. Aveva ricevuto un colpo di
spada nel fianco destro ed aveva le vesti macchiate di sangue, il quale doveva
essergli uscito in gran copia dalla ferita. Vedendo Morgan, aveva subito
allungata la destra per impugnare una spada che si trovava a portata della
mano.
«Lascia stare quell'arma,
giovanotto,» gli disse Morgan. «Noi non vogliamo farti alcun male.»
«Non siete voi dei filibustieri?»
chiese il giovane soldato con voce fioca.
«È vero, però non siamo qui
venuti per ucciderti.»
«Credevo che voi voleste
vendicare il Corsaro Nero.»
«Siamo venuti a cercarlo.»
«È ormai lontano,» mormorò lo
spagnuolo.
«Cosa vuoi dire?» chiese il
signor di Grammont che aveva raggiunto Morgan.
«Che è stato condotto lontano.»
«Dove?»
Il soldato colla destra indicò la
feritoia che guardava verso il mare.
«Vuoi dire che è stato imbarcato?»
chiese Morgan, impallidendo.
Lo spagnuolo fece col capo un
cenno affermativo.
«Tuoni d'Amburgo!» esclamò Wan
Stiller.
«Spiegati,» disse il signor di
Grammont, con voce minacciosa.
Il soldato cercò di sollevarsi,
mormorando:
«Da bere... da bere... prima...»
Wan Stiller si levò dalla cintura
una fiaschetta quasi piena d'acqua mescolata abbondantemente a rhum di
Giamaica e la porse al ferito il quale la vuotò avidamente, intanto che Morgan
colla sua fascia di seta gli arrestava il sangue che usciva ancora lentamente
dalla ferita.
«Grazie,» mormorò lo spagnuolo.
«Potrai ora parlare?» gli chiese
Grammont.
«Ora mi sento meglio.»
«Spicciati, adunque; io ardo
d'impazienza.»
«Come vi ho detto, il Corsaro Nero
non si trova più a San Giovanni de Luz, - disse il ferito. - Egli si trova già
in mare, a bordo d'un vascello spagnuolo, in rotta per Cardenas di Cuba, onde
consegnarlo al duca fiammingo.»
«A Wan Guld!» esclamarono i tre
filibustieri.
«Sì, a Wan Guld.»
«Per Plutone e Vulcano!» gridò
Morgan.
«Tu menti,» disse Grammont.
«Quando io assalivo il forte, il Corsaro doveva trovarsi ancora qui.»
«No, signore,» rispose lo
spagnuolo. «E poi a quale scopo mentire? Non sono io in vostra mano?
Ingannandovi non salverei certamente la mia vita.»
«Eppure qualche ora prima che
giungesse la Folgore e che aprisse il fuoco contro il castello, il Corsaro
Nero si trovava in questa torre,» disse Wan Stiller.
«Questo è vero,» rispose lo
spagnuolo. «Si era rinchiuso in questo stanzone assieme ad un marinaio che
chiamavasi Carmaux e ad un negro di statura gigantesca.
Il nostro primo assalto per
impadronirci di loro era andato a vuoto; quando però udimmo le cannonate della Folgore,
rinnovammo il tentativo, risoluti ad averli nelle nostre mani.
Approfittando d'un passaggio che i filibustieri ignoravano, piombammo alle loro
spalle, impegnando un combattimento disperato.
Il Corsaro Nero ed i suoi due
compagni si difesero terribilmente, uccidendo parecchi dei nostri; ma
finalmente furono oppressi dal numero, disarmati e legati.
La Folgore bombardava
allora il torrione ed i vostri uomini assalivano i bastioni di ponente; ci restava
però libera la via del settentrione. Il governatore, indovinando lo scopo
dell'attacco, fece imbarcare i prigionieri su di una scialuppa che si trovava
nascosta fra le scogliere, e sotto buona scorta li fece condurre, inosservati,
nelle lagune, dinanzi alle quali incrociava un vascello spagnuolo in attesa di
nostri ordini.»
«Come sai tu questo?» chiese
Morgan.
«Tutti conoscevano questo
progetto del governatore, onde sottrarvi il Corsaro Nero.»
«Il nome di quella nave?» chiese
Morgan.
«L'Alambra.»
«La conosci tu?»
«Sono venuto nel Messico a bordo
di essa.»
«È una nave da guerra?»
«E buona veliera anche.»
«Quanti cannoni?»
«Una decina.»
«La raggiungerò,» disse Morgan,
volgendosi verso il signor di Grammont.
Chiamò alcuni filibustieri
affidando il ferito alle loro cure, poi uscì seguito da Morgan e da Wan
Stiller. La notizia che il Corsaro Nero non era stato trovato nel castello si
era ormai propagata fra i filibustieri, rendendoli così furiosi da temere che
trucidassero tutti i prigionieri spagnuoli. Ci volle tutta l'autorità di
Grammont e di Laurent per frenare la loro collera e impedire un massacro. Le informazioni
date dal giovane spagnuolo riuscirono esattissime. Interrogati separatamente
numerosi ufficiali, tutti furono concordi nell'affermare che il Corsaro Nero,
dopo una lotta tremenda, era stato fatto prigioniero assieme ai due compagni ed
imbarcato su di una scialuppa per tradurlo a bordo dell'Alambra.
«Non vi rimane che una cosa sola da fare, mio caro
Morgan,» disse il signor di Grammont, volgendosi al luogotenente della Folgore.
«Prendere il largo senza perdere tempo e dare la caccia al vascello
spagnuolo.»
«È quello che farò, signore,»
rispose l'inglese. «Dovessi combattere contro l'intera squadra del Messico, io
salverò il cavaliere di Ventimiglia.»
«Metto a vostra disposizione
uomini e cannoni.»
«Non ne ho bisogno, signor di
Grammont. La Folgore è armata formidabilmente e montata da centoventi
uomini che non temono la morte.»
«Quando prendete il largo?»
«Subito, signore. Non voglio che
quella nave guadagni troppa via. Se giungesse a Cardenas prima di me, pel
Corsaro Nero la sarebbe finita, poiché il duca non lo risparmierebbe.»
«Non mi consolerei giammai che
quel valoroso dovesse terminare la sua gloriosa carriera su una forca infame,
come i suoi disgraziati fratelli.»
«La Folgore è buona
veliera, signor di Grammont e giungerà prima a Cardenas.»
«Guardatevi dai cattivi
incontri.»
«Non temo nessuno. Quando
partirete voi, signore?»
«Non più tardi di domani
c'imbarcheremo tutti per la Tortue. Abbiamo saputo che un grosso corpo
spagnuolo s'avanza a marce forzate per sorprenderci in Vera-Cruz
e noi non saremo così sciocchi d'aspettarlo.»
«Direte al Corsaro Nero che il
sacco della città ha fruttato sei milioni di piastre e che altri due ne ricaveremo
dal riscatto dei prigionieri. Io serberò la parte che gli aspetta.»
«Voi sapete che il signor di
Ventimiglia non ci tiene al denaro e che la sua parte l'abbandona al suo
equipaggio.»
« Addio, Morgan, spero di venirvi
incontro più tardi. Cuba non è molto lontana dalla Tortue e dalla punta di
Samana.»
Si strinsero la mano; poi
l'inglese lasciò il forte che i filibustieri stavano saccheggiando e fece ritorno
in città assieme a Wan Stiller ed a cinquanta uomini della Folgore.
Quattro imbarcazioni li
aspettavano sul molo.
I filibustieri s'imbarcarono e,
attraversato il porto, raggiunsero la Folgore che si era messa in panna
all'estremità della gettata, in vicinanza del faro.
Appena giunto a bordo, Morgan
fece schierare l'equipaggio dicendo:
«Il nostro capitano è in mano
degli spagnuoli e naviga a quest'ora nel Golfo del Messico per essere consegnato
al suo mortale nemico, il duca fiammingo, l'assassino del Corsaro Rosso e del
Corsaro Verde. Desidero che voi mi aiutiate nell'impresa difficile che io sto
per tentare onde sottrarlo ad una morte certa. Che ognuno faccia il suo dovere
d'uomo valoroso.»
Un grido immenso di furore aveva
accolto quel triste annuncio.
«Andiamo a salvarlo!» urlarono
tutti.
«È quello che io tenterò,»
rispose Morgan. «Rompete le file e mettiamoci in caccia senza perdere tempo!»
Pochi minuti dopo la Folgore si
rimetteva alla vela, salutata dagli hurrà dei filibustieri affollati sui
torrioni e sui bastioni del forte e da alcuni colpi di cannone.
Usciti dal porto, Morgan mise la
prora direttamente all'est, per giungere innanzi a tutto al capo Catoche che
separa l'Yucatan dalla punta estrema di Cuba.
Vi era il pericolo di incontrare
in quei paraggi la flotta del Messico o di dare dentro agli incrociatori che
vegliavano dinanzi all'Avana, ma Morgan contava sulla velocità della Folgore
per sfuggire l'una e gli altri.
Il vento era favorevole ed il
mare quasi tranquillo, quindi vi era la speranza di raggiungere in brevissimo
tempo le coste della grande isola, la così detta Perla delle Antille, di
piombare su Cardenas prima che arrivasse l'Alambra e prepararle un
agguato dinanzi al porto.
«Giungeremo in tempo,» disse
Morgan a Wan Stiller che lo interrogava. «La nave spagnuola non deve avere più
di ventiquattro ore di vantaggio su di noi, una vera miseria per la nostra Folgore.»
«E quel dannato duca?
«Questa volta non ci sfuggirà
più, Wan Stiller. Dovessi mettere a ferro ed a fuoco tutte le coste settentrionali
di Cuba.»
«Ha una fortuna strana
quell'uomo. È già la terza volta che il capitano lo tiene sotto la punta della
sua spada e che gli sfugge. Si direbbe che è protetto da Belzebù.»
«Anche la fortuna si stancherà di
essergli propizia,» disse Morgan.
Intanto la Folgore, tagliata
la grande corrente del Gulf Stream che saliva verso il nord costeggiando le
spiagge dell'America Centrale, si era slanciata, leggera come un gabbiano e
rapida come una rondine marina, sulle acque del Golfo Campèche.
I marinai, quantunque fossero
certi di non scoprire così presto la nave spagnuola che conduceva il loro
capitano, si erano messi in sentinella sui pennoni, sulle coffe e sulle crocette,
ansiosi di segnalarla. Occhi e cannocchiali scrutavano attentamente l'orizzonte
cercando un punto bianco o nero che indicasse la presenza dell'Alambra. Vane
ricerche però, perché la notte scese senza che alcun vascello si fosse scoperto
in alcuna direzione.
Morgan, da uomo prudente, non
accese i fanali regolamentari. L'equipaggio dell'Alambra avrebbe potuto
vederli, sospettare la presenza di qualche nave lanciata sulle loro tracce e
cambiare rotta.
L'indomani ancora nulla di nuovo
e nemmeno nei giorni seguenti, non ostante l'attenta vigilanza dei marinai. Era
forse la nave avversaria salita molto al nord per ingannare gli inseguitori od
invece era scesa molto al sud, tenendosi presso le coste? Comunque fosse, la Folgore
giunse al capo Catoche senza averla veduta.
La traversata dello stretto di
Yucatan si compì senza cattivi incontri e venti ore dopo, spinta da un fresco
vento dell'ovest, la nave corsara toccava il capo S. Antonio che è il più
occidentale dell'isola di Cuba.
Proprio da quel momento perciò
dovevano cominciare i veri pericoli e che si doveva raddoppiare la vigilanza a
bordo della Folgore.
Le coste settentrionali
dell'isola anche in quell'epoca erano molto frequentate dalle navi spagnuole,
anzi i governatori dell'Avana mantenevano continuamente una flottiglia nei
dintorni della capitale per impedire qualsiasi colpo di mano da parte dei
filibustieri.
Quindi Morgan, stabilì una
guardia permanente sulle coffe, composta di alcuni gabbieri muniti di
cannocchiali di lunga portata, fece spiegare quanta più tela potè, compresi i
coltellacci e gli scopamari, fece caricare le artiglierie e si gettò
risolutamente verso il nord-est per passare al largo dei
paraggi frequentati dalle navi nemiche.
Fu una corsa splendida,
meravigliosa, condotta con somma perizia da quell'abile luogotenente, che
doveva più tardi acquistarsi una così grande fama e come marinaio e come
condottiero. La Folgore, carica di vele fino ai contropappafichi, non
ostante la violenza dei colpi di vento che sono sovente così pericolosi anche
per le navi meglio equilibrate, passò quasi inosservata dinanzi agli
incrociatori che stazionavano a guardia dell'Avana, sfuggendo lestamente alla
caccia datagli da una nave d'alto bordo, rimasta ben presto indietro. Due
giorni dopo Morgan piegava bruscamente verso il sud, mettendosi in panna a meno
di tre miglia da Cardenas, quasi all'entrata dell'ampia baia formata dai capi
Hicanos e Cruz del Padre.
La prudenza lo consigliava a non
accostarsi troppo alle spiagge, onde non farsi sorprendere e bloccare da navi
provenienti dal largo.
«Si tratta ora di sapere se l'Alambra
è già entrata nel porto o se si trova ancora in mare,» disse Morgan
all'amburghese che lo interrogava.
«Io ho un bel guardare, signor
luogotenente,» rispose Wan Stiller, «ma non mi riesce di scorgere alcuna nave
nella baia.»
«Siamo troppo lontani e la costa
è così sinuosa che riesce difficile a poterle scoprire.»
«E come faremo noi a sapere se l'Alambra
si trova qui?»
«Si fa una visita alla cittadella,»
rispose Morgan con voce tranquilla.
«E gli spagnuoli? Si dice che vi
siano anche dei fortini ben armati qui.»
«Si evitano.»
«In qual modo signore?»
«Sono le sette,» disse Morgan,
guardando il sole prossimo a tramontare dietro il Pan de Matanzas, enorme cono
roccioso che giganteggiava isolato verso l'ovest. «Fra un'ora le tenebre
piomberanno ed il mare diventerà color dell'inchiostro. Chi potrà vedere una
scialuppa?»
«Andremo a visitare Cardenas in
una barca?»
«Sì, tu andrai a terra, mio bravo
amburghese.»
«E cosa dovrò fare?»
«Interrogare qualcuno per sapere
se Wan Guld è ancora qui e vedere se l'Alambra si trova in porto.»
«Vado a fare i miei preparativi,
signore.»
«Affrettati: la nave che
cerchiamo può giungere qui da un momento all'altro.»
Mentre l'amburghese sceglieva i
suoi uomini che dovevano accompagnarlo in quella pericolosa spedizione, il sole
scompariva rapidamente dietro al Pan de Matanzas e le tenebre cominciavano a
calare.
L'oscurità era appena scesa che
già l'amburghese abbandonava il ponte della nave, seguito da otto uomini,
scelti fra i più coraggiosi ed i più abili rematori dell'equipaggio. Una
baleniera, scialuppa rapidissima, stretta di fianchi e molto leggera, era stata
già calata in mare, a tribordo della Folgore.
«Mi raggiungerai al capo Hicanos,» disse Morgan,
che si era curvato sul bordo. «Sii prudente e bada di non farti cogliere.»
«Lascerò in pace gli spagnuoli,»
rispose l'amburghese.
Si sedette a poppa, alla barra
del timone e fece segno ai rematori di prendere il largo.
La Folgore intanto si era
rimessa al vento e correva già verso il capo Hicanos, essendo da quella parte
che doveva giungere l'Alambra, ammesso che non fosse già entrata in
porto.
La baia di Cardenas è una delle
più ampie che si trovano nella grande isola di Cuba. Essa è formata da due
lunghissime penisole che si estendono per parecchie miglia verso il
settentrione, collegandosi quasi a varii gruppi d'isolette le quali, molto
opportunamente, fanno argine all'irrompere dei marosi. Proprio all'estremità
meridionale che si trova la cittadella di Cardenas. In quei tempi però non
aveva l'importanza che ha oggidì, non consistendo che in un gruppo di
abitazioni ed in parecchie raffinerie di zucchero difese da due fortini di
legno. Serviva però di stazione alle navi costiere, trovandosi a non molta
distanza dall'Avana e quasi di fronte alla Florida, allora colonia spagnuola.
La scialuppa, protetta dalle
tenebre, attraversò velocemente la baia in quel momento deserta e andò ad
approdare al molo, senza che nessuno l'avesse scorta. La prima cosa che i
filibustieri videro fu una grossa nave a tre alberi, una fregata a giudicarla
dalla forma, ancorata di fronte alla cittadella. Aveva le vele imbrogliate,
come se aspettasse l'alta marea od il vento favorevole per prendere il largo.
«Tuoni d'Amburgo!» esclamò Wan
Stiller, scorgendola. «Se la Folgore entrava in porto, trovava del pane
pei suoi denti. Cosa fa qui questa nave?»
«Mio caro amburghese,» disse un
marinaio che gli sedeva vicino, «mi nasce un sospetto.»
«Quale, Martino?»
«Che gli spagnuoli ci aspettino
qui!»
«È la presenza di questa nave che
te lo fa supporre?»
«Sì, Wan Stiller.»
«Ebbene, vuoi che te lo dica,
Martino? Io sono del tuo parere.»
«In tal caso qualcuno avrà
avvertito il governatore dell'Avana che il Corsaro Nero è stato catturato,»
disse un altro marinaio.
«Certo,» rispose Wan Stiller.
«In quale modo?»
«Non vi può essere che una sola
supposizione.»
«Ossia?»
«Che l'Alambra sia
appoggiata all'Avana.»
«E che invece di quella nave il
governatore abbia mandato qui questo vascello?»
«Sì,» rispose l'amburghese.
«Brutto affare per noi,» disse
Martino.
«Appureremo però subito se i
nostri sospetti sono giusti. Vedo una barca di pescatori che si accosta alla
riva.»
«Andremo ad abbordarla?»
«Sì,» rispose Wan Stiller, con voce
decisa. «Badate però che non vi sfugga né una parola italiana, né francese od
inglese. Noi dobbiamo farci credere spagnuoli che vengono dall'Avana o da Matanzas.»
«Acqua in bocca a tutti,» disse
Martino. «Lasceremo parlare te solo, che parli lo spagnuolo come un vero
castigliano.»
La barca da pesca, che doveva
essere entrata in porto dopo il tramonto, non era lontana più di quattrocento
metri e manovrava in modo da passare fra il vascello e la baleniera.
Era un piccolo veliero ad un solo
albero, sostenente una gran vela latina al pari delle orche della Spagna
settentrionale e non doveva essere montato da più di una mezza dozzina di
pescatori.
Wan Stiller, che desiderava
abbordarlo prima che toccasse terra, gli tagliò abilmente la via, intimando
all'equipaggio di mettersi in panna, ossia attraverso il vento. Vedendo che la
baleniera era montata da uomini armati, i pescatori non esitarono ad obbedire,
credendo probabilmente d'aver da fare con marinai appartenenti alla nave d'alto
bordo.
«Cosa desiderate, signor
comandante?» chiese il timoniere del piccolo veliero, gettando una fune onde la
baleniera potesse ormeggiarsi.
«Venite dal largo?» chiese
l'amburghese cercando di sopprimere l'accento tedesco.
«Sì, comandante.»
«Avete incontrato nessuna nave?»
«Ci è sembrato d'aver scorto un
vascello verso il capo Hicanos.»
«Da guerra?»
«Almeno ci parve tale,» rispose
il pescatore.
«A quanti alberi?»
«A due.»
«Hanno veduto la Folgore,»
pensò l'amburghese, facendo una smorfia.
Poi aggiunse a voce alta:
«Non deve essere quello che
aspettiamo. Conoscete l'Alambra?»
«La corvetta?»
«Sì,» disse Wan Stiller.
«È stata qui qualche volta.»
«Non è ancora giunta?»
«Nessuno l'ha veduta.»
«Ed il duca Wan Guld è ancora
qui?»
«È sempre a bordo di quella
fregata, ma... non appartenete a quella nave?»
«Noi siamo giunti or ora da
Matanzas con ordini di quel governatore per S. E. il duca.»
«Lo troverete a bordo.»
«Credevo che quella fregata fosse
già partita.»
«Sta completando le sue provviste
dovendo recarsi alla Florida e poi si dice che attenda una nave che è già stata
segnalata dal governatore dell'Avana.»
«Sarà l'Alambra.»
«Io non ve lo posso assicurare signore, ma può
darsi che sia proprio quella. Si dice che conduca un capo filibustiero molto
famoso.»
«Tuoni d'Amburgo!» mormorò Wan
Stiller. «Grazie, buona notte. Vado ad abbordare la fregata.»
Lasciò andare la gomena e mentre
il piccolo veliero riprendeva la corsa, dirigendosi verso il molo, la baleniera
virò sul posto, mettendo la prora in direzione della fregata.
Non era che una semplice mossa
eseguita per ingannare i pescatori, non avendo l'amburghese alcuna intenzione
di mostrarsi all'equipaggio spagnuolo di quel colosso.
Quando vide che i pescatori si
erano ormai ormeggiati al molo, tornò a virare di bordo e si diresse verso il
capo Hicanos dove l'attendeva la Folgore.
«Arrancate a tutta lena, - diss'egli ai suoi
uomini. - Noi stiamo per giuocare una carta disperata.
La baleniera correva come una
focena, balzando agilmente sopra le onde che entravano attraverso gli isolotti
sparsi all'imboccatura del porto.
I marinai, consapevoli del grave
pericolo che correva il loro comandante, facevano sforzi prodigiosi, tendendo i
muscoli in modo da far quasi scoppiare la pelle delle loro braccia. I colpi di
remo si succedevano affrettati, perfettamente regolari però, poiché se quegli
uomini erano i più famosi bersaglieri del mondo erano pure abilissimi
canottieri.
Non erano ancora trascorsi tre
quarti d'ora, da che l'amburghese aveva interrogati i pescatori, che già la baleniera
giungeva presso l'estremità della penisola che forma il capo Hicanos.
La Folgore era là, in
panna, sorvegliando l'entrata del porto, colla prora volta a ponente, come se
si preparasse a correre incontro al suo signore ad aprirgli la prigione con un
tremendo colpo di sperone.
«Ohe, una gomena!» gridò
l'amburghese.
«Notizie buone?» gridò Morgan che
si era curvato sul bordo.
«Preparatevi a partire, signore,»
rispose l'amburghese. «Stiamo per venire presi fra due fuochi.»
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