27 - I
NAUFRAGHI
Passato il primo istante di
stupore e, diciamolo pure, di terrore, il negro e Carmaux si erano messi in
cerca d'un rottame onde non venire travolti dalle onde che li assalivano da
tutte le parti, ora spingendoli in alto ed ora precipitandoli pazzamente nei
baratri.
Attorno a loro danzavano
disordinatamente tronconi d'albero, pennoni a cui erano ancora appese vele,
pezzi di fasciame, di murate, di ponti, casse, barili e cordami appesi a
bancacce, a grue, a traverse, a bastingaggi. Non vi era che da scegliere.
Vedendo passare a breve distanza
un pezzo di cassero capace di accogliere non quattro ma anche venti persone, il
negro e Carmaux lo abbordarono, issandovisi sopra. Il Corsaro e Wan Stiller si
dibattevano a breve distanza, nuotando faticosamente fra le onde incalzanti.
«Prendete questa fune!» gridò
Carmaux, gettando loro un pezzo di paterazzo che era ancora attaccato al
rottame. «Tenete saldo!»
La corda, lanciata destramente,
cadde fra i due nuotatori. Afferrarla strettamente e raggiungere la zattera fu
l'affare di pochi istanti pel Corsaro e pel suo compagno.
«Qui, signore,» disse Carmaux,
aiutando il cavaliere. «Su questo rottame noi potremo forse resistere fino al
termine dell'uragano.»
Il Corsaro, appena in salvo, aveva
subito guardato verso l'est. Pareva tranquillo, però i suoi occhi tradivano una
viva ansietà che non riusciva a nascondere.
«Cercate la Folgore, è
vero capitano?» chiese Carmaux che gli si era coricato a fianco, tenendosi
stretto al paterazzo.
«Sì,» rispose il signor di
Ventimiglia, con un sospiro. «Cosa sarà accaduto della mia nave?»
«L'ho veduta sparire in direzione
dell'Atlantico.»
«Era senz'alberi, è vero?»
«Sì, capitano. L'esplosione deve
aver sradicato anche l'albero maestro.»
«Allora è perduta,» disse il
signor di Ventimiglia, con voce sorda.
«Il fuoco era anche scoppiato a
bordo.»
«Allora la si dovrebbe vedere.»
«Io credo, signore, che qualche
isola o qualche scogliera ce la nasconda.»
«Non so cosa darei perché si
salvasse. Avete veduto Morgan nel momento in cui la fregata stava per saltare?»
«Era stato respinto a bordo della
Folgore,» disse Wan Stiller.
«Sei certo di ciò?»
«Sì, capitano. L'ho veduto io sul
castello di prora, mentre rincuorava i suoi uomini a ritentare l'assalto.»
«Se egli è sfuggito allo scoppio,
forse la Folgore potrà ancora salvarsi,» disse il Corsaro.
«Se potesse almeno tornare qui e
raccoglierci!» disse Carmaux. «Egli deve averci veduti saltare in mare.»
«Non contiamo su di lui in questo
momento,» rispose il signor di Ventimiglia.
Appoggiato a Moko, s'era rizzato
sulle ginocchia e scrutava attentamente l'orizzonte, spingendo gli sguardi sul
tenebroso Atlantico.
Cercava fra quelle onde il corpo
del duca o tentava di scoprire la sua Folgore? Probabilmente l'uno e
l'altra.
Anche Carmaux e Wan Stiller, che
si tenevano disperatamente aggrappati alla gomena legata fra le due estremità
del rottame, interrogavano ansiosamente l'orizzonte. Alla vivida luce dei lampi
essi vedevano le isole e le scogliere, ma la Folgore pareva che fosse
scomparsa fra quelle onde mostruose che avevano già inghiottita la gigantesca
nave spagnuola e tutti quelli che la montavano.
«Non si scorge nulla,» disse ad
un tratto Carmaux, con un sospiro. «Devono essere morti tutti.»
«Il duca ha venduta cara la sua
vita,» disse l'amburghese. «Quell'uomo doveva essere fatale ai filibustieri.»
«Ma egli dorme finalmente in
queste acque, dove pure si trovano le sue vittime e ti dico io che non tornerà
più a galla. I fratelli del capitano hanno avuto la loro vendetta.»
«Che uomo terribile però,
Carmaux! Mi pare di vederlo ancora, ritto sull'alto cassero, cogli occhi
sfolgoranti d'odio, i suoi lunghi capelli bianchi sciolti al vento, colla
fiaccola in mano!»
«Un momento che non scorderò mai
in tutta la mia vita, amburghese.»
«E quell'orribile rimbombo!...
L'ho ancora nel cervello!»
In quel momento si udì il Corsaro
a gridare:
«Là!... Là!... Guardate!... La Folgore!»
Carmaux e Wan Stiller erano
balzati in piedi come spinti da una molla.
Sul tenebroso orizzonte, ma ad
una grande distanza, si scorgeva distintamente una fiamma gigantesca che ardeva
al di sopra d'una nave. Ora pareva che toccasse le tempestose nubi ed ora che
scendesse in fondo agli abissi del mare. Appariva, scompariva, poi tornava a
mostrarsi più viva, più scintillante di prima lanciando in aria nembi di
scintille e nuvoloni di fumo a riflessi sanguigni.
Il Corsaro la seguiva
attentamente cogli sguardi, coi lineamenti alterati da una emozione profonda,
tendendo le braccia verso di essa come se avesse voluto afferrarla.
«La mia nave!... La mia Folgore!»
mormorava con voce rotta da un singhiozzo. «Essa si perde... Morgan,
salvala!»
La filibustiera s'allontanava
sempre con vertiginosa rapidità lasciandosi indietro una lunga colonna di
scintille. Il vento e le onde la trascinavano nell'Atlantico per inghiottirla
forse più tardi.
Per alcuni minuti ancora i
filibustieri poterono scorgerla, poi nave e fiamme scomparvero bruscamente
dietro le isole che si estendevano in quella direzione.
«Tuoni d'Amburgo!» esclamò Wan
Stiller, asciugandosi alcune gocce di freddo sudore che gl'imperlavano la
fronte. «È finita!...»
«Chi sa che non riesca ancora a
salvarsi,» disse Carmaux.
«Andrà a rompersi fra le isole o
verrà inghiottita dall'Atlantico.»
«Non disperiamo ancora,
amburghese. I nostri uomini non sono di quelli che si perdono d'animo e non si
lasceranno assorbire dalle onde senza lotta.»
«Taci!...»
«Cosa odi?»
In lontananza eransi udite alcune
detonazioni. Era la Folgore che chiamava soccorso od erano scoppiati dei
barili di polvere?
«Signore,» disse Carmaux. «Cosa
succede a bordo della nostra nave?»
Il Corsaro non rispose. Erasi
coricato sul rottame, colla testa stretta fra le mani, come se avesse voluto
nascondere l'emozione che gli alterava il viso.
«Egli piange la sua nave,» disse
Carmaux a Wan Stiller.
«Sì,» rispose l'amburghese.
«Quale disastro!... Non poteva
esser più completo!...»
«Lasciamo i morti e pensiamo a
noi, Carmaux. Corriamo un grave pericolo.»
«Lo so, amburghese.»
«Se non usciamo da queste
scogliere, le onde sfracelleranno il rottame e noi insieme.»
«Non possiamo tentare nulla?»
«Hai veduta la costa?»
«Sì, poco fa, alla luce d'un
lampo.»
«Non deve essere molto lontana, è
vero Carmaux?»
«Cinque o sei miglia.»
«Riusciremo ad approdare?»
«Vedo che le isole dei Pini sono
già scomparse. Ciò vuol dire che le onde ed il vento ci spingono verso terra.»
Il rottame intanto trabalzava
disordinatamente fra le onde che lo assalivano da tutte le parti. S'alzava ora
da una parte ed ora dall'altra, imprimendo ai disgraziati naufraghi delle
scosse così brusche, da sbatterli l'uno contro l'altro o s'abbassava
improvvisamente negli avvallamenti dei marosi, per poi rimontare e librarsi
sulle creste spumeggianti.
Alcuni momenti un'onda si
sfasciava sulla coperta col fragore del tuono, subissando i filibustieri e
minacciando di strapparli dalla corda e di sfracellarli.
Fortunatamente erano usciti dal
labirinto d'isole, sicché non correvano, almeno pel momento, il pericolo di
venire scagliati contro qualche punta rocciosa e uccisi di colpo: però anche in
quel vasto canale, formato dalle coste meridionali della Florida e le isole dei
Pini, da Sombrero, Alligatore ed altre, il mare si manteneva tempestosissimo.
Ai primi albori Carmaux e Wan Stiller avevano già nuovamente veduta quella
terra che per loro rappresentava, almeno momentaneamente, la salvezza: non era
molto lontana ed essendo bassa, pareva non presentare pericoli, anche
investendovi contro.
Il sole cominciava a mostrarsi
attraverso gli squarci delle nubi. Di quando in quando qualche raggio guizzava
rapidamente fra uno squarcio dei vapori, illuminando quelle montagne d'acqua
rotolanti sul fondo sabbioso dei banchi.
«Signore,» disse ad un tratto
Carmaux, trascinandosi verso il Corsaro, il quale stava sdraiato a fianco del
gigantesco negro. «Siamo presso la costa.»
Il signor di Ventimiglia si era
alzato, guardando la costa che si delineava a meno di ottocento metri,
spiegandosi dall'est all'ovest.
«Non vi è nulla da fare,» disse.
«Lasciamo che le onde ci spingano.»
«Sarà tremendo l'urto?»
«La spiaggia è bassa, Carmaux.
Tenetevi pronti a gettarvi in acqua appena il rottame toccherà i banchi.»
«Sarà la terra ferma quella o
qualche grande isola?» chiese Wan Stiller.
«È la Florida,» rispose il Corsaro.
«Le isole le abbiamo già lasciate al sud.»
«Allora avremo da fare coi
selvaggi. Mi hanno detto che ve ne sono molti e ferocissimi su quella terra,»
disse Carmaux.
«Procureremo di evitarli.»
«Ecco i primi banchi,» disse
Moko, il quale essendo il più alto di tutti, poteva vederli meglio degli altri.
«Non abbandonate la gomena se
prima non vi do il comando,» disse il Corsaro. «Quando toccheremo lasciatevi
trasportare dalle onde.»
«Tuoni d'Amburgo!» esclamò Wan
Stiller, il quale si sentiva accapponare la pelle nel vedere quei marosi
rompersi con furore contro la spiaggia. «Mi par già di sentirmi fracassare fra
le scogliere!»
«Attenti!» gridò il Corsaro.
«Tenetevi stretti!»
Un'onda aveva preso il rottame e
l'aveva sollevato, spingendolo bruscamente innanzi. La zattera s'inclinò
spaventosamente fino quasi a rovesciarsi, scrollando poderosamente i
disgraziati naufraghi, poi scese in un avvallamento con rapidità prodigiosa,
rollando e beccheggiando disperatamente.
Si udì uno schianto, poi avvenne un
urto così violento che i quattro filibustieri si sentirono balzare in alto. Un
pezzo di rottame si era staccato, ma il restante non si era sfasciato. Anzi,
preso da una seconda e più enorme ondata, fu slanciato nuovamente innanzi.
«Pronti a lasciar la gomena!»
gridò il Corsaro.
«Ci siamo già?» chiese Carmaux,
che si sentiva affogare dalla spuma.
«Via tutti!»
L'onda che passava li portò via,
mentre la zattera si sfasciava con fracasso su un bassofondo o su una scogliera
che fosse.
I quattro filibustieri furono
travolti fra la spuma, rotolati fra le sabbie del lido, pestati, sbattuti, poi
con un'ultima spinta lanciati sulla spiaggia.
«Fuggite!» gridò il Corsaro,
vedendo un'altra onda correre addosso alla riva.
Carmaux ed i suoi compagni,
quantunque zoppicando, salirono di corsa il pendìo e andarono a cadere dinanzi
ad alcuni alberi, fuori di portata dai colpi di mare.
«Per centomila vascelli!» esclamò
Carmaux, con voce rotta. «Tutto ciò si chiama aver fortuna!... Vedremo in
seguito se la buona stella continuerà a proteggerci.»
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