12. Tigri e leopardi
- Ehi, Mati ti sei
addormentato sui tuoi pezzi?
- No, signor
Yanez. Aspetto
la buona occasione per fare un doppio colpo.
- Quella gente peraltro
non scherza.
- Ci teniamo sempre
fuori di portata.
- Come sono noiose
quelle cannoniere! Non ne hanno avuto abbastanza dunque?
- Pare di no - rispose
Mati, il quale si teneva ritto dietro al pezzo prodiero, pronto a scatenarlo.
Tre cannoniere filavano
all'orizzonte, dando vigorosamente la caccia allo yacht, il quale era stato
ritrovato.
Dei colpi di cannone
rimbombavano di quando in quando con un crescendo pauroso, ma non producevano
nessun effetto, poiché le tigri di Mompracem si guardavano bene, approfittando
della maggior velocità, di lasciarsi prendere nel campo di tiro.
Lo yacht per la seconda
volta aveva avuto la disgrazia di trovare sulla sua rotta le cannoniere di
Labuan le quali avevano saputo trarsi abbastanza d'impiccio dai frangenti colla
perdita d'una sola nave.
La caccia era cominciata
furiosa, terribile, accanita, attraverso le scogliere dell'isola che si
profilavano verso il sud, formando dei vasti gruppi.
Mati non dormiva però
sui suoi pezzi. Come abbiamo detto, aspettava la buona occasione per fare uno
splendido tiro.
Una palla era già
arrivata fino allo yacht, attraversandolo in tutta la sua lunghezza, senza
colpire le parti vitali della nave.
- Mati! - gridò Yanez,
il quale cominciava ad impazientirsi - vuoi che ti surroghi?
- Un momento ancora,
signore. Aspetto le cannoniere sulla mia traversa.
- Cominciano a colpirci.
- Ed io colpirò loro. -
Un colpo di cannone
risuonò, facendo tremare lo yacht dalla carena fino ai pomi dell'alberatura.
Mati aveva fatto fuoco e
da buon artigliere aveva portato via il fumaiuolo della prima cannoniera.
Un fumo intenso si era
sparso per il ponte, avvolgendo tutta la piccola nave.
- Bravo Mati! - gridò
Yanez.
- Questo non è ancora
niente, signore. Una granata da trentadue pollici attraverso le tambure basterà
ad arrestare quel volteggiatore del malanno.
- Sbrigati, prima che
giunga qualche incrociatore. Siamo troppo vicini a Labuan.
Queste cannonate possono essere udite a Victoria
e gl'inglesi ci lanceranno dietro qualche altro pezzo grosso che ci darà dei
fastidi.
- È pronto il pezzo
poppiero? - chiese Mati.
- Sì - risposero gli
artiglieri, i quali stavano caricandolo.
- A me - disse il mastro
dello yacht.
Un'altra palla aveva
attraversata la piccola nave, smussando un pennone e troncando alcune sartie.
Mati fissò le cannoniere
con occhi feroci, si curvò sul pezzo, regolò la mira, poi diede fuoco.
La detonazione non era
ancora terminata di rombare sul mare e di ripercuotersi fra le scogliere,
quando la cannoniera che teneva la fila della colonna si arrestò bruscamente.
La granata l'aveva
colpita sotto la tambura di babordo, sgangherandole le pale e le ferramenta.
Un grande evviva aveva
salutato quel colpo maestro.
- Ecco Mati che si
risveglia, - disse Yanez, il quale fumava la sua eterna sigaretta dietro il
pezzo ancora fumante. - Questo non è che il principio, mio bravo cannoniere.
Vedi di aprirci il passo da questa parte e dare addosso a quella nave sospetta
che abbiamo scorto avvicinarsi all'isola. -
La situazione dell'yacht
era tutt'altro che brillante. Yanez, contrariamente alle sue abitudini, si era
lasciato sorprendere dentro una profonda baia dell'isola di Pina, la quale però
per la sua speciale conformazione lasciava supporre che avesse due uscite.
Una nave, non ancora
bene identificata e che tuttavia aveva l'apparenza d'un incrociatore inglese e
di buon tonnellaggio, era stata scorta a ronzare verso le coste settentrionali
dei frangenti e ad avanzarsi con estrema prudenza.
Doveva aver scoperta la
seconda uscita ed aspettava che l'yacht, stretto dalle cannoniere, si
mostrasse, per dargli battaglia.
- Lesto, Mati, - gridò
Yanez. - Ricordati che oggidì il miglior cannoniere deve sparare tutti i suoi
pezzi.
Fracassami quella trottola, dunque. -
Un altro colpo di
cannone rimbombò a bordo dell'yacht, avvolgendo di fumo tutta la prora.
Yanez si era curvato
innanzi come se avesse voluto seguire la marcia fulminea del proiettile.
- Bene, Mati! - esclamò.
- Un altro colpo come questo e noi avremo ragione di queste mignatte. Una volta
al largo non temo più nessuno, essendo la mia nave la più rapida di tutte. -
Mati aveva fatto infatti
un colpo più meraviglioso del primo.
La sua granata aveva
colpito la seconda cannoniera, quasi alla linea di immersione, costringendola
ad imbarcare acqua in grande quantità.
Il piccolo legno, che
non poteva più manovrare, avendo il suo compagno di testa ricevuto un terribile
urto nelle ruote, raccolse le sue ultime forze e si gettò sulla scogliera per
non andare a picco.
I pezzi erano però
ancora in buono stato e poteva perciò far passare alle tigri di Mompracem un
angoscioso quarto d'ora.
Le tre cannoniere,
appoggiandosi alla costa, avevano ripreso il fuoco, alternando proiettili e
scariche di mitraglia di nessuna efficacia a tanta distanza.
Soli i grossi cannoni da
caccia dell'yacht potevano avere ancora ragione.
Qualche palla era
passata attraverso alla tolda, cadendo in mare a brevissima distanza, essendo i
pezzi degl'inglesi troppo deboli.
Yanez salì sul castello
di prora e si rese un esatto conto della situazione.
Dei tre legni, due erano
stati messi fuori di combattimento, però rimanevano intatte le artiglierie.
- La faccenda
s'imbroglia, - mormorò il portoghese. - Se tentassimo l'altra uscita,
appoggiandoci sulla flottiglia?
Orsù, non lasciamoci prendere in trappola come
sorci.
Qui ci vuole un colpo di testa, Kammamuri! -
L'indiano, che si
trovava sul ponte di comando, accorse alla chiamata.
- Amico, - gli disse il
portoghese, - io ho bisogno da te d'un grande piacere. -
- Parlate, signor Yanez.
-
- Questa baia a quanto
pare deve avere due uscite. Vorrei che tu ti recassi al secondo sbocco per
dirmi qual'è la nave che cerca di tenerci prigionieri.
Prendi la baleniera e otto uomini con un lilà:
ti potrà servire. -
- Va bene, signor Yanez.
Potete tener duro qualche ora? -
- Anche fino a stasera.
-
- Allora tutto andrà
bene. -
La baleniera era stata
messa in acqua: Kammamuri si mise al timone e la leggiera imbarcazione partì
rapidissima, mentre si riprendeva, da una parte e dall'altra, il
cannoneggiamento.
Delle palle di tratto in
tratto fioccavano nello specchio d'acqua battuto dalla scialuppa, ma erano
palle ormai morte che non potevano più offendere.
- Mati, - disse Yanez al
mastro dello yacht - cerca di mettere fuori combattimento anche la terza
cannoniera.
- Sarei ben lieto di
servirvi, signore, ma il tiro non è più diretto, poiché essa si tiene celata
dietro le scogliere.
- Spara egualmente:
abbiamo abbondanza di munizioni e poi vi è la flottiglia che è pure ben fornita.
- Proviamo - rispose il
cannoniere.
I due pezzi da caccia
spararono un paio di colpi senza alcun esito, poiché la cannoniera si teneva
ostinatamente nascosta dietro le altissime scogliere e dietro le consorelle, le
quali si frapponevano generosamente fra lei e i colpi dello yacht.
- La va male! - mormorò
Yanez, il quale aveva gettata via con rabbia la sua sigaretta. - Eppure bisogna
uscire a qualunque costo.
Aspettiamo Kammamuri. -
Il duello d'artiglieria
continuava da una parte e dall'altra, con un grande fracasso ed un grande
spreco di polvere e di proiettili. Le palle rombavano raucamente attraverso
alla baia, cadendo fra le scogliere. Di quando in quando un pezzo di roccia
saltava sotto lo scoppio d'una granata ed era tutto quello che potevano ottenere
le tre cannoniere.
- Mati, - disse Yanez -
lascia il posto a me allora.
- Non ancora, signore.
- Ti concedo tre colpi.
- Troppo pochi, signor
Yanez. Tuttavia farò il possibile per accontentarvi...
Si nasconde: proviamo il fuoco indiretto. -
Stava per salire sul
castello di prora, quando fu annunciato il ritorno della baleniera.
Spinta da dieci remi
avanzava con velocità fulminea, movendo verso lo yacht.
- È lui - gridò Mati,
mentre sparava un'altra cannonata, il cui proiettile era andato a spaccarsi contro
una roccia, scrostandone un pezzo.
Yanez era balzato verso
la scala.
L'indiano ormai aveva
abbordata la piccola nave a vapore e montava i gradini a quattro a quattro.
- Il passaggio esiste,
signor Yanez, - disse. - Vi è un'altra uscita verso il settentrione.
- Chi la guarda?
- Una nave assai più
grossa d'una cannoniera.
- Un incrociatore?
- Credo.
- È solo?
- Sì, signor Yanez.
- Il passo è accessibile
al mio yacht?
- Lo scandaglio ha dato
dovunque otto e nove piedi.
- Ne abbiamo più del
bisogno.
È verso il settentrione
la bocca, mi hai detto?
- Sì, signor Yanez.
- Giacché non si possono
smontare quelle cannoniere, daremo battaglia all'altra nave. Dei miei cannoni
sono sicuro, come sono sicuro della velocità.
Kammamuri!
- Signore!
- Un'altra gita ancora.
- Anche dieci, se
volete.
- Sarà una spedizione un
po' pericolosa, perché tu devi andare a rilevare la squadriglia dei nostri prahos.
- Chi volete assalire?
- Nessuno per ora, ma in
caso disperato daremo l'abbordaggio e vedremo come finiranno queste cose.
I forti siamo ancora
noi.
- Quella nave mi
prenderà d'infilata, signor Yanez.
- Guarderò io la
baleniera ed anche terrò d'occhio lo yacht.
Perduto per perduto dobbiamo tentare tutto per
non finire in questa baia i nostri giorni.
Se vedrò che l'affare sarà serio, aspetterò
questa notte per dare una grossa battaglia.
Andiamo, Kammamuri: i minuti sono preziosi e
siamo ancora molto lontani dalla riconquista di Mompracem. -
Scese nella baleniera e
diede ordine di avanzare nel canale, tenendosi prudentemente al riparo delle
altissime scogliere che sorgevano sulle due rive.
Anche lo yacht si era
mosso per proteggere i fuggiaschi, i quali correvano il pericolo di finire male
in quella specie di trappola, con due aperture guardate.
Dei colpi di cannone si
succedevano di quando in quando, ora sparati dallo yacht ed ora dalle
cannoniere, ma più che altro per far comprendere che vigilavano e che erano
pronti a difendersi, poiché tutti i proiettili cadevano al di là delle rocce.
L'acqua era abbastanza
profonda e veniva spinta dalla marea che rumoreggiava cupamente dentro le
caverne marine, con un frastuono talvolta impressionante.
Kammamuri e Mati per
precauzione sondavano continuamente per non dare dentro a qualche banco di
sabbia.
Il canale diventava di
momento in momento più tortuoso, pur conservando sempre una larghezza
rispettabile.
- Siamo ancora lontani?
- chiese Kammamuri.
- Una mezz'ora.
- Dove hai scorto quella
nave?
- Da un'altura.
- Sbarchiamo anche noi
ed andiamo a vedere. -
Presero terra sulla riva
destra, mentre lo yacht gettava le sue àncore verso quella sinistra e si
arrampicarono lestamente sulle rupi che in quel luogo apparivano assai alte.
- Guardiamoci da qualche
colpo di cannone - disse Yanez.
Se si tratta di un
incrociatore avrà dei pezzi non meno potenti dei miei.
- Se si potesse
avvertire la squadriglia... - disse Kammamuri.
- Ci penso già da
qualche tempo - rispose il portoghese, il quale pareva che avesse perduto il
suo solito buon umore.
- Potrà la baleniera
uscire inosservata?
- Sì, se aspetteremo la
notte. La luna si alzerà molto tardi.
- M'incarico io di
raggiungere la flottiglia, signor Yanez.
- Non sarà una cosa
facile.
- Dove non può passare
una nave, una piccola imbarcazione sfugge all'attenzione degli uomini di
guardia. -
Avevano raggiunta la
cima di un'altissima roccia, la quale dominava un gran tratto di canale.
Un pennacchio di fumo
che si alzava sopra una grossa macchia nera, colpì subito il portoghese.
- Quella non è una
cannoniera - disse aggrottando la fronte. - Si tratta di un incrociatore ed
anche molto grosso, mio caro Kammamuri.
- Tenterete la
battaglia?
- No, senza l'aiuto
della flottiglia. Lo yacht mi preme troppo e non vorrei ritornare a Varauni con
degli squarci e con gli attrezzi rovinati.
Il Sultano potrebbe insospettirsi di più e dei
sospetti ne ha già abbastanza su di noi.
Sembra un cretino, ma in fondo è un furbo.
- Che cosa fate allora?
- Aspettiamo la notte, e
allora andrai alla baia per soccorsi. Che la flottiglia giunga tutta compatta,
poiché saremo costretti a dare l'abbordaggio a quella nave che c'impedisce di
uscire. -
Ridiscesero la roccia e
tornarono verso lo yacht, dopo d'aver lasciato due uomini di guardia a terra.
Le artiglierie tacevano.
L'ultima cannoniera non
si era sentita abbastanza forte da seguire lo yacht ed aveva preferito rimanere
all'àncora in compagnia delle consorelle, sui cui pezzi potevano almeno ancora
contare.
Durante il pomeriggio
Yanez fece spingere una esplorazione verso la prima uscita della baia, temendo
che le cannoniere nel frattempo avessero ricevuto dei rinforzi.
Le notizie riportate da
Kammamuri erano state consolanti, poiché le tre piccole navi si tenevano
ancorate una addosso all'altra colle artiglierie pronte a far fuoco per
impedire allo yacht di battersela in pieno mare.
Verso il tramonto Yanez,
non udendo nessuna cannonata, prese nuovamente terra e sul luminoso orizzonte
poté finalmente scorgere la nave che lo aspettava per dargli battaglia.
Si trattava di un vero
incrociatore, superiore per tonnellaggio allo yacht almeno quattro volte e
certamente bene armato.
- Ecco un osso duro da
rodere! - disse Yanez a Kammamuri, il quale lo aveva seguito. - Qui ci vuole
assolutamente la flottiglia, o non usciremo di qua senza grossi guasti.
- Quando vorrete, io
sono pronto a partire - rispose l'indiano. -
- Aspetta che scendano
le tenebre. Il vento è propizio ed i prahos potranno essere qui prima
dell'alba.
Non abbiamo per ora alcuna fretta. -
Per la seconda volta
ritornarono a bordo, e poi l'indiano, appena il sole scomparve, s'imbarcò sulla
baleniera accompagnato da dieci robusti remiganti, che al momento opportuno
potevano diventare dei terribili fucilieri.
Lo yacht lasciò
l'ancoraggio per accompagnarla fino all'uscita del canale e per proteggerla
efficacemente coi suoi pezzi da caccia; poi quando Yanez ebbe vista la
scialuppa scomparire sul mare tenebroso, tornò indietro.
Era diventato
eccessivamente nervoso. Camminava con inquietudine sulla nave, distruggendo
continuamente delle sigarette e borbottando.
La notte era scesa assai
oscura, essendovi dei vapori in alto, i quali intercettavano completamente
perfino la pallidissima luce di qualche astro che di quando in quando si
mostrava occhieggiando sul mare.
Una leggera
fosforescenza peraltro si manifestava presso le scogliere che la baleniera seguiva,
tenendosi dietro ai frangenti.
- Si direbbe che tutto
congiura contro di noi! - disse Yanez a Mati, il quale appariva non meno
inquieto.
- Sperate che la
baleniera possa passare?
- Io credo di sì.
- Forse noi abbiamo
fatto male a non unirci alle bande della Tigre della Malesia che scendono dai
Monti del Cristallo.
- E l'isola come avremmo
potuto riprenderla? Camminando sull'acqua?
- È vero, signor Yanez.
- Una flottiglia era
necessaria per conquistare l'isola.
- Credete che troveremo
una grande resistenza da parte delle truppe del Sultano?
- Ai primi colpi di
spingarda scapperanno come conigli, quantunque i rajaputi godano fama di
essere dei guerrieri valorosi. Ah! questa impazienza angosciosa mi uccide -
disse il portoghese gettando in acqua la sua ventesima sigaretta.
- È ancora presto,
signore.
La baleniera non può essere ancora qui. -
Yanez era salito sul
castello di prora e si era seduto sull'argano ricominciando a fumare sigarette
su sigarette.
Le ore intanto passavano
e la nave sospetta fumava sempre dinanzi alla seconda uscita della baia.
Girava lungo i frangenti
con grande precauzione, badando di non toccare in qualche scoglio e spaccarsi,
ciò che era facilissimo.
Verso le quattro del
mattino gli uomini di guardia dello yacht tornarono precipitosamente incontro a
Yanez.
Vi erano con loro
Kammamuri e Padar, il capo della flottiglia.
- Signor Yanez? - disse
l'indiano - ecco i rinforzi che giungono.
La flottiglia si è già messa alla vela e sta per
arrivare.
- Ti hanno
cannoneggiato?
- Mi hanno sparato
contro un solo colpo, che per buona fortuna è andato a vuoto.
- La nave è sempre al
largo?
- Sì, signor Yanez. Sta
in guardia e ci aspetta all'agguato per bombardarci.
- Padar!
- Signore!
- È completa la
flottiglia?
- Tutti i prahos
sono stati radunati ed anche qualche giong.
- Di quanti uomini
disponi?
- Di una trentina sulla
baleniera.
- Passali sul mio yacht
e cominciamo la danza. Sarò io che darò il segnale della grande orchestra. -
In un momento i compagni
di Padar salirono a bordo e le ancore furono salpate, mentre la scialuppa
veniva issata alla grue di babordo.
- Forza in macchina! -
comandò allora il portoghese. - Vedremo se vinceranno le tigri malesi od i
leopardi inglesi.
Mati, prendi il comando del cannone poppiero,
mentre io mi occupo di quello prodiero. -
Yanez aveva ritrovata la
sua grande calma. Impartiva gli ordini senza fretta, incisivi, taglienti.
Montò sul castello di
prora dove si trovava uno dei due grossi pezzi da caccia, e lanciò attraverso
alla semioscurità un rapido sguardo.
Una massa spiccava
dinanzi all'uscita del canale e manteneva i suoi fuochi sotto pressione, poiché
di quando in quando salivano in alto delle scorie.
Dei prahos per il
momento nessuna traccia. Dovevano essersi nascosti fra le scogliere dell'isola,
pronti a precipitarsi all'abbordaggio al primo segnale di combattimento.
- Tutto va bene -
mormorò il portoghese. - Vediamo di quali pezzi dispone quel notturno leopardo.
Avrà peraltro da fare i conti coi pezzi dei prahos
e dei giongs e subirà una vera tempesta di fuoco, se non mi lascerà il
passo libero.
Nemmeno questa volta io temo di lasciare la mia
pelle sulle coste del Borneo. -
L'incrociatore aveva
acceso i suoi tre fuochi: verde, rosso e bianco in alto sul trinchetto.
Doveva reputarsi ben
forte per mostrarsi così e segnalarsi al tiro delle artiglierie nemiche.
Yanez fece un segno a
Mati, il quale aspettava i suoi ordini a qualche passo di distanza:
l'abilissimo cannoniere fece col capo un cenno affermativo e salì sul cassero
collocandosi dietro al secondo pezzo da caccia.
Successe un breve
silenzio.
Tutti gli uomini erano
in coperta armati di carabine e di parangs, per montare all'abbordaggio
al momento opportuno.
- Finiamola! - disse
Yanez.
Un gran lampo squarciò
le tenebre, seguito da un rimbombo assordante.
La detonazione non era
ancora cessata, quando una moltitudine di lampi s'alzarono verso le scogliere
dell'isola.
Yanez aveva fatto fuoco
e la flottiglia correva ferocemente all'attacco.
L'incrociatore per un
momento stette zitto, come se volesse rendersi conto di tutti quei velieri che
gli si stringevano addosso, tempestandolo a colpi di lilà, di mirim
e di spingarde.
Si udiva distintamente
la mitraglia scrosciare sui fianchi di ferro del leopardo inglese.
Ad un tratto anche la
nave si illuminò tutta, con un fracasso spaventevole.
Pezzi grossi e pezzi di
medio calibro sparavano all'impazzata contro la flottiglia, senza riuscire a
disorganizzare le sue linee.
Yanez e Mati avevano
ripreso il fuoco. Lo yacht si era portato a cinquecento metri dall'uscita del
canale e si trovava quasi di fronte all'incrociatore.
Dopo qualche minuto vi
fu un'altra sosta, poi tutte le armi da fuoco si unirono per rendere la lotta
più sanguinosa.
La flottiglia, che si
batteva splendidamente, era già quasi sotto l'incrociatore e minacciava di
prenderlo di assalto.
Guai se tutti quegli
equipaggi fossero riusciti a salire sui ponti!
La battaglia non ebbe
che la durata di pochi minuti.
Il leopardo, oppresso
dal fuoco, sgangherato, con molti attrezzi caduti in coperta, aveva fatto
macchina indietro, scomparendo abbastanza lestamente fra le ombre della notte,
ciò che lasciava supporre che avesse avuto qualche guasto in macchina.
Seguì un cupo rimbombo
di artiglierie grosse e piccole, poi la flottiglia che non aveva ricevuto
nessun ordine di abbordare l'incrociatore, fuorché in caso disperato, si
ripiegò abbastanza in buon ordine nel canale, con non poche attrezzature
maltrattate.
Ambong, il capo, salì a
bordo dello yacht, dove Yanez lo aspettava.
- Sono ai vostri ordini,
signore. Dobbiamo dare la caccia alla nave?
- No: mi preme troppo
conservare intatta la mia flottiglia - rispose il portoghese. - E poi non
voglio distruggere quando non c'è necessità.
L'incrociatore è scappato? Se ne vada pure a
Labuan a racconciarsi.
- E noi?
- Rimarrete sempre all'àncora
nella baia. È probabile che fra pochi giorni io abbia bisogno di voi, nel qual
caso ti manderò Padar con ordini precisi che non dovrai discutere. -
Stette un momento
silenzioso, accarezzando il grosso pezzo da caccia, poi chiese al capo della flottiglia:
- Tu, Ambong, conosci il
Kabatuan?
- L'abbiamo salito
insieme, signore, per aiutare il rajah del lago.
- È probabile che noi
facciamo una puntata fino alla base dei Monti del Cristallo, avanti le
cateratte.
Di ciò parleremo. Ora ho bisogno di riposarmi un
po' e di divertirmi col Sultano.
- A quei divertimenti
rinuncerei subito, signor Yanez, - disse Kammamuri. - Troverete più pericoli
che soddisfazioni.
- Eppure un po' di sosta
ci vuole, per non scatenare contro di noi d'un colpo solo l'Inghilterra,
l'Olanda ed il Sultano, quantunque Mompracem appartenga ormai a quest'ultimo.
- Ce la darà?
- Ce la prenderemo -
rispose il portoghese. - Ambong, sciogli la flottiglia e ritorna ai tuoi
ancoraggi. -
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