Il drappello che il brigantino aveva
mandato a terra, nonostante il pessimo tempo e i gravi pericoli che presentava
la risacca all'approdo, si componeva di sette uomini.
Sei erano marinai di forme gagliarde,
biondi, rosei e cogli occhi azzurri, armati di carabina e di sciabole
d'abbordaggio, gente che doveva aver veduto già il fuoco e che non doveva
temere una sorpresa.
Il settimo invece era un uomo sulla
cinquantina. che indossava un costume senza però i gradi d'oro vistosi, come
usavano le genti di mare che uscivano da qualche accademia dell'Inghilterra.
Era alto, magro, coi capelli un po'
brizzolati, gli occhi color dell'acciaio, il viso un po' rugoso ed
accuratamente sbarbato.
Alla cintura portava due grosse pistole
a doppia carica ed una piccola ascia.
Il trafficante si era affrettato a
muovergli incontro, dicendo:
«Signor Oxford, fate conto di essere sul
brigantino. Come sta il marchese d'Halifax?»
L'uomo magro corrugò la fronte, lanciò
un rapido sguardo intorno e vedendo il canadese il quale era sempre seduto
dinanzi al fuoco, gli chiese con voce un po' altezzosa:
«Chi è?»
«Il luogotenente di Davis. Potete
parlare liberamente. Sa tutto.»
«Bel servizio che ci hanno reso quei
canadesi!... Non sono stati capaci di impadronirsi di quel Testa di Pietra.»
«La tempesta li ha traditi, signore, e la fusta si è spaccata sulle
scogliere. Non avete scorti gli avanzi?»
«Sì, ma dovevano essere ben cattivi
marinai gli uomini di Davis. E dov'è quell'uomo?»
«Qui non è giunto. Pare che sia annegato
con due suoi compagni dopo aver preparata una mina nella prora della barca e
averla fatta esplodere. Io ero sulla spiaggia ed ho veduto il lampo e poi
saltare in aria il ponte.»
«Sono stati degli imbecilli,» disse il
segretario del marchese. «Volevamo prendere vivi Testa di Pietra e il suo
compagno Piccolo Flocco. Dei tedeschi traditori che hanno abbracciato la causa
americana non ci preoccupavamo affatto. Avevamo però preparato due solidi lacci
per appiccarli.»
Spinse col piede una cassa e si sedette
presso il camino, accettando un bicchiere di gin che gli presentava Jor.
«Sicché, a quanto ho potuto capire,
partita perduta,» disse con voce dura. «Ed il marchese non ha contate le
ghinee. Quelle due lettere voi non le avete.»
«Io non ero a bordo della fusta. Il mio
posto era qui.»
«Sapete che da quelle due lettere
dipende tutto il piano di guerra degli americani di Ticonderoga?»
«Me lo avete infatti detto.»
«E poi noi volevamo sapere se il
baronetto Mac-Lellan sarebbe venuto qui. Suo fratello lo aspetta per
restituirgli i due colpi di spada che ha ricevuto a Boston prima ed all'Isola
Lunga più tardi. Dunque non si sa dove si trovi Testa di Pietra?»
«Qui non è giunto. Si sa però che ha
potuto lasciare la fusta prima che avvenisse lo scoppio.»
«Dove si troverà ora? Quelle due lettere
sono assolutamente necessarie al marchese.»
«Né io né Jor lo sappiamo.»
«Si sarà rifugiato sotto i boschi con
suoi compagni.»
«Gl'indiani Uroni sono stati avvertiti
di catturarli?»
«Ci ho pensato io,» rispose Riberac.
«Si sono già mossi?»
«Non devono essere lontani.»
«Chi li comanda?»
«Un sackem già famoso che si chiama
Caribou Bianco.»
«Fidato?»
«Mah!... Fidatevi di quella gente.»
«Li avete pagati quegli indiani?»
«Ho distribuito a loro tutte le ghinee
che mi avevate dato ed anche le casse piene di armi da fuoco.»
Il signor Oxford fece un gesto di
malumore, vuotò un altro bicchiere di gin, subito imitato dai suoi sei marinai,
poi batté violentemente il pugno sulla cassa che gli serviva da sedile.
«Mi aspettavo ben altro da voi,» disse
poi con collera. «Il marchese ha pagato e come!...»
«Che cosa aspettavate?»
«Di trovare qui Testa di Pietra e
Piccolo Flocco ben assicurati.»
«Se non sono giunti io non potevo fare
nulla. E poi, andate a misurarvi con quegli uomini.»
«Lo so. Se Washington avesse avuto
diecimila di quegli uomini, già da tempo noi avremmo perduto tutte le nostre
colonie. Eppure Testa di Pietra bisogna catturarlo.»
«Dove trovarlo ora?»
«All'inferno non sarà andato di certo,»
disse il signor Oxford.
«Qualche orso potrebbe averlo divorato.
Voi non conoscete le nostre foreste che sono piene di animali ferocissimi.»
Il segretario del marchese alzò le
spalle.
«Bah!... Non sono uomini da farsi
mangiare come bistecche.»
Guardò Jor il quale continuava a sturare
bottiglie ed a versare ai marinai, che si erano pure accomodati su delle casse
e su dei barili.
«Credi tu che Davis sia perito nel
naufragio?»
«Lo ignoro, signore. Io non l'ho più
veduto. D'altronde ero saltato nel lago prima di lui per non farmi accoppare
dai bretoni che lavoravano a colpi d'ascia.»
«Vi può essere dunque qualche speranza
che si sia salvato anche lui. Era un abilissimo nuotatore.»
«Poteva gareggiare coi castori,
signore,» rispose Jor. «Il lago però era pessimo ed eravamo circondati dalle
scogliere. Potrebbe essergli toccata qualche grave disgrazia.»
«Era conosciuto dagli Uroni?»
«Sì, perché tra quei guerrieri ha
parecchi parenti. Come sapete, Davis è un mezzo sangue indiano.»
«E poi, se si fosse salvato, sarebbe
venuto subito qui,» disse il trafficante. «L'aspettavo da parecchi giorni.»
Il segretario del marchese tracannò un
altro bicchiere poi chiese:
«Sicché che cosa si fa? Testa di Pietra
ci è assolutamente necessario.»
«Fate sbarcare una compagnia di soldati
e mandateli a perlustrare i boschi. Io non vi saprei dare nessun altro
consiglio.»
«Farò la proposta al marchese. Degli
americani avete avuto notizie?»
«E poco rassicuranti per voi. Si dice
che delle bande distaccate dal Ticonderoga siano sbarcate con delle fuste e con
dei grossi canotti non molto lungi da qui.»
«Chi ve l'ha detto?»
«Un cacciatore di orsi che ho incontrato
tre giorni or sono.»
«Sicché possiamo correre il pericolo di
essere sorpresi da quegli straccioni da un momento all'altro?...»
«Ciò è possibile.»
«Voi rimanete qui con Jor. Già non vi
faranno del male anche se vi cattureranno. Io vado ad avvertire subito il
marchese di quanto succede.»
«Gli americani non fucilano i
prigionieri,» rispose Riberac. «E poi guarderemo di non farci prendere.»
«Ah!... Quel Testa di Pietra!... Eppure
bisogna che quell'uomo finisca sotto le nostre unghie!... Egli solo deve sapere
se il baronetto Mac-Lellan giungerà per aiutare Amold e Saint-Clair.»
«Finché non lo si troverà non ne sapremo
nulla, signor Oxford.»
«Quando tornerò a bordo il marchese mi
farà una scenata, giacché lui credeva di avere ormai in mano quelle due
lettere. Farà tempesta sul brigantino: tempesta grossa.»
Fece segno ai sei marinai di alzarsi.
«Andiamo,» disse poi, «Non desidero
affatto farmi prendere dagli americani, se è vero che sono già giunti fino
qui.»
«Io mi aspetto di vederli giungere da un
momento all'altro,» disse Riberac. «La notte scorsa, in lontananza, ho udito
rullare un tamburo.»
In quel momento tre o quattro grosse
balle di pelli precipitarono al suolo, rimbalzando poi perfino sui barili e le
casse.
Il segretario del marchese era diventato
livido ed aveva rapidamente impugnato le pistole.
«Vi sono altre persone qui?...» chiese
con voce minacciosa al trafficante.
«Che io sappia, no. Le volpi entrano
sovente e mi gettano in aria tutto per depredarmi. Mi fanno dei gravi guasti e
non ho mai saputo da quale parte possano entrare.»
«Non vi è un'altra porta laggiù in
fondo?»
«Io non l'ho mai veduta.»
«Che abbiano scavato qualche galleria
rosicchiando i tronchi del vostro magazzino?»
«Non mi sono mai preoccupato di
verificarlo.»
«O che gli americani si siano aperti un
passaggio per sorprendervi?»
«Tutto è possibile. Per i miei traffici
coi pellerossa, io mi assento sovente per delle settimane. To'!... Altre balle
che cadono!... Che le volpi, spinte dalla fame, vogliano rovinarmi diecimila
dollari di mercanzia?... Altro che le ghinee del marchese! Io me ne sarei già
andato da tempo mettendo in salvo tutto.»
«Il lord è generoso e saprà
ricompensarvi.»
«Uhm!...» fece il trafficante.
«Ne rispondo io. Marinai, andate un po'
a vedere se ci sono delle volpi o degli uomini nascosti qui. Le vostre carabine
sono cariche?»
«Sì,» risposero i sei inglesi i quali si
reggevano malamente sulle gambe per il troppo gin bevuto.
«Muovetevi, ubriaconi!...» gridò il
segretario del marchese. «Quando vi trovate dinanzi a delle bottiglie diventate
stupidi e non sapete più far nulla.»
«Eh!... Avete bevuto anche voi,
signore.» disse un marinaio che portava qualche gallone rosso sulle maniche.
«Non tanto come voi. Obbedite o vi farò
impiccare tutti!... Sapete che il marchese non scherza.»
«E se gli americani fossero nascosti
dietro quella specie di barricata e ci abbattessero tutti con una scarica a
bruciapelo?»
«Ci sarebbero già saltati addosso, e
poi, là in fondo, non vi è nessuna porta, è vero o non è vero, signor Riberac?»
«No, nessuna,» rispose il trafficante il
quale con Jor si era seduto nuovamente dinanzi al camino.
«Allora andiamo,» disse il marinaio
gallonato. «Accontentiamo il signor Oxford per evitare più tardi un pezzo di
canapa stretta per bene intorno al nostro collo.»
Quantunque fossero assai malfermi in
gambe, i sei uomini si accostarono all'alta barricata tenendo le dita sui
grilletti delle carabine, pronti a rispondere a una possibile scarica, ma,
fatti pochi passi, si fermarono guardandosi l'un l'altro con ansietà.
Altre balle di pelli erano cadute
dall'alto, rotolando all'impazzata per l'ampio magazzino.
Il signor Oxford era diventato
pallidissimo.
Si volse furioso verso il trafficante
dicendogli:
«Voi nascondete qui della gente!...»
«Né io né Jor abbiamo veduto entrar
nessuno,» rispose Riberac.
«Eppure dietro quella barricata deve
nascondersi qualcuno.»
«Veramente anch'io non so spiegarmi come
quelle balle, che erano state ben accomodate fra le casse e i barili, possano
cadere.»
«Andate a vedere voi.»
«Io sono un trafficante e non un uomo di
guerra.»
«Sì, ché avrete battagliato chissà
quante volte con gl'indiani per salvarvi la capigliatura.»
«Sono amico di tutte le tribù e non ho
bisogno...»
Si era bruscamente interrotto chiedendo
poi al segretario del marchese:
«Avete udito?»
«Un grugnito?»
«Che può essere il fremito di qualche
grosso orso.»
«Entrato da dove?»
«Quello lo sapremo. Dalla porta del
magazzino no di certo.»
I sei marinai, che avevano pure udito
quella specie di grugnito, avevano dato indietro bestemmiando.
Il signor Oxford mandò un grido di
collera:
«Siamo in nove e stiamo qui a
chiacchierare. Bisogna dunque che mi metta io alla vostra testa.»
«E credo che farete bene,» disse il
trafficante fingendo di armare il grosso archibugio. «Andate avanti e noi tutti
vi seguiremo.»
«E se ci trovassimo improvvisamente
addosso qualche gigantesco orso grigio? Voi sapete che quei bestioni non hanno
paura nemmeno di venti uomini e che resistono a tutte le palle mercé la loro
corazza di grasso.»
«È impossibile che si tratti di un orso.
Il tetto non è stato sfondato e la cinta nemmeno: come avrebbe potuto
introdursi?»
«È a voi che lo domando.»
«Ed io lo domando a voi,» disse Riberac.
«Io dico che a quest'ora ci avrebbe assaliti.»
«E qualcuno di noi non sarebbe più
vivo,» aggiunse Jor.
«Eppure dobbiamo andare a vedere,» disse
il segretario. «Il marchese mi aspetta e non è uomo da pazientare.»
Impugnò le pistole e mosse animosamente
verso la barricata, tirandosi dietro i sei marinai che parevano più ubriachi
che mai, forse per il gran caldo che regnava nello stanzone, il trafficante e
Jor i quali ridevano silenziosamente sapendo già bene di quale orso si
trattava.
Si era inoltrato nel passaggio aperto
dai due assiani per trasportare le due grosse botti, quando la barricata,
formata fortunatamente soltanto di balle di pelli, gli si rovesciò addosso
coprendolo completamente.
«L'orso!... L'orso!...» avevano gridato
i marinai che saltavano indietro, mentre precipitavano anche delle casse e dei
barili.
Spararono a casaccio alcuni colpi, poi
si precipitarono verso il centro dello stanzone, barricandosi dietro la tavola
che avevano prontamente rovesciata insieme alle due grosse botti che erano
piene di tamburi.
Riberac e Jor erano rimasti soli.
«Testa di Pietra è stato degno della sua
testa.» disse il primo.
«Ha rapito il segretario del marchese
proprio sotto i nostri occhi.» rispose il secondo.
«E con che maestria! Nessuno di noi ha
veduto. Quell'uomo è un vero diavolo ed il suo compagno non lo è meno.»
«Come sbarazzarci ora di questi
marinai?»
«Gin ce n'è. Li ubriacheremo se non se
ne andranno.»
«Mi pare che abbiamo più voglia di
scappare a bordo del brigantino che di rimanere qui,» rispose Jor.
«Andiamo a vedere che cosa è successo
del segretario.»
«Portato via, signor Riberac.»
«Lo so. Testa di Pietra lo avrà
trasportato nel passaggio segreto. È uomo di azione, quel bretone, e non esita
mai.»
Per rassicurare un po' i marinai, i
quali apparivano in preda ad un vivo spavento, varcarono la barricata e videro,
all'entrata del passaggio segreto, Piccolo Flocco il quale rideva a crepapelle.
«Testa di Pietra ne ha fatto una delle
sue?» gli chiese Riberac.
«Ha rapito il segretario del marchese.»
«E cosa vuole farne?»
«Che ne so io?... Farà battere la carica
e s'impadronirà della scialuppa che a lui è assolutamente necessaria e
fors'anche a voi. Ormai da queste parti spira cattiva aria, ora che gl'inglesi
si preparano ad invadere il Champlain. Se non ci rifugiamo più che in fretta a
Ticonderoga correremo pericolo di finirla.»
«È quello che penso,» rispose il
trafficante. «Mi rincresce una cosa sola: lasciare tutte le mie ricchezze in
mano agl'indiani i quali non hanno mai conosciuta la riconoscenza.»
«Qualcuno pagherà: il baronetto è ricco
quanto il marchese.»
«Ohé!...» gridò in quel momento il capo
dei marinai. «Avete trovato il segretario?»
Riberac e Jor saltarono sopra la
barricata, dopo aver fatto a Piccolo Flocco un gesto che voleva significare di
attenderlo; poi il primo disse:
«È scomparso: qualche orso deve averlo
divorato.»
«Avete veduta la bestia?»
«No: dev'essere fuggita subito.»
«Da quale parte?»
«Abbiamo trovato una specie di
sotterraneo,» disse il trafficante. «Deve essere stato scavato a mia insaputa,
o dagli indiani o dalle bestie feroci attirate dall'odore dei miei prosciutti.»
«Ah!... Voi avete dei prosciutti!...»
gridarono i marinai.
«E squisiti.»
«Portatene qui una cassa. Giacché il
segretario è scomparso facciamo baldoria,» disse il graduato. «Il marchese ci
aspetterà. Noi non siamo poi sempre i suoi schiavi.»
«Ho anche dei salsicciotti affumicati,
veri di Heidelberg, e della birra veramente ottima.»
«Niente birra!...» urlarono i marinai.
«Gin!... Gin!...»
«Come desiderate,» disse il trafficante.
«Ne ho una buona provvista che contavo appunto di vendere agli equipaggi
inglesi.»
«Ma noi non pagheremo nemmeno uno
scellino,» gridò il graduato. «Siamo in sei e voi non siete che due.»
«Io regalo,» disse Riberac.
«Voi siete un vero padre.»
«Jor, porta delle casse e dà da mangiare
a questa gente.»
«Un momento, signore,» disse il
graduato. «E se l'orso ricomparisse? Il signor Oxford doveva avere ben poche
polpe intorno alle sue ossa ed un orso grigio si sarà appena guastato un
dente.»
«Abbiamo chiuso il passaggio con due
grosse botti e più nessun animale potrà ormai entrare. Sono botti cariche di
farina che pesano due quintali ciascuna.
Jor stava per portare una cassa
contenente dei prosciutti, quando verso il passaggio segreto si udirono dei
tamburi rullare una carica furiosa.
«Gli americani!...» gridò Riberac.
«Fuggite!... Hanno preso il mio magazzino per di dietro!...»
«Scappa!... Scappa!...» urlarono i
marinai i quali non avevano nessuna voglia d'impegnare una lotta e che avevano
già dimenticato il segretario del marchese.
Saltarono attraverso la tavola e i
barili e si diressero verso la porta ch'era rimasta aperta, bestemmiando.
Intanto i tamburi continuavano a rullare
furiosamente, con un fracasso assordante.
Pareva che guidassero all'attacco una
grossa compagnia di americani.
Riberac chiuse e sprangò la porta. Poi
disse a Jor:
«Andiamo a vedere che cosa fa Testa di
Pietra.»
«Testa di Pietra è qui,» disse il
bretone, comparendo improvvisamente e scaraventando contro la parete il grosso
tamburo. «Se ne sono andati?»
«Tutti,» rispose Riberac.
«Prima di tutto lasciate che vi ringrazi
della vostra lealtà.»
«Non era necessario: e il segretario del
marchese?»
«L'ho portato via dopo averlo mezzo
soffocato perché non gridasse. Quell'uomo può diventar prezioso in mano
nostra.»
«E la scialuppa?»
«Ora penseremo anche a quella.
Diavolo!... Lasciatemi un po' respirare.»
Vedendo su una cassa un bicchiere di gin
ancora pieno, lo vuotò, poi disse:
«Spegnete il fuoco e andiamocene.»
I tamburi avevano cessato di rullare.
Piccolo Flocco e i due assiani dovevano aver lasciato il passaggio segreto
portandosi dietro il segretario.
«Andiamo,» disse Testa di Pietra. «Qui
non c'è più nulla da fare.» Con due secchie d'acqua spensero la fiammata per
evitare che qualche scintilla si comunicasse alla cinta, poi, prese le armi,
attraversarono di corsa lo stanzone e si slanciarono attraverso il passaggio
segreto.
«Piccolo Flocco,» gridò Testa di Pietra,
uscendo.
«Ti aspettavo,» rispose il giovane
marinaio, facendosi avanti.
«E i due assiani?»
«Portano il segretario del marchese che
è più morto che vivo.»
«Ci siamo tutti?»
«Sì,» disse Riberac.
«Alla conquista della scialuppa, ora!... Ci
prenderemo delle cannonate, forse, ma si sa che quelle grosse bestie giungono
difficilmente a destinazione. Avanti!...»
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