CAPITOLO
XIX
Due pirati in una
stufa
Ogni altro uomo
che non fosse stato la Tigre della Malesia o per lo meno un Malese si sarebbe
senza dubbio rotte le gambe o la testa in quella repentina caduta, ma non così
avvenne per quell'uomo che oltre essere fatto d'acciaio possedeva l'agilità del
felino. Aveva appena toccato terra, sprofondando nelle aiuole, che già era in
piedi col kriss in mano sbuffante d'ira, pronto a precipitarsi contro la
porta e tentarne arditamente l'assalto.
Il Portoghese fortunatamente gli era vicino. Egli gli saltò
addosso e lo trascinò via, nel momento che una fucilata scoppiava a una delle
fenestre.
- Vieni,
insensato! - gridò Yanez, sollevandolo fra le braccia. - Vuoi farti ammazzare?
- Lasciami,
Yanez, noi la rapiremo. All'assalto! All'assalto! - urlò il pirata afferrando
la carabina.
Tre o quattro
canne di fucile apparvero alle fenestre togliendoli di mira.
- Fuggi!
Fuggi! Sandokan! - gridò una voce che il pirata riconobbe per quella di lady
Marianna.
Il pirata
fece un salto di quindici piedi salutato da una scarica di fucili, una palla
dei quali gli portò via il grosso diamante del turbante. Si voltò ruggendo come
una tigre, e scaricò la sua carabina contro una delle fenestre frantumando i
vetri e colpendo un Inglese che cadde al suolo sfracellandosi la testa.
- Sono qua
Marianna! Sono qua! - tuonò Sandokan tendendo le mani verso la giovanetta che
si teneva disperatamente aggrappata alle sbarre della fenestra malgrado tutti
gli sforzi del lord per trascinarla via.
- Fuggi!
Fuggi! - gridò ella per l'ultima volta.
La porta
della palazzina si aprì fragorosamente. Una mezza dozzina di soldati armati di
carabine, guidati da un sergente che Sandokan riconobbe in Willis e una decina
d'indigeni portanti torcie accese e armati di pistole. comparvero slanciandosi
all'aperto. Il Portoghese fece fuoco attraverso il fogliame.
Il comandante
barcollò e cadde gettando un urlo di dolore, e mentre gli altri si arrestavano
attorno a lui spaventati dall'improvviso attacco, i due pirati si diedero alla
fuga tenendosi sotto gli alberi per non offrire punti di mira, caricando le
armi e cercando di dirigersi verso le palizzate, che quantunque nascoste dalle
tenebre, sapevano trovarsi sulla loro via. Percorsero cinquanta passi prima che
gl'Inglesi pensassero a inseguirli e si gettarono fra le aiuole scomparendo del
tutto dai loro occhi abbagliati dal chiaror delle torcie.
- Fila
diritto, se non vuoi farti prendere - disse il Portoghese, nel momento che
Sandokan s'arrestava.
- Non so
decidermi a partire, Yanez!... Io ho paura a lasciarla sola., sento le sue
grida impresse nel mio cuore... Yanez, se noi ritornassimo? - disse il pirata
con voce rotta armando la carabina per far fronte al nemico.
- Nemmen sognarlo, fratello mio! - esclamò il
Portoghese, che gli afferrò le braccia deciso a impedirgli il passo. - Non
correrà alcun pericolo lei; essa è una donna energica. Siamo noi che corriamo
pericolo di buscarci una palla nella schiena. Fila diritto, che le canaglie
vengono colle loro dannate torcie.
- Non sono
che sedici, io li ho contati. Possiamo gettarci su di essi e sbaragliarli.
Ritorniamo.
- Non
commettiamo pazzie, testardo pirata! Essi, essi hanno sedici palle, noi ne
abbiamo due. Che valgono le nostre forze e il nostro coraggio quando il piombo
fischia? Domani, mi comprendi, Sandokan, daremo l'assalto.
Il pirata non
si mosse. La sua testa era in rivoluzione, la passione lo faceva delirare. Egli
guardò il Portoghese con occhio supplichevole. L'altro, cui premeva la pelle
d'entrambi, fu inflessibile.
- I minuti
volano, ti ho detto di fuggire, Sandokan. Vieni, lei lo vuole, io lo voglio: ti
porterò se non fuggi.
Un soldato
apparve quaranta passi lontano con una torcia in mano la cui luce illuminava la
canna della carabina e la punta della baionetta. Altri quattro comparvero
dietro di lui mettendosi a frugare le macchie.
I due pirati
non esitarono più, e fuggirono d'accordo, cercando le palizzate. Passarono
senza arrestarsi dinanzi al chiosco chinese, si tuffarono in mezzo ai fiori,
guizzarono fra i cespugli, lasciando qualche lembo di veste nei rosai e si
precipitarono verso il fondo del parco salutati da un nuovo colpo di carabina
tirato a casaccio. Essi raggiunsero le palizzate senza essere scorti, mentre
che i soldati e gli indigeni li cercavano su una falsa via, andando e venendo
fra le macchie, sfogando il loro malumore con imprecazioni.
- Si
screditano - mormorò il Portoghese che in fondo era ancora un po' cristiano. -
Andiamo, Sandokan, la via mi sembra libera, e mentre essi c'inseguono all'ovest
o all'est, noi filiamo al sud con tutta sicurezza. Non aver paura per lei che
saprà cavarsi d'impiccio meglio di noi. Lascia che le cose questa notte vadano
così e vedrai che avrò l'onore di stringere la sua mano e tu di stringerla fra
le braccia, dopo un brillante attacco.
- Sì, domani
- rispose Sandokan, che si avvicinò quasi con ripugnanza alla palizzata.
Già stava per
prendere lo slancio e varcarla, quando il Portoghese lo arrestò bruscamente,
facendolo curvare fino a terra.
- Non
moverti! - gli mormorò egli all'orecchio, accovacciandoglisi vicino. - Zitto!
Il pirata
tese l'orecchio, ma non udì che il sibilar del vento che faceva gemere gli
alberi della foresta e stormire le fronde.
- Che hai
veduto? - gli chiese sotto voce Sandokan, che non vedeva nulla.
- Non ho
veduto alcuno, ma ho udito un ramo spezzarsi dietro la palizzata.
- Può essere
stata una bestia o il vento che ha fatto cadere qualche ramo morto. Non lo odi
tu soffiare?
- No, non fu
una bestia, fu un uomo, te l'assicuro, Sandokan. Mi è persino parso di udirne una
voce. Ci scommetterei il diamante del mio turbante contro una piastra, che
dietro la palizzata vi sono delle giacche rosse che ci aspettano colla
sicurezza di prenderci. Non ti ricordi del drappello che abbandonò la villa al
calar del sole?
- Hai ragione,
Yanez. Esso andava a imboscarsi, ma noi saremo più astuti di quei soldati.
Aspetta che vada ad assicurarmene.
Sandokan,
diventato prudente, si alzò, senza fare più rumore di un insetto volante, lento
per non far stridere le foglie secche, guardandosi dinanzi, di dietro e ai
fianchi. Stette un momento così in ascolto, rattenendo persino il respiro, poi
si arrampicò colla leggerezza di un gatto sulle palizzate. Non aveva ancora
raggiunto la cima, che udì al di là alcune voci e dei passi.
Si issò con
maggior precauzione e gettò un rapido sguardo sotto il bosco: vide una dozzina
e più di ombre che si appostavano dietro gli alberi. Egli si affrettò a
ritornare raggiungendo il Portoghese.
- Non ti sei
ingannato, Yanez. Il nemico ci tende un agguato al di là delle palizzate; ma
avrà da far con me prima di prenderci. È il drappello che tu hai veduto
partire, e che allarmato dalle detonazioni dei fucili, è ritornato.
- Che abbiano
sospettato la nostra presenza, che ci tendano un'imboscata? Affrettiamoci a
battere in ritirata, fratello mio, finché la via è libera. I prahos
possono essere giunti.
- Taci, Yanez
- mormorò Sandokan. - Odi, essi parlano.
Due voci si
udivano al di là delle palizzate, l'una imperiosa, l'altra rauca. Il vento
portava i loro discorsi chiaramente agli orecchi dei pirati, che senza curarsi
dei soldati che frugavano il parco a quattrocento metri di distanza, si misero
in ascolto.
- Queste moschettate, non c'è dubbio, segnalano la
presenza dei nemici - diceva la voce imperiosa. - Non perdiamo un istante in
vane chiacchiere, giovanotti miei, allargatevi e imboscatevi dietro gli alberi.
Chi dice che questi nemici non sieno pirati guidati dalla Tigre in persona, che
tentano una delle loro solite mariuolerie? Mi comprendi, Bob, essi sono nel
parco, e noi tendiamo la rete entro la quale cadranno. Non perdiamo colpi,
soprattutto.
- State
sicuro, luogotenente, che i maledetti non ci sfuggiranno questa volta. Non
possono essere molti loro, mentre noi siamo in grosso numero capace di far
fronte a un battaglione di essi. Fossero anche dodici noi siamo sempre
trentasei.
- Le canaglie
sono cresciute bene di numero - mormorò il Portoghese all'orecchio di Sandokan.
- Taci, Yanez
- rispose egli, stringendo una delle sue mani con tal violenza da farne
scricchiolar le ossa.
- Si dice che
il mariuolo - ripigliò la voce imperiosa, - quello che si fa chiamare
pomposamente la Tigre della Malesia, sia pazzamente innamorato della nepote di
lord Guillonk, un boccone destinato al baronetto. Eh! Si vede che il selvaggio
non manca di buon gusto, e vi ha di più, Bob, che milady ne è innamorata. Non
lasciamoci sfuggire una sì bella preda amico mio, sulla cui testa pesa un
migliaio di sterline.
- Se la Tigre
della Malesia ha avuto l'imprudenza di cacciarsi in questi luoghi, per quanto
sia astuta e coraggiosa non ci fuggirà sì facilmente come l'altra volta.
Sapete, comandante, che bisogna essere ben bravi per filarsela a Mompracem dopo
di averci spediti al sud, e per mostrarsi poi al baronetto senza curarsi dei
cannoni del piroscafo e delle migliori carabine!
- Lo so,
amico mio, quel mariuolo è l'uomo più audace che abbia incontrato in vita mia,
ma non la farà lunga. Si parla di già di una poderosa spedizione a Mompracem, e
chi sa che, a quest'ora, non abbiano intrapreso qualche cosa di buono
intendendosela a meraviglia cogli indigeni e con qualche pirata corrotto a
furia d'oro. Mi capirai bene, Bob, che, caduta Mompracem e appiccata la Tigre,
Labuan brillerà.
- Lo so,
comandante, ma stiamo in guardia. Ecco che gli uomini sono al loro posto;
toccherà al lord e agli altri rimasti nella villa a scovarlo, se si trova nel
parco. Si aveva ragione di temere e di mandarci all'agguato. La notte buona è
venuta, e lo sfido io a uscire vivo dal recinto.
- Bene, Bob,
al tuo posto laggiù a trenta passi dietro quell'artocarpo. Tre carabine su
sessanta passi sono più che sufficienti per arrestare un pirata, per quanto
corra. Va, e orecchi aperti! Dove odi il fischio, tutti dietro e senza perdere
tempo. Le mille sterline mi sembrano di già in tasca.
I due pirati
udirono il rumore secco delle carabine che si armavano, e il passo dell'uomo
chiamato Bob che andava allontanandosi, a prendere il suo posto. Il comandante
non si mosse e restò senza dubbio lì dietro.
- Egli conta
sulle mille sterline senza di me - disse Sandokan sogghignando. - Bisogna bene
che sia un uomo prezioso per mettermi una simile taglia sul capo; tocca a me a
farli viaggiare ancora.
- Che
facciamo noi? - domandò il Portoghese guardando il compagno che pareva
pensasse.
Egli gettò
uno sguardo verso i soldati e gl'indigeni. Cercavano sempre all'estremità
opposta del parco.
- Siamo
circondati - disse Sandokan. - Se tentiamo la fuga avremo una quarantina
d'uomini alle spalle prima di aver percorso cento passi. Tu mi hai detto che la
vita è preziosa, lei mi ha detto che morto io morrà anch'essa! Bene, se non
sono più la Tigre per tentare quelle pazze imprese dove l'audacia suppliva il
coraggio, giuocherò coll'astuzia dell'uomo dei boschi. Vieni, Yanez, la vedrai
bella.
- Ecco che
parli bene, Sandokan. Ma dove andremo noi, che siamo circondati?
- Fida in me,
Yanez, e vedrai che non te ne lagnerai. Questa notte accontentiamoci di far
perdere le traccie e di nasconderci in un luogo dove non sapranno trovarci.
Domani, accada ciò che si vuole, prenderemo il volo. Spicciati.
I due pirati
si alzarono colle carabine sotto al braccio, e si allontanarono a lenti passi
tenendosi sotto le piante per non essere scorti dai soldati, che gironzolavano
nel parco.
Sandokan
condusse il suo compagno in mezzo alle aiuole e di là al chiosco chinese. Vi
entrò e camminò fino al fondo dove sapeva esservi una serra di fiori; aprì,
senza far rumore, la porta e gettò uno sguardo nell'interno.
Vi erano
entro dei vasi di tutte le forme e dimensioni, i cui fiori delle piante esalavano
un penetrante profumo, e qua e là delle sedie di bambù d'estrema leggerezza.
Non era ciò che cercava, ma un'enorme stufa che poteva nascondere nel suo
interno tre uomini della fatta dei due pirati.
- Dove diavolo
mi conduci? - domandò il Portoghese che non capiva nulla. - Credi tu che le giacche
rosse non penetreranno in questa serra con un migliaio di sterline che
luccicano davanti ai loro occhi?
- Certamente,
Yanez, che penetreranno in questa serra - disse Sandokan. - Ma io credo che non
salterà a loro il ticchio di venirci a cercare nel fondo di una stufa.
Il Portoghese
diede in un grande scoppio di risa.
- In una
stufa?...
- Sicuro, ci
nasconderemo in questa stufa.
- Ma sai,
Sandokan, che noi diverremo più neri del più nero africano?
- Non
importa, Yanez; l'avventura sarà più magnifica. GI'Inglesi, e soprattutto il
lord, mai più s'immaginarono che un giorno in questa stufa si nasconderebbe la
Tigre della Malesia. Andiamo, fratello mio, entra pel primo.
- Ma,
Sandokan... ti pare?
- Se vi entra
la Tigre, puoi entrarvi anche tu. O la stufa o le moschettate degli Inglesi,
Yanez: non vi ha da scegliere.
Il Portoghese
non esitò più e sparve nell'interno della stufa strisciando per l'imboccatura.
Sandokan, dopo di aver dato un ultimo sguardo agl'Inglesi che cominciavano a
dividersi, ma accresciuti di numero, lo seguì. I due pirati si trovarono
nell'interno della stufa annerita afferrandosi per le mani, ma senza vedersi
tanto l'oscurità era profonda. Il Portoghese lasciò libero sfogo alla sua
ilarità non ostante la pericolosa situazione.
- Chi potrà
immaginarsi che noi ci troviamo in una stufa? - diss'egli tasteggiando le
pareti caliginose.
- Non
parliamo troppo, Yanez, potrebbero udirci e trovarci: gl'Inglesi si dirigevano
verso il chiosco.
- E se essi
venissero a vedere nella stufa? - esclamò il Portoghese che rabbrividì al solo
pensarlo. - Sai, Sandokan, che essi ci prenderebbero senza che noi avessimo a
difenderci. Corpo di una spingarda! La sarebbe magnifica.
- Ma non
tanto facile a farsi, amico Yanez. Siamo come in una fortezza quantunque oscura
e troppo ristretta, e non vi riusciranno che dopo un lungo assedio, e vedrai
che noi al bisogno lo sosterremo gagliardamente.
- Sì, noi
abbiamo le nostre carabine e munizioni sufficienti per mandare al diavolo tutti
gli assedianti, ma bisognerà capitolare quando si morrà di fame, a meno che tu
non trovi maniera di cangiare la caligine in viveri belli e buoni. E poi, la
nostra fortezza ha delle muraglie deboli a quanto sembra, e quelle canaglie pur
di guadagnare mille sterline sarebbero capaci di porre in batteria un pezzo di
cannone e di fulminarci.
- Sei tu ora
che corri, Yanez - disse il pirata che fidava forse troppo nelle sue forze e
nelle scarse risorse che aveva a sua disposizione. - Prima che il cannone
abbatta le muraglie, ci slanceremo noi all'assalto. Il foro è ristretto, ma si
uscirà a dispetto delle loro carabine.
- Taci, mi
fai venire i brividi, Sandokan, colle tue parole. Io non so come l'andrebbe a
finire una volta assediati, ma certamente a nostro svantaggio. Io ho paura
delle palle che non si vedono.
- Non
parlare: ecco gl'Inglesi - mormorò Sandokan, che trasse il kriss
impugnandolo con mano ferma.
Si udivano delle voci che andavano avvicinandosi
assieme ad un calpestio. Sandokan, dopo di aver raccomandato assolutamente
silenzio e immobilità completa al compagno, si abbassò tasteggiando il suolo
coperto di cenere e di fuliggine e strisciando verso l'apertura sporse il capo.
Il chiosco
era ancora oscuro, ma dieci passi lontano vide un drappello di sette od otto
soldati che andava avvicinandosi seguiti da due indigeni che portavano le
torcie. Capì che si preparavano a visitare la piccola e graziosa abitazione, e
si ritirò lestamente chiudendo con precauzione lo sportello di ferro della
stufa.
- Eccoli -
mormorò egli toccando il Portoghese, che non fiatava più. - Stiamo pronti a
tutto, e se ci scoprono non indugiamo a saltar fuori appoggiando la fuga con
due colpi di carabina. Tiriamo giusto e picchiamo sodo.
Un filo di
luce penetrò nella stufa, attraverso le fessure dello sportello. I due pirati
si gettarono sulle ceneri spiando le mosse del nemico colle mani sulle
carabine. Il drappello fece la sua entrata nel chiosco e si mise a rovistarlo
spostando i grandi vasi di fiori e sollevando persino i sedili. Il Portoghese
rabbrividì.
Se
gl'Inglesi, ai quali premeva, senza dubbio, guadagnare le mille sterline e
liberarsi da un uomo sì pericoloso che ogni dì cresceva d'audacia, minacciando
direttamente le sorti di Labuan, rovistavano a quel modo, era da vedersi che
l'ampiezza della stufa avrebbe loro dato nell'occhio.
Sandokan
stesso ebbe questo timore, e si affrettò a battere in ritirata verso il fondo
della negra fortezza, sollevando una nube di cenere e di caligine, seguito dal
Portoghese.
- Teniamoci
pronti a saltar fuori - diss'egli al compagno. - Le nostre negre figure sono
sicuro che faranno scappare quei poltroni.
- Zitto che
parlano, Sandokan. Odi?
- Che il
maledetto pirata abbia preso il volo - disse un soldato, che andava smovendo
con precauzione i vasi - o che si sia inabissato nelle viscere della terra?
Quel diavolo d'uomo sarebbe capace di farlo, poiché per parte mia, non esito a
prenderlo per un figlio di Belzebù, checché se ne dica.
- E io, credi
che sia di parere contrario? - disse un altro soldato, che doveva avere la sua
parte di paura dalla voce tremula. - Non l'ho veduto io per la prima volta
avventarsi da solo contro cento soldati? E non l'ho veduto io la seconda volta
cadere da un secondo piano senza fracassarsi né una gamba né un braccio? Questa
Tigre della Malesia mi mette paura nel sentirla solo a nominare.
- Ma Tigre o
non Tigre, il miserabile qui è venuto e qui vi lascierà le ossa - disse un
terzo soldato. - Noi battiamo il parco, i nostri compagni circondano le
palizzate, come vuoi, James, che abbia a fuggire? Scommetterei la paga di due
mesi contro un solo penny che noi lo prenderemo.
- Ma come
vuoi trovarlo, se egli è uno spirito? - ripigliò la prima voce.
- Uno
spirito?... Tu sei matto, James. Guarda mò se i marinai dell'incrociatore che
distrussero i suoi prahos alla foce del fiumicello non gli allogarono
una buona palla nelle costole? Lord Guillonk, che ebbe la sfortuna di curare il
maledetto, asserì che la ferita gettava sangue eguale al nostro. Ora ammetti tu
che gli spiriti abbiano sangue?
- No.
- Allora non
è più uno spirito, ma un uomo in carne ed ossa. Cerchiamo attivamente e vedrai
che lo troveremo, il brigante.
- Uhm! - fe' colui che si chiamava James. - Non ho
speranza che lo si abbia a trovare. Se si crede a me, io dico che ormai fila
come un cervo fra le foreste, e chi sa? forse si è anche imbarcato, quantunque
il mare non sia troppo calmo.
- E poi -
disse un altro soldato, - credete, amici, che anche scovato, si lascierà prendere
sì facilmente? Quel demonio d'uomo, se è veramente un uomo, poiché anch'io ho i
miei rispettabili dubbi, prenderà il volo passando dinanzi alle nostre
carabine, senza che le palle l'abbiano a toccare. Andate a domandare al povero
Willis, se è ancora vivo, come il pirata l'ha giuocato sotto le foreste. My-God!
mi narrava che dinanzi al terribile uomo, tremava come una foglia.
- E credi tu
che io non tremi la mia parte, malgrado le mille sterline che mi luccicano
dinanzi agli occhi? Non è da dubitarsi, amici miei, che tre o quattro di noi
andranno domani a trovare Belzebù, prima di prenderlo. La Tigre non ischerza,
signori: morde e graffia mortalmente.
Un brivido di
spavento corse per le ossa dei soldati, che investigavano con maggior prudenza,
temendo la improvvisa comparsa del pirata. Se Sandokan non avesse saputo che il
parco era circondato, non avrebbe esitato a balzar fuori, sicuro di porre in
fuga quel drappello non troppo coraggioso.
- Il pirata
non è venuto a nascondersi in questo chiosco - disse un soldato. - Orsù andiamo
a cercarlo altrove.
- Oibò -
disse un altro, cui il premio di mille sterline metteva un certo coraggio
addosso. - Vedo là una serra con certi vasi, dove il valentuomo potrebbe
tenersi celato. Mano alle carabine e dito sul grilletto, amici miei.
I soldati in
gruppo coi due indigeni s'avanzarono in mezzo alle piante. La luce penetrava
nella stufa attraverso le fessure, illuminando i volti anneriti dei due pirati,
che si tenevano immobili come due statue.
- Guarda,
James - disse d'un tratto un soldato. - Ecco là una stufa che mi sembra ben
ampia per contenere una mezza compagnia di pigmei del re d'Abissinia. Hanno
bisogno di gran caldo questi fiori rari.
- Possibile,
amico mio; ma io penso che si potrebbe trovare là entro il nostro uomo.
Lo sportello
fu aperto e un guizzo di luce penetrò nell'interno, ma insufficiente per
rischiarare l'intera stufa. Il soldato vi cacciò a metà la testa, ma la ritirò
quasi subito starnutando.
- Non vi ha
che caligine che mi ha acciecato - disse egli bestemmiando. - Tutto è nero come
la notte più buia di questo mondo. Al diavolo le stufe e l'idea che un uomo si
possa trovare in quell'inferno!
- Era
ridicola - disse un soldato, ridendo. - Ed ecco il nostro amico più nero di un
africano.
I soldati
dettero in uno scroscio di risa a cui vi si associò l'annerito, e dopo di aver
fatto il giro della serra, sicuri che il pirata non si trovava più nel chiosco,
si allontanarono, ripigliando le loro ricerche nel parco.
Il Portoghese
quando non li udì più, emise un sospirone che pareva volesse durare un quarto
d'ora.
- Corpo di
una spingarda! - esclamò egli. - Credo di aver vissuto dieci anni in dieci
minuti. Sai, fratellino mio, che noi possiamo accendere un cero alla madonna di
Lisbona, d'averla scappata bella. Io credevo di non dover uscire più vivo da
questa stufa.
- Lo credo
bene, Yanez - disse Sandokan, che rideva fino a slogarsi le mascelle. - Nel
momento che quella canaglia d'Inglese introduceva la testa nella stufa, ho
veduto passare come una nube rossa dinanzi ai miei occhi. Ti assicuro, Yanez,
che non mi sarei, però, lasciato prendere sì facilmente; avrei avuto denti e
artigli per tutti e dieci.
- E avresti
dato così l'all'armi mettendoci alle calcagna tutti quelli che sono imboscati
dietro le palizzate. È meglio che sia passata così liscia.
- Lo so,
Yanez, e voglio sperare che a quei codardi non salterà più in capo di ritornare
al chiosco. Possiamo ormai considerare questa serra come casa nostra.
- E vorrai tu
rimanere in eterno fra questi fiori che ci soffocano? Non abbiamo viveri, e per
di più non si può dormire con tutta tranquillità. Non ti nascondo che mi trovo
a disagio in questo luogo, sapendo che i prahos sono in viaggio e che
forse sono anche arrivati.
- Io non dico
di rimanere lungo tempo qui, Yanez; appena che la vigilanza delle giacche
rosse sarà rallentata, noi prenderemo il volo. I prahos, non aver
timore che possano venir scoperti; Giro Batoë, tu sai che è un uomo che la sa
lunga e che è pratico più di me di questi luoghi.
- Ma i
viveri?
- Ne troveremo.
Ho veduto nella serra degli ananassi e degli aranci d'inverosimile grossezza
che non aspettano che il momento di venire mangiati. Usciamo, Yanez, dalla
nostra fortezza, e andiamo a fare le nostre provviste dopo di aver dato
un'occhiata alle mosse delle giacche rosse. Animo, cammina innanzi.
Il
Portoghese, che in quella stufa sentivasi mancare il respiro, non se lo fece
ripetere e spingendo innanzi la carabina per ogni precauzione, strisciò all'aperto
avendo cura di saltare immediatamente sui vasi per non lasciare traccie nere
sul suolo. Sandokan lo seguì quasi subito.
Al di fuori
era sempre oscuro, ma i loro occhi abituati alla oscurità della stufa
distinsero facilmente gli aranci che non indugiarono a saccheggiare per
ispegnere la sete e calmare gli stiracchiamenti dello stomaco.
- Non far
rumore e non moverti, Yanez, io andrò a vedere come va la faccenda - disse
Sandokan.
- Io stimo
cosa imprudente allontanarsi dal chiosco, fratello mio. Rimani e lascia che le
cose corrano da sé senza arrischiare di venir scoperto, o peggio ancora, di
ricevere qualche scarica in pieno volto.
- Sarò
prudente, lo vedrai, Portoghese. Bisogna che io vada a vedere qualche cosa per
ideare il mio piano.
- E che vuoi
vedere, quando noi ci troviamo in una fortezza dove il nemico non torna più? Al
diavolo il tuo piano, che con simile notte non può diventare che pericoloso.
Vedremo domani mattina ciò che bisognerà fare.
Il pirata
crollò il capo, mise la sua carabina nelle mani del Portoghese e traendo il kriss,
la sua arma favorita, disse:
- Lasciami
andare; io sarò più agile della scimia e più prudente d'un babirussa. Fra dieci
minuti ritorno.
Il Portoghese
non si oppose più, quantunque paventasse per ciò che poteva fare Sandokan.
Questi uscì, aprendo senza far rumore i cristalli ed entrando nel chiosco diede
una rapida occhiata all'interno, rattenendo il respiro cogli orecchi tesi, e
assicurato dal silenzio che regnava, lo attraversò, camminando sulla punta dei
piedi.
Il drappello
poco prima composto di soli sedici soldati era cresciuto fino a una ventina di
più, e diviso in piccoli gruppi batteva le aiuole e i cespugli, procedendo
colle torcie, e decisi più che mai a impadronirsi del pirata quantunque
mettesse loro un certo spavento addosso, sicuri che era ancora nel parco. Egli
si strinse nelle spalle.
Uscì del
tutto dal chiosco e guardò attentamente la villa lontana un trecento passi.
Vide la fenestra della giovanetta illuminata e sussultò impugnando il kriss.
- Se potessi
rapirla! - mormorò il pirata, che aveva l'idea di tentare un ardito colpo di
mano.
Fece tre o
quattro passi tenendosi più basso che poteva per non essere scorto dai soldati,
poi si arrestò cogli occhi fissi sulla fenestra sempre illuminata.
Egli poté distinguere
un'ombra che passava dinanzi ai vetri seguita da un'altra.
Abbassò lo
sguardo dinanzi alla porta e vide una terza ombra, una sentinella che si teneva
immobile ma sbarrando l'entrata colla carabina, e che senza dubbio non si
sarebbe lasciata sì facilmente avvicinare né ammazzare come la prima caduta
sotto il kriss del Portoghese.
Sandokan che
aveva già progettato il suo piano si arrestò indeciso guardando fissamente la
sentinella immobile.
- Soldati di
sopra, soldati di sotto! - mormorò egli coi denti stretti, tormentando
l'impugnatura del kriss.
L'esitazione
non durò che un lampo per quell'uomo che non conosceva paure. Tentò l'avventura
e si mise ad avanzare coll'occhio fisso sui gruppi dei soldati, che andavano e
venivano pel parco per non lasciarsi tagliare la ritirata. Ma non aveva ancor
fatto venti passi che la sentinella si scosse, alzando la carabina.
- Chi va là?
- gridò il soldato con voce rauca e puntò l'arma verso la nera ombra che si
arrestò.
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