DUE
PIRATI IN UNA STUFA
Ogni altro
uomo che non fosse stato un malese, si sarebbe senza dubbio rotte le gambe in
quel salto, ma non così accadde a Sandokan che, oltre ad essere solido come
l'acciaio, possedeva una agilità da quadrumane. Aveva appena toccato terra,
sprofondando in mezzo ad una aiuola, che era di già in piedi col kriss in pugno,
pronto a difendersi. Il portoghese fortunatamente era lì. Gli saltò addosso e
afferratolo per le spalle lo spinse bruscamente verso un gruppo d'alberi
dicendogli:
- Ma fuggi,
disgraziato! Vuoi farti fucilare?
- Lasciami
Yanez - disse il pirata che era in preda ad una viva esaltazione. - Assaltiamo
la villa!
Tre o quattro
soldati apparvero ad una finestra prendendoli di mira coi fucili.
- Salvati,
Sandokan! - si udì a gridare Marianna.
Il pirata
fece un salto di dieci passi salutato da una scarica di fucili e una palla gli
attraversò il turbante. Si voltò ruggendo come una fiera e scaricò la sua
carabina contro una finestra frantumando i vetri e colpendo in fronte un
soldato.
- Vieni! -
gridò Yanez, trascinandolo verso la palizzata. - Vieni, testardo imprudente.
La porta
della palazzina erasi aperta e dieci soldati seguiti da altrettanti indigeni
armati di torce si slanciarono all'aperto.
Il portoghese
fece fuoco attraverso il fogliame. Il sergente che comandava la piccola squadra
cadde.
- Giuoca di
gambe, fratellino mio - disse Yanez, mentre i soldati si erano fermati attorno
al loro capo.
- Non so
decidermi a lasciarla sola - disse Sandokan a cui la passione sconvolgeva il
cervello.
- Ti ha detto
di fuggire. Vieni o io ti porto.
Due soldati
comparvero a soli trenta passi e dietro a loro un drappello numeroso. I due
pirati non esitarono più. Si cacciarono in mezzo ai cespugli e alle aiuole e si
misero a correre verso la cinta salutati da alcuni colpi di fucile sparati a
casaccio.
- Fila
dritto, fratellino mio - disse il portoghese che caricava la carabina, sempre
però correndo. - Domani restituiremo a quei messeri le fucilate che ci hanno
sparato dietro.
- Temo di
aver rovinato tutto, Yanez - disse il pirata con voce triste.
- Perché
amico mio?
- Ora che
sanno che io sono qui non si lasceranno più sorprendere.
- Non dico di
no, ma se i prahos sono giunti avremo cento tigri da lanciare
all'assalto. Chi resisterà a simile carica?
- Ho paura
del lord.
- Cosa
vuoi che faccia?
- È un uomo
capace di ammazzare sua nipote, piuttosto di lasciarla cadere nelle mie mani.
- Diavolo! -
esclamò Yanez grattandosi furiosamente la fronte. - Non avevo pensato a questo.
Stava per
fermarsi onde riprendere lena e trovare una soluzione a quel problema, quando
in mezzo alla profonda oscurità vide correre dei riflessi rossastri.
- Gli
inglesi! - esclamò. - Hanno trovate le nostre tracce e ci inseguono attraverso
il parco. Via di trotto, Sandokan!
Tutti e due
partirono correndo, inoltrandosi sempre più nel parco, onde giungere alla
cinta.
Di passo in
passo però che si allontanavano, la marcia diventava sempre più difficile.
Dappertutto alberi grandissimi, lisci gli uni e dritti, nodosi e contorti gli
altri, s'ergevano senza lasciare quasi passaggi.
Essendo però
uomini che sapevano orizzontarsi anche per istinto, erano certi di giungere in
breve alla cinta.
Infatti,
attraversata la parte boscosa del parco, si ritrovarono sui terreni coltivati.
Passarono
senza arrestarsi dinanzi al chiosco cinese; essendo tornati indietro per non
smarrirsi fra quelle gigantesche piante, si cacciarono nuovamente in mezzo alle
aiuole e correndo attraverso i fiori giunsero finalmente presso la cinta senza
esser stati scoperti dai soldati che perlustravano già tutto il parco.
- Adagio,
Sandokan - disse Yanez, trattenendo il compagno, il quale stava per slanciarsi
verso la palizzata. - Gli spari possono aver attirati i soldati che abbiamo
veduti partire dopo il tramonto.
- Sarebbero
già entrati nel parco?
- Eh!...
Taci!... Accovacciati qui vicino ed ascolta.
Sandokan tese
gli orecchie ma non udì altro che lo stormire delle foglie.
- Hai veduto
qualcuno? - chiese.
- Ho udito un
ramo a spezzarsi dietro la palizzata.
- Può essere
stato qualche animale.
- E possono
essere stati i soldati. Vuoi che ti dica di più? Mi è sembrato di aver udito
delle persone chiacchierare. Scommetterei il diamante del mio kriss contro una
piastra che dietro a questa palizzata vi sono delle giacche rosse imboscate.
Non ti ricordi del drappello che ha lasciato il parco?
- Sì, Yanez.
Noi però non ci fermeremo nel parco.
- Cosa vuoi
fare?
- Assicurarmi
se la via è libera.
Sandokan,
diventato ora assai più prudente, si alzò senza far rumore e dopo d'aver
lanciato un rapido sguardo sotto gli alberi del parco, si arrampicò colla
leggerezza d'un gatto, sulla palizzata.
Aveva appena
raggiunta la cima, quando udì dall'altra parte delle voci sommesse.
- Yanez non
si era ingannato - mormorò.
Si curvò
innanzi e guardò sotto gli alberi che crescevano dall'altra parte della cinta.
Quantunque l'oscurità fosse profonda, scorse vagamente delle ombre umane
radunate presso il tronco d'una colossale casuarina. Si affrettò a scendere e
raggiunse Yanez il quale non si era mosso.
- Tu avevi
ragione - gli disse. - Al di là della cinta vi sono degli uomini in agguato.
- Sono molti?
- Mi parevano
una mezza dozzina.
- Per
Giove!...
- Cosa fare,
Yanez?
-
Allontanarci subito e cercare altrove una via di scampo.
- Temo che
sia troppo tardi. Povera Marianna!... Forse ci crederà già persi e forse
uccisi.
- Non
pensiamo alla fanciulla per ora. Siamo noi che corriamo un grave pericolo.
-
Andiamocene.
- Taci
Sandokan. Al di là della cinta odo parlare.
Infatti si
udivano delle voci, una rauca e l'altra imperiosa che parlavano presso la
palizzata. Il vento che soffiava dalla foresta le portava distintamente agli
orecchie dei due pirati.
- Ti dico, -
diceva la voce imperiosa, - che i pirati sono entrati nel parco per tentare un
colpo di mano sulla villa.
- Non credo,
sergente Bell - rispose l'altra.
- Vuoi,
stupido, che i nostri camerati sparino delle cartucce per divertimento? Tu hai
un cervello vuoto, Willi.
- Allora non
potranno sfuggirci.
- Lo spero.
Siamo in trentasei e possiamo vegliare tutta la cinta e radunarci al primo
segnale.
- Su, lesti,
distendetevi e aprite bene gli occhi. Forse abbiamo da fare colla Tigre della
Malesia.
Dopo quelle
parole si udirono dei rami a spezzarsi e delle foglie a scrosciare, poi più nulla.
- Quei
bricconi sono cresciuti ben di numero - mormorò Yanez curvandosi verso
Sandokan. - Noi stiamo per venire circondati, fratellino mio, e se non agiamo
con somma prudenza cadremo nella rete che ci hanno tesa.
- Taci!... -
disse la Tigre della Malesia. - Odo a parlare.
La voce
imperiosa aveva ripreso allora: - Tu, Bob, rimarrai qui mentre io vado ad
imboscarmi dietro a quell'albero della canfora. Tieni il fucile armato e gli
occhi fissi sulla cinta.
- Non temete,
sergente - rispose colui che era stato chiamato Bob.
- Credete che
abbiamo proprio da fare colla Tigre della Malesia?
-
Quell'audace pirata si è pazzamente innamorato della nipote di lord Guillonk,
un bocconcino destinato al baronetto Rosenthal, e puoi immaginarti se
quell'uomo rimarrà tranquillo. Io sono sicurissimo che questa notte ha tentato
di rapirla, malgrado la sorveglianza dei nostri soldati.
- E come ha
fatto a sbarcare senza che sia stato veduto dai nostri incrociatori?
- Avrà
approfittato dell'uragano. Si dice anzi che dei prahos sieno stati
veduti a veleggiare al largo della nostra isola.
- Quale
audacia!...
- Oh!... Ne
vedremo ben altre! La Tigre della Malesia ci darà da fare, te lo dico io, Bob.
È l'uomo più audace che io abbia conosciuto.
- Ma questa
volta non ci sfuggirà. Se si trova nel parco non uscirà così facilmente.
- Basta: al
tuo posto, Bob. Tre carabine ogni cento metri possono essere sufficienti ad
arrestare la Tigre della Malesia ed i suoi compagni. Non scordarti che ci sono
mille sterline da guadagnare se noi riusciamo a uccidere il pirata.
- Una bella
cifra in fede mia - disse Yanez, sorridendo. - Lord James ti valuta molto,
fratellino mio.
- Aspettino
di guadagnarle - rispose Sandokan. Si alzò e guardò verso il parco.
In lontananza
vide dei punti luminosi apparire e scomparire fra le aiuole. I soldati della
villa avevano perdute le tracce dei fuggiaschi e cercavano a casaccio,
aspettando probabilmente l'alba per intraprendere una vera battuta.
- Per ora non
abbiamo nulla da temere da parte di quegli uomini - disse.
- Vuoi che
cerchiamo di fuggire da qualche altra parte? - disse Yanez. - Il parco è vasto
e forse tutta la cinta non è sorvegliata.
- No, amico.
Se ci scorgono avremo alle spalle una quarantina di soldati e non potremo così
facilmente sfuggire ai loro colpi. Ci conviene per ora nasconderci nel parco.
- E dove?
- Vieni con
me, Yanez, e ne vedrai di belle. Tu mi hai detto di non commettere pazzie ed io
voglio mostrarti se sarò prudente.
«Se mi
uccidessero, la mia fanciulla non sopravviverebbe alla mia morte, dunque non
tentiamo un passo disperato.»
- E non ci
scopriranno i soldati?
- Non lo
credo. D'altronde noi non ci fermeremo molto qui. Domani sera, accada quello
che si vuole, noi prenderemo il volo. Vieni Yanez. Ti condurrò in un luogo
sicuro.
I due pirati
si alzarono mettendosi le carabine sotto il braccio e si allontanarono dalla
cinta tenendosi nascosti in mezzo alle aiuole.
Sandokan fece
attraversare al compagno una parte del parco e lo condusse in un piccolo
fabbricato ad un solo piano, che serviva da serra pei fiori, e che sorgeva a
circa cinquecento passi dalla palazzina di lord Guillonk. Aprì senza far rumore
la porta e s'avanzò a tentoni.
- Dove
andiamo? - chiese Yanez.
- Accendi un
pezzo d'esca - rispose Sandokan.
- Non
scorgeranno la luce dal di fuori?
- Non vi è
pericolo. Questo fabbricato è circondato da piante foltissime.
Yanez obbedì.
Quella stanza
era piena di grandi vasi contenenti delle piante esalanti acuti profumi,
essendo ormai quasi tutte in fiore ed ingombra di sedie e di tavolini di bambù
d'estrema leggerezza.
All'estremità
opposta il portoghese vide una stufa di dimensioni gigantesche, capace di
contenere una mezza dozzina di persone.
- È qui che
ci nasconderemo? - chiese a Sandokan. - Hum! Il luogo non mi sembra poi tanto
sicuro. I soldati non mancheranno di venire ad esplorarlo specialmente con quel
migliaio di sterline che lord James ha promesso per la tua cattura.
- Non ti dico
che non vengano.
- E allora ci
prenderanno.
- Adagio,
amico Yanez.
- Vuoi dire?
- Che non
verrà a loro l'idea di andarci a cercare entro una stufa.
Yanez non
seppe frenare uno scoppio di risa.
- In quella
stufa!... - esclamò.
- Sì, ci
nasconderemo là dentro.
- Diventeremo
più neri degli africani, fratellino mio. La fuliggine non deve scarseggiare in
quel monumentale calorifero.
- Ci laveremo
più tardi. Yanez.
- Ma...
Sandokan!...
- Se non vuoi
venire spicciatela tu cogli inglesi. Non v'è da scegliere Yanez, o nella stufa
o farsi prendere.
- Non si può
esitare sulla scelta - rispose Yanez ridendo. - Andiamo intanto a visitare il
nostro domicilio per vedere se è almeno comodo.
Aprì lo
sportello di ferro, accese un altro pezzo d'esca e si cacciò risolutamente
nell'immensa stufa starnutendo sonoramente. Sandokan l'aveva seguito senza
esitare. Posto ve n'era a sufficienza, ma vi era anche grande abbondanza di
cenere e di fuliggine. Il forno era così alto che i due pirati potevano
mantenersi comodamente diritti.
Il portoghese
a cui l'umore allegro non faceva mai difetto, s'abbandonò ad una ilarità
clamorosa non ostante la pericolosa situazione.
- Chi mai
potrà immaginarsi che la terribile Tigre della Malesia è venuta a rifugiarsi
qui? - disse. - Per Giove! Sono certo che noi la passeremo liscia.
- Non parlare
così forte, amico - disse Sandokan. - Potrebbero udirci.
- Bah! Devono
essere ancora lontani.
- Non quanto
credi. Prima di entrare nella serra ho veduto due uomini visitare le aiuole a
poche centinaia di passi da noi.
- Che vengano
a visitare anche questo luogo?
- Ne sono
certo.
- Diavolo!...
Se volessero vedere anche la stufa?
- Non ci
faremo prendere tanto facilmente, Yanez. Abbiamo le nostre armi, quindi
possiamo sostenere un assedio.
- E nemmeno
un biscotto, Sandokan. Spero che non ti accontenterai di mangiare della
fuliggine. E poi le pareti della nostra fortezza non mi sembrano molto solide.
Con un buon colpo di spalla si possono diroccare.
- Prima che
atterrino le pareti ci slanceremo noi all'attacco - disse Sandokan, che aveva,
come sempre, una immensa fiducia nella propria audacia e nel proprio valore.
-
Bisognerebbe però procurarci dei viveri.
- Ne
troveremo, Yanez. Ho veduto dei banani e dei pombo crescere intorno a
questa serra e noi andremo a saccheggiarli.
- Quando?
- Taci!...
Odo delle voci!
- Mi fai
venire i brividi.
- Tieni
pronta la carabina e non temere. Ascolta!
Al di fuori
si udivano delle persone a parlare e ad avvicinarsi. Le foglie scrosciavano ed
i sassolini del viale che conduceva alla serra stridevano sotto i piedi dei
soldati.
Sandokan fece
spegnere l'esca, disse a Yanez di non muoversi, poi aprì con precauzione lo
sportello di ferro e guardò fuori.
La serra era
ancora tutta oscura, però attraverso i vetri vide alcune torce a brillare in
mezzo ai macchioni di banani che crescevano lungo il viale. Guardando con
maggior attenzione scorse cinque o sei soldati preceduti da due negri.
- Che si
preparino a visitare la serra? - si chiese con una certa ansietà. Rinchiuse con
precauzione lo sportello e raggiunse Yanez nel momento che uno sprazzo di luce
illuminava l'interno del piccolo edificio.
- Vengono -
disse al compagno, il quale non osava quasi più respirare. - Teniamoci pronti a
tutto, anche a slanciarci contro quegli importuni. È montata la tua carabina?
- Ho già il
dito sul grilletto.
- Benissimo:
sguaina anche il kriss.
Il drappello
entrava allora nella serra illuminandola completamente. Sandokan che si teneva
presso lo sportello vide i soldati smuovere i vasi e le sedie visitando tutti
gli angoli dello stanzone. Malgrado il suo immenso coraggio non seppe reprimere
un fremito.
Se gli
inglesi rovistavano in quel modo, era probabile che non sfuggisse ai loro occhi
l'ampiezza della stufa. Era quindi da aspettarsi, da un momento all'altro, la
loro poco gradita visita.
Sandokan si
affrettò a raggiungere Yanez il quale si era accovacciato in fondo, semituffato
nelle ceneri e nella fuliggine.
- Non
muoverti - gli sussurrò Sandokan. - Forse non ci scopriranno.
- Taci! -
disse Yanez. - Ascolta! Una voce diceva:
- Che quel
dannato pirata abbia proprio preso il volo?
- O che si
sia inabissato sottoterra? - disse un altro soldato.
- Oh!
Quell'uomo è capace di tutto, amici miei - disse un terzo. - Se vi dico che
quel sacripante non è un uomo come noi, ma un figlio di compare Belzebù.
- Io non sono
di parere contrario, Varrez - riprese la prima voce con un certo tremito, che
indicava come il suo proprietario avesse indosso una buona dose di paura. - Non
l'ho veduto che una sola volta quell'uomo tremendo e mi è bastato. Non era un
uomo, ma una vera tigre e vi dico che ha avuto il coraggio di scagliarsi contro
cinquanta uomini senza che una palla potesse coglierlo.
- Tu mi fai
paura, Bob - disse un altro soldato.
- E a chi non
farebbe paura? - riprese colui che si chiamava Bob. - Io credo che nemmeno lord
Guillonk si sentirebbe l'animo di affrontare quel figlio dell'inferno.
- Comunque
sia noi cercheremo di prenderlo; è impossibile che ormai ci sfugga. Il parco è
tutto circondato e se vorrà scalare la cinta vi lascerà le ossa. «Scommetterei
due mesi della mia paga contro due penny che noi lo cattureremo.»
- Gli spiriti
non si prendono.
- Tu sei
pazzo, Bob, a crederlo un essere infernale. Forse che i marinai
dell'incrociatore, che sconfissero i due prahos alla foce del
fiumicello, non gli hanno cacciato una palla nel petto? Lord Guillonk che ebbe
la sventura di curare la ferita, asserì che la Tigre è un uomo come noi e che
dal suo corpo usciva sangue eguale al nostro.
«Ora ammetti
tu che gli spiriti abbiano del sangue?»
- No.
- Allora quel
pirata non è altro che un briccone molto audace, molto valoroso, ma sempre un
furfante degno del capestro.
- Canaglia -
mormorò Sandokan. - Se non mi trovassi qui dentro ti farei vedere chi sono io!
- Orsù -
riprese la voce di prima. - Cerchiamolo o perderemo le mille sterline che lord
James Guillonk ci ha promesso.
- Qui non vi
è. Andiamo a cercarlo altrove.
- Adagio,
Bob. Vedo là una stufa monumentale capace di servire di rifugio a parecchie
persone. Mano alle carabine e andiamo a vedere.
- Vuoi
burlarti di noi, camerata? - disse un soldato. - Chi vuoi che si vada a
nascondere là dentro? Non vi starebbero là dentro nemmeno i pigmei del re
d'Abissinia.
- Andiamo a
visitarla, vi dico.
Sandokan e
Yanez si ritrassero più che poterono alla estremità opposta della stufa e si
sdraiarono fra la cenere e la fuliggine per meglio sfuggire agli sguardi di
quei curiosi.
Un istante
dopo lo sportello di ferro veniva aperto e una striscia di luce si proiettava
nell'interno, insufficiente però per illuminare l'intera stufa. Un soldato
introdusse il capo ma subito lo ritrasse starnutendo sonoramente. Una manata di
fuliggine, lanciatagli sul viso da Sandokan Io aveva reso più nero d'uno
spazzacamino e l'aveva mezzo accecato.
- Al diavolo
chi ha avuto l'idea di farmi mettere il naso entro questo magazzino di
nerofumo!... - esclamò l'inglese.
- Era
ridicola - disse un altro soldato. - Noi perdiamo qui del tempo prezioso senza
nessun risultato. La Tigre della Malesia deve trovarsi nel parco e forse a
quest'ora cerca di superare la cinta.
- Affrettiamoci
a uscire - dissero tutti. - Non sarà qui che noi guadagneremo le mille sterline
promesse dal lord.
I soldati
batterono precipitosamente in ritirata chiudendo con fracasso la porta della
serra. Per alcuni istanti si udirono i loro passi e le loro voci, poi più
nulla.
Il portoghese
quando non udì più nulla respirò a lungo.
- Corpo di
centomila spingarde!... - esclamò. - Mi pare di essere vissuto cento anni in
soli pochi minuti. Io ormai non davo una piastra della nostra pelle. Per poco
che quel soldato si fosse allungato ci scopriva tutti e due. Si potrebbe
accendere un cero alla Madonna del Pilar.
- Non nego
che il momento sia stato terribile - rispose Sandokan. - Quando ho veduto a
soli pochi palmi da me quella testa, ho veduto rosso dinanzi ai miei occhi e
non so chi mi abbia trattenuto dal far fuoco.
- Che brutto
affare sarebbe stato!...
- Ora però
non avremo più nulla da temere. Continueranno le loro ricerche nel parco, poi
finiranno col persuadersi che noi qua non ci siamo più.
- E quando ce
ne andremo?... Non avrai certamente l'idea di rimanere qui qualche settimana.
Pensa che i prahos possono ormai essere già giunti alla foce del
fìumicello.
- Non ho
alcuna intenzione di fermarmi qui, tanto più che i viveri non abbonderanno.
Aspettiamo che la sorveglianza degli inglesi si rallenti un po' e vedrai che
prenderemo il volo. Anch'io ho vivissimo desiderio di sapere se i nostri uomini
sono giunti, poiché senza il loro concorso non sarà possibile rapire la mia
Marianna.
- Sandokan
mio, andiamo a vedere se vi è qualche cosa da porre sotto i denti o da bagnare
la gola.
- Usciamo
Yanez.
Il
portoghese, che si sentiva soffocare entro quella stufa fuligginosa, spinse
innanzi la carabina, poi strisciò fino allo sportello saltando lestamente su di
un vaso che era vicino onde non lasciare sul suolo tracce della fuliggine.
Sandokan imitò quella prudente manovra e balzando di vaso in vaso giunsero alla
porta della serra.
- Si vede
nessuno? - chiese.
- Tutto è
oscuro all'esterno.
- Allora
andiamo a saccheggiare i banani.
Si spinsero
fino ai macchioni che crescevano lungo il viale e trovati alcuni banani e dei pombo,
fecero un'ampia provvista onde calmare gli stiracchiamenti dello stomaco e
gli ardori della sete. Stavano per ritornare nella serra, quando Sandokan si
arrestò dicendo:
- Aspettami
qui, Yanez. Voglio andare a vedere dove sono i soldati.
- È
un'imprudenza quella che vuoi commettere - rispose il portoghese. - Lascia che
cerchino dove vogliono. Cosa importa ormai a noi?
- Ho un
progetto in testa.
- Al diavolo
il tuo piano. Per questa notte nulla si può fare.
- Chi lo sa?
- rispose Sandokan. - Forse noi possiamo andarcene senza aspettare il domani.
D'altronde la mia assenza sarà breve.
Porse a Yanez
la carabina, afferrò il kriss e si allontanò silenziosamente tenendosi sotto la
fosca ombra dei macchioni.
Giunto presso
l'ultimo gruppo di banani, scorse a grande distanza alcune torce che si
dirigevano verso la cinta.
- Pare che si
allontanino - mormorò. - Vediamo cosa succede nella palazzina di lord James.
Ah!... Se potessi vedere, sia pure per un istante la mia fanciulla... Me ne
andrei di qui più tranquillo.
Soffocò un
sospiro e si diresse verso il viale procurando di tenersi al riparo dei tronchi
degli alberi e dei cespugli.
Giunto in
vista della palazzina, si fermò sotto una macchia di manghi e guardò. Il suo
cuore sussultò vedendo la finestra di Marianna illuminata.
- Ah! Se
potessi rapirla! - mormorò, fissando ardentemente il lume che brillava
attraverso l'inferriata.
Fece ancora
tre o quattro passi tenendosi curvo al suolo, onde non farsi scoprire da
qualche soldato che poteva trovarsi imboscato in quei dintorni, poi si arrestò
nuovamente.
Aveva scorto
un'ombra passare dinanzi al lume e le era sembrata quella della fanciulla
amata.
Stava per
slanciarsi innanzi, quando abbassando gli sguardi vide una forma umana ferma
dinanzi alla porta della palazzina. Era una sentinella che stava appoggiata
alla sua carabina.
- Che mi
abbia scorto? - si chiese.
La sua
esitazione durò un solo istante. Aveva ancora veduto l'ombra della fanciulla
ripassare dietro l'inferriata.
Senza badare
al pericolo si slanciò innanzi. Aveva fatti appena dieci passi quando vide la
sentinella imbracciare rapidamente la carabina.
- Chi vive? -
gridò.
Sandokan si
era arrestato.
|