Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Alessandro Manzoni Adelchi IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
Scena Ottava. Carlo, Desiderio, Adelchi, ferito e portato.
Ahi, figlio!
O padre, io ti rivedo! Appressa;
M'è il vederti così.
Molti sul campo
Ahi, dunque Insanabile, o caro, è questa piaga?
Io crudel che la volli; io che t'uccido!
Non tu, né questi, ma il Signor d'entrambi.
Oh desiato da quest'occhi, oh quanto Lunge da te soffersi! Ed un pensiero Fra tante ambasce mi reggea, la speme Di narrartele un giorno, in una fida
Credilo, o padre, è giunta; ah! pur che vinto Te dal dolor quaggiù non lasci.
Oh fronte Balda e serena! oh man gagliarda! oh ciglio
Cessa o padre, per Dio! Non era questo Il tempo di morir? Ma tu, che preso Vivrai, vissuto nella reggia, ascolta. Gran segreto è la vita, e nol comprende Che l'ora estrema. Ti fu tolto un regno: Deh! nol pianger; mel credi. Allor che a questa Ora tu stesso appresserai, giocondi Si schiereranno al tuo pensier dinanzi Gli anni in cui re non sarai stato, in cui Né una lagrima pur notata in cielo Fia contro te, né il nome tuo saravvi Con l'imprecar de' tribolati asceso. Godi che re non sei; godi che chiusa All'oprar t'è ogni via: loco a gentile, Ad innocente opra non v'è: non resta Che far torto, o patirlo. Una feroce Forza il mondo possiede, e fa nomarsi Dritto: la man degli avi insanguinata Seminò l'ingiustizia; i padri l'hanno Coltivata col sangue; e omai la terra Altra messe non dà. Reggere iniqui Dolce non è; tu l'hai provato: e fosse; Non dee finir così? Questo felice, Cui la mia morte fa più fermo il soglio, Cui tutto arride, tutto plaude e serve,
Ma ch'io ti perdo, Figlio, di ciò chi mi consola?
Il Dio Che di tutto consola.
E tu superbo Nemico mio...
Più non chiamarmi; il fui: ma con le tombe Empia e villana è nimistà; né tale, Credilo, in cor cape di Carlo.
E amico Il mio parlar sarà, supplice, e schivo D'ogni ricordo ad ambo amaro, e a questo Per cui ti prego, e la morente mano Ripongo nella tua. Che tanta preda Tu lasci in libertà... questo io non chiedo... Ché vano, il veggo, il mio pregar saria, Vano il pregar d'ogni mortale. Immoto È il senno tuo; né a questo segno arriva Il tuo perdon. Quel che negar non puoi Senza esser crudo, io ti domando. Mite, Quant'esser può, scevra d'insulto sia La prigionia di questo antico, e quale La imploreresti al padre tuo, se il cielo Al dolor di lasciarlo in forza altrui Ti destinava. Il venerabil capo D'ogni oltraggio difendi: i forti contro I caduti, son molti; e la crudele Vista ei non deve sopportar d'alcuno
Questa lieta certezza: Adelchi, il cielo Testimonio mi sia; la tua preghiera
Il tuo nemico
|
Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |