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Alessandro Manzoni
Il conte di Carmagnola

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  • ATTO QUINTO.
    • Scena Seconda. Antonietta, e Matilde.
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Scena Seconda. Antonietta, e Matilde.

 

Casa del Conte.

 

ANTONIETTA, e MATILDE

 

MATILDE

 

Ecco l’aurora; e il padre ancor non giunge.

 

ANTONIETTA

 

Ah! tu nol sai per prova: i lieti eventi

tardi, aspettati giungono, e non sempre.

Presta soltanto è la sventura, o figlia:

intraveduta appena, ella c’è sopra.                                    145

Ma la notte passò: l’ore penose

del desio più non son: tra pochi istanti

quella del gaudio sonerà. Non puote

ei più tardar; da questo indugio io prendo

un fausto augurio: il consultar sì lungo                                150

tratto non han, che per fermar la pace.

Ei sarà nostro, e per gran tempo.

 

MATILDE

 

O madre,

anch’io lo spero. Assai di notti in pianto,

e di giorni in sospetto abbiam passati.

È tempo ormai che, ad ogni istante, ad ogni                       155

novella, ad ogni susurrar del volgo

più non si tremi, e all’alma combattuta

quell’orrendo pensier più non ritorni:

forse colui che sospirate, or more.

 

ANTONIETTA

 

Oh rio pensier! ma almen per ora è lunge.                         160

Figlia, ogni gioia col dolor si compra.

Non ti sovvien quel che il tuo gran padre

tratto in trionfo, tra i più grandi accolto,

portò l’insegne de’ nemici al tempio?

 

MATILDE

 

Oh giorno!

 

ANTONIETTA

 

Ognun parea minor di lui;            165

l’aria sonava del suo nome; e noi

scevre dal volgo, in alto loco intanto

contemplavam quell’uno in cui rivolti

eran tutti gli sguardi: inebbriato

il cor tremava, e ripetea: siam sue.                                     170

 

MATILDE

 

Felici istanti!

 

ANTONIETTA

 

Che avevam noi fatto

per meritarli? A questa gioia il cielo

ci trascelse tra mille. Il ciel ti scelse,

il ciel ti scrisse un sì gran nome in fronte;

tal don ti fece, che a chiunque il rechi,                                175

n’andrà superbo. A quanta invidia è segno

la nostra sorte! E noi dobbiam scontarla

con queste angosce.

 

MATILDE

 

Ah! son finite... ascolta;

odo un batter di remi... ei cresce... ei cessa...

Si spalancan le porte... ah! certo ei giunge:                        180

o madre, io vedo un’armatura; è lui.

 

ANTONIETTA

 

Chi mai saria s’egli non fosse?... O sposo...

(va verso la scena)

 

 




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