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Alessandro Manzoni
Il conte di Carmagnola

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  • ATTO QUINTO.
    • Scena Quarta. Il Conte.
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Scena Quarta. Il Conte.

 

Prigione.

 

 

IL CONTE

 

A quest’ora il sapranno. Oh perché almeno

lunge da lor non moio! Orrendo, è vero,

lor giungeria l’annunzio; ma varcata

l’ora solenne del dolor saria;       230

e adesso innanzi ella ci sta: bisogna

gustarla a sorsi, e insieme. O campi aperti!

o sol diffuso! o strepito dell’armi!

o gioia de’ perigli! o trombe! o grida

de’ combattenti! o mio destrier! tra voi                              235

era bello il morir. Ma... ripugnante

vo dunque incontro al mio destin, forzato,

siccome un reo, spargendo in sulla via

voti impotenti e misere querele?

E Marco, anch’ei m’avria tradito! Oh vile                          240

sospetto! oh dubbio! oh potess’io deporlo

pria di morir! Ma no: che val di novo

affacciarsi alla vita, e indietro ancora

volgere il guardo ove non lice il passo?

E tu, Filippo, ne godrai! Che importa?                               245

Io le provai quest’empie gioie anch’io:

quel che vagliano or so. Ma rivederle!

ma i lor gemiti udir! l’ultimo addio

da quelle voci udir! tra quelle braccia

ritrovarmi... e staccarmene per sempre!                             250

Eccole! O Dio, manda dal ciel sovr’esse

un guardo di pietà.

 

 




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