Il segno dell'elezione de' re longobardi
era di mettere loro in mano un'astaxl.
Alle giovani longobarde si tagliavano i
capelli quando andavano in marito: le nubili sono dette nelle leggi: figlie
in capellixli. Il Muratori dice, senza però addurne prove, ch'erano
chiamate intonse; e vuole che di qui sia venuta la voce tosa, che
vive ancora in qualche dialetto di Lombardiaxlii.
Tutti i Longobardi in caso di portar
l'armi, e che possedevano un cavallo, eran tenuti a marciare; il Giudice poteva
dispensarne un piccolissimo numeroxliii.
Ne' costumi germanici, il dipendere
personalmente da' principali era, già ai tempi di Tacito, una distinzione
ambitaxliv. Questa dipendenza, nel medio evo, comprendeva il
servizio domestico e il militare; ed era un misto di sudditanza onorevole e di
devozione affettuosa. Quelli che esercitavano questa condizione erano dai
Longobardi chiamati Gasindi: ne' secoli posteriori invalse il titolo domicellus;
e di qui il donzello, che è rimasto nella parte storica della
lingua. Questa condizione, diversa affatto dalla servile, si trova ugualmente
ne' secoli eroici; ed è una delle non poche somiglianze che hanno quei tempi
con quelli che Vico chiamò della barbarie seconda. Patroclo, ancor
giovinetto, dopo aver ucciso, in una rissa, il figlio d'Anfidamante, è mandato
da suo padre in rifugio in casa del cavalier Peleo, il quale lo alleva,
e lo mette al servizio d'Achille, suo figlioxlv.
L'omaggio si prestava dai Franchi in
ginocchio, e mettendo le mani in quelle del nuovo signorexlvi.
Una delle formalità del giuramento presso
i Longobardi, era di metter le mani su dell'armi, benedette prima da un
sacerdotexlvii.
Carlo, come i suoi nazionali, era portato
per la cacciaxlviii. Un poeta anonimo, suo contemporaneo, imitatore
studioso di Virgilio, come si poteva esserlo nel secolo IX, descrive lungamente
una caccia di Carlo, e le donne della famiglia reale, che la stanno guardando
da un'alturaxlix.
Si dilettava anche molto dei bagni
d'acque termali: e perciò fece fabbricare il palazzo d'Aquisgrana. l
Il vocabolo Fedele, che
torna spesso in questa tragedia, c'è sempre adoperato nel senso che aveva ne'
secoli barbari, cioè come un titolo di vassallaggio. Non trovando altro
vocabolo da sostituire, e per evitar l'equivoco che farebbe col senso attuale,
non s'è potuto far altro che distinguerlo con l'iniziale grande. Drudo,
che aveva la stessa significazione, ed è d'evidente origine
germanicali, riuscirebbe più strano, essendo serbato a un senso ancor
più esclusivo. Nella lingua francese, il fidelis barbarico s'è
trasformato in féal, e c'è rimasto; e le cagioni della differente
fortuna di questo vocabolo nelle due lingue, si trovano nella storia de' due
popoli. Ma c'è pur troppo, tra quelle così differenti vicende, una trista
somiglianza: i Francesi hanno conservato nel loro idioma questa parola a forza
di lacrime e di sangue; e a forza di lacrime e di sangue è stata cancellata dal
nostro.
|