Palazzo reale in Pavia
DESIDERIO, ADELCHI, VERMONDO
VERMONDO
O mio re Desiderio, e tu
del regno
Nobil collega, Adelchi; il
doloroso
Ed alto ufizio che alla
nostra fede
Commetteste, è fornito.
All'arduo muro
Che Val di Susa chiude, e
dalla franca
La longobarda signoria
divide,
Come imponeste, noi ristemmo;
ed ivi,
Tra le franche donzelle, e
gli scudieri,
Giunse la nobilissima
Ermengarda;
E da lor mi divise, ed alla
nostra
Fida scorta si pose. I
riverenti
Lunghi commiati del
corteggio, e il pianto
Mal trattenuto in ogni
ciglio, aperto
mostrar che degni eran
color d'averla
Sempre a regina, e che de'
Franchi stessi
Complice alcuno in suo
pensier non era
Del vil rifiuto del suo re;
che vinti
Tutti i cori ella avea,
trattone un solo.
Compimmo il resto della
via. Nel bosco
Che intorno al vallo
occidental si stende,
La real donna or posa: io
la precorsi,
L'annunzio ad arrecar.
DESIDERIO
L'ira
del cielo,
E l'abbominio della terra,
e il brando
Vendicator, sul capo
dell'iniquo,
Che pura e bella dalle man
materne
La mia figlia si prese, e
me la rende
Con l'ignominia d'un
ripudio in fronte!
Onta a quel Carlo, al
disleal, per cui
Annunzio di sventura al cor
d'un padre
È udirsi dir che la sua
figlia è giunta!
Oh! questo dì gli sia
pagato: oh! cada
Tanto in fondo costui, che
il più tapino,
L'ultimo de' soggetti si
sollevi
Dalla sua polve, e gli
s'accosti, e possa
Dirgli senza timor: tu
fosti un vile,
Quando oltraggiasti una
innocente.
ADELCHI
O padre,
Ch'io corra ad incontrarla,
e ch'io la guidi
Al tuo cospetto. Oh lassa
lei, che invano
Quel della madre cercherà!
Dolore
Sopra dolor! Su queste
soglie, ahi! troppe
Memorie acerbe affolleransi
intorno
A quell'anima offesa. Al
fiero assalto
Sprovveduta non venga, e
senta prima
Una voce d'amor che la
conforti.
DESIDERIO
Figlio, rimanti. E tu,
fedel Vermondo,
Riedi alla figlia mia;
dille che aperte
De' suoi le braccia ad
aspettarla stanno...
De' suoi, che il cielo in
questa luce ancora
Lascia. Tu al padre ed al
fratel rimena
Quel desiato volto. Alla
sua scorta
Due fidate donzelle, e teco
Anfrido
Saran bastanti: per la via
segreta
Al palazzo venite, e
inosservati
Quanto si puote: in più
drappelli il resto
Della gente dividi, e, per
diverse
Parti, gli invia dentro le
mura.
(Vermondo parte)
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