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Alessandro Manzoni Adelchi IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena Terza. Vermondo che precede Ermengarda e Detti, Donzelle che l'accompagnano.
O regi, ecco Ermengarda.
(Vermondo parte: le Donzelle si scostano)
Sei nelle braccia Del fratel tuo, dinanzi al padre, in mezzo Ai fidi antichi tuoi; sei nel palagio De' re, nel tuo, più riverita e cara D'allor che ne partisti.
Oh benedetta Voce de' miei! Padre, fratello, il cielo Queste parole vi ricambi; il cielo Sia sempre a voi, quali voi siete ad una Vostra infelice. Oh! se per me potesse Sorgere un lieto dì, questo sarebbe, Questo, in cui vi riveggo - Oh dolce madre! Qui ti lasciai: le tue parole estreme Io non udii; tu qui morivi - ed io... Ah! di lassù certo or ci guardi: oh! vedi; Quella Ermengarda tua, che di tua mano Adornavi quel dì, con tanta gioia, Con tanta pièta, a cui tu stessa il crine Recidesti quel dì, vedi qual torna! E benedici i cari tuoi, che accolta Hanno così questa reietta.
Ah! nostro È il tuo dolor, nostro l'oltraggio.
E nostro Sarà il pensier della vendetta.
Oh padre, Tanto non chiede il mio dolor; l'obblìo Sol bramo; e il mondo volentier l'accorda Agl'infelici; oh! basta; in me finisca La mia sventura. D'amistà, di pace Io la candida insegna esser dovea: Il ciel non volle: ah! non si dica almeno Ch'io recai meco la discordia e il pianto Dovunque apparvi, a tutti a cui di gioia
Di quell'iniquo Forse il supplizio ti dorrìa? quel vile, Tu l'ameresti ancor?
Di questo cor che vai cercando? Ah! nulla Uscir ne può che ti rallegri: io stessa Temo d'interrogarlo: ogni passata Cosa è nulla per me. Padre, un estremo Favor ti chieggio: in questa corte, ov'io Crebbi adornata di speranze, in grembo Di quella madre, or che farei? ghirlanda Vagheggiata un momento, in su la fronte Posta per gioco un dì festivo, e tosto Gittata a' piè del passeggiero. Al santo Di pace asilo e di pietà, che un tempo La veneranda tua consorte ergea, - Quasi presaga - ove la mia diletta Suora, oh felice! la sua fede strinse A quello Sposo che non mai rifiuta, lascia ch'io mi ricovri. A quelle pure Nozze aspirar più non poss'io, legata D'un altro nodo; ma non vista, in pace
Al vento Questo presagio: tu vivrai: non diede Così la vita de' migliori il cielo All'arbitrio de' rei: non e' in lor mano Ogni speranza inaridir, dal mondo
Oh! non avesse mai Viste le rive del Ticin Bertrada! Non avesse la pia, del longobardo
Quanto lenta verrai!
Sollecito fu sempre Consigliero il dolor più che fedele, E di vicende e di pensieri il tempo Impreveduto apportator. Se nulla Al tuo proposto ei muta, alla mia figlia
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