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Alessandro Manzoni
Adelchi

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  • ATTO PRIMO.
    • Scena Ottava. Svarto, Ildechi; poi altri che sopraggiungono.
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Scena Ottava. Svarto, Ildechi; poi altri che sopraggiungono.

 

ILDECHI

 

                        Il ciel ti salvi, o Svarto:

Nessuno è qui?

 

 

SVARTO

 

                        Nessun. Qual nuove, o Duca?

 

 

ILDECHI

 

Gravi; la guerra abbiam coi Franchi: il nodo

Si ravviluppa, o Svarto; e fia mestieri

Sciorlo col ferro: il s'appressa, io spero,

Del guiderdon per tutti.

 

 

SVARTO

 

                                    Io nulla attendo,

Fuor che da voi.

 

 

ILDECHI

 

(a Farvaldo che sopraggiunge)

 

                        Farvaldo, alcun ti segue?

 

 

FARVALDO

 

Vien su' miei passi Indolfo.

 

 

ILDECHI

 

                                    Eccolo.

 

 

INDOLFO

 

                                                Amici!

 

 

ILDECHI

 

 

Vila! Ervigo!

 

 

(ad altri che entrano)

 

                        Fratelli! Ebben: supremo

È il momento, il vedete: i vinti in questa

Guerra, qual siasi il vincitor, siam noi,

Se un gran partito non si prende. Arrida

La sorte ai re; svelatamente addosso

Ci piomberan; Carlo trionfi; in preso

Regno, che posto ci riman? Con uno

De' combattenti è forza star. - Credete

Che in cor di questi re siavi un perdono

Per chi voleva un altro re?

 

 

INDOLFO

 

                                    Nessuna

Pace con lor.

 

 

ALTRI DUCHI

 

                        Nessuna!

 

 

ILDECHI

 

                                    È d'uopo un patto

Stringer con Carlo.

 

 

FARVALDO

 

                        Al suo legato...

 

 

ERVIGO

 

                                                È cinto

Dagli amici de' regi; io vidi Anfrido

Porglisi al fianco: e fu pensier d'Adelchi.

 

 

ILDECHI

 

Vada adunque un di noi; rechi le nostre

Promesse a Carlo, e con le sue ritorni,

O le rimandi.

 

 

INDOLFO

 

                        Bene sta.

 

 

ILDECHI

 

                                    Chi piglia

Quest'impresa?

 

 

SVARTO

 

                        Io v'andrò. Duchi, m'udite.

Se alcun di voi quinci sparisce, i guardi

Fieno intesi a cercarlo; ed il sospetto

Cercherà l'orme sue, fin che le scopra.

Ma che un gregario cavalier, che Svarto

Manchi, non fia che più s'avvegga il mondo,

Che d'un pruno scemato alla foresta.

Se alla chiamata alcun mi noma, e chiede:

Dov'è? dica un di voi: Svarto? io lo vidi

Scorrer lungo il Ticino; il suo destriero

Imbizzarrì, giù dall'arcion nell'onda

Lo scosse; armato egli era, e più non salse.

Sventurato! diranno; e più di Svarto

Non si farà parola. A voi non lice

Inosservati andar: ma nel mio volto

Chi fisserà lo sguardo? Al calpestio

Del mio ronzin che solo arrivi, appena

Qualche Latin fia che si volga; e il passo

Tosto mi sgombrerà.

 

 

ILDECHI

 

                                    Svarto, io da tanto

Non ti credea.

 

 

SVARTO

 

                        Necessità lo zelo

Rende operoso; e ad arrecar messaggi

Non è mestier che di prontezza.

 

 

ILDECHI

 

                                                Amici!

Ch'ei vada?

 

 

I DUCHI

 

                        Ei vada.

 

 

ILDECHI

 

                                    Al di novello in pronto

Sii, Svarto; e in un gli ordini nostri il fieno.

 

 

 

 

 

 




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